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Le primule in vaso sono perfette per colorare un davanzale, mentre le primule in giardino vanno messe a dimora in una posizione che assicuri loro, in estate, una protezione dai raggi del sole affinché possano resistere da un anno all’altro. Il nome stesso di questo fiore, “primula”, indica che si tratta proprio di una delle prime fioriture della stagione. Con l’arrivo della primavera le giornate si allungano, i prati sembrano rinverdirsi, le gemme si ingrossano, e i fiori, specialmente le piccole primule selvatiche con i loro boccioli grandi, duraturi e resistenti, si risvegliano dopo il lungo riposo invernale.
Primula, appartenente alla famiglia delle Primulacee, è originaria delle zone temperate dell’Europa, Asia e America. Al genere primula appartengono centinaia di specie: si tratta, infatti, di uno dei microcosmi botanici più ricchi, tanto da richiedere una complessa catalogazione in gruppi per caratteristiche omogenee, come già avviene per i narcisi o i tulipani. In natura sono particolarmente conosciute Primula veris e Primula vulgaris che si possono trovare fiorite alla fine di febbraio nei boschi durante le passeggiate. Tra le specie in vendita presso i vivaisti e nei centri commerciali, meglio scegliere Primula obconica e Primula malacoides: queste primule garantiscono, infatti, una fioritura ininterrotta per tutto il periodo primaverile.
Photogallery di alcune varietà di primula
La primula più adatta da tenere in casa: primula obconica
Tra le primule in casa, la più utilizzata come fiore invernale e primaverile è la primula obconica, una specie che ha non pochi estimatori per via della colorazione dei fiori (che spazia dal malva al blu, dal bianco al salmone) e per i lunghi steli. Al momento dell’acquisto ci sono 2-3 fiori appena schiusi, mentre tutti gli altri sono ancora molto piccoli. In piena fioritura forma una ricca ombrella sferica, con fiori radi ma grandi (diametro medio 3 cm) che durano a lungo. In casa si pone in posizione luminosa ma fresca, lontano dai radiatori e dai termoconvettori. A primavera può essere trapiantata in giardino nelle stesse condizioni di luce per ottenere un’ulteriore fioritura.
La primula adatta per le scale o la veranda: primula malacoides
Queste primule, con il loro portamento slanciato e i colori luminosi, sono apprezzatissime dagli amanti delle fioriture primaverili dal tono nostalgico e ricercato. Cinesi d’origine ma inglesi per elezione, presentano fiori numerosi e portati a fasci in ombrelle leggere e aperte. Il colore tipico della specie è lavanda chiaro. La fioritura è scalare partendo dai boccioli più esterni, sostituiti progressivamente da quelli che crescono al centro dell’infiorescenza terminale; piante ben tenute restano fiorite dai 40 ai 70 giorni. Per favorire la formazione di nuovi bottoni fiorali recidere quelli sfioriti. Le primule malacoides sono ideali per la veranda fredda, luminosa e mai troppo secca, oppure come vaso da portico da ritirare se le temperature scendono sotto lo zero.
La primula per il davanzale: primula vulgaris
Per colorare le fioriere, le ciotole da porre sui davanzali o in balcone e per i grandi vasi da porre in giardino quando è ancora freddo, l’ideale sono le primule derivate dalla primula nostrana, la primula vulgaris. Originaria dell’Europa occidentale, è pianta erbacea, perenne, capace di diffondersi spontaneamente e creare colonie dense e numerose. Le foglie, lunghe fino a 15 cm, larghe fino a 6 cm, sono strettamente obovate e crescono a livello del terreno allargandosi su questo e impedendo ad altra vegetazione di emergere. Sono rugose, leggermente tomentose, con margine irregolare e dentato in modo approssimativo. Hanno un rachide centrale ben sviluppato, più evidente nella pagina inferiore. I fiori sono singoli, portati da un corto peduncolo fiorale; molto numerosi, si rinnovano nel tempo consentendo alla pianta di restare fiorita per parecchio tempo. Il colore del fiore nella forma tipica è uniforme, fatta eccezione per una macchia centrale più scura, o arancione. La corolla raggiunge e supera i 2 cm di diametro, è formata da cinque sepali concresciuti e da cinque tepali colorati.
Come trapiantare le primule dopo l’acquisto
Dopo l’acquisto e una volta portate a casa, le primule possono restare qualche giorno in attesa di trapianto in un luogo all’aperto o su scale non riscaldate, meglio se in gruppo all’interno di un contenitore e bagnate a giorni alterni dal fondo. Per il trapianto scavare una buca profonda almeno 15 cm e larga 20 cm per piante singole, di maggiori dimensioni se si desidera riunirle in gruppi compatti con una distanza di 10 cm fra una pianta e l’altra. Scartare metà della terra di scavo e sostituirla con terra di bosco o terricciato di foglie maturo; se il terreno è pesante e argilloso, unire anche torba e sabbia. Torba e terricciato di foglie sono entrambe a reazione acida e aiutano ad abbassare il pH del terreno come le primule gradiscono. Mescolare i diversi componenti aggiungendo un cucchiaio da tavola di fertilizzante a lento rilascio per ogni pianta da mettere a dimora. Svasare le piante, eliminare le radici che escono dai fori del vaso tagliandole, aprire con delicatezza il pane di terra e porre le piante nel terreno avendo cura di non “affogare” il colletto. Le primule, se le osservate in natura, sono piante che crescono a livello del terreno, allargandosi su questo. Infine pacciamare le primule in giardino con aghi di pino o, meglio, corteccia di pino.
Per quanto riguarda invece la coltivazione delle primule in vaso, balcone o terrazzo che sia, al momento della messa a dimora occorrerà scegliere cassette che abbiano una profondità di almeno 25 centimetri, larghezza 24 cm e lunghezza a piacere, a seconda delle esigenze e dello spazio a disposizione.
Le primule sul balcone prediligono la posizione di mezz’ombra, lontano dai raggi diretti del sole, e non temono il freddo. Devono essere annaffiate regolarmente, soprattutto in primavera inoltrata, evitando che il terriccio asciughi troppo. Concimare le primule sul balcone una volta alla settimana per tutto il periodo della fioritura con un prodotto liquido per piante fiorite da sciogliere nell’acqua delle annaffiature.
Le foglie ingiallite e i fiori sfioriti delle primule sul balcone devono essere eliminati per prolungarne la fioritura. Considerato che le piante nei mesi caldi perdono la parte aerea che dissecca (ma non muore), può essere utile, al momento dell’allestimento, interrare direttamente il vasetto all’interno della cassetta. In questo modo, in estate, sarà sufficiente estrarre i vasetti dalle fioriere che potranno essere utilizzate per coltivare specie a fioritura estiva.
Le cure adeguate per avere successo con le primule
Le primule richiedono, se ben collocate, una cura soltanto: essere bagnate con regolarità, ma senza eccessi, così da mantenere il terriccio umido ma non intriso d’acqua. Nel pieno della fioritura si può somministrare una volta ogni 10 giorni un fertilizzante liquido per piante da fiore. I fiori appassiti devono essere tagliati alla base del peduncolo. In questo modo si faciliterà lo sviluppo dei boccioli già presenti e la pianta non sprecherà energie inutili. A primavera le piantine in piena terra o in vaso all’aperto devono essere difese dagli attacchi di chiocciole e limacce perché, essendo fra i primi vegetali a foglia larga a comparire, sono molto gradite da questi voraci predatori. Si consiglia di impiegare esche lumachicida, specie se gli attacchi sono massicci. In terreni molto umidi, per favorire il drenaggio e combattere i marciumi, si può spargere al colletto delle piante un pugno di sabbia che faciliti lo sgrondo superficiale. In estate, anche dopo il termine della fioritura, è necessario continuare a bagnare le piante per riequilibrare il secco e le alte temperature. Anche in autunno è bene bagnare i siti dove crescono le primule se le precipitazioni sono scarse. Al sopraggiungere del freddo stendere sul terreno una pacciamatura vegetale o uno strato di terricciato di foglie e/o letame maturo. Ogni quattro anni si possono dividere i cespi di primule cresciuti folti, con soggetti molto ravvicinati. A fine giugno, terminata la fioritura, si estraggono dal terreno con un buon pane di terra e si dividono lasciando ad ognuna una parte di zolla. Si ripiantano subito dopo a circa 25 cm di distanza.
Quanti tipi di primula esistono?
Nella ricca famiglia delle primule, la più diffusa e conosciuta è Primula vulgaris (o P. acaulis), che in natura è una specie perenne, da ammirare nei sottoboschi e nei prati di montagna, dove cresce allo stato spontaneo. È una piantina minuta, con una rosetta compatta di foglie di colore verde scuro, al centro della quale, in primavera, non appena le temperature si alzano sopra i 7-8 °C, compaiono i fiorellini tipicamente di colore giallo pallido, riuniti in un’infiorescenza a ombrella.
Le primule che si trovano in vendita a scopo ornamentale sono principalmente ibridi migliorati e selezionati: hanno corolle a fiore semplice o doppio, di colore variopinto (giallo acceso, rosso, bianco, viola e bicolori) e di dimensioni maggiori rispetto alla specie spontanea nostrana.
Il genere primula conta circa 500 specie, oltre a un numero incredibile di ibridi e varietà commerciali che di anno in anno si allarga sempre più. Queste nuove cultivar propongono come caratteri salienti:
- una fioritura lunga e copiosa;
- forme del fiore e della pianta particolari;
- colori insoliti e disegni definiti.
Non sorprenda però, coltivando una di queste nuove primule, che dopo il secondo anno di coltivazione, si assista a una regressione dei caratteri con perdita di variegature o disegni: è un fenomeno del tutto naturale e non è dovuto a precedenti trattamenti chimici od ormonali di limitato effetto temporale.
Un tempo considerato fiore poco appariscente, oggi le primule, grazie alla selezione, all’ibridazione e all’introduzione di nuove specie, vengono proposte in colori sgargianti, talvolta incredibili, con disegni ricercati, oppure dall’aspetto antico. Sono vendute in piccoli vasi economici e possono colorare ogni ambiente: dalla casa, al balcone, al giardino.
Cinque errori da evitare con le primule
Il successo nella coltivazione delle primule non ha particolari segreti: potremmo anzi affermare che basta evitare una serie di errori banali ma facili a compiersi. Come:
1. Bagnare poco
Questo errore è molto più comune di quello che si possa credere, anche se riguarda più le piante in vaso che quelle in piena terra. È dovuto alla nostra percezione del clima dei mesi invernali, freddo e umido, che ci fa ritenere che le piante abbiano una ridotta attività e quindi fabbisogni minimi. Le primule sono invece in piena vegetazione, crescono e fioriscono, richiedendo un’umidità del substrato costante ed elevata. Si bagnano dal basso una volta al giorno se le temperature sono miti o a giorni alterni eliminando l’acqua che resta nei sottovasi per non favorire la comparsa di marciumi.
2. Non rinvasare
I vasetti che acquistiamo sono piccoli, in genere del diametro di 12-14 centimetri, con una rosetta di foglie che copre tutta la superficie e deborda oltre il limite del contenitore. In vivaio, sui bancali dove l’irrigazione che ricevono dal basso è automatica e ogni dodici ore, hanno modo di assorbire acqua con continuità senza bisogno di avere una riserva cui attingere. Questa riserva è rappresentata dall’acqua che il substrato trattiene. Una volta a casa le bagnature sono più diradate e sollevando il vaso, dopo due giorni di pausa, scoprirete che è inaspettatamente leggero. Tanto più è leggero tanto più lo spazio del contenitore è occupato dal pannicolo delle radici a discapito del terriccio.
Per questo, occorre rinvasare subito le primule in fioriere, sia cassette sia ciotole, disponendole in modo tale che le rosette di foglie si tocchino appena. La copertura del terriccio sarà totale, l’effetto visivo assicurato, ma le piante avranno a disposizione terriccio sufficiente.
3. Lasciare le piante avvolte nelle loro radici
A volte può capitare che lo sviluppo delle radici nei vasi rotondi avvenga in modo tale da creare una spirale dalla quale, anche se poste in condizioni migliori, le piante non riescono a uscire. È un po’ come se, anche senza il contenitore di plastica, le primule restassero in vaso e non riuscissero a integrarsi con il nuovo elemento. Per rimediare al problema occorre svasarle e cercare di aprire la fitta rete di sottili radici con delicatezza, reindirizzandole verso l’esterno.
4. Non fare manutenzione
Le primule sono perenni ma, per via del loro basso costo, sono di solito considerate delle piante “usa e getta”: chi ama il giardinaggio però di certo non approverà l’utilizzo di una pianta perenne, specie se rustica, come annuale. Si tratta di uno spreco, anche di tutte le risorse impiegate nel produrla. Per far sì che le primule arrivino sane e vigorose alla fine del loro ciclo di fioritura e per ottenere il meglio da questo in termini di durata e ricchezza, le piante necessitano di un minimo di manutenzione. Una volta la settimana occorre ripulire le piante dalle foglie secche e dai fiori sciupati, ma non per trazione come si sarebbe tentati di fare. La primula è una pianta vigorosa e offrirà una forte resistenza: per questo è facile causare danni. Recidete invece alla base steli e foglie con un taglio netto.
5. Non fertilizzare
Piante dalla fioritura ricca e dall’accrescimento rapido, le primule si avvantaggiano della somministrazione di un fertilizzante liquido per piante da fiore diluito, a metà del dosaggio indicato sulla confezione, ogni dieci giorni nell’acqua di bagnatura.
Alcune primule meno conosciute
Le varietà orticole a fiori colorati che oggi troviamo in vendita sono state selezionate dalla specie originaria Primula vulgaris. Queste novità sono di solito più grandi della forma originaria: raggiungono una larghezza di 25 cm e un’altezza di 15 cm, hanno foglie grandi, sostenute e leggermente tomentose.
Come capire se manca l’acqua
Alle primule vanno garantite annaffiature adeguate e sufficienti: in caso contrario la pianta assume un’aria prostrata con le foglie che perdono di tonicità e si adagiano sul terreno come fossero prive di forze, i fiori si richiudono e si accasciano, i boccioli non si aprono, i peduncoli fiorali non si allungano. Intervenendo con tempestività è possibile recuperare la pianta.
Per capire se la primula soffre per mancanza d’acqua, occorre saggiare il peso del vaso, che, nel caso, sarà molto leggero. Non bagnare dall’alto, ma portare la primula dentro casa a una temperatura di circa 18 °C, procurarsi una ciotola capiente di diametro uguale al vasetto di plastica e riempirla d’acqua quasi fino all’orlo; poi appoggiarvi sopra il vasetto della primula, senza forzarla. A mano a mano che il terriccio assorbirà l’acqua dai fori sul fondo del vaso la primula affonderà nella ciotola. La ripresa della primula non sarà immediata, ma richiederà qualche ora. Si lascia a bagno per tre ore circa, poi si getta l’acqua non assorbita e si lascia scolare la pianta, sempre dentro al recipiente impiegato per reidratarla.
Quando trapiantare le primule in giardino
Finito il ciclo di fioriture in vaso o in cassetta sul balcone, è il momento di porre la primula in piena terra in giardino. Ricordate che le primule vanno trapiantate nelle stesse condizioni in cui si troverebbero in natura: posizioni fresche con ombra luminosa e terreno umido. Saranno quindi perfette in una zona alberata, luminosa in primavera prima dell’emissione delle foglie e ombrosa d’estate, sul lato nord della casa, ai piedi di una siepe e ovunque sia necessario portare colore in un angolo buio.
Per ricreare le condizioni di bosco nella messa a dimora utilizzare un terricciato di foglie, torba e sabbia mescolati a metà della terra di scavo che si ricava dalle buche, profonde 15 cm e larghe 20 per piante singole. Quando si desidera porne a dimora un gruppo, ricordate di mantenere una distanza di 10 cm fra una pianta e l’altra. Torba e terricciato di foglie sono entrambe sostanze a reazione acida ed aiutano ad abbassare il pH del terreno. È importante porre le piante con il colletto a livello del terreno così che possano, crescendo, allargarsi liberamente.
Riposo estivo e rifioritura autunnale
Il grande caldo estivo segna la fine del ciclo vegetativo delle primule in giardino. Senza che nessuno se ne accorga, nella quasi totalità dei casi, le grandi foglie scompariranno. In molti casi, se la pianta ha ben radicato ed è riuscita a vegetare con forza sostenuta da bagnature adeguate e disponibilità di nutrienti, si ripresenterà già nell’autunno formando le prime foglioline. Talvolta, se l’andamento stagionale alterna ad un periodo di freddo intenso e anticipato, uno tiepido e piovoso, le primule possono salire a fiore anche in autunno, regalando un’immagine di primavera fuori stagione.
Laddove le primule mostrino una vitalità sufficiente a consentire di ripresentarsi nel tempo, durante la stagione calda è doveroso ricorrere a una pacciamatura del terreno a base di corteccia di pino che acidifichi leggermente il terreno e aiuti a mantenere più elevata l’umidità. In autunno distribuire un buon terricciato di foglie che migliora la struttura del terreno e nutre le primule.
Nel periodo di riposo vegetativo, anche se la parte aerea della pianta è disseccata, è sempre sconsigliato calpestare, compattare il terreno o sottoporlo a lavorazioni anche superficiali, mentre occorre, per facilitarne la sopravvivenza, bagnare il terreno con regolarità.
La composizione in ciotola con le primule
Come si è detto, la primula è una pianta molto rustica, adatta alla coltivazione in vaso; in particolare, si presta a creare una composizione colorata in una fioriera del terrazzo. Sono piantine minute: ognuna ha una rosetta di foglie a cornice dei fiorellini centrali, che occupa circa 15-20 cm quadrati. Anche il loro apparato radicale è piuttosto superficiale e si accontenta di una profondità di circa 20 cm. La ciotola è il formato di vaso che meglio si presta alla coltivazione delle primule e non solo (in estate si possono sostituire le primule con verbena ed edera). Tuttavia è possibile optare anche per altri tipi di vaso, di forma e dimensioni variabili.
Vediamo allora come preparare una semplice ciotola per decorare il balcone o il terrazzo con le vostre primule.
Come substrato, utilizzare un comune terriccio di tipo universale, anche miscelato a torba e sabbia, dotato di un buon potere drenante; sul fondo della ciotola è bene porre uno strato di pochi centimetri di argilla espansa.
Per una ciotola di terracotta del diametro di 60 cm e profonda 40 cm acquistare 9 piantine. Una volta preparato il substrato (come spiegato sopra), scavare una buca centrale sufficientemente grande per accogliere tutto il pane radicale della prima piantina estratta dal vasetto di acquisto. Quindi disporre le altre intorno in maniera equidistante, seguendo una linea circolare. Tra una piantina e l’altra mantenere un distanziamento di 3-5 cm.
La posizione ideale per coltivare le primule nella ciotola deve essere preferibilmente in mezz’ombra, con luce, ma non in pieno sole. Sicuramente meglio in una posizione dove siano protette dal vento e dalle correnti d’aria. Nel periodo primaverile, considerate le temperature ancora medio-basse e le limitate esigenze idriche delle piante: le bagnature saranno ridotte al minimo indispensabile. Non esiste una regola precisa per quel che riguarda l’acqua: saranno le piantine stesse a indicarci quando è il momento giusto per intervenire, fornendo loro acqua: come già enunciato, l’allessamento delle foglie, che perdono il loro naturale turgore e il ripiegamento dei fiori verso il basso, sono i segnali che indicano che la piantina ha sete. È bene bagnare in mattinata, ovvero nelle ore meno fredde del giorno. Di norma, il terriccio deve essere mantenuto sempre leggermente umido, ma non zuppo. Volendo intensificare la fioritura, renderla più vivace e prolungata, è consigliabile tagliare alla base i fiori sfioriti e fornire alle piantine un po’ di concime specifico per piante fiorite. Un prodotto in formato liquido potrà essere diluito nell’acqua d’irrigazione e fornito ogni 10 giorni circa.
Primule viola e primule gialle sono un buon abbinamento cromatico all’interno della ciotola: i colori complementari si illuminano a vicenda saltando immediatamente all’occhio.