Contenuti trattati
L’impianto idrico-sanitario gestisce la distribuzione dell’acqua all’interno dell’edificio e il suo smaltimento: si tratta di un impianto fondamentale se si pensa che l’acqua viene usata frequentemente in casa, dai servizi igienici, alla cucina (compresa lavastoviglie e lavatrice) fino ai sistemi di riscaldamento e raffrescamento con, ad esempio, i radiatori o i pannelli radianti.
Si tratta di un impianto complesso e delicato: si parla infatti di un sistema composito, ramificato e costituito da elementi differenti che devono comunicare perfettamente tra loro. Per questo, la realizzazione deve essere scrupolosa: il corretto funzionamento del sistema incide su comfort e benessere; se la progettazione e la realizzazione non fossero accurati, disfunzioni e difetti potrebbero avere addirittura ripercussioni sulla nostra salute (l’acqua, se non opportunamente trattata, può trasformarsi in un bacino di agenti patogeni).
Da un’abitazione all’altra, gli impianti possono essere anche molto diversi a seconda delle necessità e dei singoli casi: progettare un impianto idrico richiede specifiche competenze tecniche, bisogna avere l’esperienza necessaria per individuare la corretta progettazione e si deve avere la massima cura in ogni dettaglio, come nella scelta dei materiali (la cui qualità è di primaria importanza per avere componenti resistenti e adatti ad un acqua con diverse temperature, pressioni e caratteristiche).
L’impianto interno idrico-sanitario di una casa si suddivide in due sotto sistemi: un impianto di adduzione e uno di scarico.
Impianto adduzione dell’acqua
L’impianto di adduzione parte dal punto di raccordo con la rete idrica pubblica e termina nel punto in cui l’acqua viene utilizzata, cioè dove si trova l’apparecchio sanitario (lavabo, vasca, doccia, ecc.). A sua volta questo sottosistema comprende quello dell’acqua calda sanitaria (ACS) e quello dell’acqua fredda (AF) che alimenta poi anche la caldaia e quindi l’impianto di climatizzazione.
Impianto di scarico
L’impianto di scarico delle acque, invece, è costituito da una rete di tubazioni progettate per far defluire all’esterno le acque sporche in uscita dagli apparecchi sanitari (lavabi, wc, docce, vasche, ecc.).
Installazione e manutenzione
Una buona installazione e una costante manutenzione sono indispensabili per avere una casa sempre efficiente e per garantire lo svolgimento delle più comuni attività quotidiane in totale sicurezza.
Quando si deve intervenire sull’impianto idrico-sanitario?
La necessità di un intervento su questo tipo impianto può derivare da diverse esigenze: si può trattare di una ristrutturazione totale o parziale dell’appartamento (ad esempio il rifacimento del bagno o l’aggiunta di un nuovo servizio), di una necessità incombente dovuta a guasti o malfunzionamenti o più semplicemente l’età dell’impianto stesso, che porta al naturale deteriorarsi di tubazioni e raccordi. In questo senso è importante riuscire a capire i segnali che l’impianto ci “invia”: vedere ad esempio l’acqua uscire sporca dai rubinetti potrebbe essere sintomo di tubazioni ormai vetuste, probabilmente realizzate con materiali inadeguati, che oggi non si usano più, come il ferro e il piombo che possono da un lato rilasciare sostanze nocive all’interno dell’acqua che beviamo o usiamo per cucinare e dall’altro portare nel tempo fenomeni di corrosione.
Perdite d’acqua
Un problema tangibile e spesso gravoso sono le rotture e perdite d’acqua: se la frequenza con cui si presentano queste problematiche è sempre più alta, effettuare delle continue riparazioni nel singolo punto potrebbe rendersi inutile e controproducente. Il rifacimento dell’intero impianto potrebbe invece essere la soluzione migliore.
Tubazioni vetuste e fuori norma
Indipendentemente dai problemi evidenti, il principale problema degli impianti è l’età, sia per il passare degli anni sia per il cambio delle normative e dei materiali utilizzati. Le tubazioni di impianti realizzati più di trent’anni fa non erano isolate, e questo comporta perdite di calore dei condotti e probabilmente fenomeni di condensa lungo il percorso che possono portare a problemi di umidità nelle murature e nei massetti, con conseguenze importanti sulla struttura e sulla salubrità dell’ambiente.
Rifacimento dell’impianto idraulico
Passando all’aspetto pratico, il rifacimento dell’impianto idraulico si divide sostanzialmente in due fasi principali: la rimozione dell’impianto esistente e la realizzazione del nuovo impianto.
La prima fase, anche se apparentemente secondaria, è fondamentale. Capita spesso che ci si limiti a togliere solo le parti che interferiscono con il nuovo impianto ma questo comporta sia un indebolimento delle muratura (con la maggiore probabilità di centrare un tubo nell’appendere pensili o mensole) che problemi maggiori al momento della manutenzione.
Eliminare completamente oggi componente del vecchio impianto porta con sé altri lavori come la demolizione di eventuali rivestimenti e pavimentazioni, l’apertura di tracce nei muri per togliere tubazioni e ogni altro elemento come la cassetta del wc e la demolizione dei massetti a terra.
Una volta terminata questa fase si passa alla posa del nuovo impianto. È fondamentale che a monte vi sia un preciso progetto e una scrupolosa pianificazione del percorso dei nuovi tubi e della posizione dei vari elementi. È necessario sapere già da subito, nel caso ad esempio del bagno, anche la tipologia di sanitari e rubinetteria per predisporre gli attacchi corretti nonché capire dove installarli, così da posizionare correttamente sia i punti di consegna dell’acqua che di scarico.
Pendenza dei tubi di scarico
Un aspetto che deve essere tenuto in particolare considerazione è l’impianto di scarico delle acque che, funzionando per gravità, necessita di tubi sempre inclinati per evitare la stagnazione. Questo comporta una particolare attenzione nel posizionamento ad esempio del wc: una distanza eccessiva dalla colonna di scarico può rendersi impossibile o comportare l’aggiunta di gradini per creare un maggiore spessore del massetto all’interno del quale consentire l’inclinazione dei tubi.
Se c’è anche una nuova caldaia
È importante inoltre precisare che per i nuovi impianti che interessano anche la parte termica (la caldaia e l’impianto di climatizzazione) può essere obbligatorio il deposito della cosiddetta “ex Legge 10” , una relazione a firma di un professionista necessaria per garantire, tra l’altro, il risparmio energetico.
I lavori del nuovo impianto quindi prevedono l’installazione delle nuove tubazioni e della componentistica del sistema di distribuzione dell’impianto di adduzione dell’acqua e la predisposizione di tutti gli allacci per i vari apparecchi.
Una volta terminata questa fase si dovrà fare una prima prova di messa in pressione dell’impianto per verificare l’eventuale presenza di perdite. Segue la chiusura delle tracce murarie e la realizzazione dei massetti con la successiva posa dei rivestimenti, piastrelle o resina, l’installazione dei sanitari e il completamento di tutte le finiture.
Interventi di manutenzione straordinaria
Tutti questi interventi vengono classificati dal Testo Unico dell’Edilizia (d.pr. 380/2001) come “interventi di manutenzione straordinaria” e in quanto tali possono godere delle agevolazioni fiscali rientrando nel “bonus ristrutturazione” con aliquota al 50%. Nel caso di intervento che coinvolga la parte termica possono rientrare anche nell’ecobonus.
Per quanto riguarda invece la necessità di una pratica edilizia, bisogna valutare caso per caso il tipo di intervento. Se si tratta di una mera sostituzione dell’impianto esistente non ci sarà bisogno di alcuna pratica. Se invece si andrà a modificare la planimetria della casa, cambiando la dimensione degli ambienti o ad esempio aggiungendo un bagno, si dovrà presentare una comunicazione al proprio Comune, firmata da un tecnico abilitato. Rivolgersi ad un professionista, oltre che necessario, permette di indirizzare nella giusta direzione i lavori.
Che cosa dice la legge
Uno degli aspetti indispensabili da considerare è che l’impianto idraulico, qualunque sia l’intervento previsto, deve rispondere a delle precise caratteristiche di legge e deve essere realizzato da un professionista competente che deve essere abilitato a farlo.
Al di là dell’aspetto “normativo” bisogna ricordare che un impianto fuori norma è un impianto non sicuro: proprio il rispetto delle regole conferma la sicurezza dell’impianto.
Dichiarazione di Rispondenza
Per gli impianti realizzati prima dell’entrata in vigore della legge 37/2008 è stata introdotta una Dichiarazione di Rispondenza, semplicemente una descrizione dello stato di fatto dell’impianto, in una prospettiva di verifica dei requisiti di sicurezza. Dichiarazione di Rispondenza attesta la validità dell’impianto, per quanto non nuovo, e ne riporta un semplice schema; non è necessario che indichi i riferimenti a chi ha realizzato l’impianto.
Dichiarazione di conformità dell’impianto, eseguito a regola d’arte
Il Decreto Ministeriale 37/2008 introduce il concetto di Certificato di Conformità regolando sia la progettazione che la realizzazione e futura manutenzione degli impianti negli edifici.
Si tratta di fatto un documento importantissimo che tutela il committente, descrivendo come è stato realizzato un impianto, secondo quali normative, e ne attesta la realizzazione “a regola d’arte”. È infatti un documento che il tecnico abilitato deve fornire al cliente per attestare che gli impianti della casa siano a norma e rispondano a tutte le specifiche tecniche richieste sia da un punto di vista di funzionalità che di sicurezza ed efficienza.
In questo caso parliamo nello specifico di quello idraulico ma il documento è necessario anche per gli altri impianti della casa.
Tutti gli impianti idrici realizzati dopo il 2008 devono essere muniti di dichiarazione di conformità redatta a fine lavori.
Nel caso in cui i lavori prevedano solo una sostituzione o modifica parziale di un impianto esistente, il certificato che verrà rilasciato sarà relativo alla sola parte modificata, ma dovrà comunque anche tenere conto della funzionalità e della sicurezza della totalità dell’impianto.
La dichiarazione di conformità di un impianto viene redatta sulla base di un modello pubblicato in allegato al D. M. 37/08, che è stato in seguito modificato con la pubblicazione del Decreto 19 maggio 2010. Deve contenere tutta una serie di dati obbligatori, come il tipo di impianto, i dati del responsabile tecnico dell’impresa, del committente e del proprietario dell’immobile, i dati relativi all’ubicazione dell’impianto, i materiali impiegati e la rispondenza alle norme vigenti.
Inoltre al certificato devono seguire degli allegati quali il progetto dell’impianto (obbligatorio solo per immobili con determinate caratteristiche dimensionali) o lo schema d’impianto (in mancanza di un progetto); la relazione tipologica (o l’elenco dei materiali impiegati) ed il certificato di iscrizione alla Camera di Commercio della ditta che ha realizzato i lavori.
La Dichiarazione va redatta in diverse copie, da consegnare all’utilizzatore dell’impianto e/o al committente: due copie vanno firmate dal committente per ricevuta e di queste una va presentata dall’installatore allo Sportello Unico dell’Edilizia del comune in cui è ubicato l’impianto (in genere alla presentazione della fine lavori vengono allegate anche le certificazioni).
Tale dichiarazione non ha bisogno di essere rinnovata, a meno che non si intervenga sull’impianto per modifiche come la trasformazione, l’ampliamento o per interventi di manutenzione straordinaria.
Il mancato rilascio del certificato da parte dell’impresa che esegue i lavori ha come conseguenza sanzioni amministrative, per l’impresa, che vanno da un minimo di 1.000 ad un massimo di 10.000 euro.
Chi rilascia le dichiarazioni sugli impianti
Entrambe le dichiarazioni devono essere rilasciato da un tecnico che abbia la qualifica d’impiantista o dal responsabile tecnico di un’azienda edile con almeno 5 anni di esercizio, che effettuerà i sopralluoghi e le verifiche necessarie per assicurarsi che i lavori siano stati effettivamente eseguiti a norma di legge.
Le certificazioni servono anche perché…
La Dichiarazione di Conformità per gli impianti post 2008 e la Dichiarazione di Rispondenza per gli impianti pre 2008 non sono solo obbligatori, ma necessarie anche per altre ragioni.
Innanzitutto il certificato di conformità degli impianti è necessario per richiedere il certificato di agibilità di un immobile, pertanto è importantissimo che un’impresa che segua lavori di una certa entità nella vostra abitazione ve lo rilasci.
È necessario inoltre quando l’immobile cambia destinazione d’uso oppure viene frazionato o accorpato.
Inoltre va allegato agli atti di rogito, per cui in caso di vendita di un immobile, ma anche di trasferimento dello stesso a qualunque altro titolo.
Accade molto spesso che, soprattutto nelle abitazioni più datate, non sia presente tutta la documentazione: questo di fatto non determina la nullità della vendita, ma deve essere specificata nell’atto la mancanza della dichiarazione e l’acquirente deve impegnarsi a far adeguare l’impianto a sue spese, rendendolo rispondente all’attuale normativa.
La stessa cosa vale anche in caso di affitto, comodato o qualunque altro genere di cessione di utilizzo dell’immobile a terzi, sebbene anche in questi frangenti la legge consenta di derogare a questo obbligo, a patto che in tal senso vi sia un accordo consensuale, firmato da entrambe le parti. Bisogna prestare però molta attenzione a questo punto: se l’inquilino dovesse infortunarsi perché gli impianti sono vetusti e non a norma, il proprietario potrebbe esserne chiamato a risponderne.
Queste certificazioni poi possono essere necessarie, inoltre, nel caso in cui ad esempio si faccia richiesta, per un attività commerciale, del nulla osta sanitario, oppure anche per poter ottenere il Certificato Prevenzione Incendi di uno stabile.