Trilocale anni ’60: nuovo layout in meno di 100 mq

In poche mosse, con una ristrutturazione soft, il trilocale anni '60 ha cambiato look. All'ultimo piano, ha un terrazzo concepito come continuazione della zona giorno.

Silvia Scognamiglio
A cura di Silvia Scognamiglio
Pubblicato il 08/10/2018Aggiornato il 23/12/2019
trilocale anni '60: lampadario e specchio nel living

Modificare il layout di un trilocale anni ’60 in un edificio della zona semicentrale di Città Studi a Milano, con un intervento risolutivo: questa la sfida raccolta dagli architetti che, con pochi interventi e senza necessità di stravolgere la distribuzione esistente o di eseguire una ristrutturazione troppo invasiva, l’hanno attualizzata e resa più corrispondente ai desideri dei proprietari. 

Tra le esigenze prioritarie vi era innanzitutto quella di ricavare un sistema di vani attrezzati per riporre, senza tuttavia togliere spazio e vivibilità agli ambienti: affrontata questa necessità – mediante una soluzione a incastro, il resto del progetto è venuto di conseguenza. Lo sbocco all’aperto del terrazzo, sul quale affaccia il soggiorno, permette di valorizzare gli spazi del trilocale anni ’60 di metratura piuttosto contenuta (meno di 100 mq), mettendone a frutto le potenzialità.

Negli interni del trilocale anni ’60sono stati rifatti gli impianti, sostituiti gli infissi in legno con modelli simili a quelli preesistenti e sono state rivestite in resina le pavimentazioni, anche all’esterno. Negli arredi, le realizzazioni su misura hanno riguardato anche il riadattamento di mobili che provengono dalla precedente abitazione.

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  • terrazzo-specchio
  • lampadario a cascata
  • divano e libreria
  • libreria in soggiorno
  • tavolo con due panche
  • cucina con piano a induzione
  • cucini con mini tavolo pieghevole
  • camera con pannello-testiera blu
  • cabina armadio in camera
  • disimpegno notte
  • bagno con lavabo-lavatoio
Il progetto

Il trilocale anni l’60 all’ultimo piano, con superficie di circa 93 mq (cui si aggiungono i 23 mq del terrazzo), è stato attualizzato da una nuova distribuzione che ridimensiona gli spazi di passaggio e il corridoio per poter disporre di ambienti più grandi.

La presenza di numerosi pilastri, sia in posizione centrale sia lungo il perimetro, costituisce indubbiamente un vincolo strutturale in molte stanze; la forma della pianta favorisce però comunque una pratica suddivisione delle funzioni, con distinzione netta tra il living e la parte notte della casa che comprende la camera matrimoniale, lo studio-stanza degli ospiti e il bagno. La cucina continua a occupare, come prima, un locale indipendente, vicino all’ingresso.pianta

Dall’ingresso il corridoio del trilocale anni l’60 dal tipico impianto dell’epoca è stato ridotto in lunghezza rispetto al precedente layout. Ora si restringe a cannocchiale dopo la cucina e indirizza il percorso da una parte verso il living e dall’altra verso il disimpegno che distribuisce la camera, lo studio, il bagno e il ripostiglio.

Nel soggiorno doppio, che integra zona conversazione e pranzo, non sono stati apportati grossi cambiamenti. Soltanto si sono riportati al vivo i due pilastri portanti dopo avere rimosso i rivestimenti che li ricoprivano e che rendevano la loro presenza ancora più incombente.

Il blocco centrale di nuova realizzazione, che comprende ripostiglio e cabina armadio indipendenti, funge anche da filtro tra zona giorno e parte notte della casa.

Il terrazzo del trilocale anni ’60, accessibile dal soggiorno tramite una portafinestra, è delimitato su uno dei lati corti da un muro cieco, su quello opposto da una vetrata che confina con la proprietà adiacente. In alto, è aperto, incorniciato però dalle travature che fanno parte della struttura dell’edificio; pavimentato in resina e allestito con piante in vaso e rampicanti, ospita anche una piccola zona pranzo outdoor.

terrazzo-specchio

Il progetto per il trilocale anni ’60 mira a creare una sorta di continuità tra spazi interni ed esterni. Il grande terrazzo si può all’occorrenza coprire completamente con un telo per ombreggiarlo. Nell’angolo subito a sinistra della portafinestra che lo collega al living, lo sfondo della parete perimetrale tinteggiata di verde e del pavimento in resina grigia, mette in risalto una piccola zona relax; è arredata con pochi pezzi, ma lo stile dei complementi e i dettagli fanno pensare a un ambiente interno. Sul terrazzo, pavimentazione e battiscopa sono rivestiti con una speciale resina acrilica mono componente adatta per esterni, resistente all’acqua e all’umidità (Malta di Containers), in tonalità grigio cemento. L’angolo è arredato con una poltroncina in midollino e un tavolino pieghevole; a parete, specchi e cornici vintage.

lampadario a cascata

Una delle soluzioni più caratterizzanti del trilocale anni ’60 è lo specchio a tutta altezza che ricopre la parete del ripostiglio di fianco al soggiorno e riflette, in corrispondenza, il corridoio e la porta d’ingresso della casa, oltre al lampadario d’artista a gocce calato a cascata al centro dello spazio. La specchiera è formata da una composizione di lastre modulari da 30 x 30 cm in un cristallo anticato da macchie brunite che riproducono gli effetti del tempo. Nel corridoio, i soffitti sono stati ribassati per consentire il passaggio dei condotti dell’impianto di climatizzazione che raffresca tutta la casa. Lo scenografico lampadario che, con la sua cascata di gocce in cristallo verdi e trasparenti di diverse dimensioni, scende quasi fino a terra, scandisce il passaggio tra l’ingresso e il soggiorno: è stato realizzato dall’artista-designer Carlo Urgese assemblando e reinterpretando pezzi recuperati da vecchie lampade.

Composizione basata sulla simmetria per la zona conversazione del trilocale anni ’60: il divano, appoggiato alla parete e rivolto verso le finestre, è incorniciato dai due pilastri che scandiscono i percorsi all’interno dell’open space, e contribuiscono a definire le aree. In questo modo la presenza “obbligata” degli elementi strutturali diventa anche funzionale alla disposizione degli arredi.

divano e libreria

Il divano, rivestito in pelle di colore grigio perla, è di Poltrone e Sofà; accanto, il tavolino con base centrale e piano rotondo in marmo è della serie Side Table di Knoll, design Eero Saarinen. Le lampade per la zona lettura, con diffusori sferici in alluminio e vetro opalino che scendono ad altezze differenziate sono il modello String Light Sphere Head di Flos, design Michael Anastassiades. Il tappeto grigio è Blossom di Stepevi. In tonalità grigio cemento è il pavimento in resina per il quale è stato impiegato il prodotto WR06 di Kerakoll.

libreria in soggiorno

Lungo la parete, i ripiani della libreria proseguono senza interruzione anche dietro il pilastro addossato al mobile e risultano comunque accessibili per riporre i volumi.

Complementi per appoggio in più

Poggiapiedi, sgabello, mini coffee table o pouf: c’è sempre spazio in soggiorno per complementi d’arredo multifunzione che si prestano di volta in volta  a utilizzi diversi. I modelli con seduta imbottita e rivestita in tessuto o in pelle possono coordinarsi con il divano o con altri imbottiti; ma più facilmente sono pezzi singoli all’interno della stanza, liberi da ogni vincolo.

Le nostre scelte
1. Il poggiapiedi Strandmon di Ikea, utile anche come seduta supplementare, ha la fodera in tessuto Norvalla grigio scuro. Misura
L 60 x P 40 x H 44 cm e costa 79,99 euro.
2. Ha lavorazione capitonné il pouf rotondo
Colette di Maisons du Monde, con imbottitura in cotone e rivestimento in tessuto color lino ecrù. Con diametro 53 cm
e altezza 37 cm, costa 99,99 euro.

Le nostre scelte
1. Il poggiapiedi Strandmon di Ikea, utile anche come seduta supplementare, ha la fodera in tessuto Norvalla grigio scuro. Misura L 60 x P 40 x H 44 cm e costa 79,99 euro.
2. Ha lavorazione capitonné il pouf rotondo Colette di Maisons du Monde, con imbottitura in cotone e rivestimento in tessuto color lino ecrù. Con diametro 53 cm e altezza 37 cm, costa 99,99 euro.

tavolo con due panche

Sui due lati del living, le librerie con montanti in metallo fissati a terra e a soffitto e ripiani in rovere erano già esistenti: sono state riadattate a misura del nuovo ambiente e rilaccate in bianco. È stato invece realizzato ex novo il tavolo da pranzo rettangolare per dare alla zona pranzo una connotazione più conviviale e avere una maggiore flessibilità nel numero delle sedute: alle sedie tradizionali sono state infatti preferite due panchette che hanno la stessa lunghezza del piano. La zona pranzo è illuminata da una finestra tripla con sistema di apertura a libro che affaccia sul terrazzo. Il tavolo rettangolare, con piano che misura 240×75 cm, disposto in posizione perpendicolare rispetto all’apertura, ha un basamento centrale in ferro e il top in legno di rovere sbiancato. Le panche in rovere hanno la seduta imbottita e rivestita in tessuto grigio. Nell’angolo vicino alla finestra, l’applique agganciata al ripiano della libreria è su disegno di Salvatore Evangelista.

La cucina del trilocale anni ’60 è rimasta, anche dopo la ristrutturazione, nella stessa posizione occupata in precedenza e non ha subito modifiche nelle dimensioni. La composizione che la arreda sfrutta al meglio i due lati lunghi del locale; anche in altezza, grazie alla doppia fila di pensili con ante in parte chiuse e in parte vetrate. Moduli contenitori a profondità ridotta sono stati inseriti anche nel sottofinestra mentre di fronte, vicino alla porta, c’è posto anche per un tavolino rotondo e una sedia pieghevole: mini zona pranzo per uno!

cucina con piano a induzione

La cucina è illuminata da una finestra e da una portafinestra affacciata sul balconcino: le due aperture si allineano lungo la stessa parete; i nuovi serramenti in legno verniciato bianco, sul modello di quelli originali, sono stati installati dall’impresa Gea Costruzioni che ha eseguito tutto l’intervento di ristrutturazione. La composizione è su misura, con frontali in laccato bianco opaco e maniglie a pomolo; le zone lavaggio e cottura in linea sono naturalmente separate dal volume del pilastro che aggetta lungo il muro. Top e alzata sono in marmo bianco
di Carrara; la piastra di cottura è un modello in vetroceramica a induzione.

cucini con mini tavolo pieghevole

In cucina come in tutti gli altri ambienti della casa, i vecchi pavimenti in marmo e marmette sono stati coperti da un nuovo rivestimento, omogeneo e senza giunzioni, in cemento-resina di colore grigio; solo nelle camere si è reso necessario rimuovere prima il parquet esistente. La posa della resina (spessore 3 mm) è stata eseguita manualmente a spatola: con questa tecnica è possibile scegliere la texture desiderata, più o meno liscia o lucida.

Spremiagrumi da esibire

Dal frullatore alla centrifuga e all’estrattore, tante sono le tipologie di apparecchi progettati per trasformare la frutta in bevanda. Eppure, nel caso di arance e limoni, niente è più specifico ed efficace del classico, intramontabile spremiagrumi. Manuale (ci sono anche modelli con meccanismo a leva, come quelli professionali) o elettrico: le tecnologie rimangono pressoché immutate, ma oggi i designer usano forme, colori e materiali puntando su linee contemporanee o vintage.

Le nostre scelte
1. Ha una velocità di 90-95 giri/min lo spremiagrumi Vita di Bugatti
con forma conica, disponibile
in diversi colori. Costa 165 euro.
2. Ha linee rétro lo spremiagrumi elettrico ispirato agli anni '50
CJF01 di Smeg.
Costa 139 euro Iva esclusa.
3. Lo spremiagrumi semiprofessionale in acciaio
inox con meccanismo
a leva Master Juicer
di Princess. Costa 84,90 euro
4. È in acciaio inox lo spremiagrumi manuale tradizionale della linea Grandchef di Tescoma. Con recipiente per raccogliere
il succo. Costa 14,90 euro.

Le nostre scelte
1. Ha una velocità di 90-95 giri/min lo spremiagrumi Vita di Bugatti con forma conica, disponibile in diversi colori. Costa 165 euro.
2. Ha linee rétro lo spremiagrumi elettrico ispirato agli anni ’50 CJF01 di Smeg. Costa 139 euro Iva esclusa.
3. Lo spremiagrumi semiprofessionale in acciaio inox con meccanismo a leva Master Juicer di Princess. Costa 84,90 euro
4. È in acciaio inox lo spremiagrumi manuale tradizionale della linea Grandchef di Tescoma. Con recipiente per raccogliere il succo. Costa 14,90 euro.

Nella camera matrimoniale del trilocale anni ’60 il letto è inserito nella rientranza ricavata, di risulta, accanto al volume dell’armadio a muro che occupa la posizione d’angolo. Al posto della testiera, un pannello in compensato, imbottito e rivestito in velluto per uno spessore totale di circa 4 cm, copre – come una grande boiserie – la parete fino all’altezza della veletta superiore. La tonalità blu-avio del tessuto costituisce un elemento cromatico di stacco visivo nella stanza dove dominano finiture in bianco

camera con pannello-testiera blu

Nell’angolo tra la finestra e il letto, la profondità di circa 50 cm della nicchia tra la parete perimetrale e il pilastro è stata sfruttata per ricavare un armadio a muro. Chiuso da ante in legno laccato bianco ricordano le persiane delle finestre, quasi che dietro ci sia non un armadio ma un’apertura affacciata all’esterno. Il letto matrimoniale, realizzato su disegno dal falegname (FB Falegnameria), ha la struttura in rovere sbiancato spazzolato; il coordinato tessile è di Society Limonta. La pannellatura in velluto sulla parete misura 240 x 180 cm ed è opera del tappezziere (Galimberti Federico). Sul tavolino rotondo che funge da comodino è appoggiata una lampada in ottone a braccio flessibile disegnata e realizzata da Salvatore Evangelista.

cabina armadio in camera

La cabina armadio è accessibile direttamente dalla camera matrimoniale: il vano si apre a lato del letto e si estende – in parallelo – su tutta la lunghezza della parete. La porta che la chiude è del tipo scorrevole a scomparsa interno muro con maniglia incassata ed è stata realizzata su misura dal falegname. All’interno, il guardaroba è attrezzato, sul lato lungo, con appendiabiti e cassettiere.

disimpegno notte

Tutti i locali del trilocale anni ’60 distribuiti dal disimpegno della zona notte (camera, ripostiglio, bagno e studio) sono chiusi da porte a battente rasomuro rifinite con smalto bianco all’acqua come le pareti; le maniglie sono il modello Galileo di Ghidini.

idea di progetto

 
Il blocco per contenere

Le modifiche nel layout del trilocale anni ’60 sono partite dall’esigenza di ricavare ampi spazi per contenere indipendenti e ben organizzati che non interferissero con la distribuzione e la fruibilità degli ambienti. Da qui la soluzione di rinunciare a una parte del corridoio per concentrare la cabina armadio (a uso della stanza matrimoniale) e il ripostiglio (accessibile dal disimpegno) in un unico volume di forma allungata posizionato tra il soggiorno e la parte notte della casa. La posizione è strategica, il blocco permette di dividere e collegare allo stesso tempo le due zone; e la sua presenza risulta quasi mimetizzata. La scelta progettuale è facilitata dal fatto che, trattandosi di ambienti di servizio, possono essere ciechi e non necessitano di finestre collegate con l’esterno. La cabina armadio non è molto profonda ma si sviluppa occupando tutta la lunghezza della parete di fianco al letto.

 

progetto-cabina-armadio

bagno con lavabo-lavatoio

Nell’unico ambiente di servizio del trilocale anni ’60, la posizione dei pilastri che aggettano lungo due pareti permette di definire, senza necessità di alcuna modifica, quattro rientranze e di individuare quindi le diverse zone funzionali del bagno. Sul lato a destra della porta, il lavabo risulta così ben separato dal box doccia in muratura che occupa l’angolo vicino alla finestra: le piastrelle rettangolari stile anni ’60, grazie alla posa in verticale danno slancio al locale facendolo sembrare più alto. Nel bagno il lavabo lungo 90 cm è un modello “a canale” in ceramica (Elleboro di Pozzi-Ginori): il bacino poggia su un piano in rovere tinto, realizzato su misura; la rubinetteria è di Bellosta. Le piastrelle bianche rettangolari, formato 10×30 cm, posate sul pilastro sono di Fap Ceramiche. L’attrezzatura del box doccia è di Rare Sistema Doccia.

Lavabo o lavatoio?

Questione di design, ma anche di praticità: per l’unico bagno del trilocale anni ’60 è stato scelto un modello di lavabo con lunghezza e anche profondità del bacino superiore rispetto a quelli tradizionali. La forma si rifà a quelle dei lavatoi in ceramica utilizzati nei locali lavanderia; ma oggi è di tendenza installarli anche nei bagni, non necessariamente in ambienti di gusto rustico; in versione sospesa o da appoggio, i “lavatoi” sono oggi molto curati nelle linee: a seconda delle esigenze possono essere salvaspazio o avere lunghezza sufficiente per poter essere utilizzati contemporaneamente da due persone.

Le nostre scelte
1. Il lavabo sospeso Block di Xilon in ceramica con superficie texturizzata Carbon
ha il bacino profondo 20 cm ed è disponibile in diverse lunghezze. Prezzo da rivenditore.
2. È da appoggio sul piano il lavabo della collezione Wynn di Colavene
con capiente vasca profonda 25 cm che può essere montata anche a muro.
Disponibile da 50 o da 70 cm di lunghezza (profondità 40 cm), è in ceramica
e offre anche la possibilità di avere il bordo colorato. Prezzo da rivenditore.

Le nostre scelte
1. Il lavabo sospeso Block di Xilon in ceramica con superficie texturizzata Carbon ha il bacino profondo 20 cm ed è disponibile in diverse lunghezze. Prezzo da rivenditore.
2. È da appoggio sul piano il lavabo della collezione Wynn di Colavene con capiente vasca profonda 25 cm che può essere montata anche a muro. Disponibile da 50 o da 70 cm di lunghezza (profondità 40 cm), è in ceramica e offre anche la possibilità di avere il bordo colorato. Prezzo da rivenditore.

Progetto: arch. Daniele Mariconti e Andrea Volpato, Milano, Tel. 02/49436896 – studio.mariconti@gmail.com
Foto: Denise Bonenti

 

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