Fico d’India

Opuntia ficus-indica

Fico d’India

  • Il frutto del fico d'india è una grossa bacca ovale e polpa di colore variabile dal bianco al viola.
  • Le piante di fico d'India possono raggiungere anche i 5 metri di altezza se posti a vegetare in condizioni climatiche ideali.
  • I fiori del fico d'India hanno un colore giallo pastello, e sbocciano in primavera.
  • Il fico d'India si coltiva anche in vaso, in modo da poterlo spostare al riparo in caso di inverni poco miti.
  • Grande luminosità, caldo e sole diretto sono indispensabili per far fruttificare il fico d'India.
  • Il frutto del fico d’india è una grossa bacca ovale e polpa di colore variabile dal bianco al viola.
  • Le piante di fico d’India possono raggiungere anche i 5 metri di altezza se posti a vegetare in condizioni climatiche ideali.
  • I fiori del fico d’India hanno un colore giallo pastello, e sbocciano in primavera.
  • Il fico d’India si coltiva anche in vaso, in modo da poterlo spostare al riparo in caso di inverni poco miti.
  • Grande luminosità, caldo e sole diretto sono indispensabili per far fruttificare il fico d’India.

Conosciuto da tutti come fico d’India, l’Opuntia ficus-indica appartiene alla famiglia delle cactaceae e, a dispetto del nome, è originaria delle regioni centrali del continente americano e non dell’India. Oggi si può trovare come pianta introdotta e rinaturalizzata un po’ ovunque nelle regioni desertiche della Terra, dall’Africa all’Australia. L’Opuntia ficus-indica si è perfettamente adattata anche ai climi della fascia costiera mediterranea al punto da divenire, in alcune regioni, parte integrante del panorama, quasi si trattasse di una pianta autoctona. Il clima caldo, la forte radiazione solare, un quantitativo di piogge non eccessivo permettono alle piante di raggiungere grandi dimensioni, di fiorire e di portare a maturazione i frutti.

Il fico d’India si riproduce tramite talea e si può coltivare sia in vaso sia in piena terra: la scelta dipende dal clima della regione di appartenenza, dato che la pianta non sopporta il freddo e quindi, pur essendo una succulenta da esterno, va spostata in veranda o in serra fredda specialmente al Nord. Il fico d’India è una pianta che non richiede troppe cure: la concimazione si effettua in maggio, agosto e inizio ottobre con un fertilizzante specifico per cactaceae ad alto contenuto di potassio, mentre le annaffiature, come per tutte le succulente, devono essere sporadiche e mai abbondanti. L’esposizione migliore è calda e diretta, mentre il terreno ideale per il trapianto deve presentarsi sciolto, ricco di sabbia e sempre molto ben drenato. I nemici principali del fico d’India sono infatti il freddo e i ristagni idrici. Altra opera di manutenzione necessaria è la potatura: questa si esegue in due tranche per mantenere la pianta ordinata, giovane e di dimensioni contenute e gestibili da un lato, e, in un secondo momento, per favorirne la produttività.

Le pale (cladodi) del fico d’India, che sono in realtà il fusto della pianta, hanno assunto la funzione fotosintetica tipica delle foglie divenendo di colore verde (anche se opuntia Santa Rita possiede caratteristiche pale di colore violaceo). Il tessuto, succulento ma resistente, è ricco di cloroplasti ed è al contempo carnoso per immagazzinare acqua. Le foglie sono state trasformate in spine per ridurre la superficie evapotraspirante e consentire alla pianta di non perdere troppa umidità. Per la stessa ragione anche il ciclo di organicazione del carbonio grazie alla fotosintesi segue uno schema diverso rispetto a quello delle latifoglie e consente di operare anche a stomi chiusi, con un minor dispendio d’acqua, e in presenza di forti radiazioni ed elevate temperature. I fiori sono di colore giallo e si aprono nei mesi di aprile e maggio al bordo delle pale, talvolta in sequenza, sostituiti poi dai frutti carnosi, dapprima verdi e poi di colore diverso, in base alla varietà.

Fioritura

InvernoPrimaveraEstateAutunno

I fiori del fico d’India sono di colore giallo e si aprono nei mesi di aprile e maggio al bordo delle pale, talvolta in sequenza, sostituiti poi dai frutti carnosi, dapprima verdi e poi di colore diverso in base alla varietà.

Commestibilità

SemiFoglieFioriFustoFruttiRadici

Riproduzione

SemeTaleaDivisioneBulboInnestoMargottaPropaggine

La riproduzione per talea è la più semplice tecnica di moltiplicazione del fico d’India: scegliere delle pale fra quelle di due anni di età, poi staccarle e lasciare cicatrizzare la ferita per un paio di giorni. A questo punto metterle semplicemente in terriccio e sabbia per due terzi della loro lunghezza. Fare attenzione a questa operazione perché maneggiare la pianta con le mani nude significa riempirsi di piccole spine, dalla consistenza quasi vellutata, molto fastidiose e difficili da rimuovere: usare quindi sempre i guanti da lavoro!

Semi

I semi del fico d’India, numerosissimi, si consumano insieme alla polpa del frutto.

Informazioni e curiosità

Sulla base del colore della polpa possiamo distinguere tre varietà di frutto del fico d’India: gialla, rossa e bianca.

La varietà a frutti gialli (conosciuta come “sulfurina”), di colore luminoso e chiaro, è considerata la migliore. I frutti, con o senza peduncolo, sono di forma ellittica, a polpa soda e di sapore dolce. Resistenti agli urti e al trasporto, nonché piuttosto durevoli, sono la varietà normalmente presente sul mercato. La pianta ha sviluppo contenuto, non raggiunge mai grandi dimensioni, e richiede di essere potata in modo piuttosto drastico per fruttificare al meglio.

I fichi d’India a frutti rossi (la varietà è detta “sanguigna” per il colore intenso), sono tenuti in gran conto anche se di sapore meno spiccato e meno adatti al trasporto. I frutti, peduncolati o meno, maturano con un mese di ritardo rispetto alla varietà sulfurina. Lo sviluppo della pianta è di poco superiore a quella a frutti gialli.

La varietà a frutti bianchi, “muscaredda”, ha scarsa diffusione ed è quella che viene meno apprezzata dai consumatori perché meno dolce.

In ogni caso, chi volesse cimentarsi nella coltivazione del fico d’India si ricordi, al momento dell’acquisto, che si tratta di una pianta ad accrescimento abbastanza veloce se viene posta in condizioni ottimali e che quindi non deve essere scelta in base alle dimensioni, bensì allo stato di salute. Fare quindi attenzione che sia priva di lesioni, ferite, cicatrici, rammollimenti e zone decolorate, tutti difetti che sono tanto più gravi quanto più ci si avvicina alla base della pianta.

Coltivazione

VasoPiena Terra

Pianta tipica delle regioni a clima caldo dove anche d’inverno il termometro non scende mai sotto lo zero (o almeno non in modo significativo e non per lunghi periodi), il fico d’India si adatta a essere coltivato, oltre che in piena terra, anche in vaso per essere ritirato durante la brutta stagione. Se ben conservato durante l’inverno e portato in pieno sole in estate, potrà fiorire e fruttificare. Le piante in vaso non dovranno essere scozzolate (la scozzolatura consiste nell’eliminazione della maggior parte dei fiori in modo da forzare la seconda fioritura in luglio/agosto che produce frutti di migliore qualità e dimensioni), perché una fioritura tardiva non consente di raggiungere la maturazione. È invece importante ricordarsi di utilizzare contenitori grandi e dalla base larga, appesantiti con pietre da porre sul terriccio per evitare i frequenti capovolgimenti dovuti a colpi di vento o sviluppo eccessivo. Eliminare sempre il sottovaso per evitare ristagni.

Collocazione

InternoEsterno

Il fico d’India è una succulenta che cresce all‘esterno. Volendo, si può trasportare in una veranda o in serra fredda durante l’inverno.

Concimazione

La corretta gestione del fico d’India comporta la lotta alle malerbe, sempre consigliata, con una sarchiatura superficiale del terreno o con una zappettatura mirata. Inoltre utilizzare un fertilizzante specifico per cactaceae, ad alto contenuto di potassio, frazionato in tre somministrazioni: maggio, agosto e inizio ottobre.

Esposizione

SoleMezz’ombraOmbra

Preferire sempre posizioni in piena luce e sole diretto perché il fico d’India non teme il caldo più intenso. Evitare, invece, le correnti fredde e l’ombreggiatura, anche parziale.

Annaffiatura

GiornalieraFrequenteRegolareOccasionale

Resistentissimo alla siccità, il fico d’India in piena terra si bagna solo quando le precipitazioni mancano, ma sempre con parsimonia e senza mai “affogare” il terreno. Infatti, non serve molta acqua perché l’apparato radicale è esteso ma superficiale. Bagnare perciò con abbondanza solo dopo la scozzolatura, in agosto e a settembre se necessario.

Potatura

Per potatura del fico d’India si intende l’eliminazione delle pale intere al piede, operazione detta “spalatura”. Si esegue con un coltello affilato, proteggendosi sempre con i guanti, incidendo a una distanza compresa fra uno e due centimetri rispetto alla pala sottostante. Si tratta di una pratica non sempre necessaria, tanto che oggi si predilige soltanto l’eliminazione di quelle danneggiate, improduttive, decombenti, ripiegate o senescenti. La potatura tradizionale serve a mantenere la pianta ordinata, produttiva, giovane, e di dimensioni contenute e gestibili. Da ogni pala se ne dovranno separare due, in posizione divergente e tale da equilibrarsi. La struttura che la pianta dovrà assumere è la forma di una “V”. Questa prima fase di potatura, che potremmo definire di allevamento, si esegue in maggio. Formata la struttura, si tratterà poi di eseguire una potatura di produzione volta a eliminare i succhioni che si formano alla base o in altra posizione, le pale invecchiate, spezzate, non fruttifere o in posizioni tali da essere un intralcio alle lavorazioni e alla crescita stessa della pianta. Si esegue in aprile prima che la pianta inizi di nuovo a vegetare. Si deve incoraggiare la crescita di un buon numero di pale giovani perché è su queste che si concentra la fruttificazione, in particolare sulle pale di un anno portate da pale vecchie di due o tre anni. La pianta entrerà in piena produzione dal quinto anno.

Trapianto

Le piante di fico d’India vanno poste a dimora in un terreno sciolto, ricco di sabbia e sempre molto ben drenato per evitare ristagni anche in caso di precipitazioni prolungate. Non sono adatti i terreni pesanti e argillosi o di natura limacciosa. Occorrerà perciò lavorare il substrato molto in profondità, almeno 40 cm, e, in concomitanza, eseguire una concimazione organica di fondo con letame molto maturo in ragione di 10 kg per metro quadrato. Per dar modo alle piante di raggiungere uno sviluppo armonico e pieno, bisognerà calcolare una distanza minima di 4 metri tra una pianta e l’altra e, se poste in più ordini, di 7 metri fra le fila.

Al momento di mettere in terra (o in vaso) le pale, per ognuna bisognerà fare uno scavo di 40 cm di lato e altrettanto profondo. Una volta posizionata la pala, premere il terriccio intorno con i palmi delle mani aperte per compattare e consolidare la posizione della talea in modo che non si inclini. Le pale scelte devono avere, oltre all’unità di base interrata, due pale più piccole che rappresentano il primo passo della struttura della nuova pianta da frutto. L’impianto deve avvenire dal mese di maggio in poi e la percentuale di attecchimento è elevatissima.

Ubicazione stagionale

Ill fico d’India può vivere all’aperto tutto l’anno se le condizioni climatiche lo consentono, ossia in caso di inverni relativamente miti (le temperature alte non sono un problema); in caso contrario occorrerà trasferire gli esemplari in vaso al coperto.

Raccolta

La raccolta dei fichi d’India, da eseguire quando i frutti sono pieni, sodi ma non duri, e hanno raggiunto il colore tipico, dovrà essere scalare e si prolungherà per oltre un mese. Per evitare il problema delle spine indossare sempre i guanti.
Più nel dettaglio, i frutti del fico d’India possono essere distinti in frutti a maturazione spontanea e frutti scozzolati. I primi si raccolgono a fine estate e prendono origine dai fiori prodotti sulle pale nei mesi di maggio e giugno.
I secondi si originano non dai primi fiori prodotti dalla pianta, ma da una seconda fioritura indotta con la rimozione dei primi. Questa rimozione si esegue proteggendosi le mani con guanti resistenti oppure con l’utilizzo di due pertiche, utilizzate come se fossero i bracci di una lunga tenaglia per le parti più alte, così da non dover ricorrere all’ausilio di scale. La seconda fioritura porterà alla produzione di frutti di maggiore pezzatura e pregio pronti da raccogliere da settembre in poi, quando c’è poca altra frutta fresca disponibile. Questo ne aumenta il valore commerciale e il gusto.

Oltre ai frutti, del fico d’India si possono consumare anche le pale: molto utilizzate nella cucina messicana, hanno poche calorie e si gustano crude o cotte, dopo averle ben pulite. 

Malattia e cure

Gli unici nemici del fico d’India sono il freddo e il ristagno idrico. Trattandosi di una pianta resistente, infatti, viene attaccata da parassiti solo quando è già debilitata. Inoltre, viene presa in considerazione dagli animali in cerca di cibo solo se attorno non vi è altro da mangiare.

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