Un interessante quanto lodevole esempio di sinergia tra imprese private e patrimonio storico-artistico pubblico è quello di Geberit (www.geberit.it) e Pozzi-Ginori (www.pozzi-ginori.it), aziende leader internazionali nel settore idrosanitario e ceramica da bagno, che hanno sponsorizzato l’intervento di restauro del bagno privato di Cosimo I de’ Medici a Palazzo Vecchio, Firenze: un ambiente tecnologicamente avanzato per l’epoca (siamo nella seconda metà del 1500) e raffinatissimo, con pareti e soffitto interamente decorati. Che presto sarà restituito al pubblico.
L’intervento è inserito nel programma FLIC (Florence I Care), con il quale il Comune di Firenze offre a partner la possibilità di finanziare iniziative finalizzate alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio artistico fiorentino.
Progettati e diretti a cura del Servizio Belle Arti del Comune di Firenze, gli interventi di restauro del bagno privato (Comodo) di Cosimo I de’ Medici sono coordinati da Fondaco (società leader in Italia nel settore della consulenza associata al recupero di opere d’arte e beni culturali) ed eseguiti dai restauratori della Giacomo Dini di Firenze.
I lavori saranno ultimati a novembre: un ambiente storico del Palazzo andrà così ad ampliare il percorso museale del Palazzo, con una preziosa testimonianza dell’arte, del gusto e dello stile di vita alla corte dei Medici.
Il Bagno – Comodo – di Cosimo è un ambiente di estrema eleganza frutto di una scelta sofisticata che si voleva riallacciare, in una forma privata ed esclusiva, alla cultura termale dell’antica Roma.
Situato vicino alla Sala dei Duecento, sotto la scala piana che collegava il quartiere di Cosimo con quello della duchessa Eleonora, il bagno privato (Comodo) è stato interamente decorato da Marco da Faenza (artista vicino al Vasari) con grottesche e stucchi già utilizzati nelle altre sale e con scene prese dalla storia di Eros e Psiche di Apuleio. Storie che gli studiosi vogliono far risalire al matrimonio di Francesco I de Medici, figlio di Cosimo, e Giovanna d’Austria avvenuto nel dicembre del 1565.
Questo ambiente, o camerino, ha tutte le caratteristiche della stufa rinascimentale. Una grande vasca in pietra, probabilmente dotata di due bocche per l’acqua calda e fredda, e una nicchia di un’elegante forma ovale con in basso un alloggiamento per una griglia, sulla quale forse si appoggiavano contenitori con essenze e un canale in pietra da dove arrivava, con ogni probabilità, l’aria scaldata in uno stanzino attiguo e con in alto una presa d’aria per lo sfiato.
Le stufe o stanze-stufe erano ambienti di gran moda nel rinascimento e ogni palazzo importante ne era dotato. Oggi lo si definirebbe un luogo legato al benessere privato: una vera e propria sauna, dove, oltre alla vasca da bagno fissa, era previsto un sistema idraulico in grado di scaldare l’acqua e creare vapore. Un luogo solitamente defilato e ritirato dove con ogni probabilità i signori svolgevano anche le loro funzioni corporali attraverso le seggette portatili, spesso rivestite di panni nobili e decorate con grande eleganza (nell’inventario di Palazzo Vecchio del 1553 se ne contano diverse negli appartamenti ducali) e dove, grazie alla presenza di acqua, era più agile provvedere alle pulizie personali.
Questi ambienti dovevano essere posizionati vicino agli appartamenti per permettere al signore di godere pienamente dei benefici di un vero e proprio trattamento idroterapico come ci attestano molti documenti dell’epoca e questo “camerino” (bagno privato) è parte integrante del quartiere di Cosimo.
Presentazione dei lavori
Martedì 4 ottobre, a Palazzo Vecchio a Firenze, in occasione di una presentazione alla stampa dei lavori di restauro del bagno di Cosimo I, Giorgio Castiglioni (Direttore Generale Geberit Italia), Alessandra Gasparri (Responsabile Marketing B2C Geberit Italia) e Giorgio Caselli (Responsabile del Servizio delle Bella Arti e Fabbrica di Palazzo Vecchio del Comune di Firenze) hanno illustrato, dai diversi punti di vista, la riuscita di una collaborazione così importante.
Sono state eseguite le prove preliminari per quanto riguarda la pulitura delle superfici oggetto del restauro, determinando con puntualità i metodi operativi.
È stata eseguita l’eliminazione dei depositi incoerenti a secco, con pennelli morbidi e la successiva pulitura con tamponature ad acqua demineralizzata su tutta la superficie.
È stata eseguita la pulitura con impacchi di soluzione satura di carbonato di ammonio applicato con cellulosa su interfaccia di carta giapponese, tenuti tre ore prima della loro rimozione e della successiva opera di asportazione delle sostanze rigonfiate con l’ausilio di tamponi di cotone idrofilo e pennelli. Mentre procediamo con questa operazione, stiamo tornando con solvente sulle zone trattate per rifinire la pulitura eliminando così i residui di vecchie stesure di resine acriliche e/o viniliche e, inoltre, applicando impacchi assorbenti con cellulosa imbevuta di acqua demineralizzata lasciata fino a completa asciugatura per la eliminazione di sostanze idrosolubili rimaste nella porosità dell’intonaco. Per eseguire questa fase di pulitura evidenziamo che è stato necessario l’utilizzo di circa 100 litri d’acqua, il che sta a significare l’importante penetrazione dei residui sulla muratura.
Su tutta la superficie è stato realizzato un intervento di consolidamento a impacchi di idrossido di bario conseguente all’applicazione, sempre ad impacchi, di ammonio carbonato.
Allo stato attuale stiamo provvedendo al ritocco pittorico nelle parti in cui la pulitura è stata completamente eseguita. Questa fase è la più delicata e impegnativa, perché sarà quella che determinerà a livello visivo il restauro e viene eseguita in stretta collaborazione con i tecnici del Comune di Firenze e con i responsabili della Soprintendenza.
√ Valutazione dei risultati ottenuti
Nella fase della pulitura più approfondita, quella eseguita a impacco con soluzione satura di carbonato di ammonio, sono emersi degli interventi di restauro operati precedentemente.
Come già verificato a una attenta analisi preliminare, ci sono porzioni di pittura originale corretta, aiutata; porzioni di pittura non più originale eseguita su riprese di intonaco con tecnica ad affresco; altre ancora, sempre su intonaco, ma evidentemente e matericamente diverso da quello appena descritto; infine una quantità di riprese a gesso (più recenti) sia sulle parti affrescate sia sulle modanature e sugli stucchi.
Con la nostra pulitura a impacchi di carbonato di ammonio riusciamo a liberare il colore originale corretto e sovrapposto con ripassature, ed eliminare le più recenti riprese su stucco a gesso, che andrà rimosso e ricostituito con la più idonea malta a base di calce. Inoltre riusciamo a pulire le integrazioni più storicizzate fatte a fresco su base a calce che, anche se non perfettamente integrate con l’originale, ci permetteranno di tenerle come base per poi migliorarne l’adeguamento cromatico.
Da un punto di vista estetico anche gli impacchi assorbenti di cellulosa e acqua demineralizzata hanno il risultato di uniformare la cromia superficiale, infatti mentre estraggono i sali solubili dalla porosità dell’intonaco, estraggono anche quegli aloni, quelle impurità che risultavano visivamente come macchie pigmentate.
Infine abbiamo avuto la necessità di rimuovere residui di pellicolanti (resine sintetiche) in alcune limitate porzioni, anche perché visivamente risultavano lucide e scure; questo è stato possibile con l’intervento di solventi organici a tampone e l’uso del bisturi.
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