Mostra Giuseppe Bergomi. Sculture 1982 / 2024 - Brescia
A cura di Manuela Vaccarone
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Brescia
Brescia celebra Giuseppe Bergomi (1953), artista bresciano tra i maggiori esponenti della scultura figurativa contemporanea, con una retrospettiva diffusa tra i chiostri di San Salvatore e di Santa Maria in Solario del Museo di Santa Giulia e le sale del Grande miglio in Castello.
La mostra, curata da Fondazione Brescia Musei, si compone di 84 opere in terracotta e in bronzo, realizzate lungo l’arco di tutta la carriera dell’artista.
La parabola di Bergomi nell’ambito della scultura ebbe inizio nel 1982, con una personale ancora alla Galleria dell’Incisione, dove propose la prima serie di terrecotte policrome, composta da lavori intellettualmente maturi, ma tecnicamente ancora bisognosi di studio e di approfondimento.
In mostra, oggi, si possono ammirare alcune di queste opere, caratterizzate dalla ricorrente presenza come modella di Alma Tancredi, moglie, musa e collega artista, soggetto che diventerà una costante – come le figlie Valentina e Ilaria – della sua ricerca fino ai giorni recenti, e che sottolinea l’importanza dell’aspetto biografico in ogni creazione di Bergomi.
L’esposizione prosegue con la fase in cui, a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta del secolo scorso, le terrecotte di Bergomi perdono il colore.
L’artista riprende in questo modo la tradizione scultorea millenaria che affonda le sue radici nella plastica antica, in particolare quella etrusca, nel tentativo di ricostruire, attraverso la plasticità della terra, una forma organica.
Appartengono a questo periodo opere come Bagnante addormentata (1991), Grande nudo di adolescente (1991) o alcuni ritratti delle figlie Valentina e Ilaria, dove la figura umana è in bilico fra il realismo della rappresentazione e la proiezione dei soggetti in una dimensione astratta, densa di rimandi simbolici.
Nella sua pratica creativa, Bergomi, che lavora sempre dal vivo, annota plasticamente tutti i dettagli anatomici e personali delle sue modelle e modelli con una precisione quasi ossessiva, cogliendone ogni difetto, ma anche la loro fragile bellezza.
Tra i soggetti più frequentati, le figure di adolescenti sono quelle che forse più di tutti nascondono in sé un mistero impenetrabile, fatto di sguardi lontani e densi di attese, che portano in sé tutta la sacralità di una nuova fase della vita che si sta schiudendo, fra speranze e paure.
Negli anni Duemila, Bergomi passa dalla terracotta al bronzo, dando inizio a una nuova fase del suo lavoro. Opere esemplari di questo momento sono Interno di bagno con figura femminile (2001), i busti di Ilaria con cappelli dalle differenti fogge, due bassorilievi della moglie, o ancora un suo Autoritratto (2004), in cui il colore, seppur su un nuovo supporto materico, torna a essere elemento caratterizzante.
Le creazioni di questi anni, allestite in una suggestiva sezione ospitata negli spazi esterni del museo di Santa Giulia, stupiscono per l’intenso dialogo tra i volumi e le architetture del monastero. In queste opere, specialmente quelle in cui anche le basi diventano parte integrante delle sculture, il ritmo dei corpi si articola nello spazio con un andamento architettonico e quasi astratto di puri rapporti formali.
La mostra si conclude con Africa con violoncello, esposta alla Biennale di Venezia del 2011, e l’opera inedita Colazione a letto (2024), serena oasi domenicale, sospesa in un’attesa quotidiana, dove si riuniscono tre generazioni – lo stesso Bergomi con la moglie, una figlia e due giovani nipoti – a condividere a letto il primo pasto della giornata, che rende omaggio alla storia della sua famiglia e che chiude idealmente il cerchio aperto con il quadro del 1978 che raffigurava le origini familiari dell’artista.
La mostra è stata ideata, progettata e allestita insieme all'artista con il progetto di allestimento di Maria Repossi, secondo il principio di una vera e propria installazione a tutto tondo, sia nella dimensione più tradizionale della galleria espositiva in Grande Miglio che, soprattutto, nella collocazione delle installazioni site-specific nei chiostri del Museo di Santa Giulia.
Il risultato di questa simbiosi tra artista e istituzione promotrice è culminata nel desiderio di Giuseppe Bergomi di donare due delle opere esposte alle Collezioni civiche bresciane, Figura distesa (1991) e Cubo e figure (2002); presenti in mostra, al termine dell'evento saranno collocate negli spazi monumentali dedicati alla scultura contemporanea nel Parco del Viridarium.
La mostra, curata da Fondazione Brescia Musei, si compone di 84 opere in terracotta e in bronzo, realizzate lungo l’arco di tutta la carriera dell’artista.
La parabola di Bergomi nell’ambito della scultura ebbe inizio nel 1982, con una personale ancora alla Galleria dell’Incisione, dove propose la prima serie di terrecotte policrome, composta da lavori intellettualmente maturi, ma tecnicamente ancora bisognosi di studio e di approfondimento.
In mostra, oggi, si possono ammirare alcune di queste opere, caratterizzate dalla ricorrente presenza come modella di Alma Tancredi, moglie, musa e collega artista, soggetto che diventerà una costante – come le figlie Valentina e Ilaria – della sua ricerca fino ai giorni recenti, e che sottolinea l’importanza dell’aspetto biografico in ogni creazione di Bergomi.
L’esposizione prosegue con la fase in cui, a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta del secolo scorso, le terrecotte di Bergomi perdono il colore.
L’artista riprende in questo modo la tradizione scultorea millenaria che affonda le sue radici nella plastica antica, in particolare quella etrusca, nel tentativo di ricostruire, attraverso la plasticità della terra, una forma organica.
Appartengono a questo periodo opere come Bagnante addormentata (1991), Grande nudo di adolescente (1991) o alcuni ritratti delle figlie Valentina e Ilaria, dove la figura umana è in bilico fra il realismo della rappresentazione e la proiezione dei soggetti in una dimensione astratta, densa di rimandi simbolici.
Nella sua pratica creativa, Bergomi, che lavora sempre dal vivo, annota plasticamente tutti i dettagli anatomici e personali delle sue modelle e modelli con una precisione quasi ossessiva, cogliendone ogni difetto, ma anche la loro fragile bellezza.
Tra i soggetti più frequentati, le figure di adolescenti sono quelle che forse più di tutti nascondono in sé un mistero impenetrabile, fatto di sguardi lontani e densi di attese, che portano in sé tutta la sacralità di una nuova fase della vita che si sta schiudendo, fra speranze e paure.
Negli anni Duemila, Bergomi passa dalla terracotta al bronzo, dando inizio a una nuova fase del suo lavoro. Opere esemplari di questo momento sono Interno di bagno con figura femminile (2001), i busti di Ilaria con cappelli dalle differenti fogge, due bassorilievi della moglie, o ancora un suo Autoritratto (2004), in cui il colore, seppur su un nuovo supporto materico, torna a essere elemento caratterizzante.
Le creazioni di questi anni, allestite in una suggestiva sezione ospitata negli spazi esterni del museo di Santa Giulia, stupiscono per l’intenso dialogo tra i volumi e le architetture del monastero. In queste opere, specialmente quelle in cui anche le basi diventano parte integrante delle sculture, il ritmo dei corpi si articola nello spazio con un andamento architettonico e quasi astratto di puri rapporti formali.
La mostra si conclude con Africa con violoncello, esposta alla Biennale di Venezia del 2011, e l’opera inedita Colazione a letto (2024), serena oasi domenicale, sospesa in un’attesa quotidiana, dove si riuniscono tre generazioni – lo stesso Bergomi con la moglie, una figlia e due giovani nipoti – a condividere a letto il primo pasto della giornata, che rende omaggio alla storia della sua famiglia e che chiude idealmente il cerchio aperto con il quadro del 1978 che raffigurava le origini familiari dell’artista.
La mostra è stata ideata, progettata e allestita insieme all'artista con il progetto di allestimento di Maria Repossi, secondo il principio di una vera e propria installazione a tutto tondo, sia nella dimensione più tradizionale della galleria espositiva in Grande Miglio che, soprattutto, nella collocazione delle installazioni site-specific nei chiostri del Museo di Santa Giulia.
Il risultato di questa simbiosi tra artista e istituzione promotrice è culminata nel desiderio di Giuseppe Bergomi di donare due delle opere esposte alle Collezioni civiche bresciane, Figura distesa (1991) e Cubo e figure (2002); presenti in mostra, al termine dell'evento saranno collocate negli spazi monumentali dedicati alla scultura contemporanea nel Parco del Viridarium.
Regione: Lombardia
Luogo: Museo di Santa Giulia e Grande Miglio, Castello di Brescia
Telefono: 030/8174200|
Orari di apertura: 10-19. Lunedì chiuso
Costo: Ingresso libero
Dove acquistare: Ingresso libero
Sito web: www.bresciamusei.com/
Organizzatore: Fondazione Brescia Musei