>Per avvicinarsi ex novo al mondo del fai da te, bisogna prima conoscere gli strumenti che servono. Dopo aver visto che cosa contiene la cassetta degli attrezzi, che raggruppa i pezzi fondamentali, vi illustriamo i singoli attrezzi. Cominciamo dal martello.
Il martello è forse il primo utensile della storia dell’umanità, ha accompagnato la nostra evoluzione e contribuito alla nostra sopravvivenza. Proprio perché utilizzato da tanto tempo, il martello si declina oggi in svariate versioni in base ai diversi usi. Partendo quindi dalle nostre concrete esigenze, si dovrà acquistare il modello adatto, trovando la giusta combinazione delle tre parti che lo compongono: manico, testa o bocca (estremità per battere) e penna (destinata a operazioni complementari, come estrarre i chiodi).
- Modello da falegname. Ha testa larga per battere e lisciare, penna per estrarre i chiodi e manico medio. Con il manico in legno e la parte battente in acciaio, il baricentro risulta molto spostato verso l’alto: questo consente di battere i chiodi correttamente, cioè utilizzando quasi esclusivamente la forza di gravità dell’attrezzo stesso, impugnando la parte terminale del manico.
- Da carpentiere. Con testa quadrata scanalata per estrarre i chiodi o spingerli per raddrizzarli, a volte dotata di un magnete che permette di tenere bloccato il chiodo all’inizio del fissaggio; la penna è di dimensioni generose per estrarre i chiodi lunghi e il manico è prolungato per favorire la leva.
- Da fabbro o meccanico. Realizzato per battere il ferro o per lavorare il metallo, ha manico in legno, battente quadro e penna a cuneo o a palla.
- Martellina da muratore. Dotata di doppia penna tagliente orientata diversamente in modo da poter rompere mattoni, scalpellare o scrostare intonaci.
- Mazzuolo. Presenta due lati battenti e viene usato principalmente su scalpelli o punteruoli.
- Mazzuolo in legno. Utilizzato esclusivamente per battere sugli scalpelli da legno, ha peso e misure diverse in base a delicatezza e precisione richiesta dalla lavorazione.
- Mazze. Più grandi e pesanti, sono idonee a demolire o piantare pali.
- Silenziosi. Altre tipologie di martelli hanno testa in materiali particolari come gomma o teflon, che permettono di colpire le superfici senza lasciare segni o causare rumore.
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Chiavi per serrare
Soprattutto per i piccoli lavori d’idraulica occorre un set di chiavi dette comunemente inglesi. In metallo, hanno estremità – chiamate anche bocche – fatte in modo diverso: a forchetta oppure ad anello (internamente a stella), o a becco di pappagallo. Sono vendute in serie da 5 a 28 mm, ma sono più spesso indicate con un numero. Bisogna avere almeno i numeri 8, 10, 13, 17 perché rappresentano le chiavi di utilizzo più frequente. Esistono anche in versione combinata, cioè con le due estremità di forma diversa. Anche in questo caso si può fare una scelta di pezzi singoli o preferire un kit completo. I costi variano in base alla qualità, oscillando indicativamente tra i 9 e i 12 euro di un singolo pezzo e i 50 minimo di un intero set.
La brugola
Questa chiave, di solito venduta in set con tipi di varia misura, si usa per allentare o serrare viti a testa cava esagonale, chiamate viti a brugola.
La forma è quella di una barra in acciaio temperato, a sezione esagonale piegata a L o a T, in modo da applicare una forza (il termine tecnico è “coppia”) superiore a quella di un comune cacciavite. Una curiosità: il nome deriva da Egidio Brugola, fondatore delle omonime Officine di Lissone (Mb), che nel 1926 cominciò a commercializzare questo prodotto.
➤ Serve per girare le viti, svitandole e avvitandole. È formato dal manico e dal gambo in tondino di acciaio solitamente temperato, la cui estremità termina con una punta di due forme principali: a taglio e a croce.
- a taglio (detto spaccato o dritto) per viti con spacco orizzontale, tradizionale.
- a croce (o a stella) per viti che hanno la testa con impronta incrociata.
Per facilitare l’uso, il cacciavite può avere la punta magnetica che serve a trattenere le viti in acciaio e ne facilita l’inserimento nella loro sede o l’estrazione. Il gambo può essere di tre tipi: rigido, flessibile o intercambiabile (l’impugnatura è sempre la stessa, ma sostituendo il gambo si cambia il tipo di punta).
L’ideale è avere vari tipi di punte a taglio e a stella. Una dotazione minima comprende: un giravite a taglio a base larga con gambo piuttosto lungo; uno stretto e corto; un modello a croce con impronta larga e gambo lungo; uno a impronta stretta e gambo corto. Possiamo consigliare l’aggiunta di un cacciavite da elettricista, con gambo isolato e cercafase, e di un modello a gambo extracorto, risolutivo quando si lavora in poco spazio.
A batteria ricaricabile
È un utensile con impugnatura ergonomica e varie punte intercambiabili, che caricato elettricamente in un’apposita sede, diventa poi un cacciavite cordless, molto pratico, che offre anche la possibilità di regolare il senso di rotazione (avvito-svito).
Le pinze, che hanno lo scopo di moltiplicare la forza delle mani, sono costruite secondo il principio della leva bilaterale che permette di trasformare la pressione delle dita nella stretta delle ganasce. È un utensile tipicamente utilizzato da meccanici, elettricisti, falegnami, idraulici.
• La forza della pinza si incrementa allungando i manici e riducendo la distanza tra lo snodo e il punto di contatto delle ganasce. Ma in certi casi l’attrezzo serve solo a operare con più comodità, come per esempio per l’assemblaggio di componenti elettrici o per usi nel campo dell’elettronica e della meccanica fine.
• L’origine della pinza risale a quando l’uomo iniziò a lavorare il ferro e serviva a tenere fermi i pezzi incandescenti da forgiare. La forma di questo attrezzo si è pressoché mantenuta tale fino ai giorni nostri.
• La varietà di tipologie è cresciuta con la diffusione dell’artigianato e, in seguito, dell’industrializzazione. Attualmente esistono circa 100 diversi modelli di pinze comuni.
La pinza universale
Detta anche pinza combinata – è pressoché l’utensile tuttofare tra le pinze perché combina tutte le funzioni basilari più importanti: presa e taglio.
• I taglienti sono adatti per tranciare filo metallico, chiodi, piccoli cavi e simili;
• le ganasce dentate afferrano e trattengono elementi piatti e pezzi di piccole dimensioni;
• l’incavo (cioè il foro ellittico dentato) è idoneo per la presa (anche la rotazione), in particolare di elementi di forma tonda.
A becchi mezzotondi con tronchese
Ha una struttura affusolata, con la testa stretta notevolmente sviluppata e becchi mezzotondi sottili, dentellati all’interno, che permettono di raggiungere agevolmente punti difficilmente accessibili. I modelli più lunghi (circa 20 cm) sono anche definiti “a becchi di cicogna”, quelli più corti (fino a 16 cm) “pinze per radiotecnici”.
Il “pappagallo”
La pinza detta a pappagallo è un vecchio tipo di chiave a becco parallelo regolabile, molto utilizzata per dadi di grandi dimensioni ma soprattutto per il montaggio delle installazioni sanitarie.
La tenaglia
è particolarmente adatta per estrarre chiodi, graffe e ferramenta simile. La sua particolare struttura permette, impugnandola, di “roteare” con facilità sulla testa arrotondata.
La tenaglia per ferraioli e cementisti
Note anche come pinze Rabitz, vengono impiegate soprattutto per la torsione e il taglio di filo di ferro nelle armature per calcestruzzo. Ma sono anche utilizzate in molte altre lavorazioni con il filo metallico. Grazie alla testa corta e ai lunghi manici affusolati, questo tipo di pinza si ruota con facilità e permette di torcere il filo.
Anche ai neofiti del bricolage va consigliato l’acquisto del trapano; tuttalpiù si possono valutare le prestazioni in base al tipo di utilizzo. In ogni caso la scelta si deve indirizzare su un elettroutensile di qualità, anche nel caso lo si usi poco.
• Questo perché si traduce sia in maggiore sicurezza nell’utilizzo sia in una maggiore gamma di prestazioni che servono a facilitare ogni tipo d’intervento. E poi, quando si diventerà più esperti, non sarà necessario sostituire l’apparecchio, ma si potranno eventualmente aggiungere solo alcuni accessori.
• Il trapano – montate le adeguate punte – permette di forare qualsiasi materiale e può essere utile anche per avvitare o svitare.
• Sul mercato se ne trovano diversi tipi, ma la prima grande distinzione è tra modelli tradizionali a filo da collegare alla rete elettrica oppure a cordless, ossia senza fili perché a batteria ricaricabile.
A filo o cordless
I primi hanno motore più potente. Per la sicurezza, è importante acquistare modelli con la doppia maniglia, che consente un’impugnatura sicura e salda.
• I trapani senza fili o portatili sono invece molto comodi, si possono utilizzare anche all’esterno, lontani da una presa di corrente. Però hanno una potenza limitata nel caso si debba, ad esempio, forare una superficie dura come il metallo.
• Se si decide di acquistare un trapano cordless, meglio puntare su un modello a doppia batteria, in modo da tenerne una già carica a disposizione per non dover interrompere il lavoro.
• Mentre un trapano di livello professionale raggiunge costi elevati, per i principianti si possono trovare modelli con filo a prezzi davvero contenuti; un costo medio si aggira sui 60 euro, ma si arriva anche a 140-150 euro per i modelli più accessoriati.
• I cordless sono di solito un po’ più costosi: ottimi modelli si trovano dai 95-100 euro in su.
Normali o a percussione
Sia quelli con filo sia quelli a batteria possono essere a loro volta normali o a percussione, modelli cioè in cui la punta non si limita a perforare, ruotando velocemente, ma anche “picchiando” (come con un martello) contro la superficie da bucare.
• Dovendo fare un nuovo acquisto, è consigliabile comprare un modello che offra le due possibilità, oltre alla capacità di regolare la velocità di rotazione: la più bassa per forare il legno, la più alta per metallo o pietra.
Se si vogliono raggiungere risultati ottimali è preferibile acquistare apposite valigette con varie punte per trapano, accessori quasi mai forniti assieme allo strumento e che bisogna acquistare a parte. Esistono set preconfezionati, in cui si trovano vari tipi di punte (da ferro, da pietra, da legno), più inserti per avvitare o svitare. Si possono superare anche i 50 pezzi, ma ciò garantisce di avere sempre a disposizione l’accessorio. I prezzi variano a seconda dell’assortimento e della qualità: non conviene comunque scendere sotto i 15 euro.
Cutter
Taglierino con lame affilate e retrattili. Prenderne uno robusto, gli altri servono per lavori di cancelleria. Un modello di questo genere costa almeno 8 euro.
Miniseghetto o forbici per metallo
In acciaio, con impugnatura in plastica rigida, è comodo per tagliare fili spessi e tubi in metallo. Prezzo intorno a 8-10 euro.
Doppio metro
In legno, suddiviso in 10 astine ripiegabili, è comodo perché aperto e disteso non si piega. Costa circa 2 euro.
Torcia
Ne esistono modelli a led funzionanti con pile normali, anche ricaricabili. Prezzo fra 10 e 14 euro.
Forbice da elettricista
Serve per tagliare e scoprire fili elettrici; i manici isolati garantiscono maggiore sicurezza. Meglio non scendere sotto i 4-7 euro di costo.
Nastro adesivo isolante
In rotoli di diversa misura e colore, collega, unisce e isola fili. Lunghezza 10-25 m e larghezza da 8-10 a 50 mm. Prezzo entro 2 euro
Spray sbloccante
Liquido spray per lubrificare superfici metalliche, molto utile specie a eliminare l’attrito per viti o bulloni favorendone lo sblocco. In bombole da 100 ml, costa circa 4 euro.
Dispositivi di protezione
Più si è alle prime armi e più è necessario prestare attenzione. Per i lavori più impegnativi può essere utile disporre di una mascherina filtrante da applicare a naso e bocca, che protegge dalla polvere quando si leviga legno, metallo o si raschia l’intonaco, oppure nei casi in cui c’è il pericolo che schizzino liquidi o piccoli frammenti di materiale.
Cercafase non solo per elettricisti Negli impianti elettrici delle abitazioni ci sono cavi che contengono 3 fili: quello di messa a terra, che scarica eventuali tensioni presenti; quello neutro, che fa tornare la corrente al contatore; e il filo di fase (in mezzo), dove è presente tensione, pericoloso da toccare. Il cercafase ha appunto il compito di individuarlo, così che si possa anche capire se si stanno collegando i fili giusti. l è sempre importante non toccare direttamente con le mani i fili scoperti. Per sapere in quali scorre tensione, basta toccarne uno con la punta del cercafase, tenendo con un dito la parte posteriore dello strumento.Se la spia interna si illumina, il filo toccato è il filo di fase. Non c’è invece pericolo a toccare la piastrina metallica del cercafase Questo di tipo di prodotto si trova in vendita a un costo variabile da 4 a 6 euro.
Estintori&C.
A parte gli obblighi imposti dalle norme di sicurezza nei condomini o in altri spazi comuni, purtroppo non è abitudine diffusa la presenza di dispositivi antincendio nelle case private. l Bisogna sapere che il fuoco viene generato solo in presenza di tre elementi: combustibile (tipo legno, carta, stoffa), comburente (es. ossigeno presente nell’aria), temperatura (secondo il tipo di materiale combustibile). Pertanto i sistemi e gli strumenti efficaci a sedare le fiamme, intervengono almeno su uno di questi fattori.
Un’ottima soluzione sono gli estintori, che si dividono in due grandi categorie e sono idonei all’impiego in condizioni diverse. A polvere: Sono realizzati con polveri che, depositandosi sull’area interessata dall’incendio, cercano di soffocarlo impedendo il passaggio di altro ossigeno. Hanno un costo contenuto, ma non si devono utilizzare su apparecchiature elettriche perché la polvere può trasformarsi in un conduttore di elettricità e risultare pericolosa per l’utilizzatore; inoltre generano una consistente nuvola “polverosa” che, in un ambiente chiuso, provoca una nebbia impenetrabile e lascia residui su oggetti e pareti. A CO2: Questo tipo di estintori agisce per soffocamento e per raffreddamento del combustibile e ha il grande vantaggio di non lasciare residui. L’anidride carbonica inserita nella bombola a una pressione superiore ai 170 bar (il costo di questo estintore è dovuto proprio all’esigenza di assicurare la tenuta a questa pressione), quando viene azionata la valvola di fuoriuscita, passa dallo stato liquido a quello gassoso, generando particelle dette “ghiaccio secco” che provocano un abbassamento della temperatura a -79 gradi.