Per stirare bene, anche tutta la fase che precede è molto importante: il lavaggio, il modo di stendere, l’asciugatura del bucato… I capi devono mantenere quel giusto grado di umidità perché poi le fibre recepiscano al meglio il calore del ferro. In questo modo vengono anche protetti dalle bruciature, non si formano aloni lucidi e le fibre sintetiche non subiscono alterazioni. Devono essere asciutti ma non troppo; se si utilizza l’asciugatrice, è meglio selezionare un programma “prontostiro” o analoghi per avere i migliori risultati: consente non solo di risparmiare fino al 50% per cento del tempo per la stiratura, ma talvolta di evitarla del tutto (per maglie, magliette, polo e biancheria intima).
Ma soprattutto, è fondamentale anche stendere bene: raddrizzare bene le cuciture di maniche e gambe dei pantaloni, per esempio, quando il bucato è ancora bagnato permette di impiegare meno tempo a stirare. Se si stende in casa, si può anche evitare di usare le mollette, per non lasciare troppi segni. In linea di massima i capi vanno appesi a testa in giù, utilizzando l’orlo come base di aggancio delle mollette; gonne e pantaloni si appendono per la vita, fissandoli in più parti. L’acqua scivolerà verso il basso, accelerando l’asciugatura. Maglioni di lana e altri capi delicati vanno posti ad asciugare in orizzontale.
Stirare bene con l’asse adatto
Solidità, stabilità e facilità di regolazione a diverse altezze per non affaticare la schiena: sono questi i requisiti indispensabili. Cui si aggiungono accessori diversi, come vani portabiancheria e la capacità riscaldante. Legno, metalli e plastiche: la struttura dell’asse per stirare può essere realizzata in legno (massello o più spesso multistrato di pioppo, faggio e altri) ineguagliabile per resa estetica, in acciaio o alluminio, molto resistenti, e in resine dalla leggerezza unica. Il piano dell’asse è in alluminio, con una rete di acciaio o un grigliato metallico, entrambi efficaci per la giusta aerazione, mentre quello per appoggiare ferro o caldaia è in metallo verniciato oppure acciaio o gomma termoresistente. I metalli, l’acciaio in particolare, hanno maggiore durata, ma la gomma presenta il vantaggio di offrire migliore aderenza al ferro da stiro. Il peso garantisce la stabilità, ma se è eccessivo l’asse diventa scomoda: quello ideale è intorno ai 5 kg. Lunghezza e larghezza del piano di appoggio devono permettere di stirare anche capi grandi: largo quindi almeno 40 cm, lungo circa 120 cm e con altezza da 80 a 100 cm. Il piano ha la punta stondata per consentire una migliore stiratura di alcune parti degli indumenti. Per non sottrarre spazio alla superficie dell’asse, molto spesso ci sono: appoggio laterale separato per il ferro, ripiani inferiori per la biancheria e staffa portaometti. La struttura di sostegno deve avere piedini in gomma che evitano lo slittamento; può anche essere munita di ruote, necessariamente dotate di sistema di bloccaggio.
I plus
Alcuni modelli hanno il piano che si riscalda, aspira e soffia vapore. La funzione di aspirazione è utile perché fissa i tessuti all’asse, evita la formazione di pieghe e fa penetrare il vapore più in profondità, quella riscaldante contribuisce ad asciugare la biancheria più rapidamente dall’umido del vapore. La funzione soffiante solleva dal piano gli indumenti più leggeri per stirarli, sfiorandoli delicatamente, con il solo soffio del vapore, senza la pressione del ferro. Assi di questo tipo sono alimentate elettricamente.
Coperture aderenti
Il copriasse deve aderire perfettamente al piano: in panno di cotone o poliestere, bisogna che resista alle alte temperature. Vanno bene con bordo elastico, più comodo da mettere e togliere o con corda da annodare, che si adatta perfettamente a ogni piano. Nella maggior parte dei casi sono lavabili a mano.
Accessori utili
Come stiragonne e stiramaniche, studiati appositamente per determinati indumenti, sono piccoli piani di appoggio supplementari da collocare su quello principale. La struttura in tubolare d’acciaio ne garantisce stabilità e sicurezza.
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Saper stirare è una tecnica che si acquisisce con la pratica: basta un po’ di esperienza per diventare accurati e veloci, ma grazie ad alcuni prodotti tutto diventa più facile. Con o senza caldaia, cordless o superprofessionale, va scelto valutando la frequenza di uso.
Sono due le categorie in cui raggruppare i ferri da stiro: con serbatoio incorporato e a caldaia separata. Il primo tipo ha il vantaggio di essere maneggevole ma è più soggetto ai danni da calcare, quindi la prima indicazione è quella di verificare i dispositivi anticalcare di cui è dotato. I ferri a caldaia separata sono adatti per chi ha grandi quantità di biancheria da stirare, perché assicurano una lunga autonomia di uso. Il calcare inoltre si deposita principalmente all’interno della caldaia. Elementi da valutare in entrambi i casi sono la scorrevolezza della piastra (in acciaio inox, teflon e alluminio smaltato o satinato), la capacità di trasmettere il vapore in modo uniforme (guardare la distribuzione dei fori), la potenza di erogazione del vapore e il peso (entro il kg è meglio per non affaticarsi durante l’uso). Fare poi attenzione alla punta: è bene che sia dotata di un’alta concentrazione di fori per l’erogazione del vapore, che devono essere circolari e più piccoli rispetto a quelli del resto della piastra, scanalati ai lati e di forma più allungata. Nei ferri con piastra in alluminio, ottimo conduttore, che si scalda in fretta, attacca raramente e che distribuisce uniformemente il calore, i fori possono anche essere solo concentrati sulla punta.
Stirapantaloni
Come può fare una tintoria, dà una piega perfetta ai calzoni, grazie a un termostato con resistenza elettrica che si scalda. l Sistemati i pantaloni nell’apposito spazio, basta premere il pulsante di avvio mentre un termostato provvede allo spegnimento una volta raggiunta la temperatura ottimale.
I trucchi del mestiere
Se non ci sono indicazioni sul tessuto, provare prima a stirare una zona nascosta. È utile inumidire i tessuti con lo spruzzatore prima di passarli con il ferro. Controllare che non siano rimaste macchie perché si fisserebbero alla stoffa. Stirando, seguire la direzione del tessuto, iniziando da cuciture e pences per conferire al capo la sua forma di base. In corrispondenza delle cuciture, per impedire che rimangano segni, mettere una carta velina e poi premere dall’esterno. Orli: si pressa il ferro sulla parte interna, poi delicatamente sull’esterno; quelli arrotolati andrebbero stirati sul davanti per non rompere i punti. Mai passare il ferro sopra cerniere e bottoni. Si stirano a rovescio tessuti scuri, pizzi, ricami e capi con disegni o scritte stampate; idem per la lana, usando il vapore. Anche sul velluto si agisce a rovescio; quando è “ammaccato” passare la piastra sul dritto, senza premerla direttamente sul tessuto: sarà il vapore ad agire. Per capi molto delicati frapporre un foglio di carta velina, senza usare il vapore e con la temperatura al minimo. La seta si stira al dritto, leggermente inumidita e con la piastra non troppo calda.
La camicia, un capo “difficile”
Se è stropicciata, inumidirla o spruzzarla con appretto. Il ferro deve essere molto caldo su cotone o lino, al minimo su sintetico. I bottoni del colletto vanno sbottonati. Fare molta attenzione a cuciture e pences perché sono i punti più difficili ma anche i più visibili.
Si parte dal colletto procedendo dai punti più esterni per proseguire verso la parte interna e tirandolo per la lunghezza mentre si passa il ferro.
Stirare poi le spalle, iniziando dalla parte sinistra del carrè, passando alla parte centrale per finire con quella di destra.
Per le maniche, aprire bene il polsino e passarlo prima da un verso e poi dall’altro lasciandolo “tondeggiante“, senza pieghe; allineare bene la cucitura sotto l’ascella e stirarla dal polso verso la spalla.
Il retro della camicia si passa in una volta sola, facendo attenzione a non formare pieghe. Per la parte davanti si stira la metà con gli occhielli e poi l’altra, evitando i bottoni.