Torna il Premio italiano di Architettura, promosso da MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo e Triennale Milano, che ogni anno individua il miglior nuovo edificio realizzato e i più promettenti progettisti italiani. Giunto alla terza edizione, questa volta il riconoscimento sarà ospitato fino all’11 settembre 2022 dal museo romano, mentre nel 2023 la tappa tornerà milanese.
In mostra l’opera vincitrice, l’Accademia Cusanus di MoDusArchitects, e Dandalò, installazione a firma di Atelier Remoto risultata prima a NXT, nuovo programma del MAXXI dedicato alla promozione dei giovani architetti e nel contempo alla valorizzazione dello spazio pubblico, unitamente agli altri sei progetti risultati finalisti al Premio.
L’Accademia Cusanus è il primo edificio moderno tutelato dai Beni architettonici e artistici della Provincia di Bolzano, oggetto di un intervento di ristrutturazione e di ampliamento che, a detta della giuria internazionale del Premio italiano di Architettura, si distingue per tre “elementi molto convincenti. Il primo è l’alta qualità urbana del complesso, che mette insieme una preesistenza importante e un’addizione a suo modo sorprendente per costruire un sistema di spazi accessibili e di alto valore civico. Il secondo è la scelta di un atteggiamento rispettoso ma non passivo nei confronti della preesistenza. Il terzo la capacità di ‘inventare spazi’ e connessioni non immediatamente visibili dall’esterno, però essenziali all’identità di un organismo dedito alla formazione e alla relazione tra conoscenza e comunità”.
“La realizzabilità, la spazialità efficace nel sottolineare il contributo che il museo dà allo spazio pubblico della città e la disponibilità dell’installazione proposta ad accogliere le attività in programma per i mesi estivi” invece le motivazioni che hanno portato ad aggiudicarsi la palma all’installazione Dandalò del giovane Atelier Remoto, che ha ricevuto anche il sostegno e il patrocinio del Comune de L’Aquila.
Il Premio italiano di Architettura ha poi voluto dare il riconoscimento alla carriera ad Andrea Branzi, figura di spicco della disciplina, oltre che soprattutto del design italiano, capace con i suoi lavori di anticipare e di interpretare molte delle più rilevanti trasformazioni sociali e culturali del nostro paese e non solo.