Aprire porte e finestre nei muri: quando si può fare e cosa serve sapere

Pratiche edilizie, soluzioni tecniche e tutto quello che serve sapere per aprire porte e finestre nei muri.

Architetto Ornella Musilli
A cura di Architetto Ornella Musilli, Monica Mattiacci
Pubblicato il 08/09/2024 Aggiornato il 08/09/2024
Aprire porte e finestre nei muri: quando si può fare e cosa serve sapere

La necessità di ristrutturare un appartamento può dipendere dalla volontà di modernizzare abitazioni realizzate in epoche passate quando le modalità abitative erano diverse. Nel corso del tempo, sono cambiate le esigenze delle persone, gli stili di vita, i tipi di nucleo familiare…

Modificare la disposizione e la morfologia degli ambienti residenziali, ossia trasformare quello che si chiama layout della casa, la planimetria, comporta, fra le altre attività, primariamente una nuova distribuzione degli ambienti che si concretizza con la modifica delle murature interne, anche solo tramite l’apertura o lo spostamento di una porta, intervento frequentissimo nelle ristrutturazioni, così come la demolizione di una muro.

Ne parliamo con l’architetto Ornella Musilli

Una nuova apertura nel muro 

Nella ristrutturazione di un appartamento può verificarsi l’esigenza di realizzare un’apertura (più o meno grande) in un muro per collegare un vano con un altro o per unire due stanze contigue allo scopo di creare un unico grande ambiente ad esempio:

  • aprire maggiormente la cucina sulla sala da pranzo adiacente o sul soggiorno per ottenere una zona giorno quasi unificata, mantenendo comunque la possibilità di separare i due ambienti chiudendo la porta
  • realizzare una porta fra due locali, per esempio fra una camera da letto e il bagno, per avere il bagno “en suite”
  • realizzare un nuovo varco nel muro per la porta per liberare altrove la parete per sistemarci un mobile
  • aprire una finestra oppure una porta-finestra sul balcone/terrazzo.

L’intervento può consistere anche nella semplice variazione di un’apertura esistente:

  • spostamento di una porta,
  • ampliamento del vano di una porta o di una finestra,
  • trasformazione di finestra in porta-finestra,
  • trasformazione di un vano porta in un varco per unificare due ambienti contigui.

Spostare una porta interna

Spostare una porta interna può essere un’opzione anche quando non si abbia in programma una ristrutturazione, parziale o completa, della casa. Le esigenze domestiche – che siano abitative, funzionali, estetiche – infatti cambiano nel tempo e a volte basta poco per riuscire a ottimizzare lo spazio senza dover stravolgere l’intero appartamento. Inoltre, spesso, solo nel tempo e abitando una casa nuova si comprende veramente ciò di cui si ha bisogno. Spostare una porta, per esempio, permette magari di posizionare meglio i mobili e soprattutto di metterne uno più grande per sfruttare di più i vani di contenimento.

Se la trasformazione che si ha in mente richiede una minima traslazione del serramento interno, certamente la spesa del lavoro non conviene nell’ottica del risultato finale, molto probabilmente poco percepibile. Ma se il cambiamento apporta decise migliorie, in particolare distributive, allora l’intervento può essere davvero consigliabile: a volte basta infatti spostare una porta interna su una parete diversa, per mettere in collegamento ambienti separati – zona pranzo e cucina, camera e bagno, soggiorno e studio… – e rendere più fluido e funzionale lo schema dei percorsi in modo semplice e veloce.

Distinzione fra muro portante e muro non portante

La realizzazione di una apertura in un muro prevede preliminarmente la distinzione netta fra due casi: edificio in muratura portante o edificio a struttura intelaiata prevalentemente in cemento armato. Nel primo caso le murature sono elementi strutturali primari con funzione portante per il sostegno dei pesi dell’edificio dovuti ai carichi permanenti, accidentali e ai sovraccarichi trasferiti dai solai e dal tetto, nel secondo caso i muri non sono portanti nel senso che il sostegno è affidato a pilastri e travi in cemento armato e pertanto i muri svolgono solo il ruolo di chiusura perimetrale dell’edificio (tamponature esterne) e divisione degli ambienti (murature interne o tramezzi). In questo caso l’apertura di una porta è un intervento che non interessa la struttura portante del fabbricato.

Quale pratica edilizia serve per aprire porte e finestre nei muri

Attualmente, per aprire porte e finestre nei muri, la legislazione nazionale richiede una pratica edilizia, diversa a seconda della tipologia del muro su cui si andrà ad intervenire.

  • Per l’apertura di un vano in un muro portante è necessario procedere con una pratica edilizia presso l’ufficio tecnico del Comune di ubicazione dell’edificio presentando una SCIA (segnalazione certificata di inizio attività) per garantire la conformità alla normativa edilizia e inoltre occorre depositare il progetto strutturale presso gli uffici del Genio Civile Regionale per assicurare la sicurezza strutturale in conformità alla norma tecnica per le costruzioni.
  • Per l’apertura di un vano in un muro non portante è necessario procedere con una pratica edilizia presso l’ufficio tecnico del Comune di ubicazione dell’edificio presentando una CILA (comunicazione di inizio lavori asseverata) per garantire la conformità alla normativa edilizia, non occorre depositare il progetto strutturale presso gli uffici del Genio Civile Regionale perché l’intervento, come descritto in precedenza, non interessa la struttura portante del fabbricato. 
  • Occorre specificare che se si tratta dell’apertura di una finestra o di una porta su di un muro perimetrale dell’edificio, l’intervento si configura come modifica del prospetto e pertanto la SCIA o la CILA non sono sufficienti per procedere con la pratica edilizia, ma è necessaria la richiesta al Comune del Permesso di Costruire.

Apertura di un vano in una muratura portante

Negli edifici realizzati in muratura portante l’apertura di un vano in una parete deve essere valutata e verificata con la massima cautela per evitare dissesti della struttura e soprattutto per non compromettere la resistenza del fabbricato nell’eventualità di un terremoto, poiché molto probabilmente la muratura sarà indebolita e perderà una parte della sua originaria capacità portante dei pesi dell’edificio determinando inevitabilmente gravi danni, cedimenti e responsabilità.

La norma italiana che regolamenta questa tipologia di interventi è il D.M. Infrastrutture del 17/01/2018 (Norme Tecniche per le Costruzioni) il quale prescrive di garantire che il muro conservi la sua rigidezza e resistenza entro limiti tollerabili, pertanto occorre affidarsi ad un professionista architetto o ingegnere per valutare se l’apertura di un vano in una muratura portante non ne modifichi significativamente la sua rigidezza e resistenza superando il livello di sicurezza.

Se la valutazione del professionista certifica la variazione della rigidezza superiore al 15% (fra prima e dopo l’apertura del vano) occorre procedere alla realizzazione di una cerchiatura dell’apertura che servirà a ripristinare la rigidezza e la resistenza che saranno ridotte dalla realizzazione del vano.

La cerchiatura del vano consiste sostanzialmente nell’inserimento di una cornice di acciaio intorno all’apertura che dia luogo ad un telaio rigido. La cornice solitamente si realizza con profilati metallici posti in verticale ai lati e in orizzontale sulla parte superiore a sostegno della porzione di muratura sovrastante l’apertura, in alcuni casi potrebbe essere necessario inserire un profilo anche sotto il pavimento; i profili sono collegati fra di loro tramite bulloni o saldatura e sigillati alla muratura con malta cementizia.

La cerchiatura può essere rifinita a vista con trattamento delle superfici metalliche oppure può essere nascosta con rivestimento in cartongesso o elementi in laterizio e stuccatura. Meno usuale ma comunque idoneo è il telaio ai bordi del vano realizzato in cemento armato.

disegni apertura porte e finestre in muro portante

Documenti di comprovata validità raccomandano di ridurre al minimo essenziale le dimensioni dell’apertura per conservare comunque la stabilità dell’intero edificio e considerare alcuni limiti geometrici dettati dal buon senso e dalla buona pratica costruttiva: mantenere la distanza dell’apertura dal muro ortogonale vicino non inferiore a 50 centimetri (escluso il caso in cui il muro prosegue oltre il muro ortogonale), mantenere la distanza dallo spigolo del fabbricato non inferiore a 1 metro compreso lo spessore del muro ortogonale.

disegni apertura di un vano in una muratura portante

Apertura di un vano in una muratura non portante

L’apertura di un vano in una muratura non portante (tramezzi) è possibile senza compromettere la resistenza del fabbricato e causare dissesti della struttura poiché tali murature non svolgono funzione di sostegno dei pesi dell’edificio dovuti ai carichi permanenti, sovraccarichi e accidentali, ma servono solo a delimitare gli ambienti abitativi.

Per procedere opportunamente alla realizzazione di modifiche interne ad una abitazione è necessario affidarsi ad un professionista architetto o ingegnere che provvederà alla preparazione della pratica edilizia e alla direzione tecnica dei lavori.

La realizzazione di una apertura in una muratura non portante risulta essere un intervento edilizio relativamente semplice, le cui fasi principali sono la demolizione della porzione interessata secondo le dimensioni di progetto, la posa di un architrave per sostenere la muratura sovrastante l’apertura e la finitura con malta cementizia, stuccatura e tinteggiatura, eventualmente integrata con la predisposizione alla installazione di un infisso.

Cosa succede se non si dichiara l’apertura di una porta?

L’apertura di una nuova porta interna non dichiarata, vale a dire realizzata senza una pratica edilizia, comporta una sanzione amministrativa (e la rimozione in caso faccia parte di opere di manutenzione straordinaria più sostanziali, non autorizzate). Occorre pertanto darne comunicazione al Comune, depositando una pratica edilizia in sanatoria, e variare la relativa scheda catastale, che di per sé non è probatoria ma deve indispensabilmente essere conforme in caso di vendita della casa. Per esempio, quando un perito della banca esce per un sopralluogo, prima che venga concesso un mutuo, deve riscontrare che lo stato di fatto dell’appartamento corrisponde a quanto indicato nelle planimetrie presentate in Comune.

Come risolvere la mancanza di finitura a pavimento quando si crea l’apertura di una porta

Aprire una nuova porta in una tramezza, a meno che quest’ultima non sia stata realizzata in appoggio al pavimento finito, comporta ritrovarsi con la striscia della soglia priva di rivestimento. E spesso addirittura non complanare tra una stanza e l’altra. Come risolvere dunque il problema?

  • Se la pavimentazione, tra i due ambienti messi in comunicazione, è la stessa e se ne ha una scorta a disposizione, si può ovviare posando una striscia del medesimo materiale – parquet, piastrelle – pur nuovo (ma simile come essenza o tonalità), in modo da camuffarne la presenza.
  • Se i rivestimenti sono diversi, si può optare sia per l’assonanza sia per il contrasto, scegliendo di posare nel primo caso uno dei due materiali e nel secondo addirittura un terzo (una striscia di metallo, di pietra, di cemento colorato in pasta…), che sottolinei la variazione.

Guarda tanti esempi proposti dall’architetto Clara Bona nel suo articolo su come raccordare pavimenti diversi.

Come coprire il dislivello del pavimento?

La non complanarità tra i due pavimenti si può invece risolvere, quando il dislivello non sia eccessivo, posando la nuova soglia in modo da riuscire a raccordarli, oppure inserendo appositi profili in commercio. Questi ultimi sono disponibili di diversi materiali e finiture, oltre che di dimensioni, in modo da soddisfare ogni esigenza, funzionale e di gusto.

 

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