- Fioritura
- Commestibilità
- Riproduzione
- Semi
- Informazioni e curiosità
- Coltivazione
- Collocazione
- Concimazione
- Esposizione
- Annaffiatura
- Potatura
- Trapianto
- Ubicazione stagionale
- Raccolta
- Malattia e cure
- I fiori di oleandro sono tipicamente rosa e in alcuni casi gradevolmente profumati.
- L’oleandro è un arbusto sempreverde che richiede una posizione ben soleggiata per poter fiorire copiosamente.
- L’oleandro si può coltivare senza problemi in vasi capienti, specialmente nelle regioni in cui le temperature invernali sono piuttosto rigide.
- Nonostante la sua bellezza, l’oleandro è una pianta molto velenosa anche per gli animali domestici.
- L’oleandro è una pianta da esterno perché riesce a svernare all’aperto senza bisogno di essere ritirato. Basta accostarlo al muro e proteggerlo con un foglio di tnt.
- L’oleandro è un arbusto cespuglioso molto ramificato, che può assumere portamento di piccolo alberello arrivando anche ad altezze significative.
L’oleandro è fra gli arbusti da fiore più generosi che si possano coltivare: resistente, longevo (può raggiungere il secolo di età) e poco oneroso in termini di cure, regala fioriture spettacolari ed è quindi una bellissima (ma velenosa!) pianta arbustiva ornamentale.
C’è un unico vincolo, ossia la sensibilità al freddo che impedisce di allevarlo in piena terra dove le temperature invernali scendono di parecchio sotto lo zero. In questi casi, non occorre rinunciare, ma utilizzare lo stratagemma della coltivazione in vaso, anche in contenitori grandi, così da poterlo mettere al riparo nei mesi invernali.
L’oleandro si riproduce per talea e, se allevato in contenitore, deve essere fertilizzato a partire dalla formazione dei boccioli fino all’apice della fioritura estiva una volta la settimana, utilizzando un prodotto liquido per gerani. L’oleandro in piena terra necessita invece, due volte l’anno, di terricciati in copertura, mentre nel mese di marzo occorre distribuire un prodotto per piante fiorite a lenta cessione, da rinnovare dopo tre mesi scegliendone uno con elevato contenuto in potassio per aumentare la resistenza al freddo. In giardino, la pianta non ha bisogno di grandi interventi di annaffiatura poiché si dimostra resistente alla siccità; in vaso, al contrario, l’oleandro deve essere bagnato con generosità, ma sempre senza sottovaso. Il terreno ideale per eseguire il rinvaso o il trapianto dell’oleandro è composto da due parti di terricciato di letame, due parti di terriccio da fiori e una di sabbia a granulometria grossa; l’esposizione più adeguata è il pieno sole, mentre la potatura va eseguita in agosto, e in primavera si possono spuntare di 3-4 cm i rami per favorire l’emissione di nuovi getti fioriferi. Nonostante sia il freddo il peggior nemico per la sopravvivenza della pianta, l’oleandro può manifestare una certa vulnerabilità ai ristagni d’acqua, e quindi alle malattie fungine, nonché alle infestazioni da parte di ragnetto rosso e cocciniglia.
Diffuso ampiamente in tutto il bacino del Mediterraneo, in natura raggiunge anche dimensioni considerevoli (fino a 6 metri), mentre se coltivato in vaso assume l’aspetto di un alberello alto non più di 2 metri. Le foglie, di forma allungata con picciolo corto, venatura centrale evidente e superficie rugosa, sono coriacee ed elastiche; i fiori, nella forma originaria, sono di colore rosa con corolle imbutiformi che si aprono a formare cinque lobi, scambiati spesso per petali, riuniti in ricchi corimbi terminali. La selezione ha portato a ottenere varietà a fiori bianchi, gialli, rossi, salmone, semplici, doppi, spesso profumati.
Fra gli oleandri a fiore doppio il più conosciuto è ‘Geant de Batailles’, con corolle dal rosa fucsia al rosso carico screziate di bianco e formate da due o tre giri di petali sovrapposti. È molto profumato.
Fra quelli a fiore bianco, ‘Sister Agnes’ è una delle più diffuse e affidabili. La corolla è semplice con gola gialla, il profumo è lieve, ma la rifiorenza da giugno a settembre è continua.
‘Pink Beauty’ è, con grande probabilità, l’oleandro più coltivato perché il colore rosa è luminoso, il fiore è leggero, la pianta di sicura riuscita e con una rifiorenza garantita.
Gli oleandri a fiore giallo, meno diffusi e in genere meno vigorosi, hanno corolle chiare con gola più accentuata. ‘Angiolo Pucci’ è la varietà a fiore semplice più nota.
Fioritura
L’oleandro fiorisce da maggio fino all’autunno.
Commestibilità
Riproduzione
L’oleandro, in natura, si riproduce per seme, ma si tratta di un processo lungo che non può garantire la preservazione delle caratteristiche di una determinata varietà. Più veloce e facile da ottenere, invece, è la moltiplicazione per talea. In estate, nel mese di luglio, si prelevano talee semilegnose lunghe circa 20 cm, si privano delle foglie basali e si pongono in un mix di sabbia e torba da mantenere umido e non esposto direttamente al sole. I tempi di attesa per poter trapiantare in vaso singolo la talea sono di circa 75 giorni.
Semi
I semi di oleandro sono contenuti in alcuni baccelli dalla forma allungata e dal colore bruno, sono pelosi e dotati di appendice piumosa leggera e brunastra. Come tutto il resto della pianta, sono altamente tossici.
Informazioni e curiosità
L’oleandro è una pianta velenosa sia per l’uomo, sia per gli animali. Contiene infatti l’oleandrina, una sostanza pericolosa che raggiunge il livello più alto di tossicità nel periodo di fioritura della pianta ed è maggiormente contenuta nelle foglie giovani. C’è da dire però che questo composto organico, generalmente, è meno presente negli esemplari acquistati nei vivai rispetto alle piante selvatiche cresciute spontaneamente in natura.
Coltivazione
La coltivazione dell’oleandro si effettua in vaso nelle regioni fredde; anche in piena terra in quelle a clima mite.
Il primo accorgimento da adottare per la coltivazione in contenitore è la scelta della forma del vaso: quello adatto per gli oleandri è sempre più alto che largo, in ragione di due a uno, per dar modo all’apparato radicale di svilupparsi verso il basso. Poiché è spesso esposto al gran caldo estivo su balconi o in cortili assolati, non deve essere di colore nero, ma va scelto chiaro. Non utilizzare il sottovaso, oppure inserire un rialzo che permetta al terriccio di non riassorbire l’acqua di sgrondo. In questo caso l’acqua rimasta evaporerà e umidificherà l’aria intorno alla chioma esercitando un effetto di mitigazione del caldo eccessivo. Lo strato sul fondo del vaso, di circa cinque centimetri, deve essere costituito da ghiaia, mentre il terriccio da impiegare deve essere una miscela di due parti di terra di foglie e/o terricciato di letame, due parti di terriccio da fiori e una di sabbia a granulometria grossa.
Collocazione
L’oleandro è una pianta da esterno, adatta anche per il terrazzo al mare, che però non tollera il freddo e il gelo. Un abbassamento sporadico della temperatura al di sotto dello zero, di breve durata, non causa danni permanenti, ma si limita a bruciare le foglie. Il protrarsi delle basse temperature, specie se al di sotto dei –5 °C, condurrà invece la pianta alla morte. Per i soggetti allevati in vaso e tenuti all’aperto, è quindi sempre importante riparare le radici, che sono più sensibili delle foglie. Si avvolgono con cartone, iuta, paglia, materiale plastico isolante. La chioma, invece, si può proteggere con materiale plastico trasparente o con tessuto non tessuto.
Importante è anche collocare il vaso con l’oleandro sempre in piena luce, ben esposto al sole, magari vicino a una parete così che possa avvantaggiarsi, in primavera e in autunno, del riverbero. Inoltre, sopporta le posizioni ventose senza problemi perché i rami sono elastici e flessibili.
Abbastanza facile, invece, in condizioni di burrasca, è che si verifichi lo scaravoltamento del vaso, specie se il terreno è asciutto. Per questo, in località molto ventose occorre ancorare i vasi al suolo.
Concimazione
Per coltivare correttamente la pianta di oleandro, è importante che il terriccio sia sempre ben drenato, profondo, fresco in profondità, meglio se fertile, ma la pianta sa adattarsi anche a suoli poveri e radica sia in substrati acidi, sia in quelli calcarei. In ogni caso è bene prevedere un drenaggio di fondo.
Gli oleandri in piena terra richiedono la somministrazione, due volte l’anno, di terricciati in copertura, meglio se leggermente interrati, così da controllare con la zappettatura lo sviluppo delle malerbe. Distribuire a marzo un prodotto per piante fiorite a lenta cessione, da rinnovare dopo tre mesi scegliendone uno con elevato contenuto in potassio per aumentare la resistenza al freddo. Dopo agosto cessare le fertilizzazioni a eccezione della distribuzione di fondi di tè o caffè.
Oltre al rinnovo dello strato superficiale del terreno, si consiglia di concimare gli oleandri in vaso a partire dalla formazione dei boccioli fino all’apice della fioritura estiva una volta la settimana. Utilizzare un prodotto liquido per gerani agli stessi dosaggi.
Esposizione
Porre l’oleandro in pieno sole per ottenere una fioritura ampia e prolungata.
Annaffiatura
Il tallone d’Achille dell’oleandro, oltre al freddo, è il ristagno idrico. Pianta tipica dell’areale mediterraneo, è spontanea nel nostro Paese sui tratti litoranei più caldi e cresce con forza soltanto in suoli ben drenati. In terreni argillosi, pesanti e umidi, dopo una prima fase, tende ad arrestare lo sviluppo e, in casi gravi, a ingiallire e declinare miseramente.
Se la pianta è resistente al caldo e a una parziale siccità in piena terra, in contenitore, invece, si dimostra più esigente. Gli oleandri in vaso, infatti, hanno bisogno di essere bagnati spesso, con regolarità e con abbondanza, ma sempre senza sottovaso o con un rialzo che permetta al terriccio di non riassorbire l’acqua in eccesso. In caso di carenza idrica, interrompono la fioritura, accelerano la caduta dei fiori e iniziano ad arcuare le foglie. Solo mantenendo un’umidità costante del terreno, sempre senza causare ristagni, sarà possibile ottenere una fioritura ininterrotta da giugno fino al sopraggiungere del freddo. Evitare sempre di somministrare acqua fredda perché, date le quantità impiegate, si possono causare shock termici alla pianta.
Potatura
L’oleandro si pota solo dopo la prima fioritura estiva, cioè in agosto, per non ridurre il vigore della pianta. In primavera si possono spuntare di 3-4 cm i rami per favorire l’emissione di nuovi getti fioriferi.
Trapianto
L’oleandro è una pianta che cresce molto rapidamente, quindi va rinvasata ogni anno oppure messa a dimora in piena terra. In entrambi i casi, il terreno ideale per la sua crescita è composto due parti di terricciato di letame, due parti di terriccio da fiori e una di sabbia a granulometria grossa.
Il rinvaso è una tecnica che serve a ripristinare le condizioni ottimali di crescita della pianta: dà nuovo spazio alle radici per espandersi e permette di cambiare in gran parte il terriccio apportando nutrienti in quantità equilibrata, eliminando depositi di sale, eccessi di particolari minerali e possibili colonie di parassiti.
Il rinvaso nell’oleandro è possibile solo quando la pianta ha dimensioni contenute: una volta raggiunti i due metri di altezza, con una chioma ricca e folta, è preferibile provvedere a una sostituzione parziale del terriccio. Ogni anno, a primavera, appena le piante sono portate all’esterno, si rimuova il primo strato di terriccio fino a scoprire le radici e si sostituisca con materiale fresco arricchito con fertilizzante a lenta cessione perché il primo strato di terriccio è quello che maggiormente è dilavato dalle annaffiature. Al momento del rinvaso è sempre consigliato fasciare la vegetazione con una banda di materiale plastico, così da evitare rotture e poter maneggiare comodamente l’oleandro. Si afferra la pianta alla base, direttamente sul tronco, e, operando una trazione costante, senza strappi, si estrae dal vaso. Si poggia la zolla su di un telo e si provvede a districare le radici, ad accorciarle di circa un quarto, se necessario, e togliere il terriccio esterno. Solo dopo si posiziona nel nuovo contenitore. La potatura delle radici è una buona tecnica di contenimento che permette di non dover impiegare ogni volta un vaso molto più grande. Si rinvasa, finché possibile, ad anni alterni.
Ubicazione stagionale
Autunno/inverno: all’arrivo del freddo è necessario riparare i vasi in un locale luminoso, arieggiato e senza gas di scarico come può essere un garage perché la superficie rugosa delle foglie degli oleandri tende a catturare polvere e smog ricoprendosi di una patina nera che porta al deperimento della pianta.
Prima di spostare gli oleandri, soprattutto se si tratta di vasi di grandi dimensioni, si può ricorrere al trucco di sospendere le bagnature per una ventina di giorni. La pianta è resistente alla carenza idrica e ne soffrirà poco perché il metabolismo in questo momento dell’anno è ridotto. Il terriccio si asciugherà ed il peso da movimentare sarà minore, e non di poco.
I grandi vasi si possono spostare utilizzando apposite basi con le ruote che possono essere infilate sotto al contenitore inclinandolo su un lato. In questi casi si ricorda che la movimentazione, specie se si tratta di grandi volumi o grandi pesi, deve essere sempre effettuata in due persone e che entrambi devono avere presa costante sul vaso.
Mai ricoverare l’oleandro in locale caldo con temperature stabilmente al di sopra dei 5°C, e con poco ricambio d’aria: finirà per soffrirne.
I vasi tenuti all’esterno vanno protetti con cartoni, paglia o giornali arrotolati tenendo presente che le radici sono la parte più sensibile al gelo. Anche gli esemplari in piena terra andranno protetti con plastica a bolle o teli.
Estate/primavera: l’oleandro vive bene all’esterno. La pianta infatti non teme né il caldo, né la siccità temporanea e la temperatura ideale in cui cresce va dai 12 ai 35°C.
Raccolta
I semi di oleandro si possono raccogliere dopo che la pianta è fiorita, asportandoli dai baccelli. Un’operazione semplice che però va eseguita necessariamente coi guanti per evitare gli effetti urticanti della pianta sulla pelle. I semi andranno poi trasferiti in un luogo fresco e asciutto per consentire loro di asciugarsi ed aprirsi in modo naturale. Una volta aperti, i semi riveleranno delle piumette a cui sono attaccati dei semini marroni. Sono questi ultimi che andranno piantati in semenzaio.
Malattia e cure
I principali rischi sanitari per l’oleandro sono due, fra loro collegati: la cocciniglia e la fumaggine. Le cocciniglie si localizzano sulle foglie, sui piccioli e sui rami, sono in genere del tipo “a scudetto”, con un dorso ceroso che le protegge. Succhiano la linfa rilasciando melata, sostanza sulla quale si insediano dei funghi, la fumaggine appunto, che producono una fuliggine nera. Per curare la pianta colpita, bisogna trattare le cocciniglie con prodotti specifici senza perdere tempo, irrorando la chioma sia da sopra sia da sotto, ripetendo l’applicazione ogni cinque giorni fino alla scomparsa del problema.