Mirto

Myrtus communis

Mirto

  • Il mirto è un piccolo cespuglio sempreverde, tipico dell'area mediterranea.
  • Come si vede in foto, le foglie della pianta di mirto sono ovali e appuntite, coriacee, lucide e di colore verde-scuro.
  • I fiori della pianta di mirto si presentano solitari e ascellari, lungamente peduncolati e molto numerosi.
  • Le foglie di mirto, ricche di tannino, vengono utilizzate in Sardegna per la concia delle pelli.
  • Le bacche di mirto, di colore nero-bluastro, sono alla base della produzione del celeberrimo liquore.
  • Il mirto produce eleganti fiorellini bianchi molto profumati.
  • Il mirto è un piccolo cespuglio sempreverde, tipico dell’area mediterranea.
  • Come si vede in foto, le foglie della pianta di mirto sono ovali e appuntite, coriacee, lucide e di colore verde-scuro.
  • I fiori della pianta di mirto si presentano solitari e ascellari, lungamente peduncolati e molto numerosi.
  • Le foglie di mirto, ricche di tannino, vengono utilizzate in Sardegna per la concia delle pelli.
  • Le bacche di mirto, di colore nero-bluastro, sono alla base della produzione del celeberrimo liquore.
  • Il mirto produce eleganti fiorellini bianchi molto profumati.

Il mirto, spesso ritenuto simbolo della flora sarda poiché protagonista di un liquore tipico, è una tipica pianta spontanea che caratterizza tutta l’area mediterranea, oltre alle zone costiere di Europa, Africa e Asia, le Isole Azzorre e Madeira.

Riproducibile per talea, il mirto cresce in piena terra solo nelle regioni a clima caldo, mentre al Nord si può tentare la coltivazione in vaso: si tenga presente che la pianta ha una bassissima tolleranza al freddo, per cui in inverno sarà indispensabile spostarla in locali luminosi con temperature non inferiori ai 6°C. Il mirto non richiede concimazioni: ogni primavera basta rinnovare il primo strato di terreno (3-5 cm), utilizzando anche una parte di terriccio da fiori. Il trapianto si esegue in primavera, oppure all’inizio dell’autunno in un terreno ben drenato e possibilmente acido; per il rinvaso, invece, utilizzare un mix di torba, argilla e sabbia suddivisi in parti uguali. Le annaffiature vanno effettuate con regolarità durante i periodi caldi e siccitosi dell’anno, ma sempre apportando modeste quantità d’acqua e avendo cura di non creare ristagni nel caso di esemplari allevati in contenitore. Il mirto necessita di piena luce per fiorire (in primavera) e fruttificare (in autunno, ma le bacche mature si raccolgono di solito nel mese di dicembre) e non ha bisogno di potatura (basta solo eliminare i rami spezzati o fuori forma). Pur essendo una pianta robusta, il mirto può venire attaccato dagli afidi, parassiti contrastabili mediante prodotti a base di piretro.

Si presenta come un piccolo arbusto sempreverde, di lento sviluppo e di forma naturalmente cespugliosa; talvolta viene mantenuto in forma obbligata e utilizzato per formare siepi geometriche.

Il tronco, breve e molto ramificato, presenta una corteccia bruno-rossastra, che si sfalda in squame con l’età. Le foglie sono semplici, piccole, di forma ovale-lanceolata, di colore verde scuro nella pagina superiore e verde chiaro opaco in quella inferiore; quando vengono sfregate emanano una tipica fragranza aromatica.

Il mirto produce fiori bianchi nella tarda primavera, con stami gialli, discreti e profumati, seguiti dai frutti, a forma di bacca sferica-ellittica, di colore nero-ceruleo e ricoperti da un rivestimento ceroso, molto somiglianti al mirtillo.

Dalle foglie si ricavano preparati con proprietà antisettiche e balsamiche, mentre i frutti vengono impiegati per aromatizzare liquori e cibi.

Fioritura

InvernoPrimaveraEstateAutunno

Il mirto fiorisce in maggio-giugno e fruttifica in ottobre-novembre.

Commestibilità

SemiFoglieFioriFustoFruttiRadici

Riproduzione

SemeTaleaDivisioneBulboInnestoMargottaPropaggine

La riproduzione del mirto si effettua per talea semilegnosa: prelevare le talee a gennaio o luglio e porle in un mix di sabbia e torba all’interno di una serra riscaldata a 24°C costanti.

In alternativa, si può effettuare la divisione del cespo di una pianta madre. Per avere garanzia di un buon successo è indispensabile partire da una pianta madre sana e vigorosa, ovvero in buone condizioni vegetative e non sofferente per malattie parassitarie o carenze nutritive.

Questo intervento di moltiplicazione va eseguito da metà primavera e sino agli inizi dell’estate, oppure agli inizi dell’autunno.

  • In primo luogo, irrigare abbondantemente la pianta madre e, poco dopo, toglierla con attenzione dal vaso, facendo in modo che il pane di terra rimanga ben aderente all’intero apparato radicale.
  • Eliminare delicatamente una piccola porzione di substrato dalla parte basale degli apparati radicali, in modo tale da mettere ben in evidenza le radici che poi verranno separate.
  • Aiutandosi con le mani, iniziare a dividere la pianta madre in varie porzioni che andranno poi a costituire i nuovi esemplari: separare, senza tagliare, sia le parti aeree, sia quelle radicali. Ogni porzione ottenuta, che andrà a formare una nuova pianta, dovrà essere dotata di un buon numero di radici sane e vigorose e di un apparato fogliare integro con il maggior numero possibile di foglie. Da una pianta madre di buon sviluppo e vigore si possono ricavare varie nuove porzioni.
  • Predisporre i vasi adatti ad accogliere i nuovi cespi; i contenitori devono avere i fori di drenaggio e non devono essere troppo grandi: in questa fase si consigliano, indicativamente, vasetti di diametro compreso tra 8 e 12 centimetri. Sul fondo di ogni vaso disporre un modesto quantitativo di argilla espansa, utile per favorire lo sgrondo dell’acqua in eccesso ed evitare così problemi di marciume alle radici.
  • Riempire poi il vaso con il tipico substrato per la radicazione delle nuove piante, mescolando terriccio universale per piante d’appartamento finemente setacciato (due terzi) e sabbia di fiume (un terzo), oppure acquistare uno specifico terriccio per lavori di moltiplicazione già preparato.
  • Con attenzione prendere ogni nuovo cespo ed interrarlo nel vaso precedentemente riempito con terriccio, aiutandosi con un bacchetto di legno o plastica per meglio inserire l’apparato radicale nel terriccio.
  • Premere delicatamente il terriccio attorno al colletto della nuova piantina, senza schiacciarlo troppo vigorosamente. Al termine del lavoro il livello del substrato dovrà essere all’incirca di 1,5-2 cm al di sotto dell’orlo del vaso. Il lavoro di vasatura va eseguito velocemente, non appena si sono ottenute le singole porzioni dalla pianta madre: la permanenza eccessiva all’aria delle nuove piantine potrebbe determinare il rinsecchimento delle radici e compromettere seriamente la possibilità di radicazione e il successivo sviluppo delle nuove piantine.
  • Irrigare subito le nuove piante, ma con modesti quantitativi d’acqua; ripetere l’intervento non appena il terriccio tende ad asciugarsi. I vasetti vanno mantenuti in ambiente caldo (22-24°C) e leggermente ombreggiato. Durante tale periodo è sufficiente distribuire regolarmente solo una moderata quantità d’acqua al fine di evitare che il terriccio diventi asciutto. Eventualmente nebulizzare leggermente il fogliame, soprattutto nei periodi più caldi e secchi. Durante la fase di radicazione non va effettuata alcuna concimazione.

Nelle condizioni migliori bastano 3-4 settimane perché le piante di mirto inizino ad emettere nuove foglie all’apice dei fusti.

Nella primavera successiva (quindi a distanza di circa un anno) è possibile cambiare il vaso, passando a dimensioni più ampie (14-16 centimetri): a partire da tale momento si può avviare anche l’intervento di concimazione.

Semi

I semini di mirto, reniformi, sono contenuti nelle bacche e possono essere piantati in vaso o nelle apposite vaschette nere da vivaio (si tratta di una tecnica di riproduzione però scarsamente utilizzata).

Informazioni e curiosità

Il mirto è molto utilizzato in cucina non solo in forma di liquore ma anche abbinato a carne e pesce. Nella cucina sarda, in particolare, serve per insaporire pollame, selvaggina, manzo e volatili.

Coltivazione

VasoPiena Terra

Il mirto cresce in piena terra solo nelle zone a clima caldo; in alternativa si può coltivare anche in vaso.

Collocazione

InternoEsterno

Pianta da esterno, il mirto ha una bassissima tolleranza al freddo, quindi, se in vaso, va posto al riparo in inverno nelle regioni al Nord.

Concimazione

Il mirto è poco esigente per quanto riguarda gli apporti fertilizzanti: le concimazioni vanno eseguite al momento della messa a dimora, con prodotti ricchi in azoto (stimola lo sviluppo fogliare) e fosforo (favorisce una veloce radicazione).

Solo nei casi di evidente mancanza di nutrienti si deve intervenire con altre concimazioni, generalmente primaverili o autunnali. In alternativa, ogni primavera basta rinnovare il primo strato di terreno (3-5 cm) utilizzando anche una parte di terriccio da fiori.

Esposizione

SoleMezz’ombraOmbra

Cresce molto bene nelle posizioni pienamente soleggiate, ma riparate dai venti freddi, nelle quali lo sviluppo è più veloce e le foglie appaiono più brillanti; a mezz’ombra la crescita è molto lenta e la produzione delle bacche è assai ridotta. Nei luoghi molto scuri blocca completamente la crescita e tende a diradare il fogliame, che rimane più tenero e di un verde più chiaro ed opaco.

Non teme invece la salsedine.

Annaffiatura

GiornalieraFrequenteRegolareOccasionale

Il mirto va bagnato con regolarità nei periodi caldi e siccitosi, ma sempre con modeste quantità d’acqua. Nelle piante in vaso va evitato di inzuppare il terreno e occorre eliminare i sottovasi perché la pianta teme il ristagno idrico.

Potatura

La potatura serve solo a eliminare i rami spezzati e quelli che fuoriescono dalla forma regolare della pianta di mirto.

Trapianto

Il momento migliore per trapiantare il mirto è la primavera, oppure l’inizio dell’autunno (settembre) in un terreno ben drenato e possibilmente acido. Per il rinvaso, utilizzare un mix di torba, argilla e sabbia suddivisi in parti uguali.

Ubicazione stagionale

Primavera/estate: il clima caldo e temperato crea l’habitat ideale per la crescita rigogliosa del mirto. Per questo va coltivato in piena terra solo sulle coste e nel Centro-Sud della nostra penisola.
Autunno/inverno: la pianta teme moltissimo il freddo, per cui gli esemplari di mirto in vaso vanno ricoverati in locali luminosi con temperature non inferiori ai 6°C (una stanza non riscaldata o una veranda sono l’unica soluzione).

Bonsai

Il mirto è un bonsai che regala grandi soddisfazioni, sia per l’aspetto ordinato e armonico, sia per l’intensa profumazione e la bellezza delle piccole bacche blu.

Raccolta

Le bacche di mirto si raccolgono tra novembre e gennaio (in genere dicembre è il mese migliore), quando sono perfettamente mature, ossia quando si ricoprono di un’inconfondibile patina opaca. Sarebbe meglio raccoglierle sempre a mano, perché usando i pettini si distruggono le foglie che, invece, sono ricche di oli essenziali e utilissime per produrre tisane contro raffreddori e malanni di stagione. Le bacche raccolte vanno lavorate entro 1-2 giorni per produrre il celeberrimo liquore.

Malattia e cure

Pianta molto rustica, il mirto è attaccato solo da pochi parassiti, tra cui:                                

  • Psilla: questo piccolo insetto infesta le foglie più giovani, quelle poste agli apici dei rametti, le quali, sotto l’effetto delle sue punture, prima si deformano e si ripiegano a cucchiaio, poi assumono una colorazione giallo-rossastra.
  • Afidi: in primavera sulla nuova e tenera vegetazione si sviluppano colonie di piccoli insetti che, alimentandosi dei succhi della pianta, causano ingiallimenti, deformazioni dei margini fogliari, arresto di sviluppo, formazione di melata e di fumaggine. Gli attacchi sono più frequenti negli esemplari giovani.

In entrambi i casi, intervenire tempestivamente con insetticidi generici, o più specifici, alla prima comparsa degli attacchi. Nel caso di forte infestazione eliminare le porzioni più colpite.

Tra le malattie causate da funghi si ricordano:

  • Marciume radicale: le foglie prima ingialliscono e avvizziscono, successivamente disseccano; le radici diventano brune e marciscono progressivamente. La pianta può afflosciarsi a terra o avvizzire completamente rimanendo in posizione verticale.
  • Macchie fogliari: sulle foglie più vecchie compaiono delle macchie tondeggianti bruno scuro, inizialmente di pochi millimetri di diametro; in corrispondenza di esse sulle pagine inferiori compare una muffa biancastra. Le infezioni sono favorite dal clima umido e sono più frequenti sulle giovani piante.

In questi casi, intervenire tempestivamente alla prima comparsa dei sintomi con anticrittogamici a base di rame (ossicloruro di rame, solfato di rame).

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