Uno degli argomenti più dibattuti è la necessità di implementare Internet veloce, considerato l’abc del nuovo alfabeto economico. La grande attenzione al problema è stata generata dalla presentazione del piano di investimenti atto ad accelerare la diffusione della banda larga in Italia.
Secondo gli ultimi dati elaborati, infatti, l’Italia sarebbe il fanalino di coda dell’Europa con soli 9,1 Mbps (megabit per secondo), al di sotto della Namibia con 9,4 Mbps. Singapore e Hong Kong i Paesi più veloci al mondo con rispettivamente 104,42 e 96,38 Mbps.
Il piano di investimenti presentato dal Consiglio dei Ministri si propone di finanziare la connessione al 100% della popolazione a 30 megabit con la banda larga e al 50% della popolazione a 100 megabit con la banda ultra-larga entro il 2020. Oggi la banda ultra-larga in Italia raggiunge solo il 21% della popolazione.
La necessità di diffondere la banda larga è commisurata alla volontà di far crescere il Paese da un punto di vista economico, ma anche occupazionale, recuperando il ritardo sull’Agenda digitale e riducendo il famoso digital divide. Il governo si propone di coprire l’intero territorio, che sarà diviso in quattro aree comprendendo non solo quelle di successo, ma anche le zone considerate a «fallimento di mercato», in cui sarà quantomeno garantita la connessione a 30 megabit.
Per far arrivare la banda larga nelle case degli italiani e guardare al futuro è necessario collegare case e aziende direttamente con la fibra ottica, dicendo addio al vecchio rame. L’obiettivo è quello di raggiungere nei prossimi anni almeno il 45-55% della popolazione con le soluzioni FTTH (Fiber to the Home), il collegamento in fibra ottica che raggiunge la singola unità abitative, o FTTB (Fiber to the Building), la soluzione che consente di giungere sino al limite della costruzione, che garantiscono una velocità di donwstream di 100 megabit. L’85% per ora sarà coperto con il sistema FTTC (Fiber to the Cabinet), cioè la fibra ottica che arriva fino agli armadi stradali e utilizza il rame per collegarsi agli edifici, che consente invece una velocità di downstream di massimo 80 megabit.
Il Governo ad oggi non ha previsto uno switch off forzato della rete in rame, ma un piano di investimenti da 6 miliardi di euro e incentivi per il passaggio alle nuove infrastrutture tecnologiche. I provvedimenti previsti dal Piano banda ultra-larga hanno lo scopo di stimolare gli operatori a fare la giusta scelta tecnologica per garantire una connessione di almeno 30 megabit al secondo su tutto il territorio nazionale nel prossimo quinquennio.