- Fioritura
- Commestibilità
- Riproduzione
- Semi
- Informazioni e curiosità
- Coltivazione
- Collocazione
- Concimazione
- Esposizione
- Annaffiatura
- Potatura
- Trapianto
- Ubicazione stagionale
- Raccolta
- Malattia e cure
- Un campo di piante di protea nel loro ambiente naturale in Sud Africa.
- Un maestoso fiore di protea in piena fioritura.
- Sole e caldo sono condizioni indispensabili alla protea per sopravvivere.
- In foto sono ben visibili le brattee colorate e la vera infiorescenza biancastra della protea.
Pianta originaria della regione del Capo di Buona Speranza, la protea è il fiore simbolo dello stato del Sud Africa, dove si è meritato il nome di “honey-pots”, ovvero “tazza di miele” per l’abbondante nettare che i boeri trasformavano in un surrogato dello zucchero. Tutte le specie del genere hanno in comune l’habitus sempreverde, la crescita in clima estivo asciutto, al limite dell’arido, con temperature elevate e fortissima radiazione solare, e i fiori a forma di grande capolino avvolto da brattee.
Tali caratteristiche ci fanno capire quanto le esigenze climatiche siano precise e fondamentali per garantire la sopravvivenza di questo stupefacente fiore esotico: luce solare diretta, temperature anche invernali non eccessivamente rigide e suoli fertili, a reazione acida e ben drenati, consentono alla pianta di crescere e fiorire; in tutti gli altri casi, specie se non si è in grado di offrire alla protea un adeguato riparo invernale, ventilato e caldo, è fortemente sconsigliato il suo acquisto. La protea si riproduce per seme o per talea e si può coltivare sia in vaso sia in piena terra (sempre tenendo presente che non tollera il freddo); in quest’ultimo caso non necessita di concimazione, mentre se posta in contenitore occorrerà intervenire con un fertilizzante a lenta cessione, anche specifico per piante acidofile. Le annaffiature si adattano all’andamento stagionale: nei periodi freddi, occorre intervenire solo in presenza di terreno asciutto, mentre d’estate può essere necessario bagnare anche tutti i giorni, specie se la pianta è posta in pieno sole, avendo sempre l’accortezza di non saturare il terreno d’acqua onde evitare ristagni. La potatura della protea consiste nella riduzione di lunghezza dei rami di almeno un quarto durante il periodo autunnale, oltre che nell’eliminazione delle infiorescenze appassite. Il trapianto della protea deve invece essere effettuato con cautela, preferibilmente in primavera o in autunno, quando la pianta è in fase di riposo vegetativo, e solo ed esclusivamente se il clima lo consente. È essenziale mantenere intatto il sistema radicale durante il trapianto e posizionare la pianta in una buca leggermente più grande del suo vaso, garantendo un buon drenaggio. In alternativa, si proceda al rinvaso, utilizzando un contenitore più grande del precedente, largo e profondo almeno 50 cm, riempito con del terriccio acido e ben drenato.
Come si sarà intuito, la protea non è pianta semplicissima da coltivare, tanto che proprio le inadeguate cure determinano l’insorgere di malattie, tendenzialmente di natura fungina: freddo, elevata umidità del terreno e ristagno idrico sono i principali nemici da controllare per evitare che la pianta si ammali.
La pianta di protea, posta in vendita in vaso già fiorita o in fase di prefioritura, è alta 40 cm o poco più e col tempo cresce fino a diventare un cespuglio alto poco meno di 2 metri (sono solo i soggetti migliori a superare la soglia dei 150 cm). Il diametro è paragonabile all’altezza, anche se non si parla di cespugli rotondeggianti perché solo la sommità ha un profilo curvilineo, mentre i lati sono piuttosto lineari. Le foglie sono di forma variabile: acute, ellittiche, arrotondate, ottuse, ma sempre dotate di picciolo. Coriacee, alterne e a margine intero, sono leggermente cerose al tatto.
L’infiorescenza della protea è abbracciata da diverse serie di brattee, anche queste di forma variabile: embricate, coriacee e scabre, intensamente colorate, rappresentano l’elemento di maggior attrattiva. Quelle inferiori, le più esterne, sono ovate; le più alte, mutando progressivamente forma procedendo dal basso, sono allungate e a forma di punta di lancia, acuminate alla sommità. L’infiorescenza vera e propria, larga fino a 20 cm di diametro, riunisce fiori tubulosi, con corolla a quattro lobi, rosa chiaro o biancastri nelle forme tipiche (più intensamente colorati in quelle coltivate secondo la varietà scelta), capaci di esercitare una fortissima attrattiva sugli insetti. Le infiorescenze, già decorative anche in fase di bocciolo, si trovano all’apice dei germogli in posizione terminale. Molto durature, persistono sulle piante per diversi mesi.
La varietà “Little prince”, tra le più belle e diffuse, ha fiori grandi molto vistosi e duraturi con brattee esterne rosso corallo e fiori interni dapprima bianchi, che virano progressivamente verso il beige. Di dimensioni contenute, un metro di altezza al massimo, fiorisce due volte l’anno. Meno conosciuta, ma elegante con i suoi fiori bianchi, è la protea cynaroides “White Crown”.
Fioritura
La protea fiorisce dalla tarda primavera fino alla fine dell’estate.
Commestibilità
Riproduzione
Le piante di protea si moltiplicano per talea prelevando in estate getti laterali vigorosi semi-maturi da porre in un mix di sabbia e torba in cassoni con il fondo riscaldato.
I semi eventualmente raccolti devono essere posti in vasetti singoli, uno per contenitore, così da evitare trapianti, sempre sgraditi alle protee.
Semi
I semi della protea sono piccoli, scuri e rossicci o bruni, con una superficie leggermente rugosa. Presentano una forma irregolare e un guscio duro.
Informazioni e curiosità
Il nome così particolare del genere è un omaggio a Proteo, divinità minore dell’Olimpo marino nella mitologia greca. Mutaforma per sottrarsi a qualsiasi impaccio, Proteo dovrebbe richiamare il genere per via della grande variabilità di forme e dimensioni delle varietà disponibili: ben 130 specie, tra arbusti e piccoli alberi alti sino a 3 metri.
La specie protea cynaroides, la più coltivata e apprezzata, deve invece il nome alla somiglianza del fiore con quello del cardo e del carciofo, specie appartenenti al genere Cynara.
Coltivazione
La protea si può coltivare sia in vaso sia in piena terra: tutto dipende dalle condizioni climatiche, dato che la pianta ama il caldo e non tollera il freddo.
Collocazione
La collocazione della protea dipende dalle condizioni climatiche: generalmente usata come pianta d’appartamento, riesce bene anche nei giardini costieri.
Concimazione
Pianta tipica di suoli sabbiosi e poveri, la protea non deve essere fertilizzata se coltivata in piena terra: basta aggiungere una volta l’anno un poco di solfato di magnesio.
In vaso si concima utilizzando un fertilizzante a lenta cessione.
Esposizione
La protea ama il sole e il caldo. Anche in mezz’ombra le piante non fioriscono, o la fanno in modo stentato.
Annaffiatura
Le annaffiature devono essere effettuate sempre con molta attenzione perché la protea teme il ristagno idrico e un suolo bagnato la rende assai più sensibile al freddo.
Durante l’inverno, quando la pianta è ricoverata in un locale fresco, ridurre le bagnature al minimo verificando però ogni settimana lo stato d’idratazione delle foglie per non rischiare di farle soffrire di sete.
All’aperto, con temperature primaverili e autunnali, bagnare due volte la settimana. In estate, in pieno sole, anche ogni giorno, o a giorni alterni, secondo le temperature rilevate.
Potatura
In autunno, per favorire l’emissione di nuovi getti e ottenere arbusti compatti, è utile effettuare la potatura dei rami di protea di almeno un quarto della loro lunghezza. Anche i fiori appassiti vanno eliminati.
Trapianto
Solo se le condizioni climatiche lo consentono si può effettuare il trapianto della protea in piena terra. Il terriccio ideale deve essere ricco di sostanza organica, fertile, ma sempre ben drenato grazie all’aggiunta di sabbia, ghiaia o pomice. Per ottenere una reazione acida utilizzare un terreno specifico da mescolare alle altre componenti.
In alternativa al trapianto, il rinvaso va effettuato quando lo spazio a disposizione della parte aerea, e soprattutto delle radici, all’interno del contenitore è praticamente nullo. Allo scopo utilizzare un contenitore più grande del precedente, largo e profondo almeno 50 cm, riempito con del terriccio acido e ben drenato.
Ubicazione stagionale
Come detto, caldo e sole sono alleati della buona salute della protea: il caldo consente di avere piante sane favorendo una rapida asciugatura del substrato, così da contrastare la formazione dei funghi; il sole rafforza i tessuti, ne promuove la differenziazione e consente una buona salita a fiore.
Chi non ha la possibilità di riparare durante l’inverno le protee e non dispone di un luogo caldo e assolato dove porle in estate, deve rinunciare al loro acquisto.
Anche in mezz’ombra le piante non fioriscono, o la fanno in modo stentato, e coltivate in vaso non dovrebbero essere esposte a temperature più basse di 4°C. In piena terra mostrano una maggiore resistenza al freddo, purché non sia di lunga durata e la temperatura limite, secondo la varietà considerata, si collochi fra i -2 e i -6°C. Protea little prince, ad esempio, con un limite di sopportazione di -4°C, si pone in posizione intermedia.
Ad aumentare o diminuire la sensibilità al freddo sono anche bagnatura del terreno e umidità dell’aria.
Il ricambio d’aria, quindi la scelta di un luogo e di un locale ventilato, dovrà essere il maggiore possibile: riduce l’incidenza di patologie legate alla comparsa di funghi e migliora la fioritura.
Raccolta
La particolarissima infiorescenza della protea cynaroides, simile quasi a un cardo o a un carciofo, rende la pianta molto apprezzata come fiore reciso. In più, i fiori hanno la particolarità di durare per settimane dopo la raccolta e questo li rende particolarmente adatti per la composizione di bouquet.
Malattia e cure
Le condizioni ambientali non idonee, il freddo e le malattie fungine favorite da un’elevata umidità ambientale o ristagno sono i veri nemici della protea.
Oltre alle corrette regole di coltivazione, bisogna ricordare che una buona pacciamatura con materiale organico, meglio ancora se acidogeno come la corteccia di pino, serve a combattere le malerbe. Per non danneggiare le radici della protea recidere le malerbe alla base ed estirparle solo se si ripresentano.
Se posta in giardino, evitare anche di coltivare piante perenni di piccola taglia alla base della protea perché creerebbero una maggiore umidità dell’aria e del terreno.