Mostra Bettina Buck. Finding Form - Bologna
A cura di Manuela Vaccarone
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Per segnalare una mostra scrivere a eventi@cosedicasa.com
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Bologna
Nella Sala Convegni di Banca di Bologna presso Palazzo De’ Toschi apre al pubblico una mostra dedicata al lavoro dell’artista tedesca Bettina Buck (Colonia, 1974 – Berlino, 2018), a cura di Davide Ferri, tra i Main project di ART CITY Bologna 2023 in occasione di Arte Fiera.
La mostra restituisce il percorso dell’artista a partire dalla sua ricerca ventennale sulla scultura come tensione verso una forma che è sempre parte di un processo in divenire, temporanea: a questo rinvia in maniera diretta il titolo della mostra.
Il progetto espositivo si articola attorno ad alcuni termini specifici della ricerca di Buck: la gravità, intesa come forza a cui la forma si assoggetta e cede, talvolta fino al suo azzeramento; l’occultamento, allusione a una vita segreta della scultura, a una sua forma immaginata e narrabile più che percepita con i sensi; infine, una certa idea di domestico che identifica la scultura come qualcosa che prende forma nei nostri immediati dintorni alterando, accostando, piegando cose che senza l’intervento dell’artista restano, appunto, cose.
La mostra si precisa anche come una messa a fuoco sulla pratica di Buck, contraddistinta dall’uso di materiali industriali comunemente impiegati negli spazi privati – gommapiuma, piastrelle, schiuma di lattice, polistirolo, moquette, plastica – e connotata da una gamma di gesti semplici, che con ironia e precisione ne sovvertono il senso. In ciascuno dei lavori in mostra il corpo è centrale. È l’unità di misura della scultura, e ne è anche metafora: la scultura, come il corpo, cerca la propria forma nel tempo. La cambia. Prende spazio. È spazio.
Il baricentro della mostra è Interlude I, video che documenta una camminata solitaria nella campagna inglese, in cui l’artista è ripresa mentre trascina una forma di gommapiuma che può diventare molte cose: scultura potenziale, semplice ingombro o fardello, seduta e punto d’osservazione sul paesaggio.
Lo stesso parallelepipedo di gommapiuma – scultura, ma anche oggetto di scena – è trasportato nelle sale della Galleria Nazionale di Roma in Interlude II.
Nelle sale del museo entra in dialogo con un paesaggio culturale, cambiando di volta in volta di senso e trasformando lo stesso corpo della performer, a contatto con le opere, i visitatori, l’architettura del museo, in figura.
L’archivio delle opere è gestito dal Bureau Bettina Buck, con sede a Berlino. Responsabili del progetto sono Martin Eberle, photo designer, coniuge ed erede dell’artista e John Reardon, stretto collaboratore di Buck e attualmente ‘Artist in residence’ al Goldsmiths di Londra dove dirige un corso specialistico in ‘Arts and Politics’.
La mostra restituisce il percorso dell’artista a partire dalla sua ricerca ventennale sulla scultura come tensione verso una forma che è sempre parte di un processo in divenire, temporanea: a questo rinvia in maniera diretta il titolo della mostra.
Il progetto espositivo si articola attorno ad alcuni termini specifici della ricerca di Buck: la gravità, intesa come forza a cui la forma si assoggetta e cede, talvolta fino al suo azzeramento; l’occultamento, allusione a una vita segreta della scultura, a una sua forma immaginata e narrabile più che percepita con i sensi; infine, una certa idea di domestico che identifica la scultura come qualcosa che prende forma nei nostri immediati dintorni alterando, accostando, piegando cose che senza l’intervento dell’artista restano, appunto, cose.
La mostra si precisa anche come una messa a fuoco sulla pratica di Buck, contraddistinta dall’uso di materiali industriali comunemente impiegati negli spazi privati – gommapiuma, piastrelle, schiuma di lattice, polistirolo, moquette, plastica – e connotata da una gamma di gesti semplici, che con ironia e precisione ne sovvertono il senso. In ciascuno dei lavori in mostra il corpo è centrale. È l’unità di misura della scultura, e ne è anche metafora: la scultura, come il corpo, cerca la propria forma nel tempo. La cambia. Prende spazio. È spazio.
Il baricentro della mostra è Interlude I, video che documenta una camminata solitaria nella campagna inglese, in cui l’artista è ripresa mentre trascina una forma di gommapiuma che può diventare molte cose: scultura potenziale, semplice ingombro o fardello, seduta e punto d’osservazione sul paesaggio.
Lo stesso parallelepipedo di gommapiuma – scultura, ma anche oggetto di scena – è trasportato nelle sale della Galleria Nazionale di Roma in Interlude II.
Nelle sale del museo entra in dialogo con un paesaggio culturale, cambiando di volta in volta di senso e trasformando lo stesso corpo della performer, a contatto con le opere, i visitatori, l’architettura del museo, in figura.
L’archivio delle opere è gestito dal Bureau Bettina Buck, con sede a Berlino. Responsabili del progetto sono Martin Eberle, photo designer, coniuge ed erede dell’artista e John Reardon, stretto collaboratore di Buck e attualmente ‘Artist in residence’ al Goldsmiths di Londra dove dirige un corso specialistico in ‘Arts and Politics’.
Regione: Emilia Romagna
Luogo: Sala Convegni Banca di Bologna, Palazzo De’ Toschi, piazza Minghetti 4/D
Telefono: 051/6571111
Orari di apertura: 17-20 venerdì; 11-20 sabato e domenica
Costo: Ingresso libero
Dove acquistare: 0 - ingresso libero
Sito web: www.bancadibologna.it/attivita-ed-eventi
Organizzatore: Banca di Bologna