Il tetto: i sei strati funzionali del sistema

Vediamo come è fatta una copertura isolata e ventilata, oggi la più utilizzata per le caratteristiche di tenuta termica e durata, indispensabili soprattutto quando l’ambiente sottotetto è abitabile.

Redazione
A cura di “La Redazione”
Pubblicato il 10/09/2015Aggiornato il 10/09/2015
Il tetto: i sei strati funzionali del sistema
Travi di Pircher

Strati multifunzione del tetto

1. Struttura portante

Può assumere diverse configurazioni ed essere realizzata in molteplici materiali, ma le tipologie più diffuse sono quella in legno, in calcestruzzo armato o acciaio.Nel primo caso l’insieme delle travi portanti sorregge un assito continuo in tavole di legno che costituisce l’elemento piano sul quale vengono posati successivamente gli altri strati funzionali del tetto. Nel caso di coperture laterocementizie il piano continuo è formato direttamente dal solaio inclinato che costituisce le falde del tetto.

2. Barriera al vapore

E’ formata da teli membrane, in materiali diversi (in genere di derivazione plastica), la cui funzione è quella di regolare la diffusione e il passaggio del vapore acqueo che dagli ambienti interni riscaldati fuoriesce verso l’esterno. Si evita così la formazione di condensa negli strati della copertura: si provocherebbe il loro degrado nel tempo, pregiudicandone le prestazioni e alterando le capacità termoisolanti. La barriera al vapore deve sempre essere abbinata allo strato termoisolante; in assenza di questo non ha invece ragione di esistere.

3. Ventilazione

Quando si parla di tetto ventilato ci si riferisce a una copertura che “respira” grazie alla formazione di una intercapedine di ventilazione, che prende aria all’altezza delle gronde e la espelle in corrispondenza del colmo. Questo spazio permette di migliorare ulteriormente la prestazione di coibentazione termica, perché di fatto lo strato d’aria in continuo movimento fa da isolante. n particolare, in estate la ventilazione permette di espellere l’aria calda che si forma sotto il manto, mantenendo gli strati sottostanti più freschi. In ogni stagione inoltre favorisce l’asciugatura della condensa che si può formare nel sottotegola e allo stesso tempo contribuisce a smaltire il vapore acqueo proveniente dall’interno dell’edificio. Il risultato è la possibilità di mantenere asciutti i materiali con cui è stato costruito il tetto, preservandone la durata nel tempo e garantendone quindi anche le prestazioni funzionali.

4. Strato termoisolante

E’ fondamentale perché attraverso il tetto – quando non adeguatamente coibentato – si verifica il 20-30% delle dispersioni termiche. Mentre, grazie a un buon isolamento (dimensionato e posato correttamente) si riesce ad avere una casa più calda d’inverno e più fresca d’estate, riducendo le spese per la climatizzazione. Ecco perché gli interventi per migliorare le prestazioni termiche del tetto godono di alte detrazioni fiscali previste per le opere di riqualificazione energetica degli edifici (specificate nelle pagine seguenti).

Deve essere continuo

Le coperture coibentate in modo adeguato, ovvero con uno strato isolante continuo, studiate e realizzate in origine nei Paesi nordeuropei nell’ambito di ricerca sulle “case passive” (edifici attentamente coibentati al punto da fare a meno dei tradizionali sistemi di riscaldamento) hanno anche il vantaggio di essere prive dei critici ponti termici. I ponti termici sono quei punti specifici della costruzione – che vanno sempre risolti – in cui il materiale isolante è interrotto per la presenza di altri elementi, spesso strutturali ma non solo; in tali punti si concentrano quindi le dispersioni di calore, favorendo oltretutto l’insorgenza di condensa e di muffe.

Un’ampia gamma

I materiali per realizzare lo strato termoisolante sono molteplici: dai pannelli di polistirene o di poliuretano – di derivazione chimica – a quelli in lana di roccia o di vetro, per arrivare fino a quelli in fibre di legno o in altri materiali ecologici o addirittura riciclati. Recentemente sono stati introdotti sul mercato anche isolanti ultrasottili – praticamente pellicole riflettenti – talvolta accoppiati ad altri pannelli; ma ci sono anche altri tipi di materiali multistrato o sottovuoto. Tali materiali hanno costi elevati rispetto agli standard soliti, ma possono rivelarsi molto utili nei casi in cui sia tecnicamente difficile aggiungere forti spessori.

5. Impermeabilizzazione 

È lo strato che, insieme al manto di copertura, protegge gli ambienti interni da possibili infiltrazioni delle acque meteoriche. Raccoglie infatti sia l’acqua, che eventualmente attraversa il manto di copertura, sia la condensa che si può formare nello strato sottotegola, portandola in gronda dove viene smaltita dal sistema di raccolta acque meteoriche. Tradizionalmente formato da membrane bituminose, oggi può essere realizzato anche con teli e membrane di altri materiali di derivazione plastica, posate a freddo e senza l’ausilio della fiamma, riducendo così i possibili pericoli durante le fasi di lavorazione. Esistono, inoltre, delle membrane riflettenti che oltre a impermeabilizzare contribuiscono all’isolamento termico perché riflettono le radiazioni solari e ne trasmettono solo una piccola parte agli strati sottostanti.

6. Manto di copertura 

Le falde si possono ricoprire con coppi o tegole (entrambi elementi che possono essere in cotto, in cemento o in altri materiali) ma anche con lamiere metalliche o pannelli di derivazione plastica. I sistemi di posa e le strutture necessarie ad assicurarle in copertura possono variare notevolmente: vanno dal tradizionale sistema di listellature in legno ai dispositivi metallici. Tutte le tecniche di installazione prevedono sempre anche pezzi speciali quali raccordi, tegole fermaneve, tegole per l’aerazione, lastre in vetro per illuminare i sottotetti, i comignoli e le torrette per l’esalazione dei fumi, oltre naturalmente alla lattoneria. Quindi: i canali di gronda (tubi orizzontali di raccolta acque) e pluviali (tubi verticalo di smaltimento acque), più i vari raccordi tra i due.

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La struttura del tetto di Pircher è composta da travi in legno lamellare, che garantisce stabilità termica e particolare elasticità. http://www.pircher.eu

 

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isover

Bituver Positive Roof è l’innovativa gamma di soluzioni integrate per tetti fotovoltaici impermeabilizzati e isolati che coniuga rispetto dell’ambiente ed estetica, risparmio energetico dell’involucro edilizio e la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili con una particolare attenzione agli incentivi. Si tratta in particolare di membrane bitume-polimero (per l’impermeabilizzazione di tutti i tipi di tetti e non solo) tradizionali, autoadesive, termoadesive, leggere, antiradice, bugnate o speciali. http://bituver.it

Butiver isover saint gobain syntolight

Come telo sottotegola tri-strato traspirante per coperture, Syntolight Butiver di Isover – Saint Gobain è composto da lamina traspirante rivestita su entrambe le facce con film polipropilenico. Traspirante al vapore d’acqua, è allo stesso tempo impermeabile all’acqua. È idoneo per essere posato a secco o mediante chiodatura, e consigliato come strato protettivo sotto tegola delle coperture a falda ventilate e non ventilate realizzate sia in legno, sia in latero cemento. http://www.isover.it

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Non rivestito e a doppia densità, il pannello rigido Durock Energy di Rockwool in lana di roccia è indicato per l’isolamento delle coperture inclinate in legno e ventilate. http://www.rockwool.it

 

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Il pannello isolante Isotec XL Plus di Brianza Plastica con guarnizioni in pvc è in schiuma poliuretanica espansa rigida, che garantisce alta resistenza termica. http://www.brianzaplastica.it

DOW-0043

Le lastre sono di polistirene estruso monostrato Xenergy SL di Dow sono riciclabili. Hanno superficie liscia, ottenuta con tecnologia di estrusione, e profili battentati sui 4 lati. http://www.dowxenergy.it

 

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