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I gerani piante facili da coltivare e sane, che raramente si ammalano e pochi parassiti sono in grado di rovinarne la riuscita. Quindi, se abbiamo dei problemi con le cassette di gerani appena acquistate oppure con le piante dello scorso anno, è opportuno farci qualche domanda e capire dove potremmo avere sbagliato. Per non ripetere gli stessi errori.
Le piante stentano a crescere? Tre cause
- La prima causa, spesso sottovalutata, è un colpo di freddo che ne ha bloccato lo sviluppo. Spesso, spinti dal desiderio di avere in breve balconi fioriti, si è portati ad anticipare i tempi di acquisto e la messa a dimora dei gerani sul fronte del balcone o sui davanzali delle finestre. Il consiglio è quello di tenere i vasi per almeno due settimane in posizione calda e riparata, magari addossate a un muro così da godere del riverbero. Il problema infatti è l’apparato radicale: le piante poste sulle ringhiere sono sottoposte al vento e quindi saranno sollecitate in una fase in cui le radici, poste nel nuovo terriccio, devono espandersi e ancorarsi saldamente. Per i gerani ricadenti la pianta non più sostenuta dalla gabbiatura di plastica questo aspetto non è da sottovalutare.
- La seconda può essere la qualità delle piante acquistate. Scegliete sempre i gerani uno ad uno valutandoli singolarmente. Preferite piante giovani, vale a dire senza fiori, ma sempre vigorose. Scartate quelle con internodi lunghi e poche foglie. Sono proprio le foglie il “motore” del giovane geranio. Se la superficie fotosintetizzante, data dalla somma delle singole foglie, è scarsa, gli zuccheri e le proteine prodotti saranno sempre pochi e l’accrescimento in termini di nuove foglie e ingrandimento delle esistenti procederà a ritmo ridotto. Preferite piante vigorose, raccolte e ben fogliate.
- La terza causa potrebbe essere l’utilizzo di un substrato non idoneo. Evitate economie solo apparenti riutilizzando terricci di recupero per la coltivazione dei gerani e delle annuali da fiore in genere. Piante che devono sostenere uno sviluppo a dir poco prodigioso, una fioritura continua e un buon tasso di ricambio delle foglie, non possono essere coltivate con successo in substrati poveri. Utilizzate un terriccio specifico oppure mescolate un buon terriccio per piante da fiore con sabbia (perché i gerani non hanno dimenticato le loro origini sudafricane e temono il ristagno) e torba aggiungendo un fertilizzante a rilascio programmato così da assicurare alle piante una nutrizione costante che integrerete con l’aggiunta di fertilizzanti liquidi a metà del dosaggio indicato da quando le piante apriranno i primi boccioli.
Poca pulizia, fa sviluppare meno le piante
Se i gerani, benché bagnati con regolarità, arrestano le fioriture e sembrano entrare in una sorta di stasi, le ragioni potrebbero essere due:
• le temperature sono così elevate da scaldare la zolla a tal punto da fare entrare la pianta in pausa vegetativa,
• le piante non sono state pulite dal secco e questo inibisce la produzione di nuove cime fiorite.
La pulitura dei gerani dai fiori secchi è pratica necessaria per assicurare una rifiorenza continua. Le cime fiorite si tolgono con le mani e non con le forbici, afferrando il peduncolo alla base e agendo con decisione cambiando l’angolo di inserzione sul fusto senza esercitare trazione. Una manovra sbagliata, tirando il ramo, specie verso l’esterno, può causarne la rottura. I gerani edera e i parigini sono quelli più soggetti a rottura soprattutto per la struttura più complessa e intricata rispetto ai zonali. Pulite i gerani almeno una volta la settimana, meglio due. Eseguite un’operazione capillare. In questo modo, anche involontariamente, eseguirete un accurato controllo delle piante.
Evitare il compattamento dello strato superficiale
Se il terriccio si mostra di colore grigio, compatto e impermeabile e sembra che lo strato superficiale si sia trasformato in una sorta di feltro, le cause sono molteplici: l’azione dilavante, il sole battente, un terriccio di scarsa qualità, l’eccesso di sali. L’acqua non è assorbita con velocità ma ristagna nello spazio libero del vaso.
Rimuoviamo lo strato superficiale del terriccio “degradato” scartandolo. Con le mani smuoviamo delicatamente il terriccio sottostante arrestandoci appena incontriamo gli apparati radicali. Aggiungiamo terriccio nuovo che comprimeremo leggermente dopo averlo mescolato a quello presente. Bagniamo subito con volumi modesti d’acqua distribuiti più volte per uniformare il nuovo substrato.
Acqua: poca ma spesso
Se le foglie dei parigini si richiudono e quelle degli zonali seccano è segno che le piante hanno sete oppure sono sottoposte a un caldo eccessivo. I gerani parigini tendono a chiudere le foglie o a formare un sottile bordo secco lungo il margine fogliare, gli zonali seccano un numero maggiore di foglie del normale e non sviluppano nuovi elementi nelle zone apicali. Bagniamo con maggiore regolarità e frequenza perché un’abbondante irrigazione ogni tre giorni è sicuramente meno efficace di due interventi che distribuiscano lo stesso quantitativo d’acqua a trentasei ore di distanza. Meglio bagnare meno e spesso.
Si tratta di distinguere cosa vuol dire bagnare meno da bagnare poco o troppo. Si bagna troppo quando l’acqua riempie il sottovaso e tracima bagnando i piani sottostanti e dilavando il terriccio, oppure, senza raggiungere questo estremo, quando resta nel sottovaso a ore di distanza. Si bagna poco quando non si riesce ad interessare tutta la zolla ma solo la parte superficiale favorendo così uno sviluppo localizzato delle radici che saranno più esposte al secco e al caldo.
Per trovare qual è la quantità giusta per vaso si deve procedere per tentativi, magari utilizzando non un annaffiatoio da dieci litri ma brocca e secchio. Il volume d’acqua giusto è quello che versato rapidamente nello spazio libero fra terriccio e bordo del vaso, così da allagarlo e bagnare la zolla in modo uniforme, percola solo in piccola parte nel sottovaso e da questo è rapidamente riassorbito.
Per evitare che la zolla si scaldi troppo, con andamenti stagionali caratterizzati da andamenti irregolari ed estremi, preferite all’acquisto cassette colorate, meglio se chiare, e scartate i vasi di colore nero in materiale plastico per gli zonali.
Se il vaso perde acqua…
Questo problema si può evidenziare a partire dal mese di agosto e solo per i gerani parigini quando le piante hanno sviluppato una massa di radici tali da occupare tutto il volume disponibile. Le cassette, sollevandole, per quanto la vegetazione sviluppata sia notevole, si presentano stranamente leggere. Potremmo affermare che la pianta si è “mangiata” tutto il terriccio e all’apparato radicale manca un substrato cui ancorarsi e dal quale trarre acqua e nutrimento.
Le piante da questo momento in poi diventano dipendenti in modo diretto dagli apporti esterni sia d’acqua sia di fertilizzante senza poter contare su un “serbatoio” al quale attingere in caso di difficoltà o assenza.
Non potendo rinvasare le piante in cassette più grandi perché difficili da far entrare nei supporti potremo soltanto aggiungere terriccio e bagnare con assoluta regolarità.
Verifichiamo la possibilità di adattare ai supporti esistenti vasi più capienti. Magari di lunghezza e larghezza sovrapponibili, ma più alte. Guadagnare in altezza soli 4-5 centimetri si traduce in un aumento di volume disponibile di ben il 20%.
… e il colletto si scopre
Se il terriccio si abbassa fino a lasciare scoperto il colletto, il problema ha una doppia origine: il compattamento e l’azione dilavante delle bagnature. Il terriccio che utilizziamo è soffice in virtù della grande componente organica fatta di torba e materiale solo parzialmente decomposto. Al momento della messa a dimora si ha l’abitudine di comprimerlo solo leggermente così che il compattamento porta a un abbassamento di almeno un centimetro.
L’azione di dilavamento causato dalle continue bagnature porta alla perdita di un altro centimetro così che le piante poste correttamente a dimora, con il colletto a livello del terreno, si ritroveranno agganciate alla zolla dalle numerose radici fascicolate esposte già dalla seconda metà di luce a luce ed aria.
Aggiungere terriccio con continuità è ciò che possiamo fare.
Questo problema è evidente nei parigini ricadenti dove la trazione esercitata dalla massa fogliare verso il basso aggrava la situazione ma si può riscontrare anche nei zonali e nei botanici.