Sicurezza in cucina: impianti a norma, quali aspetti considerare

In cucina la presenza contemporanea di acqua, gas ed elettricità impone precisi obblighi di progettazione, di installazione e di manutenzione costante.

Architetto Ornella Musilli
A cura di Architetto Ornella Musilli
Pubblicato il 03/01/2018Aggiornato il 03/01/2018
impianti a norma
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n cucina, per avere impianti a norma, prima fra tutte le condizioni, è la presenza di aria e luce, che garantiscono l’abitabilità. Per l’installazione, la trasformazione e l’ampliamento degli impianti, deve essere redatto un progetto da un professionista abilitato (iscritto all’Albo), mentre negli altri casi (per esempio, lavori di manutenzione ordinaria), tale compito può essere svolto dal responsabile tecnico dell’impresa installatrice. L’elaborato deve essere depositato presso lo sportello unico per l’edilizia del Comune in cui deve essere realizzato.
Al termine dei lavori, dopo avere effettuato tutte le verifiche e i controlli di funzionalità, l’impresa deve rilasciare al proprietario la dichiarazione di conformità degli impianti alla legge. In caso di rifacimento parziale, il documento si riferisce alla sola parte degli impianti oggetto di tale intervento, ma deve tenere conto anche della sicurezza e funzionalità dell’intero impianto.

I requisiti che deve avere una cucina a norma

Superficie minima

Dipende dai Regolamenti edilizi locali. Quello di Milano stabilisce che, per essere abitabile, la cucina debba essere di almeno 5 mq (17 mq se aperta sul soggiorno). Quello di Roma impone come parametro la cubatura, che non dev’essere inferiore a 15 mc.

Altezza minima utile

Nei locali adibiti ad abitazione è in genere di 2,70 metri. Nei comuni montani al di sopra dei m 1.000 s.l.m. può essere consentita, tenuto conto delle condizioni climatiche locali e della locale tipologia edilizia, una riduzione dell’altezza minima dei locali abitabili a 2,55 metri (D.M./75).

Aerazione in cucina

La cucina deve essere provvista di finestra apribile: a Milano le parti apribili dei serramenti, occorrenti per l’aerazione naturale degli ambienti mediante aria esterna, misurate al lordo del telaio degli infissi, non possono essere inferiori a 1/10 del piano di calpestio degli stessi, mentre a Roma le cucine devono avere almeno una finestra apribile all’aria aperta della superficie minima di 1,50 mq. Per molti altri Regolamenti e per il D.M./75 il rapporto aero-illuminante limite è di 1/8.

Altri elementi

Il pavimento della zona cottura dev’essere impermeabile, liscio, lavabile e resistente. Così come le pareti in corrispondenza di fuochi e lavello (anche con vernici adatte), se non occupate da elementi d’arredo. Il soffitto dev’essere in materiale traspirante.

a. Piano di cottura

A gas

L’erogazione del metano nell’abitazione viene gestita da un rubinetto generale, da cui parte l’impianto interno, generalmente composto da tubi di rame posati a vista o sotto traccia. Da qui si diramano poi i collegamenti ai vari apparecchi, gestiti da rubinetti dedicati, che devono essere facilmente accessibili.

● Le tubazioni del gas non devono essere in contatto con quelle dell’acqua e, se in posizione sottostante, devono essere protette da una guaina impermeabile polimerica. In alternativa si utilizzano tubi in rame o acciaio rivestito.

● Al fine di evitarne il surriscaldamento, il tubo del gas non deve passare sul retro del forno.

● Gli apparecchi a gas devono essere installati ad una distanza di almeno 1,5 m da eventuali contatori, siano essi elettrici o del gas.

Ad induzione

Occorre realizzare una linea di alimentazione dedicata (a opera di un elettricista qualificato), che deve essere dimensionata in base alla potenza nominale del piano cottura.

● La derivazione deve essere isolata e protetta contro le sovratensioni con un interruttore magnetotermico a vista e accessibile, da poter staccare all’occorrenza. L’ideale è predisporre un quadro elettrico apposito per la cucina in posizione strategica, ad esempio sotto il lavello, dove possano essere collegate tutte le linee sezionate degli elettrodomestici fissi e relativi interruttori di protezione.

● L’allacciamento dev’essere effettuato in base allo schema fornito dal produttore, che indica anche la tensione consentita per l’apparecchio specifico e il relativo valore.

Necessaria, per i piani a gas, la termocoppia: interrompe l’erogazione del gas in mancanza di fiamma, se questa si è spenta accidentalmente o se il gas viene aperto senza la contestuale accensione

b. Cappa

I regolamenti edilizi prescrivono che sopra il piano a gas debba essere installato un apparecchio aspirante, volto ad assicurare la captazione e l’allontanamento di vapori, odori e fumi all’esterno dell’abitazione. Solo per i piani elettrici o a induzione è ammessa l’installazione di un modello filtrante.

● Per l’aerazione del locale devono essere praticati due fori nella parete, necessari per il prelievo d’aria, a compensazione di quella sottratta dalla combustione del gas. La prima apertura dev’essere diretta verso l’esterno, in prossimità del soffitto, a un’altezza maggiore di 1,80 m e con una sezione netta almeno pari a 100 cmq; la seconda, diretta o indiretta, sarà praticata in prossimità del pavimento, a un’altezza comunque minore di 300 mm ed avrà una sezione netta maggiore di 100 cmq.

● Nel caso di GPL la ventilazione deve essere solo diretta. Se il piano cottura è privo di termocoppia, le dimensioni delle sezioni vanno raddoppiate.

c. Tubi per l’acqua

L’impianto idrico-sanitario è costituito da un sistema di adduzione (approvvigionamento) e da uno di scarico (smaltimento). La rete di distribuzione è in genere formata da tubi orizzontali di distribuzione, colonne montanti verticali, tubi distributori ai piani e ai vari apparecchi, e dai dispositivi di intercettazione, le valvole.

● Ogni tubazione che fornisce un locale (cucina, bagno ecc.) deve poter essere chiusa con una valvola d’arresto, senza interrompere l’approvvigionamento agli altri.

● I tratti orizzontali della rete devono avere sempre una leggera pendenza (minimo 1 %) per facilitare il deflusso dell’acqua; la rete di scarico non deve comunicare direttamente con l’aria interna degli ambienti (gli ingressi devono essere sigillati). Al fine di consentire l’aerazione e il mantenimento dell’equilibrio delle pressioni nel sistema di scarico, all’impianto deve essere collegata una presa e uno sbocco d’aria.

● Le tubazioni che raccolgono le acque di scarico devono essere dimensionate adeguatamente per evitare ostruzioni dei condotti che provocherebbero emissioni di odori verso i locali abitati.

● I condotti devono essere adeguatamente isolati e, nel caso in cui i tubi dell’acqua calda e fredda debbano essere posti uno sull’altro, i primi devono stare sopra.

● Il DL 31/2001 definisce la qualità minima dell’acqua da garantire agli utenti, di cui sono responsabili il progettista, l’installatore e il manutentore dal punto di consegna dell’acqua nell’impianto domestico, fino al rubinetto.

A garanzia della sicurezza, c’è il marchio IMQ: accerta la conformità dei prodotti ai requisiti prescritti dalle normative. Oltre agli apparecchi a gas, si applica anche a cavi, apparecchi elettrici, interruttori, prese e spine

d. Prese ed interruttori

La nuova normativa (CEI 64-8 e s.m.) classifica gli impianti elettrici in 3 livelli di sicurezza. Quello base, per esempio, prevede l’installazione, in cucina, di 5 punti presa, cioè punti di alimentazione di una o più prese all’interno della stessa scatola.

● Di queste, almeno 2 devono essere collocate in corrispondenza dell’angolo cottura, per il collegamento di piccoli elettrodomestici, come macchine del caffè, frullatori o robot da cucina. Devono essere posizionate a una distanza minima di sicurezza di 60 cm sia da fonti di calore (fornelli), sia d’acqua (lavello). L’altezza dovrà essere fra i 110 e i 120 cm.

● Per gli arredi a isola sono in commercio sistemi multipresa estraibili o con sportello, a scomparsa nel piano e con guarnizioni in gomma che respingono l’acqua e ne rendono sicuro l’uso.

● Si suggerisce, inoltre, di prevedere almeno una presa standard tedesco/italiano da 10/16 A.

● Ogni presa inaccessibile deve essere comandata da un interruttore bipolare.

● Per avere un impianto sicuro viene inoltre stabilito che le prese di corrente devono essere protette da sovraccarichi: per questo motivo non è ammesso installare prese da 10 A in un circuito protetto da un interruttore magnetotermico da 16 A.

● L’altezza minima per la disposizione delle prese è di 17,5 cm dal pavimento, che può ridursi, per quelle da installare su canalizzazioni e battiscopa, a 7 cm, ma anche raggiungere i 30 cm dal pavimento, in caso d’utilizzo di particolari elettrodomestici.

● Gli interruttori devono essere posizionati invece allo stesso livello della maniglia delle porte e quindi a un’altezza che può variare fra i 90 e i 120 cm da terra.

● Gli impianti elettrici antecedenti il 13/3/1990 si considerano adeguati se dotati di protezione contro sovraccorrenti e contatti o se dispongono di interruttore differenziale.

e. Elettrodomestici

Per poter circolare in Europa i prodotti industriali devono essere conformi ai requisiti minimi di sicurezza definiti dalle direttive europee, che stabiliscono procedure per la valutazione dei prodotti e l’apposizione della marcatura con le due lettere CE, che ne attesta la conformità.

● Inoltre, devono accompagnare il prodotto: la targa che riporta la tensione nominale in Volt e la potenza nominale in Watt, i suoi dati identificativi (marca, modello, e tutto ciò che lo renda identificabile) il marchio di fabbrica, la denominazione e l’indirizzo del produttore. Devono inoltre essere allegate dettagliate istruzioni per l’uso, in italiano. E, se previsto, anche l’etichetta energetica.

● Ulteriore garanzia di sicurezza si ha preferendo ai prodotti elettrici che recano la sola marcatura CE quelli che riportano anche uno o più marchi di qualità, come, ad esempio, IMQ ed ENEC.

● A fine ciclo di vita, poiché appartengono alla categoria dei rifiuti RAEE (rifiuti elettrici ed elettronici) non devono essere smaltiti con altri rifiuti ma conferiti ai soggetti autorizzati secondo le normative locali.

Per maggiore sicurezza va limitato l’uso di prolunghe e “ciabatte”. Prevedere, invece, più prese a parete

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