Una casa formato famiglia: nuovo layout per gli interni anni ’70
Ripensati nello stile e più razionali nella distribuzione, gli interni anni '70 dell'appartamento sono diventati uno spazio contemporaneo luminoso e formato famiglia. Arricchito da pezzi di design d'autore.
Nel cuore di quello che è diventato uno dei distretti milanesi della moda e del design – tra via Solari e via Foppa – gli interni anni ’70 dell’abitazione sono stati rinnovati e trasformati grazie a un progetto che si articola a più livelli.
Approfittando infatti dei consistenti interventi di manutenzione su strutture e impianti, è stato ripensato anche il layout degli interni anni ’70, così da renderla più fruibile e funzionale, soprattutto per venire incontro alle esigenze di una famiglia di quattro persone, con genitori e due figli adolescenti ormai desiderosi di spazi e privacy.
La superficie disponibile negli interni anni ’70 – circa 140 mq – è stata suddivisa in modo equilibrato tra ambienti comuni e privati: living doppio al centro, accessibile dall’ingresso, cucina indipendente e due zone notte, nettamente disimpegnate.
Tra le soluzioni progettuali adottate, di notevole rilevanza è l’utilizzo strategico delle nicchie che, in molti casi appositamente realizzate, svolgono la funzione di dividere e contenere, riducendo al minimo l’ingombro e sfruttando anche le zone di passaggio.
Con pareti e arredi in bianco, pezzi di design anni ’50 e lampade e serramenti hi-tech, gli interni anni ’70 assume un look contemporaneo con poche, meditate varianti.
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Il progetto
La ristrutturazione degli interni anni ’70 ha riguardato diversi aspetti: impiantistico, strutturale, distributivo e di finiture. Le variazioni rispetto al layout di partenza sono state notevoli e hanno comportato importanti cambiamenti sia nella suddivisione degli spazi sia nelle funzioni. Il soggiorno ha visto raddoppiare le sue dimensioni grazie alla demolizione del tramezzo esistente, mentre la cucina ha preso il posto di un’ex camera da letto, con necessità quindi di predisporre i nuovi collegamenti degli impianti tecnici. Sono stati inoltre ricavati utili vani di servizio: una lavanderia, un guardaroba per i cappotti vicino all’ingresso e una zona studio che fa tutt’uno con il corridoio. L’area notte è suddivisa in due parti, alle estremità opposte della casa: sono collegate da un corridoio e ciascuna area è introdotta da un disimpegno. Sono state così ricavate tre camere, delle quali una matrimoniale e due singole. I due bagni, simili per la forma allungata, sono posizionati a destra e a sinistra dell’ingresso, divisi dal volume centrale della scala condominiale. Gli ambienti di servizio sono accessibili dai due disimpegni delle camere. Nella zona studio ritagliata all’estremità del corridoio, aria e luce penetrano anche dall’adiacente cucina grazie alla parete di confine tra i due ambienti che non arriva a tutta altezza. La cucina, che occupa un ambiente indipendente di fianco al living, è attrezzata su due lati e integra anche una zona conviviale al centro della stanza. Negli interni anni ’70, la pianta è caratterizzata dalla disposizione speculare degli elementi: ingresso e living al centro, zona notte splittata a destra e a sinistra e quattro balconi a loggia, uno per ogni angolo, in corrispondenza di ciascuna delle tre camere da letto e della cucina.
Nel grande ambiente centrale degli interni anni ’70, la zona conversazione occupa oltre metà della superficie del doppio soggiorno: lo spazio è arredato con due divani disposti ad angolo, modello Groundpiece di Flexform, dalle linee morbide e rivestiti in tessuto bianco sfoderabile, con cuscini a rullo dietro gli schienali. Di fronte, la parete attrezzata su disegno in mdf laccato bianco opaco è formata da riquadri rettangolari a giorno, con uno vano più ampio al centro per inserire il monitor della tv.
La zona conversazione e il pranzo sono affiancati, senza soluzione di continuità, e ciascuna della due aree è illuminata da una grande vetrata. Il tavolo rettangolare con piano di spessore sottile e finitura alluminio è il modello Less di Unifor, design Jean Nouvel; la poltroncina bianca a capotavola è la DAW di Vitra, design Charles & Ray Eames. Appoggiata a sinistra sulla mensola che corre lungo la parete, la lampada da tavolo bianca è Atollo di Oluce, design Vico Magistretti.
Living: ecco com’era prima
La zona giorno prevedeva in origine due ambienti adiacenti con accessi indipendenti, separati da un tramezzo centrale; quest’ultimo è stato demolito, realizzando al suo posto una struttura in muratura molto più corta e agile, integrante il pilastro portante (come spiegato nel box in basso con i disegni tecnici). In fase di ristrutturazione, i serramenti esistenti in legno, tipici degli interni anni ’70, inefficienti dal punto di vista energetico, sono stati sostituiti con modelli in alluminio a taglio termico. Le tapparelle sono ora in legno con sollevamento motorizzato, e i cassonetti rasomuro sono coibentati all’interno: queste soluzioni hanno permesso di fare guadagnare all’appartamento due classi energetiche rispetto allo stato di fatto.
... e come è diventato adesso
In alternativa alla sospensione centrale, le grandi aree funzionali del soggiorno sono illuminate con lampade da terra a stelo e con applique, dal design minimal e contemporaneo. Quella che fa luce sulla zona conversazione è un modello a braccio, girevole ed estensibile, ha un ampio raggio d’azione e può essere quindi orientata dove occorre. Nel living, ai lati dei due divani, i tavolini con struttura in acciaio e piano in cristallo sono un classico del design di Eileen Gray, (prodotto da ClassiCon); in legno degli anni ’40 il coffee table al centro. L’applique a braccio orientabile è la 265 di Flos, design Paolo Rizzatto.
Un “totem” multifunzione tra le due aperture
Nella zona giorno degli interni anni ’70 – tra le due portefinestre – è stato realizzato un volume aggettante a tutta altezza: con sviluppo “a elle”, prevede sul retro un passaggio aperto largo circa 90 cm; frontalmente è una struttura a colonna che funge anche da elemento di divisione parziale tra le due aree della stanza, pranzo e conversazione. I quattro schemi riportati qui sopra mostrano come è fatta, al suo interno questa colonna-totem, che cosa nasconde e che cosa ha permesso di ricavare. Il volume, che misura in pianta L 65 x P 120 cm, integra un pilastro portante e anche una parte del pluviale incassato nella parete perimetrale: tale pluviale sale infatti prima in verticale, fa poi una curva e prosegue in orizzontale fino al plafone. L’intervento ha comportato in primo luogo la coibentazione con lana di roccia del condotto; quest’ultimo e il pilastro sono stati poi racchiusi e mimetizzati, realizzando un involucro con tavelle in muratura e cartongesso. La colonna serve anche per contenere: sfruttando gli spessori vuoti tra le tavelle di rivestimento e il pilastro, sono state infatti ricavate, sia di fronte sia a lato, nicchie profonde circa 30 cm, attrezzate con ripiani. Le superfici sono state rifinite in bianco come le pareti circostanti.
Nel corridoio che distribuisce i diversi ambienti della casa, la continuità del passaggio è sottolineata dal rivestimento a terra in resina di colore beige e dai faretti che illuminano i percorsi interni. A destra e a sinistra, i vani che introducono le singole stanze sono incorniciati e ribassati da velette in cartongesso; la sola porta che chiude, in fondo, la zona studio raggiunge invece l’altezza del soffitto La zona studio, all’estremità del corridoio, riceve luce anche dall’alto, attraverso un’apertura interna nella fascia superiore della parete che confina con la cucina; quando la porta basculante a tutta altezza viene chiusa, il locale risulta del tutto indipendente. Allo scrittoio è accostata una poltroncina modello DAW di Vitra, design Charles & Ray Eames.
In linea, un sistema di pieni e vuoti
Benché negli interni anni ’70 i collegamenti con il soggiorno siano stati resi più aperti e fluidi, il lungo corridoio che attraversa centralmente l’abitazione è stato conservato anche nel nuovo progetto dove mantiene la sua funzione di filtro. Sul lato che confina con il living la lunghezza di oltre 16 m è stata sfruttata al meglio alternando – come illustrato nello schema a fianco – vani di passaggio aperti e chiusi, armadiature e nicchie murali attrezzate con ripiani.
Nel corridoio e in tutta l’abitazione, i pavimenti in resina sono stati realizzati dalla ditta Resin. Le porte basculanti su disegno del progettista e gli altri arredi su misura sono opera della falegnameria Arredala!
Secondo lo schema compositivo simmetrico che caratterizza gli interni anni ’70, il disimpegno notte si apre all’estremità del corridoio opposta rispetto alla zona studio. Mentre sulla destra un doppio portale aperto, privo di serramenti, introduce gli ambienti del living.
Due porte con funzioni di pareti divisorie
Alle opposte estremità del corridoio sono stati installati speciali serramenti su disegno che chiudono rispettivamente la zona studio da una parte e il disimpegno notte dall’altra. Si tratta di porte a tutta altezza realizzate su disegno del progettista: con spessore di circa 5 cm, sono in mdf alveolare, vuoto all’interno per ridurre il peso della struttura e renderne agevole il movimento. Il sistema di apertura – detto “basculante” o “vai e vieni” – si basa su una particolare incernieratura a soffitto tramite un perno incassato e a pavimento per mezzo di una pompa che (come si vede negli schemi a destra) consente la rotazione del pannello sia in senso orario sia antiorario, a 180°; semplicemente a spinta, senza bisogno di maniglie. Quando le porte sono chiuse, consentono una separazione totale, come fossero muri.
Negli interni anni ’70 la cucina occupa un ambiente indipendente che confina con il soggiorno: è introdotta da una piccola zona d’ingresso che, riproporzionata da una controsoffittatura in cartongesso e attrezzata con una nicchia a parete, funge da filtro rispetto al corridoio di distribuzione. La composizione della zona operativa si sviluppa su due lati ed è delimitata da una spalla in muratura che idealmente va a chiuderla sulla destra, in corrispondenza del frigo freestanding. Le tonalità neutre del bianco, del grigio metallizzato e del beige sono dominanti sul piano quantitativo; eppure lo sguardo è catalizzato dai colori complementari – blu e giallo – scelti per evidenziare dettagli e punti focali nella stanza: una sola parete e due delle sedie intorno al tavolo. La composizione con sviluppo ad angolo della cucina, in laccato bianco lucido con basi e pensili, è stata realizzata su disegno; il frigorifero combinato in finitura metallizzata è un modello freestanding di Bosch. Lungo la parete libera, tinteggiata in arancione, la credenza in legno di ciliegio che si sposta su ruote è di Mdf Italia. Al centro della stanza è stata ricavata una seconda zona pranzo che si aggiunge a quella più grande del soggiorno: il tavolo con piano in marmo è il modello Dining Table di Knoll, design Eero Saarinen, nella versione rotonda; anche le sedie intorno sono un classico del design anni ’50: quelle blu sono le Ant, quelle in finitura legno sono della Serie 7, mod. 3107, entrambe di Fritz Hansen, design Arne Jacobsen. Il piano è illuminato dalla lampada a sospensione a luce diretta Frisbi di Flos, design Achille Castiglioni. La parete della cucina che confina con il corridoio prevede un’ampia apertura ritagliata nella fascia alta: sopra ai pensili e al frigorifero, è stata lasciata libera, priva di vetro o serramento. Dall’altra parte c’è l’angolo studio, che può così ricevere aria e luce anche quando viene chiusa la porta che divide quello spazio dal corridoio.
Smalto e colore d’accento
La maggior parte dei muri della casa è stata tinteggiata con idropittura lavabile, quelli della cucina e dei bagni sono invece trattati con smalto opaco. È stato impiegato un prodotto acrilico a base acqua che permette di ottenere un ottimo risultato estetico, anche nell’accostamento con la pavimentazione in resina. Questa tipologia di smalto, inodore e lavabile con emissione ridotta di Composti organici volatili nell’ambiente (Dir. 2004/42/CE), è indicata per tinteggiare supporti in diversi materiali: non solo l’intonaco ma anche il legno, il cemento e i metalli. L’effetto è coprente e si sceglie in genere la finitura opaca o satinata che, riducendo i riflessi, risulta più riposante per la vista e mimetizza eventuali piccole imperfezioni sulla superficie.
Ricerca cromatica: su tre pareti della cucina si è utilizzato lo smalto bianco (così da avvicinarsi al colore dei mobili laccati); mentre per evidenziare la funzione prospettica della quarta parete, che fa idealmente da sfondo alla zona pranzo, si è scelta una tonalità calda chiamata “giallo d’India” che ricorre anche in altri ambienti della casa. Grazie al tintometro, un dispositivo che permette di miscelare i colori per creare sfumature pressoché uniche a partire dalle tinte base, le possibilità di personalizzazione del colore a smalto sono davvero infinite.
La zona notte è suddivisa in due aree distinte, ai lati opposti della casa, separate in mezzo dal volume del soggiorno. Da una parte le due camere singole dei ragazzi, molto simili tra loro nelle scelte d’arredo e compositive, sottolineano una volta in più la simmetria scelta per l’abitazione; dall’altra parte si incontra invece la stanza matrimoniale, preceduta da un disimpegno dove sono installate le armadiature: svolge quindi un po’ la funzione di spogliatoio e inoltre distribuisce il bagno. Tra i diversi ambienti della zona notte, stile sobrio e continuità cromatica fanno da filo conduttore, costruendo un gioco di rimandi. Nella stanza matrimoniale, su una base neutra nella gamma dei bianchi, dei grigi e dei beige, spiccano le note accese del giallo scelto per il copriletto e le lampade da tavolo: la stessa tonalità solare che abbiamo incontrato in cucina. Nella camera matrimoniale il letto tessile, rivestito in lino bianco e con una composizione di cuscini che sostituisce la testiera, integra un ampio contenitore sotto la rete; ai lati, i due tavolini gemelli di Eileen Gray per ClassiCon fungono da comodini. Le due lampade da tavolo con diffusore arancione sono il modello Costanzina di Luceplan.
Anche la camera singola è arredata con un letto tessile completo di capiente contenitore interno. Sul lato opposto è sistemata la postazione studio: la sedia è la DAW di Vitra in finitura giallo-arancione. Appoggiata sul tavolino esagonale di fianco al letto, la lampada è il modello Tab T di Flos; l’applique di forma cubica a parete è invece di Oty Light.
Pavimenti in resina spatolata
Senza rimuovere le preesistenti pavimentazioni in marmo e marmette, materiali tipici degli interni anni ’70, sono stati realizzati in tutta la casa rivestimenti in resina poliuretanica bicomponente di tonalità beige, posata a spatola sul supporto esistente; lo stesso materiale è stato impiegato per l’interno della doccia, la vasca da bagno e i piani del lavabo.
La resina è un materiale che si contraddistingue per l’ampissima gamma cromatica, gli spessori contenuti (circa 3 mm) e l’effetto estetico di continuità, senza fughe o interruzioni; la finitura può essere lucida, opaca o satinata. Altri vantaggi sono la resistenza meccanica e la possibilità di posa su superfici orizzontali, verticali o curve, in nicchie e su elementi d’arredo. L’irregolarità e l’effetto spatolato possono essere più o meno accentuati secondo il risultato desiderato. La posa: per stendere, come in questo caso, la resina su superfici esistenti, sono previste diverse fasi: – abrasione superficiale con carteggiatura o levigatura del sottofondo tramite spazzola rotante e successiva spolveratura; – viene quindi steso con spatola in acciaio un primer epossidico e speciali cariche con inerti adeguati alla superficie e si procede poi alla carteggiatura per rimuovere i residui; – viene quindi posata a spatola una resina epossidica del colore scelto e sopra eventuali motivi decorativi;- a rullo viene quindi stesa una resina poliuretanica bicomponente all’acqua; – l’ultima fase prevede infine la stesura di due mani di resina poliuretanica trasparente che forma una pellicola.
Bagni, com’erano: lo stato di partenza
L’ambiente di servizio che si trova vicino alla camera matrimoniale presentava diverse potenzialità da sviluppare, tra cui l’esposizione su due lati e la discreta ampiezza dovuta alla forma; il volume del pilastro d’angolo disegna una rientranza profonda circa 40 cm che è stata sfruttata per inserire il mobile lavabo, mimetizzandone l’ingombro.
Nell’altro bagno, di forma lunga e stretta, sono state invertite, lungo
la stessa parete, le posizioni di vasca e lavabo in modo da avere quest’ultimo più vicino all’entrata. I rivestimenti a terra e murali, tipicamente anni ’70, sono stati rimossi per far posto a soluzioni più leggere e più luminose che dilatano visivamente gli spazi.
Gli stessi ambienti di servizio dopo la ristrutturazione
In entrambi i bagni i serramenti a tutta altezza, affiancati lungo le due pareti perimetrali non ortogonali tra loro, formano un angolo aperto che amplia anche visivamente le dimensioni della stanza. Questa disposizione delle aperture, schermate da tende a pacchetto in tessuto di lino bianco, è una delle caratteristiche architettoniche peculiari dell’edificio in cui si trova l’appartamento: un tratto poco evidente dalla facciata che assume invece grande rilevanza all’interno. Nel bagno una spalla a tutta altezza taglia trasversalmente il lato lungo, dividendo e schermando alla vista la zona del lavabo (modello a incasso di Duravit, la rubinetteria è di Hansgrohe) rispetto a quella con la vasca e i sanitari, installati verso la finestra.