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Quando si parla di cucina a norma, oltre alla presenza di aerazione naturale, di corretti rapporti aeroilluminanti e di superficie minima richiesta dalla legge (5 mq per la cucina separata, 17 mq per la cucina a vista aperta sul soggiorno), si deve necessariamente pensare alla sicurezza degli elettrodomestici e alle loro specifiche caratteristiche. Gli elettrodomestici devono avere i marchi obbligatori, come il CE, ma possono averne di volontari, come quello di IMQ.
Il marchio CE – che riguarda gli apparecchi elettrici e tutti i prodotti disciplinati dalle direttive comunitarie e circolanti in Europa – si basa su un’autodichiarazione di conformità resa dal fabbricante circa la rispondenza ai requisiti di sicurezza fissati per legge e non prevede controlli da parte di organismi indipendenti. Ogni apparecchio con marcatura CE è dotato di fascicolo tecnico ed il manuale di installazione, uso e manutenzione.
Marchi settore elettrico
I marchi volontari (da quelli di qualità a quelli commerciali e ambientali, utili soprattutto per il consumatore) garantiscono che il prodotto finale abbia superato determinate prove e controlli da parte di un ente certificatore terzo e risponda ai requisiti di sicurezza. In Italia i più diffusi sono IMQ (rilasciato dall’Istituto Italiano del Marchio di qualità), NF (marchio di qualità francese) e VDE (tedesco). Riguardano il settore elettrico.
Marchi ambientali
Fra i marchi ambientali, ISO14001 attesta che l’azienda rispetta tutte le leggi ambientali, sul rumore, sulle emissioni tossiche e di polveri, sullo smaltimento rifiuti, riduzione dei consumi energetici e che la stessa si impegna in progetti ambientali. L’Ecolabel assicura che il prodotto ha un ridotto impatto ambientale, mentre l’FSC garantisce l’uso di legno da foreste gestite in modo responsabile.
Cucina a norma: se c’è il piano cottura a gas
Oltre all’obbligo della termocoppia, la norma UNI 7129-2015, stabilisce che il piano cottura a gas debba essere installato in un locale dotato di aperture permanenti di ventilazione verso l’esterno o di condotti di ventilazione, al fine di garantire il flusso d’aria adeguato. L’espulsione dei fumi di combustione deve avvenire per mezzo di una cappa collegata a un camino, a una canna fumaria o scaricare direttamente all’esterno. Il tubo di collegamento alla conduttura del gas per i modelli a incasso deve essere in metallo flessibile di lunghezza non superiore ai 2 m o rigido, in rame, con guarnizione in elastomero. Nelle cucine a libera installazione il tubo può essere in gomma (a norma UNI 7140) lungo massimo 1,5 m, da sostituire ogni 5 anni.
Le tubazioni non devono essere in contatto con quelle dell’acqua; se sono vicine, devono essere protette da guaina impermeabile polimerica. In alternativa, si utilizzano tubi in rame o acciaio rivestito.
Il tubo non deve passare dietro il forno sottostante, né entrare in contatto con le pareti laterali di questo. Nel caso di nuova installazione del piano cottura a gas sull’isola è conveniente far predisporre la valvola di intercettazione sulla parete più vicina per poter scegliere in futuro di modificare la posizione del piano spostandolo sulle basi in linea addossate alla parete.
Cucina a norma: se c’è la piastra a induzione
Come per il gas, l’allacciamento deve essere effettuato esclusivamente da un tecnico qualificato e in base allo schema fornito dal produttore, che indica anche la tensione consentita per lo specifico apparecchio e il relativo valore. Lo stesso vale per il montaggio, perché una posa errata potrebbe danneggiare il piano (che comunque si consiglia di installare dopo gli arredi superiori, come pensili e/o cappa).
Occorre realizzare una linea di alimentazione dedicata, a opera di un elettricista qualificato, da dimensionare in base alla potenza nominale del piano. La derivazione deve essere isolata e protetta contro le sovratensioni con un interruttore magnetotermico di protezione, a vista e accessibile, da poter staccare all’occorrenza.
Per motivi di sicurezza è vietato utilizzare coperture sul piano a induzione. Bisogna tenere sempre asciutte le zone cottura e il fondo delle pentole ed è molto importante rispettare le avvertenze riportate nella documentazione tecnica allegata al prodotto.
I piani a induzione sono generalmente dotati di dispositivo di disinserimento nel caso in cui una zona risulti in funzione da tempo prolungato, senza che siano state modificate le impostazioni.
ATTENZIONE! Chi è portatore di un apparecchio medico attivo (pacemaker o defibrillatore) deve consultare un medico prima dell’acquisto perché potrebbe subire l’interferenza del campo magnetico.
Cucina a norma & risparmio energetico
L’etichetta energetica è obbligatoria per le cappe aspiranti domestiche in tutti i Paesi UE e riporta: la classe dalla A (massima) alla G (minima) e l‘indicazione del consumo annuo di energia stimato per l’utilizzo standard, in kWh/anno. Nella parte inferiore, 4 i parametri: la qualità e capacità di aspirazione, l’efficienza di illuminazione del piano cottura, l’efficienza di filtraggio grassi, la rumorosità (in db), cioè il massimo livello di rumore generato nell’utilizzo normale, esclusa la funzione boost. Non sono ancora coperti dall’obbligo dell’etichetta energetica le piastre a induzione. I piani a gas, a induzione, i forni e le cappe devono rispettare il Regolamento UE per la progettazione ecocompatibile, che stabilisce i limiti massimi di consumo energetico per i piani di cottura elettrici e l’obbligo di indicare la potenza massima assorbita e i limiti minimi di efficienza energetica per quelli a gas. Per questi ultimi la scheda di prodotto riporta anche il valore dell’efficienza energetica EE dei singoli bruciatori e quella del piano calcolato per kg.
Tra aspetti tecnici ed estetica della cucina
Fino a qui, sono stati considerati solo aspetti squisitamente tecnici, anche legati alla normativa. Ma, quando si deve acquistare una cucina, se da un lato il progetto non può non tenere conto della posizione degli impianti, dell’aerazione naturale, dell’aspirazione dei fumi… in definitiva di tutti gli aspetti che attengono alla sicurezza, è poi l’estetica della cucina quella che alla fine fa cadere la scelta su un modello piuttosto che su un altro.
Quindi, una volta definito il progetto – con l’architetto o direttamente nello showroom – e stabilite le posizioni delle funzioni cottura e lavaggio e dei vari elettrodomestici, è il momento di scegliere materiali e finiture dei mobili, fattori da cui dipendono anche i costi finali della cucina.
Materiali e pannelli legnosi
LEGNO MASSELLO Si tratta di un materiale vivo e solido, che recentemente l’industria è riuscita a imitare con materiali che facilmente possono sostituirlo. Come distinguere il legno dalle sue imitazioni? Prima di tutto, se osservando gli spigoli e i vertici si nota una sottile riga visibile lungo tutto il lato fino al vertice opposto, questa è la prova che quello che stiamo guardando non è legno massello. Un’ulteriore verifica si può ottenere analizzando le parti più ampie delle strutture: le venature presenti sulla facciata esterna (dell’anta per esempio) devono corrispondere alle venature presenti internamente. Nel legno pieno coincidono, e se il disegno corrisponde, si tratta di massello. Definizioni come “noce nobilitato” o “effetto faggio” indicano un pannello che imita il legno.
IMPIALLACCIATO, NOBILITATO E LAMINATO: L’impiallacciatura è uno strato superficiale di legno che ricopre la struttura delle ante, dei fianchi e di tutti gli elementi che compongono il mobile. Lo spessore richiesto per definire un rivestimento “impiallacciatura” è di 0,9 mm; ci sono in circolazione però, anche strati notevolmente più esili che a torto vengono definiti come tali. Il supporto dell’impiallacciatura può essere o di listelli di legno, magari un legno “meno nobile” (multistrati, listellari) di quello superficiale, o di particelle di legno, definito “truciolare”.
Il nobilitato, materiale piuttosto economico, è un pannello di legno truciolare rivestito su di uno o su di entrambi i lati con carta melaminica (materiale sintetico costituito da fogli di carta sottilissima attorno al decimo di mm) impregnata di resina melaminica. Alcune volte per impreziosire ulteriormente il prodotto, si procede con una verniciatura superficiale: questo processo rende la superficie del pannello quasi indistinguibile rispetto a un prodotto impiallacciato e verniciato. Il nobilitato, essendo di fatto un agglomerato di legno, carta e colle ureiche e melaminiche, viene diviso in tre diverse classi per l’emissione di formaldeide, secondo i test espressi dalle normative europee EN 717 e EN 120: E1, E2 ed E3.
Il laminato, invece, conosciuto in passato come formica (nome dell’azienda che per prima lo introdusse sul mercato) è un prodotto sintetico costituito da più strati di materiale fibroso, costituite con carte impregnate di resine termoindurenti, e ricoperto da un foglio di carta che riproduce le venature del legno o carta colorata e uno strato di resina sintetica che conferisce al laminato plastico sia l’effetto estetico, sia l’impermeabilità. Il miglior laminato è siglato HPL (High pressure laminate – laminato ad alta pressione).
COMPENSATO, MULTISTRATO, TRUCIOLARE
Il compensato è un pannello formato da alcuni (max 5) strati, incollati uno sopra l’altro, di fogli di pioppo o betulla. Nel caso in cui lo spessore complessivo superi i 12 mm, invece, si parla di multistrato.
Il pannello truciolare è invece un agglomerato di particelle di legno ottenuto sminuzzando elementi di varia provenienza di legno, successivamente amalgamati con colle e pressati in modo da formare pannelli di varie dimensioni e spessori. Viene rivestito con carte melaminiche e spesso lo troviamo utilizzato per i piani di lavoro e per gli elementi che costituiscono la struttura.
MDF, LAMELLARE e LISTELLARE: l‘mdf o pannello di fibre a media densità è un pannello costituito da una finissima fibra di legno legata da collanti molto forti e si caratterizza come un materiale compatto che, a differenza del truciolare, può essere intagliato come se fosse legno massello.
Costituito poi da listelli di legno massello, incollati sulle testate e lungo i bordi, il lamellare si trova in pannelli di varie dimensioni e spessore, omogenei e stabili. È robusto e si presta a numerosi impieghi. I paniforti o pannelli listellari hanno una struttura formata da listelli di legno e ricoperta da due fogli di piallaccio o multistrato, in genere di pioppo o betulla. I piallacci, invece, sono sottili fogli di legno massello (detti tranciati), in genere pregiato, che si incollano su pannelli di tutti i tipi in modo da renderli più eleganti.
LA LACCATURA: quando, invece, il pannello viene colorato con vernici, si dice laccato. In questi casi quindi non si ha rivestimento con uno strato di legno o laminato. La laccatura si dice “a poro aperto” quando lascia in evidenza, sia alla vista che al tatto, le caratteristiche del legno come venature, nodi e pori, diversamente dalla tecnica “a poro chiuso” che invece copre ogni caratteristica e aspetto del supporto sottostante; per questo motivo sotto una laccatura a poro chiuso spesso, ma non sempre, non ci saranno supporti in massello o impiallacciati.
TAMBURATO: è composto da un telaio in legno (di abete o in alternativa pioppo), al cui interno viene messa una struttura cosiddetta a “nido d’ape”, realizzata in legno o in cartone. Il telaio viene quindi ricoperto con due fogli pressati di compensato nella parte anteriore e nella parte posteriore.
Non resta dunque che decidere se si desidera una cucina laccata o in laminato, bianca o in altre tinte, o in essenza, chiara o scura, di tendenza o classica al di là delle mode.