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Per isolare termicamente esistono materiali formulati appositamente che si utilizzano in fase di costruzione, ma è possibile aumentare la tenuta anche di un edificio esistente, per esempio con interventi dall’interno. Tenendo conto che le leggi concedono pareti con spessori maggiori, sia per immobili nuovi sia per le ristrutturazioni, e inoltre prevedono sgravi fiscali. La tenuta termica di un edificio dipende in gran parte dalla coibentazione delle superfici che sono a contatto con l’esterno. Durante la stagione fredda, per esempio, per mantenere costante la temperatura degli ambienti occorre che quella delle pareti sia quanto più simile possibile a quella dell’aria interna; questo si può ottenere solo limitando gli scambi termici tra indoor e outdoor con un efficiente isolamento termico. Va detto anche che tale strato protettivo, se posato senza interruzioni, ha la funzione ulteriore di eliminare i punti di discontinuità tra i materiali della costruzione – i cosiddetti ponti termici – garantendo una barriera uniforme.
Evitare le dispersioni
Gran parte dell’energia usata d’inverno per riscaldare le stanze a 20-22 °C (come previsto dalla legge) e di quella consumata in estate per raffrescare a circa 26 °C va dispersa attraverso tetto, pareti, pavimento e finestre. Nei vecchi edifici questi consumi si possono ridurre del 20-40% grazie a un corretto isolamento, risparmiando sulle bollette del riscaldamento. Bisogna aggiungere che l’idonea coibentazione, con l’utilizzo di materiali appropriati secondo l’applicazione, ha anche altri vantaggi: si può abbattere il rumore, innanzitutto, e si riesce a ridurre umidità o “secco” eccessivo, con conseguente miglioramento del benessere interno.
Consumi ridotti
Oltre che dai gradi centigradi interni, il comfort termico di un’abitazione è influenzato anche da altri fattori: innanzitutto dalla temperatura di irradiamento vincolata a quella in superficie degli elementi che delimitano la casa (muri, pavimenti, soffitti e vetri). Più queste strutture sono fredde, maggiore è la loro tendenza ad assorbire calore. Dunque si può constatare che si prova una sensazione di benessere quando la temperatura delle pareti, sommata a quella dell’aria, dà come risultato un valore poco più alto di quella corporea. Per esempio, se i caloriferi scaldano l’aria quanto previsto dalla legge (20 °C), ma le pareti sono fredde (intorno ai 16 °C), si proverà disagio. Per contrastarlo, non serve incrementare il riscaldamento a 22 o 24 °C, che richiede un consumo energetico alto: mantenendo invece sempre a 20 °C l’aria e a 19 °C le pareti, l’effetto benessere è assicurato. Ecco un motivo in più per isolare correttamente: si sta meglio e si consuma meno, non solo mediante una riduzione della dispersione di calore, ma anche con temperature dell’ambiente più salubri.
Scegliere l’intervento
Volendo migliorare la coibentazione della casa, una valutazione tecnica mirata aiuta anche a stabilire un programma di lavoro, per dare priorità alle opere più urgenti e dilazionare nel tempo invece quelle meno indispensabili dal punto di vista costi-benefici. Va detto che le opere relative al miglioramento dell’isolamento termico possono godere degli sconti fiscali previsti per gli interventi finalizzati alla riqualificazione energetica degli edifici. Per informazioni http://www.efficienzaenergetica.enea.it
Isolare il tetto
È attraverso il tetto che si disperde la maggiore percentuale di calore durante la stagione invernale: si arriva anche al 40% dell’energia prodotta dall’impianto di riscaldamento. E d’estate è l’elemento che contribuisce in larga misura al surriscaldamento degli ambienti sottostanti. L’intervento per rimediare dipende dalla tipologia di copertura e dalla destinazione d’uso dello spazio sottostante. Se il sottotetto non è praticabile o viene utilizzato come deposito non è conveniente coibentare il tetto; può essere invece risolutivo isolare a terra, intervenendo sul solaio che separa l’abitazione sottostante. Ma questo rimedio può non essere adatto in altre situazioni. Ecco perché una valutazione tecnica deve essere effettuata in modo mirato, caso per caso, tenendo conto anche che ci sono molti altri fattori che incidono sulla scelta. Se il sottotetto è abitabile, lo spazio va isolato lungo le falde inclinate; coibentare dall’interno (intradosso) è più semplice e veloce, ma talvolta conviene invece intervenire dall’esterno (estradosso), rimuovendo il manto di copertura. Anche sui tetti piani si può intervenire internamente o esternamente a seconda dei casi: in genere si ricorre alla prima alternativa quando la copertura è recente o in ottimo stato; la seconda opzione, più costosa, prevede il rifacimento dello strato impermeabile; se la copertura è praticabile occorre rifare anche la pavimentazione.
Isolare i muri
Per isolare i muri lo strato isolante può essere aggiunto con il “cappotto” oppure inserito in intercapedine. Il primo sistema è realizzato con pannelli specifici che vengono sovrapposti alla struttura, all’interno o all’esterno; è indicato per gli edifici esistenti perché riduce i disagi durante l’intervento e non comporta demolizioni. L’applicazione all’interno è più complicata per la presenza degli attacchi agli impianti presenti sulle pareti. In questi casi ci si limita a eliminare i ponti termici. Il miglioramento è però soltanto relativo. Una versione del sistema a cappotto prevede il distanziamento del rivestimento esterno dallo strato isolante tramite appositi dispositivi. Si realizza così uno spazio di circa 2-4 cm, aperto alla base e alla sommità, che favorisce l’aerazione del materiale coibente e lo smaltimento del vapore acqueo proveniente dagli ambienti interni. Si ottengono benefici anche in estate perché l’intercapedine ventilata allontana il calore in eccesso derivante dall’irraggiamento solare. Per quanto riguarda le nuove costruzioni la norma è quella di coibentare nell’intercapedine; questa è una cavità che viene ricavata tra i setti murari. All’interno si possono inserire materiali coibenti di natura e composizione diversa a seconda del tipo di muratura e del problema. Talvolta questo sistema viene utilizzato anche in costruzioni esistenti dove è presente un’intercapedine vuota. Si realizzano piccoli fori nelle pareti attraverso i quali si iniettano particolari formulazioni coibenti, quali resine, argilla espansa in granuli, vermiculite o perlite.
Isolare i solai
Quelli che necessitano maggiormente di coibentazione sono i pavimenti sovrastanti uno spazio non riscaldato, quali porticati, cantine e garage. Lo stesso si può dire anche per i soffitti di abitazioni poste all’ultimo piano o al livello inferiore di sottotetti non abitati.. Lo strato isolante applicato a terra può essere composto da pannelli o altro prodotto (per esempio argilla espansa) a seconda della situazione. Anche per coibentare i soffitti le modalità possono essere diverse. In genere si ribassa il plafone con un controsoffitto e nell’intercapedine ricavata si aggiunge l’isolante. In alternativa tale materiale si applica direttamente al soffitto.