- Fioritura
- Commestibilità
- Riproduzione
- Semi
- Informazioni e curiosità
- Coltivazione
- Collocazione
- Concimazione
- Esposizione
- Annaffiatura
- Potatura
- Trapianto
- Ubicazione stagionale
- Malattia e cure
- La superficie del fusto dei melocactus è suddivisa in coste verticali, lungo le quali si sviluppano spine e fiori.
- Il caratteristico cefalio rosso che si forma in cima al melocactus, a cui la pianta deve il nome.
- Apparentemente soffice, il cefalio è invece composto da fitte spine robuste quindi non va toccato!
- Abbinato ad altre cactacee, il melocactus può dar vita a un piccolo giardino di succulente.
- Il melocactus può vivere all’esterno in piena terra sono in determinati climi.
- Melocactus in un giardino desertico.
Originarie dell’America centrale e meridionale, le specie che formano il genere melocactus sono facilmente riconoscibili per le spine setolose che si formano alla sommità della pianta, riunite in un denso cefalio rossastro morbido al tatto. Proprio a questo curioso globo posto in cima alle cactacee, apparentemente simile a una grossa mela rossa, si deve il nome “melocactus”.
Il melocactus si riproduce per semina e va coltivato preferibilmente in vaso (poiché si dimostra piuttosto sensibile a freddo e umidità), in appartamento (o all’esterno solo durante i mesi caldi dell’anno). Questa succulenta si concima utilizzando un fertilizzante specifico ogni 5-6 settimane, solo nel periodo vegetativo, e si annaffia una volta la settimana in estate, mentre in inverno basta solo una volta al mese. Amante del pieno sole e del calore, il melocactus va rinvasato se l’apparato radicale si espande eccessivamente, ricorrendo a un substrato roccioso, con almeno un terzo di sabbia, o comunque ben drenato e poroso; al momento del cambio di contenitore può rivelarsi utile accorciare le radici troppo lunghe e danneggiate (ma a parte questo piccolo intervento la pianta non richiede potatura), mentre un’osservazione periodica e scrupolosa del melocactus consente di ravvisare per tempo la presenza di cocciniglie farinose, i parassiti più pericolosi per la sopravvivenza della succulenta. In generale, comunque, sono le basse temperature a mettere a repentaglio la salute del melocactus: al di sotto dei 5°C, la pianta può riportare seri danni e non va quindi mai esposta al freddo invernale.
Il cefalio del melocactus impiega alcuni anni a formarsi, quindi le piante giovani ne sono sprovviste. Non ci si faccia però ingannare dal simpatico aspetto: le spine sono sottili ma molto robuste e acuminate, quindi occorre maneggiare sempre la pianta con i guanti. Le spine sono anche particolarmente sensibili alla mancanza di luce che porta a una loro decolorazione e indebolimento. I fiori, grandi e imbutiformi, spuntano sull’apice o lungo i rilievi laterali del melocactus e sono seguiti da frutti rossi e carnosi. Infine, le radici sono poco profonde e si sviluppano principalmente lateralmente nella parte superiore del terreno, permettendo alla pianta di assorbire rapidamente l’acqua piovana.
Fioritura
Il melocactus fiorisce a partire dalla fine di maggio fino ad agosto/settembre.
Commestibilità
Riproduzione
La riproduzione del melocactus avviene per seme: in particolare, occorre seminare in primavera ricoprendo i semi con uno strato di terriccio molto fine, mantenendoli alla temperatura costante di 21°C.
Semi
I semini, piccoli e fertili, del melocactus sono contenuti all’interno dei frutti. Vanno essiccati e spolverizzati con del fungicida, in modo che non producano muffe o funghi una volta posti nel vaso.
Informazioni e curiosità
Le dimensioni del melocactus sono variabili, così come il prezzo conseguente. Oltre a queste valutazioni, al momento dell’acquisto bisogna verificare che tutte le spine siano integre, che le piante abbiano forma omogenea e non presentino depressioni o parti decolorate. Si tratta comunque di cactacee non adatte ai principianti.
Coltivazione
Il melocactus si coltiva preferibilmente in vaso (di dimensioni adeguate, profondo almeno 30 cm e adatto a contenerne l’apparato radicale molto sviluppato). Volendo (ma è sconsigliato), è possibile porlo in piena terra tenendo però presente che la pianta è molto delicata e soffre sia il freddo sia l’umidità.
Collocazione
Essendo una pianta poco resistente al freddo, il melocactus può essere posto all’esterno, ad esempio su terrazzi e balconi, solo in climi caldi e secchi o durante l’estate. Nel dubbio, è sempre meglio considerare questa succulenta una pianta d’appartamento.
Concimazione
Somministrare al melocactus un fertilizzante specifico ogni 5-6 settimane, solo nel periodo vegetativo.
Esposizione
Porre il melocactus sempre in luce piena e al caldo.
Annaffiatura
Durante i periodi più caldi, annaffiare il melocactus una volta alla settimana. Diminuire quindi gradualmente la frequenza, fino a sospendere la somministrazione di acqua durante l’inverno, limitandosi a 1 dl al mese se le piante sono tenute in casa.
Potatura
Il melocactus non va potato ma, al momento del rinvaso, può essere utile accorciare le radici troppo lunghe o eliminare quelle eventualmente danneggiate.
Trapianto
Poiché la coltivazione del melocactus è piuttosto complessa, il trapianto in piena terra è fortemente sconsigliato. Optare piuttosto per il rinvaso se l’apparato radicale della pianta cresce eccessivamente: in questo caso, il substrato migliore per il suo sviluppo è roccioso (a base di pietra pomice, lapillo o pozzolana), con almeno un terzo di sabbia, o comunque ben drenato e poroso. Se coltivati in terriccio non idoneo, i melocactus tendono ad ammalarsi presto e con facilità.
Ubicazione stagionale
Autunno/inverno: sensibilissimo alle basse temperature, nelle regioni fredde il melocactus va conservato in appartamento. Al di sotto dei 5°C, infatti, le piante possono riportare danni anche seri.
Primavera/estate: nelle stagioni più calde (o comunque al di sopra dei 12-14°C) il melocactus si può spostare all’aperto, meglio se sotto una tettoia o un portico così che sia riparato dalla pioggia.
Malattia e cure
Le cocciniglie farinose sono i parassiti più temibili per il melocactus ma la presenza di spine rende quasi impossibile l’impiego dell’alcool per la rimozione manuale. Quindi, meglio impiegare un insetticida specifico per piante grasse, al fine di non provocare danni alla superficie cerosa della succulenta se i trattamenti andranno ripetuti più volte.