- Fioritura
- Commestibilità
- Riproduzione
- Semi
- Informazioni e curiosità
- Coltivazione
- Collocazione
- Concimazione
- Esposizione
- Annaffiatura
- Potatura
- Trapianto
- Ubicazione stagionale
- Raccolta
- Malattia e cure
- Orchidee Phalaenopsis in vaso: la coltivazione in contenitore è la più consigliata nel nostro Paese.
- In foto, l’orchidea Cypripedium calceolus, anche nota come Scarpetta di Venere.
- L’epoca di fioritura dell’orchidea varia a seconda della specie, ma in genere non si verifica d’estate.
- Orchidea Phalaenopsis della varietà Las Vegas, con i suoi petali di colore giallo sgargiante.
- L’orchidea necessiat di posizioni luminose per fiorire, sia in casa sia in giardino, ma attenzione all’irraggiamento troppo intenso soprattutto d’estate.
- Orchidea appartenente al genere Phalaenopsis: estremamente decorativa, è la specie più diffusa negli appartamenti.
- L’orchidea si può coltivare in giardino in piena terra solo se le condizioni climatiche lo consentono.
- Nel sottobosco, sbuca una bellissima orchidea Scarpetta della Madonna o, più comunemente, Scarpetta di Venere.
- L’orchidea si riconosce per i colori sempre sgargianti e le forme uniche e particolari delle infiorescenze.
- Orchidea Paphiopedilum Blaze: un fiore dall’aspetto unico e dalla colorazione incredibilmente affascinante.
- In foto, orchidea Potinara varietà Burana Beauty.
- Orchidea del genere Cymbidium.
- Orchidea Doritaenopsis varietà Little Lady.
- Orchidea Phalaenopsis varietà Legenda.
- Orchidea Phalaenopsis Sacrifice: forma e colore dei petali ricordano il disegno di una farfalla.
- Orchidea miltonia, dai fiori profumati e colorati di bianco e violetto.
- L’orchidea si trova, allo stato spontaneo, in foreste pluviali, praterie aperte, zone montane e, in generale, in tutti i climi temperati.
- In foto, un’orchidea nel giardino botanico tropicale delle Hawaii.
- Infiorescenza di Cattleya Labiata.
- L’orchidea è una pianta che, con la tecnica della forzatura, si trova in vendita fiorita praticamente tutto l’anno.
Le orchidee sono la famiglia di piante d’appartamento più venduta in Europa: basterebbe il solo genere Phalenopsis per assicurare questo primato alla pianta, ma non è l’unico.
Sebbene le varietà e i generi di orchidea disponibili siano numerosissimi, è possibile riassumere le esigenze colturali di questi fiori secondo delle linee guida generali, in particolare: le orchidee prediligono ambienti molto luminosi anche in casa, ma non esposti direttamente alla luce solare intensa, che potrebbe bruciarne le foglie delicate; un substrato ben drenante è fondamentale per evitare ristagni d’acqua, e la composizione ideale dovrebbe essere a base di corteccia di conifere non troppo sminuzzata. La temperatura più indicata varia a seconda della specie di orchidea, ma generalmente si preferisce un ambiente caldo con un’umidità relativa elevata: da qui si deduce che difficilmente l’orchidea può essere coltivata con sucesso all’esterno nel nostro Paese. Per quanto riguarda la concimazione, si consiglia di utilizzare fertilizzanti specifici per orchidee, ricchi di azoto, fosforo e potassio, in proporzioni equilibrate. L’annaffiatura è operazione da gestire con molta attenzione: le piante necessitano di bagnature regolari ma moderate, cercando di mantenere sempre il terriccio leggermente umido. Si raccomanda di bagnare il substrato in modo uniforme, evitando però di lasciare acqua stagnante; durante i periodi di riposo vegetativo, le esigenze idriche della pianta diminuiscono e le irrigazioni vanno ridotte. La potatura, se così si può definire, dell’orchidea serve a rimuovere le parti secche o danneggiate e per stimolare una nuova salita a fiore: si esegue solitamente dopo la fioritura, tagliando i fusti appassiti appena sopra un nodo o un’ascella fogliare. È importante utilizzare strumenti ben affilati e disinfettati per prevenire l’insorgenza di infezioni. L’orchidea si riproduce per talea, le sue foglie si devono regolarmente spolverare e le malattie di cui soffre sono molteplici e vanno dall’infestazione di parassiti fino a varie patologie fungine, spesso derivanti dalla scorretta manutenzione della pianta.
Cercando di distinguere e descrivere i generi più diffusi di orchidea, possiamo identificare i seguenti:
- Cymbidium. Sono probabilmente le orchidee più spettacolari per quanto riguarda l’abbondanza di rami fiorali che ogni esemplare, anche di piccola dimensione, riesce a produrre e per l’enorme numero delle varietà prodotte dai floricoltori. Sono anche le più facili da coltivare e quelle che garantiscono la maggior durata dei fiori, sia in pianta, sia recisi; questi ultimi, dalla classica consistenza cerosa, sono portati su fusti fioriferi carnosi di colore chiaro e hanno dimensioni variabili, da 5-6 cm, sino a 12-13 cm. Non si tratta di piante di orchidea esclusivamente epifite perché, anche nel loro habitat naturale, sono in grado di radicare al suolo, seppure in un terreno formato da detriti e cascami vegetali solo parzialmente decomposti. I grandi cespi di foglie allungate e a nastro, che si ergono prima verso l’alto e poi decombono elegantemente verso l’esterno, fanno pensare quasi a una pianta acquatica o di palude. L’orchidea cymbidium arriva a superare il metro di lunghezza, è elastica e resistente, e presenta un apparato radicale carnoso, particolarmente sviluppato e robusto. I fiori presentano nel petalo centrale l’elemento dominate, detto labello, più grande e di colorazione più intensa o diversa dai restanti elementi che possono essere ovati e appuntiti. Si tratta di una varietà ideale per decorare una veranda riscaldata o un giardino d’inverno. Infine, l’orchidea cymbidium si riproduce tramite divisione del cespo.
- Phalaenopsis. Le phalenopsis possono essere considerate delle orchidee da interno perché la temperatura ideale per sviluppo e fioritura è compresa tra i 18 e i 22°C; già a 15°C, ma anche con temperature eccessivamente elevate, queste orchidee iniziano a soffrire: sospendono la crescita, non danno vita a nuovi steli fiorali, perdono nel giro di una settimana i primi fiori e non dischiudono quelli in bocciolo. Questa celebre specie di orchidea viene venduta in vasi di plastica trasparente: tale contenitore mantiene sane le radici, che devono essere verdi, quindi con clorofilla, carnose, appiattite, e ricoperte da una sorta di manicotto biancastro detto velamen. È il velamen, questa fascia spugnosa, l’organo deputato ad assorbire acqua, non solo dalle bagnature, ma anche dall’umidità atmosferica. Le foglie dell’orchidea phalenopsis, carnose e piacevoli al tatto per la loro consistenza e per la superficie cerosa, sono elastiche e resistenti, in genere di forma oblunga e spatolata. Il fusto è corto e porta le foglie in modo opposto, molto ravvicinate fra loro, quasi sovrapposte; dal fusto si originano poi i fusti fioriferi che possono portare uno o più racemi floreali; anche se sfiorita, l’orchidea phalenopsis si può curare affinché torni a rifiorire. In natura le phalenopsis sviluppano racemi orientati verso la luce, che assumeranno un aspetto arcuato e decombente sotto il peso dei grandi fiori. Tra le phalenopsis più spettacolari si segnalano le varietà: Las Vegas, Asian Violin, Amboinensis.
- Cattleya. Viene da sempre considerata la regina delle orchidee per merito dei suoi fiori appariscenti, eleganti e dal delicato profumo. Pianta dalle foglie carnose, l’orchidea cattleya è piuttosto adattabile in fatto di temperatura, riuscendo a vegetare entro un range piuttosto ampio, compreso fra i 14 e i 28°C. La sua rifiorenza è condizionata dalla luce: ama gli ambienti luminosi, ma nel mese di settembre si consiglia di oscurarla una volta tramontato il sole perché anche l’illuminazione artificiale altera il suo ciclo vegetativo. Si bagna solo quando il substrato si è asciugato.
- Scarpetta di Venere. Questa orchidea ben si presta alla permanenza in appartamento, sia per la ridotta dimensione, sia per la facilità di coltivazione. I suoi fiori hanno durata eccezionale, sia in pianta, sia recisi; la pianta fiorisce in inverno.
- Dendrobium. I dendrobium erano considerati un tempo piante difficili, coltivabili con successo solo in serra tiepida, e, per via della loro struttura, fatta di fusti eretti, carnosi, con poche foglie, vengono ritenute spesso delle orchidee meno attrattive delle phalenopsis. I fusti sono in realtà degli pseudobulbilli mantenuti eretti e ordinati grazie alla presenza di sostegni cui sono agganciate con anelle di plastica aperte. Nel periodo della fioritura, che si prolunga per oltre un mese, l’orchidea dendrobium si ricopre completamente di fiori dalla forma di piccola farfalla, sempre singoli, che si originano all’apice e ai nodi degli pseudobulbilli.
- Miltonia – Il rizoma dell’orchidea miltonia è corto con bulbilli ravvicinati, di forma ellittica, sezione compressa, lunghi fino a 10 cm. Ogni pseudobulbillo porta foglie sia all’estremità, di solito un paio, sia al piede, da quattro a sei. Le foglie sono nastriformi, ripiegate in due, terminanti a punta, inguainate l’una nell’altra. Il fiore ricorda nella struttura quello di una viola del pensiero, è profumato, grande fino a 7 cm di diametro, spesso bianco (ma anche di molti altri colori) e riconoscibile perché il labello centrale è piuttosto vistoso e spesso screziato. Più discreta e meno esotica di molte altre orchidee, la miltonia vanta però non poche virtù: un’elevata capacità di rifiorire, anche due volte l’anno, buona longevità, capacità di vegetare tutto l’anno, è di facile coltivazione e più rustica delle altre.
Fioritura
A seconda del genere di appartenenza, le piante di orchidea fioriscono in periodi diversi:
- Cymbidium è in fioritura da fine estate, sino agli inizi della primavera.
- Phalaenopsis e Paphiopedilum fioriscono da fine estate sino a fine primavera.
- Cattleya fiorisce tra la fine dell’autunno e la fine della primavera.
- Dendrobium fiorisce tra la fine dell’inverno e la metà della primavera.
Queste sono le epoche di “naturale” fioritura: tecniche specifiche e molto accurate di forzatura, permettono di aver certi tipi di orchidea (come Cymbidium e Phalaenopsis) presenti sul mercato fiorite pressoché tutto l’anno. L’orchidea potinara, poi, fiorisce due volte l’anno.
Commestibilità
Riproduzione
La semina è una tecnica di riproduzione sconsigliata per l’orchidea poiché lunga e non di sicura riuscita; meglio optare quindi per la talea: basta prelevare una talea di almeno 10 cm, pulirla, metterla in un contenitore con un composto di sabbia e torba, per favorire la ramificazione, e coperto con un telo di plastica.
Semi
I semi di orchidea, minuscoli, sono contenuti all’interno di capsule e assomigliano più alle spore delle felci che a semi veri e propri. Come anticipato, a livello amatoriale è molto difficile usarli per la riproduzione perché hanno un basso potere di germinazione.
Informazioni e curiosità
La pulizia delle piante di orchidea è un’operazione molto importante. Le orchidee, in particolar modo le Phalenopsis, per via delle loro foglie grandi portate quasi orizzontali, tendono ad accumulare un generoso strato di polvere che, con il tempo, rallenta le funzioni della pianta. La pulizia diventa, allora, non solo un fatto estetico, ma rappresenta il ripristino delle migliori condizioni di vita per la pianta. Basta spolverarle una volta ogni 7-10 giorni con un panno asciutto e ripassarle subito dopo con un panno spugna umido, bagnato con acqua demineralizzata per non lasciare macchie: si reidratano così i tessuti, si liberano gli stomi e si previene la comparsa del ragnetto rosso.
Coltivazione
L’orchidea si può coltivare sia in vaso sia in piena terra, ma in questo secondo caso bisogna tenere presente che la pianta è particolarmente sensibile al freddo e quindi la messa a dimora non è possibile in tutte le regioni. In generale, nel nostro Paese si consiglia la coltivazione in vaso.
Collocazione
L’orchidea può essere sia pianta da interno (la varietà Little Lady o l’orchidea nana del Tibet, ad esempio, occupano pochissimo spazio), sia da giardino: dipende dalla zona geografica di appartenenza. Le orchidee in vaso si possono spostare all’esterno durante i periodi più miti dell’anno.
Concimazione
Per sostenere un rigoglioso sviluppo e sperare in una loro rifiorenza, le piante di orchidea devono essere ben nutrite. Preferire sempre un fertilizzante apposito per orchidee, di solito a formula bilanciata con azoto, fosforo e potassio in parti uguali (del tipo N20-P20-K20), da impiegare nel periodo che va dalla primavera all’inizio dell’estate, quando la pianta, al termine della fioritura, cresce con forza. Il dosaggio consigliato è di 1,5 ml per litro di acqua, mescolando con cura il composto per favorire l’uniforme solubilizzazione dei principi nutritivi.
Da luglio, per stimolare la differenziazione dei tessuti e favorirne la salita a fiore, si consiglia di utilizzare un fertilizzante con un basso tenore di azoto e uno più elevato in fosforo e potassio, del tipo N10-P30-P20. Fertilizzare in questo senso ogni 2 settimane.
Esposizione
La luce è fondamentale per mantenere le piante di orchidea in buona salute. Questa deve essere sempre abbondante e mai diretta, come davanti a una finestra esposta a Sud, a Est o ad Ovest, sempre però con un tendaggio leggero che filtri la luce delle ore più calde.
Con luce insufficiente le foglie divengono scure e si afflosciano progressivamente e i boccioli non si sviluppano.
Al contrario, in caso di esposizione diretta troppo intensa, le foglie mostrano bruciature.
Annaffiatura
Prima e durante tutto il periodo di fioritura, le piante di orchidea necessitano di regolari irrigazioni, che devono mantenere il substrato, e le eventuali radici aeree, sempre leggermente inumiditi. Terminata la fioritura, quando cioè prende avvio la fase di riposo, le annaffiature vanno ridotte.
Non esiste grande differenza di esigenza idrica tra i diversi generi; l’acqua non deve mai ristagnare nel sottovaso, o nel portavaso senza foro, tranne che nel caso di piante in piena fioritura, collocate in ambiente molto caldo. Durante la fase di riposo vegetativo sono consigliate regolari nebulizzazioni fogliari. I fiori, invece, non vanno mai nebulizzati.
Potatura
L’orchidea non necessita di potature vere e proprie, ma quando i fiori sono morti e il gambo floreale inizia a seccarsi, bisogna tagliare lo stelo appena sopra un nodo.
Trapianto
Il substrato ideale per la coltivazione dell’orchidea è rappresentato da corteccia di conifere, senza altre aggiunte, capace di asciugare rapidamente pur cedendo l’umidità poco alla volta. Non deve essere troppo sminuzzato per consentire la circolazione dell’aria; le radici della pianta hanno infatti bisogno di respirare: in un ambiente asfittico, perché saturo d’acqua o troppo compresso, non riuscirebbero a vivere.
Solitamente l’operazione di rinvaso delle orchidee si esegue ogni due anni, quando le radici fuoriescono dai buchi di drenaggio sotto il vaso e la pianta appare “troppo cresciuta”. Il recipiente andrà aumentato di uno o due centimetri di diametro e dovrà essere rigorosamente di plastica trasparente. Si tratta di un’operazione molto delicata, da effettuare solo se strettamente necessario.
Ubicazione stagionale
La maggior parte dei generi di orchidea vuole temperature diurne intorno ai 20-23°C durante il periodo di formazione dei fiori, mentre nella fase di riposo estivo è bene che la temperatura non superi i 25-27°C, al fine di evitare stress fisiologici da eccesso di calore, dannosi per la successiva fioritura. I valori minimi notturni durante l’epoca di fioritura non devono mai scendere al di sotto dei 14-15 °C onde evitare seri danni alle piante e soprattutto ai fiori. Le orchidee, inoltre, non tollerano minimamente le correnti d’aria fredda.
Il Cymbidium è l’orchidea con minori richieste termiche, Vanda e Cattleya quelle più esigenti.
Chi vuole, durante l’estate o quando la temperatura notturna non scende più al di sotto dei 14-15°C anche di notte, può portare l’orchidea all’aperto sul balcone o sul davanzale ma assolutamente in una posizione dove non venga mai raggiunta dai raggi diretti del sole.
Raccolta
La raccolta dei fiori dell’orchidea per scopi ornamentali deve essere eseguita con cura per non danneggiare la pianta. Una volta che i fiori sono completamente sbocciati, si possono tagliare alla base del peduncolo con cesoie affilate e sterilizzate.