Le esigenze abitative del 21° secolo sono sempre in progress. I nuclei familiari si trasformano con grande velocità riducendo o riaccogliendo i componenti, perché le abitudini dei singoli dipendono da studio, lavoro, età, matrimoni, separazioni, disponibilità economiche… I giovani adottano il co-housing come nuovo stile di vita, in case sempre più piccole che devono rispettare le esigenze di ognuno; quindi devono essere ridisegnate prevedendo spazi comuni di servizio e spazi privati più ampi perché diventano il “proprio luogo”. L’età si allunga e gli anziani che hanno bisogno sostegno diventano protagonisti di un ritorno alla coabitazione con il nucleo d’origine, figli e nipoti.
I cambiamenti demografici e di stili di vita determinano nuove tipologie di domanda nel mercato immobiliare, che non si è ancora sufficientemente adeguato a questo trend. Il fenomeno è particolarmente sentito negli Stati Uniti, dove, oltre a essere oggetto di studi e statistiche, è stato messo in mostra a Washington (al National Building Museum fino al 16/9). Making Room: Housing for a Changing America – è il titolo dell’installazione – vuole essere portavoce delle future diverse possibilità abitative. E dimostra come gli architetti, i developer, i pianificatori e le persone stesse possono utilizzare il design come strumento integrante per soddisfare queste esigenze.
Il pezzo forte della mostra è un progetto italiano: la “Open House”, progettata dall’architetto Pierluigi Colombo, è un’abitazione di circa 93 mq costruita all’interno del museo, che vuole dimostrare tutte queste idee. Realizzata con i mobili trasformabili di Clei, distribuiti in Usa da resource Furniture, è una casa unica flessibile, inizialmente allestita per ospitare quattro coinquilini e poi riconfigurata per una struttura familiare in crescita negli Stati Uniti: la famiglia multigenerazionale e allargata.
Lo stesso appartamento allestito per il giorno e per la notte: ci abitano una ragazza madre con un figlio e la nonna.
Il segreto è nel layout creato con pareti fluide che appaiono e scompaiono, e mobili trasformabili: i volumi si adattano alle esigenze delle diverse tipologie di famiglie che li abiteranno. Sì alla vita comune, ma con flessibilità. Nel nuovo scenario, una nonna vive con la figlia adulta e il nipote. Durante il giorno, le pareti a libro si aprono creando un unico spazio abitativo condiviso, mantenendo un’area riservata per la privacy della nonna. Di sera i mobili trasformabili e le pareti ridisegnano l’ambiente creando spazi separati indipendenti.
Secondo l’architetto Pierluigi Colombo, “nuovi concetti abitativi come l’Open House richiedono nuovi modi di pensare e di arredare gli spazi. Il mondo si sposta verso uno stile di vita più urbano e le case diventano sempre più piccole, d’altra parte la nostra vita si fa sempre più complicata. Così i nostri spazi abitativi e di conseguenza anche gli arredi devono essere più efficienti e in grado di rispondere alle mutate esigenze. L’Open House è un esempio perfetto di ciò che è possibile ottenere con un buon design, con una visione a lungo termine e con l’uso efficiente delle tecnologie e dei prodotti”.