Lentaggine

Viburnum tinus

Lentaggine

  • La lentaggine fiorisce nel periodo invernale e per tutta la primavera.
  • Come si vede in foto, la lentaggine produce caratteristici fiorellini bianchi.
  • Prima della fioritura vera e propria, la lentaggine produce graziosi boccioli rosati durante l'autunno (come si vede in foto).
  • La lentaggine è un arbusto sempreverde, folto e resistente.
  • La lentaggine si può coltivare anche come esemplare isolato.
  • La lentaggine è usata soprattutto nella creazione di siepi a delimitazione dei giardini.
  • La lentaggine cresce allo stato spontaneo raggiungendo altezze importanti (fino a 4 metri).
  • La lentaggine necessita di pieno sole e posizioni riparate dal vento.
  • La lentaggine è particolarmente resistente al freddo invernale.
  • La lentaggine fiorisce nel periodo invernale e per tutta la primavera.
  • Come si vede in foto, la lentaggine produce caratteristici fiorellini bianchi.
  • Prima della fioritura vera e propria, la lentaggine produce graziosi boccioli rosati durante l’autunno (come si vede in foto).
  • La lentaggine è un arbusto sempreverde, folto e resistente.
  • La lentaggine si può coltivare anche come esemplare isolato.
  • La lentaggine è usata soprattutto nella creazione di siepi a delimitazione dei giardini.
  • La lentaggine cresce allo stato spontaneo raggiungendo altezze importanti (fino a 4 metri).
  • La lentaggine necessita di pieno sole e posizioni riparate dal vento.
  • La lentaggine è particolarmente resistente al freddo invernale.

Il viburnum tinus, conosciuto anche come lentaggine o lauro tino, è una pianta spontanea diffusa in natura anche nel nostro Paese nelle regioni a clima mediterraneo. Originario dell’Europa Sud-Orientale, si dimostra un alberello robusto, vigoroso, resistente e di facile coltivazione (anche in vaso), dall’aspetto compatto e denso di foglie e rami.

La lentaggine si riproduce tramite semina, talea o propaggine, richiede una posizione ben soleggiata, ma basta anche una mezz’ombra luminosa, e si coltiva e trapianta preferibilmente in un terreno ben drenato e leggermente sabbioso, meglio se arricchito con materia organica. A questo proposito, la concimazione si effettua somministrando un fertilizzante bilanciato granulare a lenta cessione dall’inizio della primavera fino a metà autunno. La potatura della lentaggine è utile per mantenerne la forma ordinata e favorire una più copiosa fioritura, rimuovendo i rami secchi, danneggiati o eccessivamente densi. Le annaffiature devono essere regolari in estate, ma evitando il rischio di ristagni idrici; durante i mesi più freddi dell’anno, basta bagnare solo in caso di prolungata siccità.

La lentaggine si dimostra molto resistente alle basse temperature e alle malattie, ma controlli periodici permettono di scongiurare l’eventuale presenza di malattie fungine, virali o infestazioni da parte di insetti e parassiti.

Questo viburnum ha una naturale forma piramidale, è pianta sempreverde con foglie coriacee e opposte lunghe fino a 10 cm, di forma ovale e oblunga, appuntite e più allargate alla base; il colore è verde scuro intenso nella pagina superiore, mentre la pagina inferiore è più chiara e opaca. I fiori sono raccolti in infiorescenze terminali: in autunno appaiono come boccioli rosati, per poi mostrare i petali bianchi sul finire dell’inverno (come nella varietà ‘Eve price’).

Fioritura

InvernoPrimaveraEstateAutunno

A fine autunno iniziano a sbocciare i corimbi floreali, ma l’inizio della fioritura vera e propria della lentaggine si ha a dicembre, fino a primavera inoltrata. Alla fioritura primaverile fa seguito, a settembre, la comparsa delle bacche, ma volte rimangono insieme sui rami sia fiori che bacche.

Commestibilità

SemiFoglieFioriFustoFruttiRadici

Riproduzione

SemeTaleaDivisioneBulboInnestoMargottaPropaggine

Propagare la lentaggine è piuttosto facile e la riproduzione può avvenire per talea (in agosto, ricavando porzioni semilegnose dai rami laterali), semina (i semi si distribuiscono in cassone freddo a primavera all’interno di un mix di sabbia e torba in parti uguali mantenuto leggermente umido) o propaggine (a inizio autunno i rami più lunghi vanno separati dalla pianta madre).

Semi

I semi di lentaggine sono piccoli e scuri; la loro principale funzione è di propagazione della pianta.

Informazioni e curiosità

La lentaggine si presta ad usi diversi in giardino: siepi rigide, siepi informali, macchie, soggetti isolati.

La lentaggine è indicata anche per i giardini sulla costa perché resistente alla salsedine.

Coltivazione

VasoPiena Terra

La lentaggine cresce preferibilmente in piena terra.
Fino all’altezza di un metro questo viburno può crescere anche in vaso senza problemi. Raggiunta questa altezza, si può trapiantare in piena terra o travasarlo accorciando le radici di un terzo allo scopo di rallentarne la crescita.

Collocazione

InternoEsterno

La lentaggine è pianta da esterno, come detto particolarmente adatta alla creazione di siepi e macchie.

Concimazione

Per la concimazione della lentaggine coltivata a siepe, o anche in vaso, somministrare un concime bilanciato granulare a lenta cessione dall’inizio della primavera fino a metà autunno.

Esposizione

SoleMezz’ombraOmbra

La lentaggine si adatta a qualsiasi posizione: pieno sole, mezza ombra e ombra completa, purché luminosa. Le migliori fioriture si ottengono però in posizioni ben esposte al sole e riparata, mentre se l’ombra è troppo profonda, le piante rallentano la crescita e perdono di vigore.

Annaffiatura

GiornalieraFrequenteRegolareOccasionale

La lentaggine teme il ristagno idrico: in primavera e autunno, procedere con le annaffiature solo in presenza di siccità prolungata; durante il periodo estivo, garantire alla pianta una dose abbondante di acqua una volta alla settimana.

Potatura

La potatura della lentaggine va limitata all’eliminazione dei rami secchi o danneggiati oppure allo scopo di effettuare un leggero diradamento della chioma. Il periodo adeguato per gli interventi è a fine fioritura (fine estate/inizio autunno).

Trapianto

Il trapianto della lentaggine si può effettuare tendenzialmente in qualunque tipo di terreno, anche se è bene sapere che la pianta stenta in quelli troppo compatti, dove maggiore è il rischio di ristagno idrico, e in caso di substrati troppo sciolti e secchi. Apportare sostanza organica favorisce un più rapido accrescimento.
Il rinvaso si effettua invece ogni tre anni, e ad ogni primavera si asporta lo strato superficiale del terreno sostituendolo con materiale fresco. Sul fondo del contenitore occorre creare uno strato di ghiaia, separato dal terreno con del tessuto non tessuto, per assicurare un buon drenaggio; non occorre utilizzare il sottovaso.

Ubicazione stagionale

La lentaggine è pianta da esterno tutto l’anno. Resistente al freddo, solo nelle regioni alpine è preferibile optare per la coltivazione in vaso, così da riuscire a proteggere la pianta dai rigori invernali, adagiandola contro un muro e ricordando di ruotare il vaso di un quarto di mezzo giro ogni mese.

Bonsai

Sebbene non molta diffusa, è possibile la coltivazione della lentaggine anche come bonsai.

Malattia e cure

Anche se mediamente rustica, la lentaggine può venire attaccata da diverse problematiche sanitarie.

Avversità dovute a insetti

  • Afidi. Sui germogli vegetativi e su quelli fiorali si sviluppano colonie di piccoli insetti che, alimentandosi dei succhi della pianta, causano ripiegamenti e arrotolamenti delle lamine fogliari, arresto di sviluppo e di fioritura (nei casi più gravi), formazione di melata e di fumaggine. Gli attacchi sono concentrati nella primavera. A livello difensivo, si può intervenire tempestivamente con insetticidi biologici a base di piretro, neem, spinosad, olio di arancio dolce, o più specifici (deltametrina per la lotta chimica) nel caso di grave attacco. Concimare inoltre con prodotti ricchi in fosforo e potassio, al fine di irrobustire le lamine fogliari, ed eliminare le porzioni più gravemente attaccate, prima di effettuare i trattamenti curativi.
  • Tripidi. Sulle foglie di lentaggine si notano vistose decolorazioni, con estesi riflessi bruno-argentei e diffusa presenza di puntini neri, che rappresentano i residui escrementizi di tali insetti. Le loro punture possono anche causare accartocciamenti delle giovani foglie e seccume lungo i margini fogliari. Nei casi più gravi, si ha un generale deperimento, con riduzione della fioritura. I tripidi possono trasmettere anche virus. Per curare la lentaggine, intervenire alla prima comparsa dei sintomi con i prodotti fitosanitari utili contro gli afidi.
  • Oziorrinco. Dalla tarda primavera, e sino alla fine dell’estate, sui margini delle foglie di lentaggine si possono notare erosioni a merletto o semicircolari, causate da coleotteri lunghi 8-10 mm, con il corpo nero, che in inverno si sono mantenuti nel terreno sotto forma di uova o larve. Il danno può risultare assai grave e determinare perdita di vigore vegetativo, generale deperimento, sensibile riduzione di valore ornamentale. Gli insetticidi normalmente impiegabili in ambito domestico risultano scarsamente attivi nei confronti di tale insetto. La lotta contro l’oziorrinco si effettua più efficacemente distribuendo nel terreno, indicativamente a marzo-aprile, e una seconda volta agli inizi dell’autunno, larve di nematodi entomoparassiti (vermi microscopici) che vanno a predare le larve dell’oziorrinco per cibarsene.
  • Cocciniglie. Si manifestano come scudetti grigiastri, più o meno coriacei (cocciniglia a scudetto) o grigio-argentati a forma di stella; sono localizzate prevalentemente lungo le nervature fogliari e sui fusticini dei rametti di lentaggine che, spesso, vengono avvolti a manicotto. Le cocciniglie sottraggono linfa causando rallentamento di crescita, deformazione di foglie e fiori ed emissione di abbondante melata, con conseguente comparsa di fumaggine. Il loro sviluppo è favorito da un ambiente caldo-umido, da una vegetazione molto fitta e dalla scarsità di luce. Per salvare la pianta di lentaggine, occorre intervenire tempestivamente con insetticidi specifici (oli minerali), che ricoprono gli insetti e li soffocano, quando questi sono grandi pochi millimetri, ovvero in fase giovanile. Nel caso di forte infestazione, prima di effettuare i trattamenti curativi, eliminare le porzioni più colpite, effettuando potature di sfoltimento interno e di ringiovanimento degli esemplari.

Malattie causate da funghi

  • Mal bianco. Si manifesta, soprattutto durante le primavere fresche e piovose, sui germogli e sulle foglie giovani di lentaggine con macchie farinose biancastre: le parti verdi più colpite si accartocciano, disseccano e cadono, mentre le formazioni fiorali vengono danneggiate. Risultano più sensibili le piante posizionate in luoghi ombreggiati e poco ventilati e quelle messe a dimora in terreni freddi e pesanti. Per curare la pianta, intervenire tempestivamente all’apparire dei primi sintomi con prodotti a base di zolfo o più specifici (tebuconazolo per la lotta chimica), dopo aver eventualmente eliminato con il taglio le parti più seriamente colpite.
  • Fumaggine. Sulle pagine superiori delle foglie di lentaggine si nota la presenza di ammassi polverulenti oppure oleosi di colore nerastro. La copertura da parte degli ammassi fungini impedisce che le lamine vengano illuminate e possano correttamente effettuare scambi gassosi con l’aria e fotosintesi. Ciò comporta un deperimento vegetativo delle porzioni interessate e la formazione di fiori di ridotte dimensioni o addirittura la mancata produzione di boccioli fiorali. L’infezione è favorita da un ambiente eccessivamente umido. I funghi della fumaggine proliferano sui residui zuccherini (melata) secreti da afidi e da cocciniglie e attaccano le piante indebolite per scarsa nutrizione o quelle troppo ombreggiate. In caso di attacco, è consigliabile lavare le parti colpite con una soluzione di acqua e sapone di Marsiglia, oppure sapone molle di potassio, e successivamente risciacquare abbondantemente, quindi trattare con prodotti a base di rame. A livello preventivo, è indispensabile contrastare gli insetti che sono all’origine della diffusione della fumaggine.
  • Macchie fogliari. Sulle foglie di lentaggine compaiono, generalmente in primavera o verso la fine dell’estate, macchie necrotiche di forma per lo più irregolare, generalmente depresse, che possono allargarsi, sino a determinare il disseccamento delle intere lamine fogliari. Le infezioni sono favorite da clima umido, scarsa ventilazione, posizioni ombreggiate: se non tempestivamente trattate, possono causare deperimento di ampie porzioni della pianta con blocco della fioritura. In caso di macchie fogliari, trattare la lentaggine con prodotti a base di rame (ossicloruro di rame, poltiglia bordolese) al primo manifestarsi dei sintomi, o con fungicidi a base di tebuconazolo (per la lotta chimica) nei casi più gravi.
  • Marciumi radicali e disseccamenti. Le piante di lentaggine infettate presentano necrosi e disfacimento dei tessuti di colletto e radici e alterazioni sulla vegetazione, dove si notano aree prima decolorate, poi appassite, e da ultimo disseccate completamente e irreversibilmente. Le spore si possono conservare per anni nel terreno e vengono veicolate prevalentemente dall’acqua, penetrando attraverso lesioni o ferite presenti su radici o sul colletto. Lo sviluppo delle infezioni è favorito da temperature ottimali attorno ai 18-20°C e da un’umidità elevata del terreno. Nei casi più gravi risulta indispensabile eliminare e bruciare le piante colpite, in quanto è assai difficile effettuare, anche con prodotti di tipo chimico, trattamenti risolutivi. Nel caso di siepi o di piante in gruppo, tale intervento riduce inoltre la diffusione del patogeno ai viburni vicini. Possono risultare utili ripetute distribuzioni di prodotti a base di rame, qualora le infezioni siano limitate e ben localizzate sulla chioma, ma sempre dopo aver asportato le parti danneggiate.

Malattie causate da funghi

Virus del mosaico. Sulle foglie di lentaggine compaiono macchie o chiazze di forma irregolare e di colore variabile dal bianco al giallo. In caso di infezione grave, si può avere anche il disseccamento o l’accartocciamento di porzioni delle lamine fogliari, blocco di crescita, riduzione sensibile della formazione dei fiori, nanismo delle piante. Contro i virus non esiste la possibilità di lotta diretta. È pertanto indispensabile effettuare trattamenti contro i vettori, ossia gli insetti che li veicolano.

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