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Fino ad alcuni anni fa, l’applicazione di criteri di gestione sostenibili era affidata alla sensibilità ambientale e sociale, ai mezzi disponibili e alla “buona volontà” delle aziende più virtuose.
Nel tempo è aumentata la consapevolezza collettiva sulla carenza di risorse del Pianeta e sui danni prodotti dall’inquinamento, che si traducono nei fenomeni estremi dovuti ai cambiamenti climatici. Sono questioni che riguardano proprio tutti, senza distinzione: il mondo dell’industria e delle imprese può davvero fare la differenza sul futuro dell’ambiente, apportando innovazioni sostanziali.
All’inizio del 2000 è partito così – per step – il percorso che ha portato negli ultimi anni alla definizione di parametri e sistemi di misurazione oggettivi e condivisi, per valutare (e autovalutare) l’operatività di una realtà produttiva in relazione al rispetto dell’ambiente e al contesto lavorativo stesso.
Sono nati così gli standard ESG (Environmental Social Governance) che, strettamente connessi con i goal di Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, stipulata dai 193 Paesi dell’ONU, danno la linea per compiere scelte sostenibili sul ciclo produttivo, le emissioni inquinanti, l’impiego delle fonti di energia rinnovabili, senza tralasciare la gestione delle risorse umane e le politiche di crescita interna. È così più facile fissare gli obiettivi e raggiungere i risultati.
Le aziende che ottengono un punteggio alto nei parametri dell’etichetta ESG sono riconosciute come più competitive e innovative sul mercato, e traggono anche vantaggi economici, oltre che d’immagine, perché ispirano fiducia e attirano di conseguenza maggiori investimenti.
ESG, Environmental Social Governance: cosa significa
L’acronimo ESG sta per Environmental Social Governance. I parametri ESG valutano infatti l’attitudine e l’impatto dello sviluppo produttivo ed economico di un’organizzazione o un’azienda in base a tre punti di vista:
- l’ambiente e il territorio;
- il sociale inteso come persone singole e collettività;
- gli aspetti etici applicati alla gestione sostenibile delle risorse (la Governance, appunto).
I criteri ESG sono degli standard che consentono una valutazione oggettiva dei risultati, in realtà differenti.
L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile stipulata dai 193 Paesi dell’ONU, con i suoi 17 obiettivi (goal) e l’Accordo di Parigi sul Clima (dicembre 2015), sono i punti di riferimento dei parametri ESG. A Parigi si era stabilito di operare in modo da contenere a lungo termine l’aumento della temperatura globale entro 1,5 °C.
Illuminazione e innovazione su consumi, emissioni e fonti energetiche
Nei diversi ambiti della produzione industriale, il programma delle singole imprese non può ormai prescindere da specifici obiettivi di sviluppo sostenibile, derivanti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e dall’Accordo di Parigi sul Clima: tutti contemplati nei parametri ESG. Non fa eccezione il mondo dell’illuminazione, più che mai legato a un discorso di consumi, emissioni e fonti energetiche. Signify (www.signify.com), multinazionale olandese leader nel settore, ha portato a compimento lo scorso anno il suo programma di sostenibilità denominato “Brighter Lives, better world 2020”.
Tra i risultati raggiunti a livello globale (superando anche i valori di previsione), al primo posto c’è l’utilizzo di energia rinnovabile al 100% per i processi produttivi, che sono diventati così carbon neutral, cioè a zero emissioni di CO2. Signify può vantare di avere generato l’84% dei propri ricavi da prodotti, sistemi e servizi ad alta efficienza energetica; ciò è stato possibile scegliendo fornitori sostenibili al 99% e riducendo di conseguenza al minimo gli scarti.
Sui luoghi di lavoro si è investito sulla sicurezza, la salute, il comfort dei dipendenti con un’incidenza infinitesimale di infortuni. Il percorso continuerà con un progetto ecocompatibile che abbraccia i prossimi cinque anni.
Emissioni zero per il 2030: “energia per ispirare il mondo”
Attraverso questa frase chiave, la linea guida del successo sostenibile è inserita nello statuto sociale di Snam (www.snam.it), operatore di infrastrutture energetiche con sede a San Donato Milanese. Nel suo iter di sviluppo, gli standard ESG sono centrali. Il gruppo si è dotato dal 2019 di un comitato interno che si occupa dei temi dell’ambiente, del sociale e della buona governance. In occasione della presentazione del piano strategico per il 2024, Snam ha messo in campo 22 obiettivi quantificabili e misurabili, suddivisi in 13 aree tematiche: nell’insieme costituiscono la Scorecard ESG.
Con questo programma, l’intento è di aderire a 9 dei 17 goal di sviluppo sostenibile previsti dall’Agenda 2030 (SDG – Sustainable Development Goals). Biometano, idrogeno, efficienza energetica e mobilità sostenibile: attraverso la crescita in questi quattro ambiti con il sostegno di progetti Snam, la previsione è quella di arrivare a zero emissioni di CO2.
È stata poi istituita una collaborazione con la Fondazione CDP per il lancio di Arbolia, società che cura iniziative di forestazione urbana. Secondo gli standard ESG, l’innovazione si dirige anche sulle risorse umane, cioè le persone: vengono scelti fornitori che rispettano a loro volta gli stessi parametri ambientali e sociali; per i dipendenti interni è favorito l’equilibrio di genere, con il 27% di donne in posizioni dirigenziali entro il 2023.