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Abitazioni nel sottotetto in spazi ex produttivi: nel centro di Palermo, in una zona ricca di palazzi storici, monumenti e attrazioni, l’intero complesso residenziale nasce dalla rigenerazione di un’area industriale, individuata dalla ciminiera in mattoni refrattari.
L’intervento ha convertito la destinazione d’uso conservando l’identità del luogo. Gli edifici dell’ex fabbrica alimentare di “pomidoro e conserve Nicolò Dagnino” sorgono nel quartiere arabo della Kalsa di Palermo.
Il complesso, rimasto a lungo abbandonato, fino al 2013, costituisce un vero e proprio esempio di archeologia industriale, la cui costruzione risale alla fine dell’800. Nel corso degli anni, l’impianto originario ha subito numerose trasformazioni; ora, l’intervento di riqualificazione ha permesso di ricavare dei sottotetto a uso residenziale conservando però anche i fabbricati principali con i loro tratti architettonici peculiari, dalle murature in laterizio alle coperture a falda con capriate in legno.
Con la riconversione del complesso, che ha un’estensione di circa 3.000 mq, sono state ricavate 18 unità abitative. Quella nelle foto si sviluppa su due piani un’ampia zona a doppia altezza, illuminata da lucernari che si aprono sulla falda.
In questo sottotetto come in tutto il lotto, l’intervento non ha comportato aumento volumetrico, ma si è concentrato sul “risanamento creativo” dell’esistente, all’esterno e all’interno.
Il livello superiore, che si raggiunge dalla zona dell’ingresso, dove è stata ricavata anche la confortevole postazione studio, è illuminato sia dalle portefinestre del piano sotto che dalle finestre da tetto in falda.
Planimetria piano inferiore
Planimetria piano superiore
Gli ambienti al piano superiore del sottotetto – opposti in diagonale – sono distribuiti da una passerella aggettante che, all’arrivo della scala, sporge sopra l’ingresso.
La camera matrimoniale e il bagno affacciano su un terrazzo che chiude l’angolo.
Progetto: Arch. Anna Patti – studio PL5 Architettura, http://www.pl5architettura.it Direzione Lavori: Arch. Giovanni Franzitta
Assistenti alla Direzione Lavori: Arch. Anna Patti, Arch. Pietro Messina Strutture: Ing. Margherita Franzitta, Ing. Valentina Giacobbe Collaboratori: Arch. Alice Franzitta, Arch. Chiara Bruno, Arch. Rita Franzitta, Arch. Cristina Gelardi, Arch. Fabrizio Favuzza, Arch. Rosita Nocifora
La zona pranzo open, integrata nella cucina
L’ampio volume con la zona pranzo è ribassata dalla soletta del piano sopra, con putrelle in ferro e assito in legno. Le pareti in mattoni faccia a vista, lasciati nel loro colore naturale, ricordano la precedente destinazione d’uso.
Ingresso nel soggiorno open space
La zona pranzo è collegata all’open space del living attraverso un vano aperto nel muro di spina. L’atrio, da cui sale anche la scala che porta al livello superiore, è alto oltre 5 metri, a differenza della zona pranzo che risulta ribassata.
Oltre ai mattoni faccia a vista, altro materiale dominante è il legno di rovere della copertura e di altre strutture, riproposto anche nelle scelte d’arredo. Queste, in armonia con il passato del luogo, includono pezzi di recupero e vintage, come le sedie in laminato verde intorno al tavolo.
Scala in cemento, nell’ingresso-soggiorno
L’altezza elevata del volume di ingresso è riproporzionata da una rete elastica che lascia a vista i tratti architettonici. Una scala in cemento che sembra sospesa nel vuoto permette di raggiungere gli ambienti in mansarda.
L’ingresso-studio è arredato semplicemente con uno scrittoio antico.
Il nostro progetto per l’home working
Per adeguare la casa alle nuove esigenze lavorative di chi la abita e vi lavora ora in smartworking, ecco qui sotto il nostro progetto per la trasformazione dell’ingresso in un vero e proprio home office con scrivania, seduta ergonomica e capiente libreria multitasking.
L’intento del progetto d’interior è stato quello di ottenere il massimo comfort e al contempo l’integrazione con i tratti stilistici dell’abitazione.
Sfruttare al massimo la luce
La luce naturale proviene da due direzioni: dalla portafinestra sul giardino e anche dall’alto, attraverso i lucernari sul tetto. Per lavorare in casa con un buon comfort visivo, l’ambiente con la postazione home office dovrebbe essere ampio e arioso e soprattutto ricevere luce da due aperture, meglio se distanti tra loro.
Più luce dal tetto con le due file di nuovi lucernari
Con travi e assito in legno, il tetto è a doppia falda. Lungo la linea di colmo, si aprono a destra e a sinistra due sequenze di lucernari che inondano di luce zenitale gli ambienti del sottotetto. La capriata centrale in legno è quella originale dell’edificio storico.
All’arrivo della scala, la zona di passaggio e distribuzione con affaccio sugli ambienti sottostanti è protetta da una balaustra in ferro verniciato azzurro. La luce proviene dal basso e anche dall’alto.
La finestra da tetto di Velux, ritagliata sullo spiovente tra due travi in legno, si apre a ribalta tramite un sistema di controllo motorizzato.
Terrazzo con viste panoramiche
In molti edifici del complesso, la copertura a terrazzo è totalmente fruibile e aggiunge superficie al sottotetto. Qui si viene a creare anche un posto dove lavorare en plein air. Vi si accede tramite uscite panoramiche realizzate ad hoc che hanno il pregio di illuminare ampiamente gli interni.
Nell’intervento di ristrutturazione globale, le finestre sui tetti sono diventate vere protagoniste degli ambienti indoor: “inquadrano” direttamente porzioni di cielo ed evitano zone d’ombra sui soffitti.
Foto: Andrea Segliani
Il lucernario per accesso al terrazzo
Scopriamo di più sul tipo di infisso utilizzato nella casa raccontata. Le soluzioni che utilizzano una combinazione di finestre contribuiscono ad aumentare la quantità di luce naturale al piano sottostante. In particolare, una combinazione di lucernari di questo tipo permette di accedere comodamente a una terrazza sul tetto, illuminando allo stesso tempo il piano inferiore.
La proposta Velux si pone come alternativa a botole o torrini tradizionali. Grazie ai raccordi è possibile sovrapporre più elementi della stessa larghezza mantenendo una completa tenuta all’acqua, creando così un lucernario che unisce isolamento termico, praticità ed estetica.
Ogni singola finestra può essere poi completata con una tenda parasole esterna in grado di ridurre dell’88% il calore estivo.
La modularità Velux consente anche di adattare il lucernario a due falde alle proprie esigenze.
La finestra verticale per l’uscita si apre manualmente, mentre la finestra contrapposta può essere dotata di motore solare per gestire la ventilazione naturale, tramite un comando a distanza, e la chiusura automatica in caso di pioggia.
Le finestre motorizzate possono essere comandate anche da VELUX ACTIVE, in modo da monitorare i livelli di CO2, umidità e temperatura della stanza e di gestire l’apertura delle finestre e delle tende da remoto. Così da garantire sempre il massimo comfort e una buona qualità dell’aria in modo completamente automatico.