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Oggi il balcone o il terrazzo è sempre più considerato una stanza aggiuntiva posta all’aperto con sedute, tavole, barbecue, il tutto immerso in un vero e proprio giardino fatto di vasche e grandi contenitori più che vasi classici, destinati a restare all’aperto tutto l’anno, troppo pesanti per movimentarli e ripararli durante il periodo freddo. Lo sviluppo in questo senso ha stimolato la ricerca di soluzioni adatte a renderne possibile la gestione senza eccessivi dispendi di tempo e d’acqua e l’impianto d’irrigazione dal giardino è passato a servizio dei vasi e delle vasche di terrazzi e balconi. Ecco tutto quello che dovete sapere per valutare se acquistare un impianto già pronto e completo oppure per comporlo pezzo per pezzo con le vostre mani.
Foto impianti irrigazione automatici
Il punto acqua è necessario
Il rubinetto esterno è condizione indispensabile per poter collegare l’impianto di irrigazione. Chi possiede un rubinetto a sbalzo deve trovare il modo di proteggerlo, sia dal gelo sia dal sole. La soluzione più semplice è dotarlo di una cassetta di materiale isolante e impermeabile, di colore bianco per riflettere i raggi del sole, in legno impregnato e verniciato o in materiale plastico. Deve essere abbastanza grande così da ospitare la centralina ed essere forata per consentire il passaggio dei tubi necessari ad alimentare l’impianto. Chi non possiede un punto acqua esterno può decidere di progettarlo a sbalzo o incassato nel muro che sostituirà la protezione della cassetta se dotato di uno sportello. In ogni caso è necessario avere una saracinesca all’interno del fabbricato che consenta di interrompere il flusso e svuotare la parte terminale del tubo.
Anche con il serbatoio
Per chi non avesse modo di modificare l’impianto idraulico per predisporre il punto acqua esterno, la soluzione esiste. C’è la possibilità di acquistare un serbatoio, anche non troppo grande o costoso, capace di alimentare un impianto di irrigazione per vasi da rifornire ciclicamente con annaffiatoi o con un tubo volante. Il serbatoio deve essere scelto solo dopo aver valutato il consumo presunto di un balcone per almeno un periodo di sette giorni: potrebbe andare bene un serbatoio a forma di parallelepipedo, a base quadrata con lato di 50 cm, alto 80 cm è di circa 200 litri. Deve essere in materiale plastico, leggero e facile da pulire, dotato di una piccola pompa elettrica che funziona a basso voltaggio in grado di generare una pressione bassa ma sufficiente a erogare acqua a tutti i vasi perché i dislivelli da superare e la portata da raggiungere sono piuttosto modesti. La pompa è provvista di timer che sostituirà la centralina e di un sistema di spegnimento automatico quando l’acqua scende sotto un livello minimo considerato di guardia così da non funzionare a vuoto. Prima di scartare questa possibilità pensando che si tratti di un apparato ingombrante considerate un serbatoio che contiene 200 – 300 litri d’acqua non ha dimensioni eccessive (nella foto).
Prima della centralina
La centralina in genere rappresenta il primo elemento dell’impianto, da applicare al rubinetto dell’acqua. Invece, per comodità consigliamo di inserire prima un raccordo a più uscite. Gli sdoppiatori, che si applicano al rubinetto prima della centralina, moltiplicano le uscite passando da una a due o tre, anche quattro. In questo modo un solo rubinetto sarà impiegato dall’impianto automatico di irrigazione e gli altri saranno disponibili: uno potrà essere collegato ad una canna per intervenire dove ce ne è bisogno con la forza di un getto (lavaggio, irrigazione di soccorso), l’ultimo per prelevare direttamente.
La centralina, primo elemento
Costosissime fino a dieci anni fa oggi sono disponibili sul mercato una quantità di proposte, simili ma molto diversificate nelle funzioni aggiuntive, a una o più uscite, alla portata di tutti. Le centraline, una volta programmate, devono essere in grado di svolgere autonomamente il proprio compito anche se questo non ci solleva da controlli a giorni alterni per ovviare i danni da guasti o errato funzionamento. Le centraline possono essere di tipo semplicissimo, con un programma giornaliero, che erogano tutti i giorni alla stessa ora o agli stessi orari, se più di uno, acqua per l’intervallo di tempo fissato. Quelle meno elementari prevedono la possibilità di memorizzare un programma settimanale con variazioni per ogni giorno sia per gli orari sia per i tempi, e dunque per le quantità erogate. Verificate, al primo segno di appassimento, l’effettiva operatività delle centraline, specie di quelle alimentate a batterie perché si esauriscono in modo improvviso senza nessun segno premonitore. Preferite centraline che siano garantite contro l’umidità, la pioggia e la neve, certificate come impermeabili perché anche quelle poste in posizioni protette possono essere raggiunte da rovesci di piogge, accumuli di neve, o acqua rovesciata in modo accidentale.
La rete idrica
Dalla centralina in avanti parte la distribuzione dell’acqua alle fioriere. Ogni produttore ha predisposto una propria rete di distribuzione con soluzioni diversificate atte a garantire stabilità e affidabilità nel tempo dell’impianto. L’impianto è basato su due tipi di tubazioni: quella principale detta di linea, su cui si innestano tubi di derivazione sottili e flessibili che portano l’acqua agli erogatori. Il problema di queste reti di distribuzione è sempre stato lo sfilarsi delle diramazioni dal tubo principale per trazione, anche accidentale, per usura, per imperfetta collimazione fra foro e tubo da innestare. Prima dell’acquisto accertatevi che i raccordi siano di facile montaggio, a tenuta e “flessibili” in modo da poter predisporre con facilità un impianto su misura per ogni balcone o terrazzo, anche quando cambia la disposizione dei vasi. Il materiale impiegato per i tubi è il polietilene a bassa densità, caratterizzato da una certa plasticità e deformabilità per meglio adattarsi ai percorsi che dovrà seguire. La plasticità di questo materiale non deve essere portata all’estremo e le curve dovranno essere dolci perché un brusco cambio di direzione a 90° ottenuto fissando il tubo lungo il battiscopa comporta una strozzatura importante che altera il flusso e la pressione all’interno della rete. Meglio in questo caso far ricorso ad appositi raccordi ad angolo retto. Col tempo il materiale tende a irrigidirsi e quello piegato riporta danni maggiori e più in fretta. I tubi possono essere uniti fra loro con raccordi di tipo ad innesto, come quelli utilizzati anche dalle canne per l’acqua in giardino, semplici da unire o separare, ma che richiedono cura nella fase iniziale di montaggio. Moltissimi i tipi di raccordo disponibili: prevedono la possibilità di unire due tubi tramite un innesto a “Y” con diverso angolo d’apertura o anche tre elementi, sullo stesso piano, a fra loro inclinati. Sui tubi veri e propri innesteremo con un apposito kit di perforazione, tubi sottili e flessibili, facilmente indirizzabili che porteranno l’acqua agli erogatori.
Erogatori: a ognuno il suo
Sono l’ultimo elemento della linea di distribuzione: assumono forme diverse in relazione alla tipologia e alla richiesta della pianta che debbono irrigare.
- I gocciolatori fanno cadere l’acqua goccia a goccia sempre stesso punto. In questo modo nel vaso si determina un’area caratterizzata sempre da un’umidità elevata che diminuisce allontanandosi, specie verso i lati. Non sono adatti per piante che temono il ristagno e sono utilizzati per vasi che ospitano un solo esemplare.
- Gli spruzzatori coprono una maggiore superficie e permettono di migliorare la distribuzione quando la superficie è maggiore e lo stesso contenitore ospita più piante. Ideali per vasi rettangolari o grandi fioriere.
- Le ali gocciolanti, copia miniaturizzata degli impianti adottati per le coltivazioni industriali, hanno la stessa funzionalità ma sono indicate per strutture sviluppate in lunghezza come le vasche che ospitano sui terrazzi siepi arbustive.
- Le strutture ad anello in materiale poroso, perfette per gli agrumi e per tutte quelle piante di pregio che devono essere bagnate al piede in modo uniforme, si appoggiano direttamente sul terreno.
- Esistono poi strutture di derivazione da porre al termine degli erogatori per suddividerne ancora la portata se il vaso è piccolo o la pianta ha bisogno di poca acqua.
La manutenzione dell’impianto di irrigazione
È molto semplice e comporta poco dispendio in termini di tempo, di fatica e di prodotti da utilizzare.
- L’importante è svuotare l’impianto prima dell’arrivo del gelo. Lo svuotamento deve essere completo così che non solo non ci sia rischio dello scoppio dei tubi se rimasti in pressione, ma non si deteriorino nemmeno quelle parti dove l’acqua ristagna come la centralina, i riduttori di pressione e gli sdoppiatori. I balconi, infatti, sono esposti al sole di giorno e al gelo di notte così che l’acqua stagnante nell’impianto può alternare molte volte la fase liquida a quella solida, peggiorando l’usura delle parti, specie quelle in gomma morbida.
- Un nemico dell’impianto d’irrigazione, di qualsiasi tipo esso sia, è il calcare che col tempo si deposita e forma incrostazioni riducendo la portata effettiva e l’efficienza. Il problema è sentito solo laddove si è in presenza di acqua dura. Negli impianti con serbatoio basta aggiungere un cucchiaio di aceto ogni 10 litri per ridurne l’incidenza e, a fine stagione, pulire ugelli e depositi liberandoli dalle incrostazioni.
- Mai aggiungere il fertilizzante nella rete dell’impianto per non favorire depositi e incrostazioni ma diluitelo nell’acqua di un annaffiatoio e all’abbisogna distribuitelo. A meno che non abbiate i nuovi impianti di irrigazione che hanno un dosatore apposito anche per il fertilizzante (in foto Gardena).