La mobilità elettrica in città

La riduzione delle emissioni inquinanti, specie nei centri urbani, è il primo motivo per preferire i veicoli carbon free. Il trend è in crescita, ma l'Italia è ancora indietro rispetto ad altri Paesi europei.

Silvia Scognamiglio
A cura di Silvia Scognamiglio
Pubblicato il 08/06/2024Aggiornato il 14/06/2024
mobilità elettrica

Meno inquinanti, confortevoli alla guida, sempre più performanti: le auto elettriche – così come mezzi pubblici, scooter, bici e monopattini – sono una risposta all’urgenza di limitare, soprattutto nei centri urbani a traffico intenso, la circolazione dei veicoli alimentati dai carburanti fossi- li e le emissioni nocive prodotte. Del resto ogni scelta, individuale e collettiva, deve ormai procedere nel segno dell’ecocompatibilità, della salvaguardia delle risorse, del contrasto ai cambiamenti climatici: restano solo sei anni per raggiungere gli obiettivi di Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. Incentivare la mobilità elettrica può essere una soluzione? Aumentano conoscenza e consapevolezza dei vantaggi ambientali, ma ancora l’Italia è lontana dagli obiettivi di crescita prefissi.

Quanto e perché conviene la mobilità elettrica

Una domanda che spesso ci si pone è se l’auto elettrica sia davvero sostenibile, e fino a che punto. Sicuramente rappresenta un passo avanti importante, tutta l’Europa si muove in questa direzione; ma la valutazione obiettiva del rapporto tra benefici e punti critici è più complessa di quanto si creda. Oltre che del basso impatto inquinante di questi mezzi bisogna infatti tenere conto di altri aspetti. A cominciare dell’origine dell’energia elettrica impiegata per ricaricare le batterie che ancora spesso arriva da centrali alimentate da fonti fossili. Inoltre, benché le auto elettriche abbiano meno componenti di quelle a benzina e quindi un sistema costruttivo più semplice, nel calcolo della loro “impronta” bisogna tenere conto dell’intera filiera: dall’energia assorbita nel processo produttivo, al ciclo di utilizzo, fino allo smaltimento a fine vita.

mobilità elettrica ricarica auto

Quante auto elettriche ci sono?

217.422: aggiornato a novembre 2023, è il numero di auto BEV – Battery Electric Vehicle – circolanti in Italia. Da gennaio a novembre 2023 le immatricolazioni di auto full electric sono state 59.478, con un incremento del 33,59% rispetto al 2022. Le stime sono di Motus-E, prima associazione italiana nata per accelerare il cambiamento verso la mobilità elettrica (www.motus-e.org)

Il parere dell’esperto

Intervista a Francesco Vellucci – responsabile del Laboratorio Sistemi e Tecnologie per la Mobilità Sostenibile di Enea (www.enea.it)

L’auto elettrica può dirsi veramente oggi un mezzo sostenibile? Quali sono i vantaggi?

Sì, i veicoli elettrici sono sostenibili innanzitutto dal punto di vista ambientale perché, nel loro ciclo di utilizzo (10-15 anni in media), le emissioni inquinanti sono la metà o anche meno rispetto a quelle dei mezzi di trasporto alimentati da combustibili fossili. Convengono anche economicamente sul lungo termine perché la ricarica elettrica ha costi inferiori a quelli della benzina; inoltre, per i primi 5 anni non si paga il bollo auto. La batteria elettrica ha la stessa durata dell’auto con garanzie dei produttori di 5 anni e oltre. I modelli elettrici hanno
un migliore comfort di guida, sono meno rumorosi, richiedono meno manutenzione, hanno prestazioni equiparabili a quelli
delle macchine tradizionali. Infine, possono circolare nelle ZTL (Zone a traffico limitato delle aree urbane).

Quali sono gli ostacoli alla diffusione dell’elettrico che ancora “frenano” gli utenti?

Il primo è senz’altro il costo iniziale ancora elevato per l’acquisto dei veicoli, sebbene questo venga poi ammortizzato nel tempo. Anche la diffusione ancora non così capillare delle infrastrutture di ricarica può costituire un problema, così come l’autonomia dell’auto, non tanto in città quanto nei lunghi viaggi. Per questi, è bene programmare prima le soste di rifornimento in base all’itinerario (con
la batteria carica si possono percorrere comunque in media 400 km). Anche se l’auto elettrica richiede meno manutenzione, può risultare difficile trovare assistenza “sotto casa” perché molti meccanici non hanno ancora una formazione per intervenire su questi veicoli. Le cose però stanno cambiando e il personale si sta gradualmente specializzando. Per richiedere assistenza, il consiglio è sempre quello di rivolgersi in prima battuta al concessionario che saprà indirizzare nel modo migliore.

Lo sharing contribuisce alla diffusione e alla promozione dell’elettrico?

In città sempre più utenti scelgono di utilizzare, al posto di quella di proprietà, un’auto a noleggio soprattutto per brevi percorsi e i veicoli elettrici, a basso impatto ambientale, silenziosi e semplici da guidare, indubbiamente si prestano bene a questa funzionalità “urbana”. La maggior parte degli operatori di sharing opta quindi in prevalenza o esclusivamente quindi questi modelli. Anche in considerazione delle agevolazioni di cui questi godono per il parcheggio e per l’accesso alle zone delle città dove è vietata invece la circolazione delle auto tradizionali a benzina e a gasolio.

La rete di ricarica in Italia

Si chiamano punti di ricarica o “colonnine” pubbliche, sono installati in città e in autostrada, spesso anche pres-so le stesse aree di servizio tradizionali. Il pagamento può avvenire con carta di credito, ma la forma più comune è tramite App. A seconda della potenza erogata e del tipo di funzionamento – a corrente alternata o continua (oltre i 50 kW) – oltre che della capacità della batteria dell’auto elettrica da ricaricare, cambiano i tempi di rifornimento. Un’infrastruttura “lenta”, con potenza da 3 a 7 kW, può richiedere per un’utilitaria una ricarica di un’intera notte, 8 ore o addirittura 12. Le colonnine pubbliche sono però perlopiù rapide o ultrarapide: per un’auto media con una batte- ria da 40 o 60 kW, si può impiegare solo un’ora o addirittura mezzora. L’energia elettrica erogata dalle stazioni pubbliche è quella di rete: proviene al 35% da fonti rinnovabili, ma ancora al 65% da combustibili fossili. Nel caso di punti di ricarica privati – personali o condominiali – esiste anche la possibilità di alimentazione al 100% da fonti green: questi sistemi sono completi di pannello fotovoltaico e di batteria di accumulo. Negli ultimi anni in Italia l’incremento delle charging station è stata esponenziale: le installazioni sono più numerose nel Nord e nelle grandi città, meno al Sud. L’Italia è in ritardo sulla mobilità elettrica rispetto ad altri Paesi europei, ma il rapporto tra numero di veicoli e charging station è più elevato che altrove.

I numeri delle infrastrutture presenti

47.228: in base al report trimestrale di Motus-E, sono le infrastrutture di ricarica elettrica ad accesso pubblico attualmente attive in Italia; quelle private sono circa 304.000. Sul 99% del territorio italiano è presente un punto di ricarica nel raggio di 20 km e sull’86% del territorio se ne trova uno entro un raggio di 10 km.

40 milioni di incentivi

È l’ammontare totale degli incentivi messi a disposizione dal Governo per incrementare l’uso dell’auto elettrica. Il bonus, già attivato
nel 2022 e nel 2023, copre l’80% dei costi di acquisto e posa in opera delle infrastrutture di ricarica elettrica a uso domestico per privati e condomìni, rispettivamente fino a 1.500 e 8.000 euro.

Lo smaltimento delle batterie

Rispetto a quelle installate sulle auto a carburante, le batterie dei veicoli elettrici non devono essere sostituite nel corso del ciclo di utilizzo, ma hanno una durata pari a quella del veicolo stesso. Per le batterie esauste a fine vita, più che di smaltimento è corretto parlare di riciclo. Innanzitutto, si tende a riutilizzarle (seconda vita), quindi ad avviarle al riciclo. Il nuovo Regolamento Europeo sulle Batterie – entrato in vigore nell’e- state 2023, ma i cui effetti saranno percepibili nel tempo – prevede che la raccolta, il trattamento e il riciclo saranno a cura del produttore che immette la batteria sul mercato in base al concetto di “responsabilità estesa del produttore”.

Rifornimento sì, parcheggio no

È nell’interesse di tutti che la postazione venga liberata entro un tempo ragionevole dalla fine della carica per lasciare spazio ad altri veicoli. In città (e anche talora nei condomini) accade però troppo spesso che l’area di rifornimento elettrico venga indebitamente sfruttata, ben oltre i termini, per la sosta e il parcheggio, soprattutto notturno. Per ovviare a questi comportamenti non corretti e in mancanza di regole generali, a discrezione del gestore può essere previsto il pagamento di un sovrapprezzo orario nel caso in cui l’auto rimanga collegata a lungo dopo la fine dell’erogazione. Se invece la stazione è occupata da veicoli, elettrici o tradizionali, non collegati per fare rifornimento, sono previste multe come in altre situazioni di divieto di sosta.

Energia on demand

Uno dei maggiori timori dei conducenti di auto elettriche è quello di rimanere “a secco” lontano da un punto di ricarica. Per venire incontro a eventuali emergenze di questo tipo – spesso scongiurabili con la pratica del veicolo e della sua riserva – esistono già diverse app che offrono interventi mobili: tra queste, il servizio E-Gap (www.e-gap. com). Se un un veicolo elettrico resta in panne si può chiamare un carro soccorso che si reca sul posto e provvede alla ricarica, quantomeno dell’energia sufficiente a raggiunge- re il punto di rifornimento più vicino. In prospettiva, quando i veicoli saranno connessi e magari con ricarica wireless, sarà possibile soccorrere un’auto ferma o solo prenotare la ricarica di un veicolo in parcheggio tramite un mezzo di soccorso dotato di un robottino; questo potrà individuare l’auto e inserirsi sotto il suo pianale per ricaricarlo.

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