Giochi per i bambini: è l’ora! È arrivato il momento di scegliere i regali di Natale per i piccoli di casa, da 0 a 12 anni e più. Un momento che alcuni attendono con entusiasmo, pensando alla gioia dei bambini davanti a un bel pacchetto che racchiude una sorpresa. Ma che porta con sé qualche dubbio e crea un po’ d’ansia. Che cosa sarà adatto? Un gioco? Ma deve essere anche istruttivo. Una morbida sorpresa da abbracciare? A patto che sia di qualità. Uno strumento per l’hobby preferito? Però assolutamente sicuro. Tutto senza trascurare il prezzo. La spesa sostenuta da ogni famiglia per i regali di Natale (e soprattutto per i giochi per bambini) raggiunge, infatti, cifre consistenti, che vanno ad aggiungersi al costo per l’immancabile pranzo in famiglia. Secondo Federconsumatori (www.federconsumatori.it), l’associazione senza scopo di lucro che ha come obiettivi l’informazione e la tutela di consumatori ed utenti, per il Natale 2015 ogni famiglia ha messo a disposizione dei regali un budget di circa 123,68 euro, pari ad un giro di affari di circa 3,09 miliardi di euro. E per quest’anno, la stima non si discosta molto.
– Rifornirsi presso negozi accreditati e conosciuti di giochi per bambini. Se si acquista online, verificare la provenienza dell’oggetto acquistato,
valutare sempre il produttore (il marchio quando si tratta di bambini è fondamentale) e la provenienza dell’oggetto. Deve sempre comparire il nome e/o la ragione sociale e/o il marchio, l’indirizzo del produttore o del responsabile dell’immissione sul mercato della Comunità europea;
– scegliere il gioco o il regalo in base all’età del bambino cui è destinato e alle sue attitudini e capacità. Per giocattoli destinati a bambini di età inferiore a 36 mesi sono previste marcature aggiuntive, con esplicita avvertenza, quale “Non adatto a bambini di età inferiore a 36 mesi”, oppure “Non adatto a bambini di età inferiore a tre anni”, o ancora deve essere presente un pittogramma che, se usato senza altre diciture, deve avere un diametro di almeno 10 mm;
– assicurarsi che ci sia sempre il marchio CE sui giochi per bambini, che sia indelebile, visibile e leggibile e di dimensione non inferiore a 5 mm. Questo marchio stabilisce la conformità ai requisiti essenziali per la commercializzazione e utilizzo nell’UE (www.altroconsumo.it);
– verificare che le avvertenze e le istruzioni d’uso del giocattolo siano redatte in lingua italiana.
Ricordate che a tutela della salute dei cittadini, il Codice del Consumo, agli art 6,7 e 9 prescrive l’imposizione sui prodotti in vendita e all’interno delle confezioni delle informazioni in lingua italiana per il corretto utilizzo.
– accertarsi della sicurezza. Il giocattolo deve essere privo di parti appuntite e taglienti, deve resistere agli urti e non provocare ferite in caso di rottura; le parti smontabili devono avere dimensioni tali da impedirne l’ingerimento da parte del bambino. Verificare che il giocattolo non contenga sostanze o preparati che possano diventare infiammabili e che le vernici utilizzate rientrino nei limiti di tolleranza biologica previsti;
– diffidare delle imitazioni dei giochi per bambini, non solo per non alimentare il mercato della contraffazione, ma anche perché possono non offrire gli stessi standard di qualità. Gli stessi giocattoli si possono trovare in commercio sottoforma di “imitazione”, prodotti ovviamente da altre aziende. Naturalmente, i prezzi sono diversi a seconda di ciò che scegliamo, un buon giocattolo comunque costa, ma vale davvero la pena spendere di più per avere di più. Un giocattolo simile, ma di una sottomarca può costare anche la metà, ma alla fine sarà un prodotto totalmente diverso (www.guidaconsumatore.com);
– giochi elettrici: la tensione di alimentazione non deve superare i 24 Volt, devono essere isolati per evitare scariche elettriche e alle temperature elevate, e non provocare ustioni. I giocattoli elettrici (trenini, ferri da stiro, forni ecc.) devono poter funzionare solo tramite trasformatore esterno con dispositivo salvavita a bassa tensione (massimo 24 Volt). Oltre al marchio CE, è bene che sia apposto anche quello Imq o di istituti equivalenti;
– videogiochi: orientarsi su quelli che presentano il simbolo Pegi (Pan European Game Information), classificazione che attraverso otto descrittori simbolici indica la tipologia del gioco, il grado di violenza, il linguaggio adottato e la fascia d’età a cui è rivolto.
– i giochi per bambini di età inferiore a 36 mesi devono recare l’avvertenza “Non adatto a bambini di età inferiore a 36 mesi” oppure “Non adatto a bambini di età inferiore a tre anni” oppure un particolare pittogramma (si veda allegato V D.lgs.54/2011). Costituiscono eccezione i giocattoli che, per funzioni, dimensioni, caratteristiche, proprietà o altre ragioni, sono manifestamente inadatti a bambini di età inferiore a 36 mesi;
– i giocattoli funzionali (simili ad apparecchi domestici) devono recare l’avvertenza “Da usare sotto la diretta sorveglianza di un adulto”. Devono inoltre essere corredati delle istruzioni operative e precauzioni cui l’utilizzatore deve attenersi, con l’avvertenza che il mancato rispetto di dette precauzioni esporrebbe l’utilizzatore ai pericoli (da precisare) propri dell’apparecchio o del prodotto di cui il giocattolo costituisce un modello in scala o un’imitazione. Va, altresì, indicato che il giocattolo deve essere tenuto fuori dalla portata dei bambini al di sotto di una certa età, che deve essere stabilita dal fabbricante;
– giocattoli chimici (contenenti sostanze chimiche, come set per esperimenti, laboratori in miniatura, etc.) devono riportare un’avvertenza circa la natura pericolosa delle sostanze chimiche e indicare le precauzioni che l’utilizzatore deve adottare per evitare pericoli (da precisare). Deve anche essere data indicazione sulle prime cure urgenti da dare in caso di incidenti gravi dovuti all’utilizzo. Va indicato anche che il giocattolo deve essere tenuto fuori dalla portata dei bambini sotto una certa età (specificata dal fabbricante). Sull’imballaggio dev’esserci questa avvertenza “Non adatto a bambini di età inferiore a.…anni. Da usare sotto la sorveglianza di un adulto”;
– gli imballaggi delle fragranze nei giochi olfattivi da tavolo, nei kit cosmetici e nei giochi gustativi che contengono fragranze potenzialmente allergizzanti (vedi Allegato II D.lgs.54/2011) devono recare “Contiene fragranze potenzialmente allergizzanti”.(Fonte: Aduc, Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori, sosonline.aduc.it )
Sono state confermate dal Comitato scientifico indipendente sui rischi sanitari e ambientali (Scientific Committee on Health and Environmental Risks, SCHER) della Commissione europea, le quantità di materiale previste dalla direttiva 2009/48/CE sulla sicurezza dei giochi per bambini. Tali quantità costituiscono, infatti, le basi per il calcolo dei limiti di migrazione da giocattoli o da loro componenti previsti sempre dalla normativa Ue per 19 sostanze chimiche. Le quantità limite di materiale per giocattoli ingerito dai bambini non deve superare:
– 100 mg al giorno per materiale per giocattolo secco, fragile, in polvere o flessibile
– 400 mg al giorno per materiale liquido o gelatinoso/colloso,
– 8 mg al giorno per materiale rimovibile dal giocattolo mediante raschiatura.
Il Comitato si è però raccomandato di considerare tali quantità in termini giornalieri, piuttosto che settimanali.
(Fonte: Associazione Difesa Consumatori e Ambiente, adiconsum.it)
La Nuova Direttiva Sicurezza dei Giocattoli 2009/48/CE prevede, tra i requisiti di sicurezza fisico-meccanici, che i giochi per bambini siano SICURI per “tutta la durata di impiego prevedibile e normale”.
(fonte: IISG, http://www.icqglobal.com, http://www.giocattolisicuri.com)
Nel caso di giochi per bambini non funzionanti, difettosi, o diversi da quelli ordinati, è possibile attivare la garanzia di 24 mesi prevista dal decreto legislativo 24/02, contestando il prodotto acquistato per difetti di conformità. È opportuno fare al commerciante che ha venduto il giocattolo un reclamo scritto, da spedire tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, e allegare copia dello scontrino.
“Train your brain”, “Design to play”, “Everyday Hero”: i trend “globali” del mondo del giocattolo presentati in occasione della Fiera di Norimberga di fine gennaio si confermano forti anche in Italia dove l’industria del giocattolo è cresciuta del 7,8% nel 2015 e del 10% da gennaio ad agosto 2016. Entrando più nel dettaglio dei macro trend, “Train your brain” è la tendenza focalizzata su quei giochi che consentono ai bambini di esercitarsi, non solo nell’apprendimento di abilità cognitive ma anche nel promuovere il libero pensiero e il gioco senza vincoli. Giochi “allena-cervello” capaci di stimolare il bambino, allenandolo al ragionamento attraverso il gioco. “Design to play” racconta come l’industria del giocattolo sia sempre più ispirata dal mondo dell’arte e del design. Un design non più solo associato all’estetica ma in grado di incorporare valori di forma, funzione e racconto e di dare vita a elementi immateriali come l’essere amichevole, capace di creare relazioni o nutrimento della mente. Everyday Hero” è un trend che parla del piacere che provano i bambini a interpretare ruoli in cui si sentono a proprio agio, più forti, più coraggiosi e più intelligenti. Attraverso il gioco e il giocattolo, si impara a essere un “eroe della vita di tutti i giorni” (uno scienziato, un medico, un insegnante e molte altre professioni “normali” che i bambini vorrebbero esercitare da grandi) e a perseguire i propri sogni. I giocattoli aiutano a promuovere quell’intelligenza sociale ed emotiva che sarà una componente importante per i bambini protagonisti della società di domani.
(Fonte: Clementoni, http://www.clementoni.it)
Per i nativi digitali, ovvero i bambini di quest’epoca che hanno una naturale propensione all’uso tecnologia, molti – i genitori in primo luogo – vedono il rischio di una eccessiva esposizione a strumenti e modalità informatiche che li porterebbe a diventare fruitori passivi. Fermo restando alcuni capisaldi (giochi adeguati all’età, rispetto dei termini di legge per l’uso dei social network che ne fissano l’accesso ai maggiori di 13 anni – alcuni a 16, utilizzo quotidiano di massimo 3 ore complessive per tv, tablet, smartphone e computer), comincia a prendere piede la convinzione che esistono modalità sicure per far sì che i bambini abbiano un approccio positivo e funzionale con la tecnologia informatica perché ne possano diventare fruitori costruttivi. A cominciare dalla scuola e dalle ore di didattica guidata.
In occasione della conferenza stampa Clementoni sul tema del coding (una metodologia innovativa che stimola la creatività dei più piccoli, portandoli a progettare in informatica) e della robotica educativa legati all’apprendimento del bambini, che si è tenuta il 19/10 scorso nell’ambito della Settimana Europea della Programmazione – EU Code Week, è stato anche presentato il primo bilancio del Piano Nazionale per la scuola Digitale, lanciato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (www.istruzione.it).
Donatella Solda, dirigente MIUR per la Digital Transformation presenta un primo bilancio ad un anno dal lancio del Piano Nazionale per la Scuola Digitale, una politica che impegna oltre 1.2Md EUR in un orizzonte temporale di 3-5 anni. Il piano, costruito intorno a 35 azioni ognuna con risorse proprie e una linea temporale, comprende interventi infrastrutturali (ad es. fibra e connettività alla porta delle scuole, spazi per la creatività e la lettura digitale), azioni sulle competenze degli studenti e interventi strutturali per la formazione di docenti e del personale della scuola. Il piano ha un obiettivo preciso: raggiungere il 100% delle scuole e attuare un cambiamento sistemico su strumenti e metodologia didattica, introducendo materie e modalità di apprendimento al passo con le esigenze della società dell’informazione: tra gli altri, si prevede l’insegnamento del coding nella scuola primaria, oltre che attività su making, all’Internet delle Cose (IoT), Big Data, e STEM – soprattutto per le ragazze. In questo contesto, uno dei cambiamenti organizzativi più significativi è stata l’introduzione della figura dell’animatore digitale: attualmente sono oltre 8.300, uno per ciascun istituto scolastico, e insieme ad piccolo team di 3 docenti o personale della scuola, hanno l’obiettivo di attuare il piano della scuola digitale nella loro comunità scolastica di riferimento. Il Piano, come spiega Donatella Solda, ha generato in solo un anno uno shock d’innovazione nella Scuola italiana, avvicinandola in molti casi a livelli d’avanguardia globale: solo per fare l’esempio, dal 2015, oltre 1.3 M di studenti hanno avuto un’esperienza di programmazione, collocando l’Italia seconda dopo gli Stati Uniti, per partecipazione alla campagna dell’Ora del Codice e partecipando alla Settimana Europea della Programmazione – EU Code Week.
(Fonte: Miur – Piano per la scuola digitale)
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