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Con piccoli lavori in casa fai da te si possono risolvere molte problematiche: l’umidità, annoso problema che si ripresenta ogni inverno; la pulizia dei filtri dei climatizzatori, oppure la riparazione dei graffi sul parquet… Tutte operazioni di manutenzione ordinaria da mettere nella lista delle cose da fare.
E poi ci sono quelle che riguardano più il look della casa e il desiderio di rinnovarla con tinte o decori più attuali. Non è detto però che si debba per forza disporre di un budget sostenuto o immaginare di allestire cantieri impegnativi, perché a volte per cambiare può bastare soltanto puntare sui dettagli giusti: un nuovo colore per mascherare le vecchie piastrelle, una nuova maniglia o un nuovo interruttore.
Dall’elenco delle tante possibilità, sono stati selezionati dieci dei più comuni problemi domestici. Vediamo quali.
- stop all’umidità in bagno
- sostituire i battiscopa
- relooking per le piastrelle
- un nuovo box doccia
- sostituire le maniglie della porta
- cambiare le placche degli interruttori
- rigenerare il parquet
- rinnovare l’estetica della cucina
- pulire i climatizzatori
- detergere il piano in vetroceramica
Prodotti per lavori in casa fai da te
1. Stop all’umidità in bagno
È l’ambiente più esposto ai problemi come condense, intonaco che si scrosta, macchie scure negli angoli, cattivo odore, solo per citare alcuni dei sintomi che sottolineano il problema dell’umidità, spesso legato sia a questioni strutturali e alla qualità dei materiali sia, non ultimo, alla scarsa aerazione del locale. Il primo passo, infatti, per evitare alcune conseguenze riguarda i frequenti e costanti ricambi: aprire le finestre quanto più spesso possibile, in modo che l’umidità accumulata (anche quella conseguente a una doccia) evapori e non si trasformi in condensa che, a lungo andare, porterebbe muffa e una lenta degenerazione della situazione e dello stato della muratura. Ecco un breve elenco di consigli utili, fermo restando che la strategia migliore sarebbe riuscire a combinare le diverse soluzioni proposte.
In tre step
1. Aerare: facile quando il bagno ha la finestra, basta aprire l’anta con frequenza. Se invece il locale è cieco bisogna pensare a integrare aspetti impiantistici e tecnologici. In scala, dalla soluzione ideale a quella più semplice: un sistema di ventilazione meccanica controllata, una ventola, un deumidificatore elettrico o uno chimico (a sali).
2. Scegliere intonaci specifici: quelli deumidificanti e traspiranti sono studiati con formulazioni capaci sia di far evaporare l’acqua dal muro verso l’esterno, “svuotando” l’ambiente dall’umidità in eccesso, sia di formare una barriera contro l’umidità da risalita. Collaborano, dunque, nella lotta contro l’umidità proveniente da diverse fonti.
3. Usare con parsimonia l’acqua calda: si tratta di un comportamento “virtuoso” capace di combinare diversi vantaggi. Quali? Riduzione del rischio di far formare umidità in eccesso, risparmio idrico, risparmio energetico, maggiore salubrità.
2. Sostituire i battiscopa
Li si urta spesso con l’aspirapolvere o la scopa, capita che si stacchino dalla parete e che lentamente
si rovinino o, semplicemente, si desidera sostituirli per dare una nuova veste all’ambiente. Se i battiscopa vengono solitamente montati da chi si è occupato di posare il pavimento, quando arriva il momento di sostituirli ci si può anche ingegnare da soli.
Per scegliere quelli nuovi si può decidere di attenersi a materiale e dimensioni di quelli vecchi (per non avere problemi di tracce sui muri) oppure di variare, spaziando fra legno, pvc, marmo o ceramica a seconda del pavimento e dello stile dell’ambiente.
Per il taglio, ci si può avvalere del servizio offerto dai negozi della grande distribuzione ma talvolta anche dai piccoli fornitori.
Le operazioni da seguire possono essere le seguenti:
• smontare il profilo esistente, aiutandosi con un piccolo scalpello per muratori e un martello. Attenzione a non intaccare il muro e a eliminare i chiodi presenti
• montare quello nuovo usando chiodi (sistema un po’ più complicato) o specifiche colle (stando attenti a seguire bene le istruzioni sui tempi di adesione). Attenzione anche agli angoli: per far aderire
i listelli sarà necessario predisporre un taglio a “ugnatura”, cioè obliquo e complementare fra i due pezzi.
3. Relooking per le piastrelle
Sono scheggiate e rovinate oppure semplicemente il loro colore e i loro decori non vanno d’accordo con i nuovi arredi o, ancora, non sono più in sintonia con i nostri gusti. Se non è il momento di pensare alla loro sostituzione, ci sono diverse opzioni per inaugurare un progetto di relooking che ci soddisfi.
Ecco tre possibilità:
• verniciare le piastrelle con prodotti coprenti, realizzati con formulazioni che aderiscono ai materiali solitamente usati per i rivestimenti. Ce ne sono di specifici per la ceramica e altri versatili, adatti a più materiali
• sovrapporre al rivestimento pellicole studiate proprio per tale scopo
• applicare resine epossidiche messe a punto per tali supporti.
4. Un nuovo box doccia
Che si tratti di sostituzione o di nuova installazione, è un’operazione molto delicata e lo conferma anche Cristina Pantaleo, referente di uno spazio di grande distribuzione dedicato al bagno, interpellata appositamente. La prima tappa, fondamentale, riguarda le misure:
è necessario prenderle con la massima precisione perché è proprio a partire da una corretta planimetria che prende avvio il progetto
di rinnovo, che dovrà seguire i seguenti passaggi:
1. rilievo delle misure corrette da filo muro (con rivestimento già applicato) al punto limite esterno del piatto doccia
2. scelta del modello in funzione del piatto doccia, dello spazio a disposizione, dello spessore (2/4/6/8 mm) e del tipo di vetro o del materiale acrilico, nonché del tipo di profilo e dell’altezza del box (185/195 o 200 cm)
3. installazione dell’intero sistema doccia al netto dei tempi fra ordine e consegna del materiale, richiede circa due giorni, laddove non siano necessarie opere murarie e si tratti di un box doccia semplice. Per fare una stima di costi, invece, sempre riferendosi a modelli basic, con colonna e box di misure standard, i costi si aggirano intorno ai 1.000 euro.
Le complicazioni, colpevoli anche di un eventuale incremento nel costo, riguardano gli impianti – se per esempio è necessario sostituire le tubazioni oltre al box o quando bisogna cambiare la posizione del miscelatore e le finiture o i rivestimenti. Qualora, infatti, parallelamente alla sostituzione del box doccia si ricorra anche a quella delle piastrelle, bisognerà mettere in conto la relativa spesa.
5. Sostituire le maniglie
Quando una maniglia non offre più alcuna prestazione, funzionale o estetica, si può pensare alla sua sostituzione in autonomia, anche se è un’operazione delicata che può variare a seconda del modello. Per esempio ci sono quelli dotati di rosette a incastro e quelli che invece ce le hanno dotate di viti, ma basta usare la vecchia maniglia come campione per non sbagliare. Oltre ai tutorial disponibili online, le confezioni sono complete di istruzioni. Gli step in genere sono i seguenti:
1. svitare la ghiera o togliere la rosetta a pressione
2. inserire il perno che collega le due maniglie nel foro sulla porta e controllare dove è indicato l’inserimento delle viti nella rosetta. Avvitare da entrambi i lati.
6. Cambiare le placche degli interruttori
Vale la pena specificare che siamo di fronte a un sistema a strati, di cui la placca è solo la parte visibile. Infatti, è incastrata sulla mascherina, che a sua volta è fissata con viti alla scatola incassata a parete che contiene i frutti. Partiamo dalla strada meno tortuosa: un impianto elettrico che soddisfa le esigenze ed è a norma ma richiede solo una modifica estetica. Bisogna quindi solo sostituire le placche ed è un’operazione che si può fare da soli: basterà rimuovere quelle vecchie, facendo leva ai lati, e incastrare sulle mascherine quelle nuove.
Invece, nel caso in cui l’impianto è da rivedere, il percorso è più tortuoso perché oltre alle placche bisogna prevedere la sostituzione dei frutti, delle scatole che li contengono e delle mascherine. Operazione che deve essere obbligatoriamente eseguita solo da personale specializzato e abilitato.
Una buona notizia: gli interruttori smart per sistemi domotici sono spesso dimensionati in modo da occupare gli spazi esistenti di quelli tradizionali.
7. Rigenerare il parquet
Per prevenire, in fase di posa è bene selezionare finiture o trattamenti resistenti, in grado di proteggere il materiale e far sì che resista nel tempo il più possibile, e scegliere, a monte, legni duri come l’imbattibile rovere. Ma quando il danno è fatto, bisogna correre ai ripari spaziando da quelli “fai da te” adatti per problemi di lieve entità, come l’utilizzo di specifici pastelli da applicare sull’incisione o di prodotti rigeneranti, alle operazioni più importanti, come la lamatura dell’intero rivestimento che permette anche di modificare la finitura rispetto alla precedente.
Riportato allo stato originale
Gli specialisti del parquet consigliano tale intervento di levigatura ogni 10 anni, laddove lo strato nobile del pavimento sia sufficiente a permettere tale frequenza, altrimenti ogni 20-25 anni. Perché un parquet si possa levigare, infatti, deve essere disponibile uno strato di legno nobile di almeno 2,5 mm (e soprattutto perché possa definirsi “parquet”). Se il parquet è in massello e lo spessore è di 10-15 mm, si può levigare 7-8 volte; diversamente, se si tratta di un prefinito con uno strato superiore di circa 4 mm, si può levigare 3-4 volte. Questo in generale.
Il costo dell’intervento viene valutato al mq e varia fra 18 e 30 euro, in funzione del tipo di strumentazione utilizzata e dell’eventuale fase di verniciatura o finitura finale.
I professionisti dell’Associazione Italiana Posatori Pavimenti in Legno, aggiornati tanto sui processi quanto sui prodotti più innovativi ed ecosostenibili, sono fra i referenti più affidabili.
8. Rinnovare l’estetica della cucina
La laccatura si è sbeccata oppure è stato cambiato il colore delle pareti o lo stile della casa, o semplicemente ci siamo stancati dello stesso aspetto della cucina: ecco alcuni motivi per cui si vorrebbe cambiarla.
Ma, a conti fatti, se la funzionalità è ancora garantita vale la pena concentrarsi solo sul rinnovamento della finitura. Un’estetica diversa ripagherà ogni desiderio di novità.
E anche in questo caso sono disponibili tante soluzioni per un semplice relooking che non richiedono cantieri, tempi e spese onerose.
Tre idee
- Dipingere le ante e i frontali dei cassetti con un nuovo colore. L’operazione richiede prodotti specifici e può essere realizzata da soli, se abbastanza abili con i pennelli; in alternativa, ma il costo varia da 150 a 200 al mq, ci si può affidare a un falegname o a un’azienda di verniciatura e laccatura. Oppure, nel caso non siano passati troppi anni dall’acquisto della cucina, è probabile che l’azienda produttrice sia in grado di fornire nuove ante, sempre che il modello sia ancora in produzione.
- Ricorrere ad adesivi ad hoc che permettono una trasformazione istantanea a costi e fatica ridotti. Si possono reperire nei negozi di fai da te della grande distribuzione.
- Sostituire le maniglie a volte è sufficiente e i nuovi accessori si trovano in grande varietà nei centri di bricolage. Attenzione al passo dei fori per il fissaggio sulle ante.
9. Pulire e manutenere i climatizzatori
Fondamentale sempre, ancora di più in questi mesi di alta sensibilità riguardo alla qualità dell’aria, la manutenzione degli impianti di climatizzazione deve essere eseguita con precisione e seguendo un programma di scadenze regolari. Se la pulizia e la sostituzione dei filtri è una semplice operazione “fai da te” (in genere servono acqua e sapone, ma bisogna seguire le indicazioni dei produttori), gli interventi di manutenzione vanno affidati invece a personale qualificato e certificato, secondo quanto previsto dalla legge. È infatti importante che l’impianto sia controllato periodicamente, almeno ogni due o tre anni secondo quanto consigliato dal Ministero della Salute, da un tecnico qualificato (e anche certificato se agisce sul circuito frigorifero) in grado di verificare che non ci siano perdite di gas refrigerante e che la macchina esterna e le unità interne funzionino correttamente. In caso contrario provvede al ripristino del corretto funzionamento tramite operazioni di manutenzione straordinaria. AICARR (Associazione italiana Condizionamento dell’Aria Riscaldamento e Refrigerazione, http://www.aicarr.org) alza l’asticella e propone interventi sempre approfonditi, sottolineando anche l’importanza di conservare con attenzione il libretto degli impianti, una sorta di “carta d’identità” di tutti gli impianti termici, compresi quelli per la climatizzazione estiva, deve essere compilato dal tecnico che esegue i controlli periodici e la manutenzione e conservato dall’utente. L’utente e il tecnico possono essere soggetti a sanzioni in caso di mancata conservazione del libretto o di errata compilazione.
La legislazione vigente
Ecco quanto viene dichiarato nelle “Linee Guida per la definizione di protocolli tecnici di manutenzione predittiva sugli impianti di climatizzazione”, pubblicate sul S.O. della Gazzetta Ufficiale del 3/11/2006 e integrate, nel 2013, dalla “Procedura Operativa per la valutazione e gestione dei rischi correlati all’igiene degli impianti di trattamento aria”, recepita dall’Accordo Conferenza Stato Regioni del 7.2.2013:
”I sistemi di condizionamento dell’aria e di ventilazione devono essere progettati, costruiti ed installati in modo tale da consentire la pulizia di tutte le superfici interne e di tutti i componenti, in conformità alle disposizioni della ENV 12097. Ciò costituisce premessa indispensabile affinché tali sistemi possano funzionare ed essere manutenuti in modo che i requisiti igienici siano permanentemente rispettati. A questo proposito devono essere effettuate ispezioni tecniche e manutentive regolari insieme a frequenti controlli igienici da parte di personale specializzato. I sistemi impiantistici devono essere controllati regolarmente e devono essere puliti, se necessario, da personale qualificato”.
10. Detergere il piano in vetroceramica
Dalle eccellenti prestazioni, questo tipo di elettrodomestico richiede un po’ più di impegno per la sua pulizia e protezione. Innanzitutto non bisogna mai usarlo come piano di lavoro perché si graffia facilmente. Inoltre è meglio pulirlo subito dopo l’uso, per evitare che le macchie si incrostino e che la sua superficie appaia opaca.
I produttori specificano di fare attenzione a non usare mai detergenti in polvere o spugnette abrasive, perché potrebbero graffiare il piano; eventuali incrostazioni si possono riomuovere facilmente utilizzando una spatola di silicone.
Per la sua detersione, oltre ai prodotti specifici, si possono utilizzare:
- detergente per i piatti
- aceto bianco o di mele
- bicarbonato sciolto in acqua
- pietra d’argilla che non contiene sostanze chimiche ed agisce con acqua fredda.
Tratto da Cose di Casa cartaceo di ottobre 2020