“La vita è più importante dell’architettura”: è a questa frase, spesso ripetuta dal grande architetto brasiliano Oscar Niemeyer che si ispira il titolo del Fuorisalone 2019 promosso e organizzato dalla rivista Interni, all’Univesità degli Studi di via Festa del Perdono e in altri luoghi ricchi di storia e di fascino nel centro di Milano (orto Botanico di Brera, Torre Velasca, Arco della Pace). Niemeyer intendeva così riferirsi alla centralità dell’uomo, delle sue esigenze e del suo benessere nel progetto dell’abitare, a qualsiasi livello e su qualunque scala lo si voglia intendere. All’architettura e al design spetta il compito di avvicinare quest’obiettivo attraverso la tecnica e la creatività. La rassegna di Human Spaces, alla quale partecipano design e architetti da tutto il mondo con i loro progetti e installazioni, si propone proprio come un percorso di ricerca e sperimentazione con l’obiettivo di migliorare, appunto, gli spazi umani del vivere quotidiano. In sintonia con la tendenza – o meglio la necessità sempre più sentita di criteri di progettazione etica – che attraversa l’intero evento del Salone e Fuorisalone 2019, Human Space mette al centro la sostenibilità, l’ecodesign, la riflessione sulle soluzioni che possono mettere d’accordo creatività e progresso con la salvaguardia delle risorse, dell’ambiente, del Pianeta stesso. Sostenibilità è il termine attualmente più utilizzato per indicare quella che dovrebbe essere poi soprattutto una nuova “consapevolezza” dell’importanza delle scelte dei singoli e della collettività per garantire un futuro alle prossime generazioni. Ed è una consapevolezza che cresce. Nei progetti e nelle installazione presentate nell’ambito di Human Spaces nessuna si sottrae a questa scommessa che è anche una sfida, talora una provocazione impossibile da non cogliere. al centro del cortile d’onore dalla Statale, guardando dall’alto si staglia la scritta “Help”: le quattro lettere sono realizzate con blocchi di tappi di plastica compattati che al buio si illuminano in modo da rendere ancora più forte il messaggio. L’opera per Human spaces – dal titolo “Help the Planet, Help the Humans” – è di Maria Cristina Finucci che richiama così l’attenzione sulle tonnellate di plastica che navigano negli oceani, formando uno grande “Stato” quanto mai indesiderabile del quale occorre ridurre al più presto le dimensioni.
Anche l’opera di PiuArch, sempre nel Cortile d’onore, contiene simbolicamente un disperato appello per salvare l’ambiente: “La foresta dei violini” realizzata per Human Spaces racconta la storia dei 12 milioni di alberi abbattuti lo scorso novembre in Val di Fiemme da una tempesta di acqua e di vento. Erano gli abeti rossi famosi anche perché utilizzati per realizzare i violini Stradivari: due di questi stanno sospesi sopra un gigantesco cavalletto per ricordare con un’immagine forte come anche il comportamento dell’uomo può influire sulle reazioni devastanti della natura.
Nei progetti di Human Spaces la denuncia sulla gravità della situazione attuale in relazione all’emergenza ambiente va però di pare passo con proposte che, con un linguaggio simbolico o con un approccio pratico, suggeriscono nuove strade e strategie da intraprendere. Sperimentazione, riqualificazione e rigenerazione, riciclo e riuso sono temi chiave di Human Spaces.
“Regeneraton”, l’installazione progettata da Raffaello Galiotto per Nardi è una torre alta 7 metri realizzata con plastica rigenerata ottenuta da oggetti di scarto destinati a finire tra i rifiuti; all’interno della torre è stato creato un ambiente green permeabile alla luce, ideale per il benessere psicofisico; uno spazio outdoor arredato all’ombra degli alberi dove assaporare il vero relax.
Nel cortile del ‘700 arriva il mare, o meglio ciò che il mare lascia quando si ritira. Lo studio Lissoni Associati, da un’idea dello stesso Piero Lissoni, ha realizzato con legno riciclato lo scheletro di un grande vascello rosso a dimensioni reali che ricorda una grande balena arrenata: il titolo è “From shipyard to courtyard”.
All’Orto Botanico di Brera, l’installazione The Circular Garden dello studio Carlo Ratti Associati mostra le possibilità di utilizzo di un materiale costruttivo ricavato dalla radice fibrosa dei funghi.
Al tema della sostenibilità dà il proprio contributo anche Taiwan che esordisce al Fuorisalone con la rassegna BraIn Taiwan realizzata per Human Spaces. Le installazioni percorrono il portico del Richini nel suggestivo allestimento in cui spiccano colori caldi nel segno dell’Oriente e giochi di luce. Ogni oggetto e ambientazione è stato progettato per fare scoprire al visitatore le potenzialità sostenibili dei tessuti prodotti nella lontana isola del Pacifico e in particolare nella città di Tainan. Forse non tutti sanno che un’altissima percentuale dei tessuti impiegati in tutto il mondo per gli utilizzi più disparati, dalla moda al design d’arredo, provengono proprio da Taiwan dove i produttori stanno sperimentando soluzioni ecocompatibili che possono rappresentare una grande risorsa per il futuro. Le opere sono del collettivo artistico italo-taiwanese Meet Lab, realizzate dai quattro design italiani Andrea Bonessa, Nicola Brembilla, Lorenzo Palmeri e Beatrice Arenella, e permettono di vedere e toccare con mano – attraverso diverse modalità sensoriali – questi materiali innovativi. Come i tessuti prodotti con collagene ricavato dagli scarti della lavorazione del pesce; o quelli ultrasottili in grafene. Ma tra le sorprendenti specialità di Taiwan ci sono anche rivestimenti in grado di riflettere come specchi le luci e ke forme, e ancora c’è la membrana ultraleggera AirSektor che, applicata su stoffe naturali o sintetiche, le rende assolutamente impermeabili all’acqua o addirittura all’olio.
Human Spaces non chiude il 14 aprile come gli altri Fuorisalone: le installazioni saranno visitabili fino al 19 aprile, una settimana in più.
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