Mostra Garibaldini in uniforme dall’Uruguay alle Argonne (1843-1915) - Bologna
A cura di Manuela Vaccarone
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Per segnalare una mostra scrivere a eventi@cosedicasa.com
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Bologna
La mostra offre un percorso visivo e storico attraverso le uniformi e le vicende dei Garibaldini dalla guerra in Uruguay fino alla partecipazione alla Prima guerra mondiale, mettendo in luce l’evoluzione del garibaldinismo nelle diverse fasi storiche.
L’esposizione propone una serie di 47 ricostruzioni grafiche a colori realizzate dal curatore Pietro Compagni - uno dei più validi figurinisti storico-militari contemporanei, con al proprio attivo un notevole numero di pubblicazioni, mostre e convegni - che, sulla base dell'iconografia e di descrizioni, illustrano le uniformi indossate da volontari e volontarie che nel corso dei decenni parteciparono alle campagne militari promosse da Giuseppe Garibaldi (e dai suoi eredi) a partire dall’America Latina (1843), passando per le Guerre di Indipendenza (1848-1866), la difesa della Repubblica Romana (1849), la spedizione conclusasi all’Aspromonte (1862), la campagna dell’Agro romano (1867), il conflitto franco-prussiano (1870-1871), la lotta per la libertà della Grecia (1897), fino alla spedizione nelle Argonne durante la Prima guerra mondiale.
Molti dei corpi, bande, legioni, colonne, brigate, compagnie e battaglioni che formarono i ranghi garibaldini indossavano uniformi proprie, fornite dai loro organizzatori, oppure dalle popolazioni delle località in cui questi reparti si formavano. Inoltre, spesso i garibaldini provvedevano autonomamente al proprio vestiario, per cui erano decisive le necessità personali, la disponibilità finanziaria, la situazione contingente e anche il gusto personale e la “fantasia” di ogni volontario.
In ogni caso, gli uomini che dal 1843 al 1915 combatterono con Garibaldi o in nome degli ideali garibaldini. nella maggior parte dei casi non avevano un’uniforme propriamente detta: per uniforme si intende un vestiario codificato, concepito secondo canoni regolamentati, descritto in appositi regolamenti a stampa.
Allora è necessario ricorrere ad altre fonti: i reperti originali, l’iconografia pittorica e fotografica, le memorie di chi indossò quelle uniformi, ma anche documenti, relazioni, note spese, oltre alla “letteratura” degli studiosi del settore.
Le ricostruzioni proposte sono il frutto di molti anni di pazienti ricerche condotte da Pietro Compagni che, tra le fonti del suo lavoro, si è avvalso anche di cimeli rari e di grande valore storico, tra cui uniformi originali, documenti d’epoca, fotografie e dipinti appartenenti alle collezioni del Museo civico del Risorgimento di Bologna, in parte esposti in questa occasione per raccontare l’epopea dei Garibaldini, uomini che hanno combattuto per la libertà e l’unità d’Italia.
La mostra è a cura di Pietro Compagni.
L’esposizione propone una serie di 47 ricostruzioni grafiche a colori realizzate dal curatore Pietro Compagni - uno dei più validi figurinisti storico-militari contemporanei, con al proprio attivo un notevole numero di pubblicazioni, mostre e convegni - che, sulla base dell'iconografia e di descrizioni, illustrano le uniformi indossate da volontari e volontarie che nel corso dei decenni parteciparono alle campagne militari promosse da Giuseppe Garibaldi (e dai suoi eredi) a partire dall’America Latina (1843), passando per le Guerre di Indipendenza (1848-1866), la difesa della Repubblica Romana (1849), la spedizione conclusasi all’Aspromonte (1862), la campagna dell’Agro romano (1867), il conflitto franco-prussiano (1870-1871), la lotta per la libertà della Grecia (1897), fino alla spedizione nelle Argonne durante la Prima guerra mondiale.
Molti dei corpi, bande, legioni, colonne, brigate, compagnie e battaglioni che formarono i ranghi garibaldini indossavano uniformi proprie, fornite dai loro organizzatori, oppure dalle popolazioni delle località in cui questi reparti si formavano. Inoltre, spesso i garibaldini provvedevano autonomamente al proprio vestiario, per cui erano decisive le necessità personali, la disponibilità finanziaria, la situazione contingente e anche il gusto personale e la “fantasia” di ogni volontario.
In ogni caso, gli uomini che dal 1843 al 1915 combatterono con Garibaldi o in nome degli ideali garibaldini. nella maggior parte dei casi non avevano un’uniforme propriamente detta: per uniforme si intende un vestiario codificato, concepito secondo canoni regolamentati, descritto in appositi regolamenti a stampa.
Allora è necessario ricorrere ad altre fonti: i reperti originali, l’iconografia pittorica e fotografica, le memorie di chi indossò quelle uniformi, ma anche documenti, relazioni, note spese, oltre alla “letteratura” degli studiosi del settore.
Le ricostruzioni proposte sono il frutto di molti anni di pazienti ricerche condotte da Pietro Compagni che, tra le fonti del suo lavoro, si è avvalso anche di cimeli rari e di grande valore storico, tra cui uniformi originali, documenti d’epoca, fotografie e dipinti appartenenti alle collezioni del Museo civico del Risorgimento di Bologna, in parte esposti in questa occasione per raccontare l’epopea dei Garibaldini, uomini che hanno combattuto per la libertà e l’unità d’Italia.
La mostra è a cura di Pietro Compagni.
Regione: Emilia Romagna
Luogo: Museo civico del Risorgimento, piazza Giosue Carducci 5
Telefono: 051/2196520
Orari di apertura: 9-13 martedì e giovedì; 15-19 venerdì; 10-18 sabato, domenica e festivi. Lunedì e mercoledì chiuso
Costo: 5 euro; ridotto 3 euro
Dove acquistare: www.museibologna.it/risorgimento
Sito web: www.museibologna.it/risorgimento
Organizzatore: 8cento APS in collaborazione con Settore Musei Civici Bologna