POSThome, modello di casa ideale progettato da Claudia Campone dello studio ThirtyOne Design e realizzato in una palazzina degli anni Trenta nel quartiere di Città Studi a Milano, testerà la sua funzionalità con i primi ospiti. Due collaborazioni con il Centro Interdisciplinare Materiali e Interfacce Nanostrutturali (CIMaINa) dell’Università degli Studi di Milano e con la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA), sempre del capoluogo lombardo, porteranno infatti abitanti reali nei suoi cinquanta metri quadrati. I primi ad entrare saranno i ricercatori stranieri chiamati a collaborare con CIMaINA, impegnati su progetti di ricerca nel campo dei nuovi materiali e delle tecnologie per la stampa 3D per il settore medicale.
A primavera sarà invece il turno degli studenti della NABA, coinvolti in un workshop esperienziale – che prevede una staffetta di “occupazione creativa” dell’appartamento – per vivere e raccontare lo spazio domestico. “È il momento, spiega Claudio Larcher, design area leader di NABA che guiderà i ragazzi, di progettare il nostro futuro e la responsabilità di immaginarlo è giusto che venga data ai giovani designer, protagonisti in prima persona del mondo che verrà. Il workshop a POSThome, intitolato Scenari post-pandemici, darà loro la possibilità di visualizzare diversi spazi del futuro prossimo: privato, pubblico, lavoro e tempo libero.”
Nata infatti come risposta alle mutazioni dell’abitare del dopo pandemia, questa casa ideale di segno contemporaneo è sì una abitazione privata, ma può trasformarsi all’occorrenza in ufficio, luogo di riunione, showroom. Tutti gli ambienti, gestiti da un sistema domotico intelligente, sono fluidi e flessibili, organizzati attorno a un nucleo che diventa il fulcro dei comportamenti, più che di stanze concepite in modo tradizionale. Così ad esempio la cucina include anche l’ingresso che fa da filtro – di vera e propria decontaminazione, visti i tempi –, mentre la camera da letto ha angoli per l’home office, la lettura e il relax, l’allenamento sportivo casalingo. Le due nuove collaborazioni trasformeranno la casa in una “piattaforma capace di accogliere diverse eccellenze del territorio”, auspica la stessa progettista, “rendendo lo spazio da una parte abitato, dall’altro vero e proprio laboratorio cittadino.”