La casa del futuro? Sarà flessibile, con molti spazi condivisi, amica della natura e tecnologica. Questi i risultati di un sondaggio promosso da Leroy Merlin in collaborazione con l’istituto di ricerche Doxa che ha coinvolto persone comuni e addetti ai lavori, soprattutto architetti a esperti di smart cities, chiamati a immaginare la casa di domani. La prima caratteristica che emerge dalla ricerca riguarda la flessibilità, la capacità cioè di adattare gli spazi ai cambiamenti e alle esigenze del momento. Le avvisaglie di questo cambiamento sono già sotto i nostri occhi, basti pensare alla crescente offerta di arredi modulari e di soluzioni “leggere” come séparé e pareti mobili che permettono di variare la divisione interna di un’abitazione, senza ricorrere a costose demolizioni o costruzioni.
L’altro filone in ascesa riguarda il carattere sempre più social dei futuri spazi abitativi, ripensati in base alla crescente esigenza di condivisione espressa dai singoli. La tendenza non cancella però l’importanza di continuare ad avere spazi esclusivi all’interno di un contesto collettivo. Ciò è dimostrato anche da un dato della ricerca, relativo ai motivi di insoddisfazione legati alle abitazioni attuali: un intervistato su quattro (il 25,3%) si dichiara scontento a causa della mancanza di spazi personali. Sarà quindi fondamentale avere la possibilità di trovare rifugio e sicurezza in casa propria e, allo stesso tempo, sarà importante che la casa sia inserita in un ecosistema sociale e connessa a un sistema di servizi, a un quartiere, a un territorio. Il bisogno di apertura verso l’esterno si esprime anche sul fronte ambientale: il segnale che traspare riguarda la necessità di un maggior contatto con la natura. E non è un caso che le persone intervistate attribuiscano un valore di importanza medio del 7,5 alla possibilità di avere uno spazio verde nel quale sia possibile anche produrre alcuni alimenti per l’autoconsumo, tendenza evidente già oggi dal proliferare degli orti domestici e degli spazi verdi verticali.
Parlando di futuro non poteva mancare la tecnologia: il 78,5% del campione auspica una connessione continuativa a distanza con servizi di sicurezza (soccorso medico, vigilanza eccetera), mentre il 68,6% desidera che le tende siano in grado di chiudersi e aprirsi in totale autonomia. Ciò che cambierà sarà il modo in cui la tecnologia verrà implementata nelle nostre case. La parola chiave sembra essere “endemico”: i dispositivi non saranno più esterni, bensì faranno parte del dna della casa, saranno cioè meno visibili ma più presenti.