Pino domestico

Pinus

Pino domestico

  • Il pino ama le posizioni soleggiate e i climi caldi.
  • Il pino è in grado di raggiungere altezze imponenti, fino a 20-30 metri.
  • Le foglie del pino sono aghiformi, piuttosto lunghe (fino a 15 cm), di colore verde brillante.
  • Pinus mugo varietà pumilio.
  • In foto, pinus densiflora in un giardino.
  • Il pino ama le posizioni soleggiate e i climi caldi.
  • Il pino è in grado di raggiungere altezze imponenti, fino a 20-30 metri.
  • Le foglie del pino sono aghiformi, piuttosto lunghe (fino a 15 cm), di colore verde brillante.
  • Pinus mugo varietà pumilio.
  • In foto, pinus densiflora in un giardino.

Il pino da pinoli, pinus pinea, è conosciuto anche come pino domestico o pino ad ombrello per via della tipica forma. Il tronco, sempre diritto, a meno che non sia cresciuto inclinato per un assestamento del terreno o nella ricerca della luce, si biforca, e successivamente sviluppa le ramificazioni secondarie solo nel terzo distale, quello più lontano da terra. Le ramificazioni si aprono a candelabro portandosi in diagonale e verso l’alto tanto da ricordare lo schema creato dalle corde di un paracadute. La chioma si forma su una linea, più o meno regolare, riconducibile ad una corda di cerchio. In cento anni una pianta sana di pino raggiunge un’altezza compresa fra i 20 e i 30 metri con una chioma non inferiore ai 15 metri di diametro.

Il pino è una conifera che richiede cure specifiche per poter vivere così a lungo: riproducibile tramite seme o talea, la pianta si coltiva preferibilmente in piena terra (in vaso solo le specie nane) sempre all’esterno, ma solo in climi adeguati. Il pino, infatti, ama le posizioni ben soleggiate e i climi caldi tipici dell’area mediterranea, non sopportando le temperature invernali troppo rigide o per lungo tempo al di sotto delle zero. Anche la scelta del terreno, per il trapianto o il rinvaso, deve essere oculata: il terriccio ideale, specie per le piante allevate in contenitore, deve essere a reazione acida e fertile; i pini adulti coltivati in giardino, invece, si dimostrano meno esigenti, riuscendo a sopravvivere anche in terreni poveri e accontentandosi di due o tre somministrazioni di  concime specifico per conifere fra la primavera e l’estate. Anche in merito alle annaffiature, le richieste idriche cambiano a seconda si tratti di piante in vaso o in piena terra: mentre le seconde si accontentano generalmente delle piogge, i pini in vaso vanno annaffiati più spesso, ma moderatamente, così da mantenere il terriccio fresco ma garantendo lo sgrondo dell’acqua in eccesso. Potatura e cimatura vanno assolutamente vietati, mentre la raccolta delle pigne per ottenere i preziosissimi pinoli avviene tra ottobre e aprile; le pigne mature vengono raccolte e lasciate seccare per facilitare l’estrazione dei semi. La raccolta è un processo delicato, poiché i pinoli devono essere estratti con cura per preservarne la qualità.

Quando le condizioni climatiche e colturali ideali non vengono rispettate, le conifere, in particolare i pini, possono soffrire di stress fisiologico, diventando vulnerabili agli attacchi di parassiti (soprattutto afidi e la pericolosissima processionaria) e patogeni fungini. Questo stress può portare a una rapida degenerazione delle piante e, in casi estremi, alla loro morte.

Dal punto di vista estetico, il pino presenta foglie aghiformi, lunghe da 8 a 15 centimetri, terminanti a punta ma non offensive, unite a due a due da una piccola guaina presente alla base, ma di solito divergenti al vertice, o leggermente torte, così da creare un effetto di volume ricco e mobile. Sono di colore verde scuro brillante. Non restano indefinitamente sulla pianta, ma persistono per 2-3 anni quando saranno sostituite da altre. La corteccia nelle piante giovani è di colore rossastro tendente al bruno e scagliosa; con il tempo aumenta di spessore, tende a screpolarsi profondamente seguendo un disegno a placche romboidali di colore grigio, che rivelano uno strato profondo di colore rosso-arancio vivo ma chiaro.

Le infiorescenze maschili sono poste all’estremità dei rami, molto ravvicinate così da formare quasi un manicotto, di struttura allungata, quasi cilindrica, colorate di giallo o tendenti al bruno. Quelle femminili si trovano lungo i rami in posizione più arretrata, simili nella struttura, ma di colore diverso (verdi con sfumature rosate), e di forma sferica. La loro posizione è giustificata dal fatto che le pigne che si svilupperanno sono grosse e pesanti, tanto che, poste all’estremità di un ramo, sottile e flessibile, ne causerebbero facilmente la rottura. Le pigne si presentano dapprima verdi e compatte, poi marroni-rossastre e gonfie. La loro crescita è un processo lento e progressivo, tanto che è solo durante il quarto anno dall’avvenuta fecondazione che raggiungono la maturità e presenteranno pinoli formati. A questo punto iniziano ad aprirsi divaricando le squame e poi, grazie all’azione complice del vento e al disseccamento del peduncolo che le reggeva, cadono a terra. Lunghe fino a 15 cm e larghe anche più di 10, possono raggiungere con facilità i 500 grammi.

Fioritura

InvernoPrimaveraEstateAutunno

La fioritura del pino avviene tra marzo e maggio. I fiori maschili sono cilindrici, costituiti da numerose squame fertili, che assumono un colore rossastro a maturità. Le infiorescenze femminili, invece, hanno piccole dimensioni, sono di colore verdastro e collocati all’estremità superiore della chioma; spesso non si riconoscono perché assomigliano a pigne verdi in miniatura.

Commestibilità

SemiFoglieFioriFustoFruttiRadici

Riproduzione

SemeTaleaDivisioneBulboInnestoMargottaPropaggine

Per effettuare la riproduzione del pino si può partire sia da seme sia, molto più facilmente, da piantine acquistate in vivaio. La seconda scelta è quella consigliata per chi è poco esperto perché le piantine ottenute da seme sono molto delicate e temono i trapianti.
Gli attacchi di afidi e di altri parassiti, piuttosto frequenti, se non individuati prontamente, possono inoltre arrecare loro danni gravissimi.

In alternativa alla semina, la via di propagazione più seguita è quella per talea, da eseguire in primavera inoltrata o in estate.
Per favorire la germinazione dei pinoli, prima si effettua una selezione buttandoli in acqua ed eliminando quelli che galleggiano, poi si pongono in un vassoio con acqua che arrivi a bagnare la metà del loro spessore, così che respirino. Il tutto si pone a una temperatura non inferiore ai 15°C e nel giro di qualche giorno i pinoli si spaccheranno germinando: questo è il momento di porli nel terriccio, coprendoli con uno strato di circa 1 cm posato a pioggia e sgranando il terreno con una mano, così da essere il più delicati possibile.
Le piante giovani hanno una minore resistenza al freddo e, se quelle adulte esposte a freddi prolungati di -15°C riportano danni ma riprendono a vegetare, per queste già solo i -10°C si rivelano fatali.
Nei primi anni si consiglia quindi l’allevamento in vaso e, una volta messo a terra il pino, è bene pacciamare l’intorno per limitare la crescita di malerbe.

Semi

I pinoli sono i semi veri e propri della pianta di pino. Impiegano 3-4 anni per giungere a maturazione. Sono di forma allungata, rivestiti da un sottile esocarpo, ricchi di sostanze oleose ed amidacee, necessarie all’embrione nella prima fase di sviluppo quando l’apparato radicale non è ancora in grado di assorbire acqua e nutrienti, e le foglie organicare il carbonio.

Informazioni e curiosità

Attenzione a non confondere il pino domestico con il pino marittimo.
Quest’ultimo appartiene alla specie p. pinaster, ha la chioma a ombrello meno espansa del pino domestico e il tronco si mantiene unico fino alla sommità. Le pigne sono allungate, conico ovoidali, spesso di forma asimmetrica, non confondibili con quelle del pino domestico, a squame piccole. In più, non produce pinoli ma ha semi provvisti di una lunga ala. Il pino marittimo si trova spontaneo solo sul versante tirrenico e in realtà non ha un habitus strettamente costiero ma si spinge all’interno, fino a 700 metri d’altezza.

Un’altra varietà interessante di pino è il pino strobo, pinus strobus: non è originario del nostro continente, ma appartiene alla ricca schiera di conifere provenienti dall’America, in particolare da un’area molto estesa situata nel Sud-Est del Canada e nel Nord-Est degli Stati Uniti. Appartiene alla famiglia delle Pinaceae, come gli abeti, i cedri e i larici, e il nome latino della specie vuole porre l’accento proprio sugli strobili (le pigne) così particolari.
Il pino strobo raggiunge i 40 metri di altezza e le piante isolate, sane e di pregio, conservano la caratteristica forma a cono con i rami fino a terra. Cresciuto invece in gruppo, in filare, in pineta o in bosco tende a spogliarsi nella parte basale fino a un’altezza che può raggiungere i due terzi di quella totale. In questi casi le piante, che continuano a crescere molto in altezza, presentano un tronco diritto e spoglio con una chioma a cappello leggera e aerea, capace di un’ombra luminosa che permette la crescita di un ricco sottobosco appena oltre la zona resa acida dalla decomposizione degli aghi caduti. 
Nelle giovani piante il portamento, per la ricca vegetazione e il peso dei grandi strobili, è un poco ricadente, mentre la chioma ha forma conica ed espansa. Le foglie aghiformi sono molto lunghe, da 10 a 15 cm, leggere e flessibili, riunite in ciuffetti di cinque unità. Il colore è un verde intenso cangiante verso il blu metallico.
Gli strobili variano come dimensioni da 15 a 25 cm di lunghezza, ma non mancano esempi anche molto più lunghi. Sono portati penduli e in molti casi presentano un asse leggermente incurvato. Sono di forma cilindrica, appuntiti all’apice e con squame sottili. Dapprima verdi, e spesso ricoperti di resina lucida che forma gocce e fili, divengono più chiari con macchie bianche. A settembre, giunti a maturità rilasciano i semi.
Le piante iniziano a produrre gli strobili a partire dal decimo anno di età e questo è un buon criterio per datare una pianta acquistata in vivaio.

Coltivazione

VasoPiena Terra

Il pino domestico è pianta da coltivazione in piena terra, ma chi volesse tenerne un esemplare sul balcone in vaso può optare per una conifera nana. Ad esempio, il pinus mugo (pino mugo) varietà Gnom è caratterizzato da una forma sferica e compatta, che non supera il metro/metro e mezzo.

Collocazione

InternoEsterno

Originario delle coste del Mediterraneo, il pino è pianta da esterno utilizzato come tale anche nel Nord Italia. In queste regioni, però, soffre le rigide temperature invernali, i carichi di neve e le condizioni di ristrettezza nelle quali si trovano a vivere le radici, quando posto a dimora in prossimità di sedi stradali. Se possibile, nelle regioni settentrionali, sarebbe quindi meglio optare per un altro tipo di conifera o scegliere la coltivazione in vaso, in modo da poter prendere le dovute precauzioni durante i mesi freddi.

Concimazione

Tutte le conifere, quindi anche il pino domestico, richiedono concimazioni generose nei primi due anni dal trapianto, utilizzando un concime granulare universale ogni mese. In seguito, sarà sufficiente prevedere solo due o tre somministrazioni di concime specifico per conifere fra la primavera e l’estate.

Per quanto riguarda le piante in vaso, il terriccio ideale dovrà essere tendenzialmente acido e, quando occorrerà aggiungere nuovo materiale, bisognerà utilizzare un prodotto specifico o un mix di terriccio da fiori, torba bionda e sabbia in parti uguali. Il terreno deve in ogni caso essere fertile, così da limitare al massimo gli apporti di fertilizzante. Una volta l’anno, se non sono sopraggiunti stati carenziali evidenziati da crescita stentata e ingiallimenti, distribuire un prodotto equilibrato, NPK, 15-15-15, arricchito in zolfo, ferro e rame, nella zona periferica del vaso e non a contatto col tronco.

Esposizione

SoleMezz’ombraOmbra

Il pino posto in giardino ama le zone soleggiate, ma se coltivato in vaso deve essere posto in piena luce in primavera, autunno e inverno, mentre in estate si può trasferire in mezz’ombra, o al riparo dai raggi diretti del sole nelle ore centrali della giornata. Questa raccomandazione è tanto più valida quanto più piccolo è il vaso: un contenitore piccolo avrà poca terra e questa si asciugherà rapidamente e, una volta asciutta, si scalderà con maggiore facilità, fino a raggiungere temperature in grado di causare la lessatura e la morte degli apici radicali (la parte attiva delle radici deputata all’assorbimento). Così privata la pianta di pino tende a liofilizzarsi, seccando in piedi con ancora la vegetazione portata correttamente, di colore solo un poco più smorto, che però si sbriciola toccandola. A questo punto a nulla servono bagnature e fertilizzazioni.

Annaffiatura

GiornalieraFrequenteRegolareOccasionale

Il pino coltivato in giardino di solito non ha bisogno di grandi annaffiature poiché si accontenta dell’acqua piovana. In caso di prolungata siccità estiva, intervenire la mattina presto o la sera tardi, quando la temperatura è più fresca, distribuendo l’acqua uniformemente intorno alla pianta: un pino adulto di solito richiede circa 2,5-5 cm di acqua ogni settimana, ma il dato può variare in base alle condizioni climatiche e al tipo di terreno.
Nel caso del pino in vaso, bagnare con parsimonia ma spesso, così da mantenere il terreno fresco, ed eliminare il sottovaso nelle mezze stagioni e in inverno, così da non favorire ristagni per il riassorbimento dell’acqua in eccesso.
Pacciamare inoltre con corteccia di pino e non rimuovere gli aghi caduti, anzi, gettare nel vaso quelli raccolti a terra: formeranno un tappeto acidificante e in grado di inibire la crescita di malerbe.

Potatura

Il pino non deve mai essere potato, nel modo più assoluto. Può essere eliminato o accorciato un ramo spezzatosi accidentalmente, ma per nessuna altra ragione si deve intervenire.
In molti giardini si vedono interventi di cimatura di pini, abeti e cedri che sono quanto di più sbagliato possa esservi perché si elimina la gemma apicale che è a capo di tutto il sistema ormonale che regola la crescita della pianta, condannandola così spesso ad una morte lenta.
Anche la pratica di cimare i rami per promuovere un rinfoltimento della chioma è da evitare, poiché causa la perdita della forma della pianta che diventa cilindrica e non più conica o espansa.

Trapianto

Una volta procuratasi una giovane pianta, acquistata presso un vivaio, si proceda a scavare la buca d’impianto nel giardino per la messa a dimora del pino. È bene, prima di tutto, considerare l’ingombro che questa pianta raggiungerà a maturità, così da scegliere la posizione più adatta. La buca, scavata con una vanga, deve essere poco più grande rispetto al pane radicale (nel caso di pianta acquistata con radice nuda), o al vaso della piantina acquistata. Sul fondo della buca si distribuisce uno strato di un paio di cm di ghiaia, o argilla espansa, seguito da uno strato di terriccio a reazione acida di 3-4 cm di spessore. Quindi si alloggia il pino svasato. Gli spazi vuoti della buca vanno infine colmati con ulteriore terriccio specifico per conifere (a reazione acida). Una volta premuta la terra, così da farla aderire bene all’apparato radicale della pianta, si innaffia abbondantemente. È bene eseguire quest’operazione in tarda mattinata, in modo tale da sfruttare le ore più calde della giornata.

Per quanto riguarda le piante coltivate in vaso, non è facile capire il momento giusto per rinvasare, ma un buono stratagemma è quello di “pesare la pianta” ogni tanto: quando il vaso sembrerà leggero rispetto al volume della vegetazione e del contenitore, vorrà dire che il pino si sarà “mangiato” tutta la terra a disposizione, riempiendo lo spazio con le sue radici. Le piante che hanno bisogno di essere rinvasate, proprio per questa mancanza di terra, non trattengono acqua a sufficienza e asciugano prima delle altre.
Per rinvasare correttamente, estrarre la pianta dopo aver lasciato asciugare il terriccio, scegliere il vaso di una misura superiore, cercare di reindirizzare le radici e ridurne il volume lasciando quelle nuove e vitali e togliendo quelle troppo sviluppate. Infine, tardare a bagnare ancora un paio di giorni per favorire la formazione del callo.

Ubicazione stagionale

Sebbene venga piantato indiscriminatamente in tutta Italia, anche all’interno dei contesti cittadini e dei giardini privati, il pino ha esigenze climatico-ambientali ben precise e la sua coltivazione, almeno in piena terra, dovrebbe avvenire solamentein alcune aree geografiche. Essendo un albero termofilo ed eliofilo sopporta, infatti, temperature invernali molto al di sotto dello zero solo per brevi periodi e predilige invece i climi miti (tra 10° e 20°C). Per la sua coltivazione ottimale, quindi, è bene che le temperature minime non scendano mai di molto al di sotto allo zero. Anche la neve danneggia l’albero, stroncandone i rami; sopporta invece molto bene l’aridità estiva, con massime superiori ai 30°C e piogge scarse, anche se una siccità eccessivamente prolungata nel tempo è comunque pericolosa per la sopravvivenza del pino.
Al Nord si può optare per la coltivazione del pino strobo, una varietà adatta a vivere solo in climi freschi e caratterizzati da una distribuzione regolare delle piogge. 

Bonsai

Diverse specie di pino si prestano alla coltivazione come bonsai: tra tutte, il pino nero giapponese è la più comune e diffusa.

Raccolta

La raccolta delle pigne per ricavare i preziosi pinoli avviene tra ottobre e aprile; queste vengono lasciate essiccare affinché si aprano facendo fuoriuscire i semi. Attenzione però alla raccolta indiscriminata: forse non tutti sanno che raccogliere le pigne (come anche le castagne o i fiori) nei parchi pubblici o nei giardini comunali costituisce un illecito amministrativo ed è quindi un atto punibile con la multa.

Malattia e cure

Come già anticipato, il mancato soddisfacimento delle basilari esigenze climatiche e colturali, può determinare deperimenti fisiologici, che espongono le conifere, e in particolare i pini, all’attacco di parassiti animali o di patogeni fungini in grado di causare gravi stati di sofferenza e, in alcuni casi, di condurre a rapida morte gli alberi.

Insetti

  • Afidi: di colore nero o verde, si sviluppano prevalentemente in primavera, soprattutto sugli aghi giovani, che aggrediscono con punture degli stiletti boccali. La sottrazione di linfa determina ingiallimenti e arresto di sviluppo. Nel caso di gravi e persistenti attacchi, si hanno ripiegamenti e curvature degli aghi e formazione di melata e di fumaggine. Per salvare il pino, intervenire ricorrendo a trattamenti tempestivi con insetticidi a base di piretro o più specifici (Imidacloprid) nel caso di grave attacco.
  • Processionaria: la processionaria delle conifere (Thaumetopoea pytiocampa) è un temibilissimo insetto appartenente all’ordine dei lepidotteri (farfalle) in grado di arrecare, in forma di larva, in epoca compresa tra fine estate e metà primavera, gravi ed estesi danni alle piante di pino. È molto pericolosa anche per le persone che entrano in contatto con i suoi peli urticanti, capaci di provocare, per contatto, irritazioni cutanee, oculari e respiratorie. I danni da processionaria sono a carico delle chiome e si manifestano come: forti defogliazioni, conseguenti all’azione delle larve che voracemente si nutrono degli aghi, scheletrizzando i rametti; rallentamenti di crescita, ingiallimenti dei rami e dei germogli, oltre che deperimento vegetativo a causa della perdita massiccia di foglie; più facile aggressione da parte di altri parassiti (ad esempio scolitidi) che colpiscono il legno dei tronchi delle piante ormai indebolite; possibile morte della pianta, nel caso di danno intenso e prolungato. La lotta alla processionaria, che è obbligatoria per decreto e spesso richiede l’intervento di professionisti, si effettua tramite: raccolta o distruzione invernale dei nidi (durante tali lavori è indispensabile proteggersi adeguatamente con tuta, cappuccio, guanti ed occhiali. Tutto il materiale raccolto deve essere velocemente bruciato); distruzione dei nidi a distanza (quando la grande altezza degli alberi impedisce la raccolta diretta, l’eliminazione invernale dei nidi viene effettuata con l’ausilio di fucili caricati con pallini da caccia, che determinano la rottura della protezione per le larve: queste, non più difese contro il freddo invernale, muoiono); lotta microbiologica (si attua con preparati a base di Bacillus thuringiensis, un microrganismo utile che, posto a contatto con le giovani larve di processionaria, le assale e le distrugge grazie ad una tossina); lotta chimica (prevede l’impiego di prodotti commerciali a base di specifici principi attivi in grado di far morire le larve).

Funghi

  • Disseccamento degli aghi: gli aghi di pino assumono una colorazione giallo-brunastra, poi disseccano, rimanendo attaccati alla pianta. Tale problematica si manifesta soprattutto su giovani conifere, piantate in terreni asfittici. Per una cura efficace è indispensabile intervenire alla prima comparsa dei sintomi, con fungicidi a base di rame; a livello preventivo è indispensabile evitare la piantumazione in terreni troppo argillosi e poco drenanti. Le parti malate asportate e gli esemplari morti vanno eliminati bruciandoli.
  • Ruggine: gli aghi di pino, giovani o vecchi, appaiono puntinati diffusamente di giallo-marrone. Nel caso di forti attacchi, gli aghi colpiti seccano e poi cadono. Le infezioni sono favorite dal clima umido e sono più frequenti in periodo autunnale. A livello curativo intervenire tempestivamente alla prima comparsa dei sintomi con prodotti a base di rame (ossicloruro di rame, solfato di rame, poltiglia bordolese) o più specifici (penconazolo, tebuconazolo). Se necessario, ripetere i trattamenti a distanza di 2-3 settimane.

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