Omaggio ai novant’anni di Vittorio Gregotti: il titolo della rassegna allestita al Pac di Milano e aperta fino all’11 febbraio fa riferimento al libro-manifesto scritto proprio da lui nel 1966 – “Il territorio dell’architettura”, appunto – nel quale viene esposta l’idea di una disciplina integrata e completa nella quale la progettazione si incontra con una conoscenza profonda del territorio, di chi lo abita e degli aspetti sociali e politici che si intrecciano negli interventi di trasformazione dello spazio urbano. Gregotti è nato a Novara nel 1927 :nello Studio Associato da lui fondato negli anni ’70 con Lodovico Meneghetti e Giotto Stoppino hanno poi lavorato nel corso del tempo anche numerosi altri progettisti, italiani e non solo, tra i quali Pierluigi Cerri, Pierluigi Nicolin, Bruno Viganç e Hiromichi Matsui, oltre a molti altri collaboratori.
La mostra, che si sviluppa in ordine cronologico a ritroso, racconta – e soprattutto illustra attraverso disegni, fotografie e modelli in legno in scala – gli oltre 1.200 progetti realizzati da Gregotti e dal suo gruppo.
Si comincia quindi con gli interventi per la costruzione della Città Nuova di Pujang, vicino a Shangai, e agli altri portati a termine in Cina a partire dal 2000. Mentre, tornando indietro nel tempo e spostandosi in Italia la mostra ripercorre – tra gli altri iter progettuali – quello che ha portato alla complessa riqualificazione di un territorio ex industriale della periferia milanese, quello della Bicocca (ex area Pirelli), trasformato nel complesso residenziale e universitario all’interno del quale sorge anche il Teatro degli Arcimboldi, progettato sempre da Gregotti e inaugurato nel 2002. È questo uno dei progetti italiani più noti di Gregotti e Associati, iniziato a partire da metà degli anni l’80 e protrattosi per circa vent’anni, fino al 2007. Il rapporto con il tessuto industriale delle città e le nuove relazioni che vengono a stabilirsi con esso dopo la sua dismissione sono state spesso al centro della progettazione di Gregotti che aveva conosciuto questi luoghi negli anni giovanili, quando aveva lavorato per un certo periodo nell’azienda tessile di famiglia.
La ricerca di un ordine, di una regola e di un sistema di costruzione razionale, di una semplicità compositiva “reticolare” a maglia geometrica, di semplicità e misura, di resistenza contro le “bizzarrie estetizzanti di molta architettura contemporanea” sono al centro delle opere di Gregotti, presentate dettagliatamente nella mostra al Pac. Ogni intervento viene interpretato come un costante dialogo che, dilazionato nel tempo e per questo soggetto a cambiamento, si rapporta alla realtà specifica, alla tradizione e alla storia del luogo; il progetto dell’architetto viene concepito come un lavoro d’insieme, su molteplici piani, collettivo e articolato, che coinvolge su più scale differenti il disegno urbano e la pianificazione territoriale.
Per Gregotti, insieme al fare, è di importanza primaria il comunicare l’essenza del progetto e i risultati raggiunti: vastissima è infatti la produzione di libri e articoli (l’esposizione ne propone una selezione molto completa) scritti dallo stesso Gregotti e dai suoi collaboratori in oltre 50 anni di attività. Da non dimenticare che l’architetto novarese ha anche insegnato all’università e che, negli anni ’50, è stato tra i fondatori della rivista Casabella che ha poi diretto per un lungo periodo. E’ inoltre l’autore, in una vasta produzione saggistica, della prima storia del disegno industriale italiano: “Il disegno del prodotto industriale: Italia 1860-1980“. Molto fitti sono stati, fin dalla sua fondazione, i rapporti di Gregotti con la casa editrice Feltrinelli, che ha pubblicato la maggior parte dei suoi volumi.
A concludere la mostra antologica del Pac un documentario-intervista nel quale Gregotti spiega in prima persona la propria filosofia del progettare, oltre ai multiformi rapporti umani e intellettuali che lo legarono agli architetti suoi contemporanei e al mondo politico e culturale italiano, dagli anni del Dopoguerra in avanti.
L’omaggio del Pac ai grandi architetti italiani proseguirà con due nuove mostre in programma nei prossimi due anni: quella del 2018 sarà dedicata a Enzo Mari, mentre per il 2019 sarà la volta di Ignazio e Jacopo Gardella.
Il territorio dell’architettura. Gregotti e Associati 1953-2017
fino all’11 febbraio
Pac, Padiglione d’Arte contemporanea, via Palestro 14, Milano
Orario: 9.30-19.30, mar. e gio. fino alle 22.30. Lun. chiuso
Ingresso: 8 euro