Gae(tana) Aulenti è stata una delle poche donne architetto italiane, formatesi nel secondo dopoguerra, entrate nella rosa di coloro che hanno fatto la storia del progetto made in Italy. «Ci sono diverse altre donne architetto di talento – dichiarava nel 1987 al New York Times Magazine – ma la maggior parte preferisce essere messa in relazione con colleghi uomini. Io invece ho sempre lavorato per me stessa e questo è stato un insegnamento. Le donne in architettura non devono considerarsi una minoranza, perché nel momento in cui lo si fa, si viene paralizzate da questo pensiero. Molto più importante mai farsi questo tipo di problemi…».
Laureatasi al Politecnico di Milano nel 1953, contro il volere dei genitori, ha da subito intrapreso una carriera poliedrica ma votata alla pratica, focalizzata sulla costruzione di edifici, sul disegno di interni, sull’allestimento museale, sul recupero architettonico oltre che sul design e sulla collaborazione a importanti riviste di settore.
Scomparsa nel 2012, è conosciuta ai più per il lavoro di recupero a Parigi della Gare d’Orsay e della sua trasformazione nel famoso Musée d’Orsay, che ha incluso un originale allestimento espositivo. Opera controversa, oggetto anche di molte critiche, ma che oltralpe non ha evitato l’assegnazione della Legione d’Onore ai tempi del presidente Mitterrand. In Italia è famosa per l’allestimento di Palazzo Grassi a Venezia e soprattutto per il più recente progetto milanese di riqualificazione della facciata della stazione ferroviaria di Cadorna e del piazzale antistante. Per il quale ha voluto a tutti i costi, esponendosi anche a giudizi contrastanti, la scultura Ago, Filo e Nodo di Claes Oldenburg, omaggio all’operosità del capoluogo lombardo. E al suo essere capitale della moda.
Gae Aulenti è stata però anche una designer di arredi e di oggetti. Molti pezzi diventati delle icone e dei best seller nei cataloghi di aziende rinomate sono suoi. Anche se il grande pubblico magari non li riconduce direttamente a lei. È il caso ad esempio della lampada Pipistrello, disegnata per Martinelli Luce nel 1965 e ancora oggi in produzione, addirittura in due versioni attualizzate: una capace di modulare la temperatura di colore dei led della fonte luminosa e una in dimensioni ridotte cordless. O il Tavolo con Ruote progettato per FontanaArte nel 1980, ancora in catalogo: una semplice lastra di vetro molato a cui sono avvitate quattro ruote industriali a movimento libero. La cui idea venne alla progettista osservando in azienda proprio i carrelli che trasportavano i cristalli per la produzione di apparecchi luminosi.
«Non è possibile definire uno stile nel mio lavoro», commentava lei stessa ancora all’intervistatore del periodico americano, ed è così. Pur avendo aderito in gioventù alla corrente del Neo Liberty, in opposizione al razionalismo imperante dell’epoca, Gae Aulenti è riuscita a passare con leggerezza dalle volute organiche della sedia a dondolo Sgarsul per Poltronova al minimalismo multifunzionale della lampada Rimorchiatore, dall’allegria cromatica della serie di sedute Locus Solus sempre per Poltronova al rigore geometrico dell’Istituto di Cultura Italiano a Tokyo.
Dopo una piazza milanese a suo nome e due esposizioni monografiche italiane (alla Triennale di Milano e alla Pinacoteca Agnelli a Torino) il Vitra Design Museum di Weil am Rhein ricorda questa donna talentuosa con la mostra Gae Aulenti: A Creative Universe, curata da Tanja Cunz. Una retrospettiva che, attraverso una trentina di lavori, ripercorre l’operato di questa progettista, femminista senza volerlo, forse ancora da scoprire per molti aspetti, soprattutto all’estero.
Mostra Gae Aulenti in sintesi
- Che cosa: Gae Aulenti: A Creative Universe
- Dove: Vitra Schaudepot, Vitra Design Museum, Charles Eames Straße 2, Weil am Rhein (Germania)
- Quando: a causa dell’emergenza Coronavirus, per le aperture della mostra (che inizialmente doveva essere aperta al pubblico fino al prossimo 11 ottobre 2020) consultare il sito http://www.design-museum.de
Foto di alcuni progetti di Gae Aulenti