Contenuti trattati
I biocombustibili sono un’alternativa ai combustibili fossili con due vantaggi innanzitutto: di essere ricavati da materie prime rinnovabili e di contribuire alla riduzione delle sostanze nocive nell’atmosfera derivate dalla combustione.
I biocombustibili, o biocarburanti (biofuel), comprendono prodotti originati da biomasse, cioè da materie naturali organiche: quello a tutti noto da sempre è il legno, ma ce ne sono tanti altri, liquidi, solidi o gassosi ottenuti da amidi o oli vegetali.
I biofuel sono carbon neutral: bruciando per liberare energia rilasciano cioè un’anidride carbonica (CO2) che, a differenza di quella prodotta da petrolio o carbone, può essere riassorbita dalle piante e rientrare nel ciclo vitale dell’ecosistema senza inquinare; contribuiscono così a ridurre le emissioni di gas-serra, corresponsabili del riscaldamento globale.
Ostacoli da superare. La ricerca sui biocombustibili e le modalità più proficue per sfruttarne le potenzialità stanno progredendo, produzione e consumo mondiale sono in aumento, soprattutto negli USA. Efficienza e rendimento energetico sono elevati, mentre un punto critico sono ancora gli alti costi di produzione e stoccaggio. Si punta inoltre, per ragioni etiche, sullo sviluppo di prodotti che non tolgano – per ricavare carburanti – risorse alimentari provenienti dall’agricoltura, né terreni da coltivare. Così da non arrecare danno alla popolazione mondiale.
Energia dalle alghe
Sono presenti a ogni latitudine, si adattano ai climi più diversi, hanno un elevato contenuto di lipidi (tra il 20 e il 70% a seconda delle specie che possono essere trasformati in oli da utilizzare con carburanti e combustibili puliti. Le alghe marine, e ancora di più le microalghe (ne esistono 50.000 specie) sono una grande risorsa per il futuro: tra i grandi vantaggi, quello di non consumare suolo coltivabile. Per ora esistono solo “impianti pilota” e i costi di investimento sono alti, ma secondo una ricerca pubblicata da Enea (www.enea,it) si tratta di una soluzione sostenibile e percorribile a medio-lungo termine.
Prima, seconda e terza generazione di biocarburanti
Oltre alla distinzione per stato fisico – liquido, solido o gassoso – i biocombustibili sono classificati per categorie a seconda della materia di origine e del ciclo produttivo.
- Per prima generazione si intendono i prodotti, come il biodiesel e il biogas, ricavati dalla trasformazione di zuccheri, midi e oli derivati da specie vegetali (come mais, grano, colza e canna da zucchero); sono le materie prime più comunemente utilizzate che in alcuni casi vengono coltivate appositamente per questo scopo.
- I biocombustibili di seconda generazione sono invece ottenuti dalla lavorazione di scarti agricoli o industriali, sempre in prevalenza a base vegetale (per esempio cellulosa, trucioli di legno, gusci e noccioli); hanno quindi un impatto ambientale molto più basso perché non sottraggono spazio alle coltivazioni alimentari, ma al contrario riciclano scarti che andrebbero gettati.
- Ancora più sostenibili sono i biofuel di terza generazione ricavati dalle macroalghe e dalle microalghe (queste ultime sono microorganismi ancora più vantaggiosi nel rendimento energetico).
Lo sfruttamento di tutte queste risorse è ancora in fase di evoluzione, la sfida è quella di ridurre i costi di produzione per poter usufruire dei vantaggi che vedono al primo posto l’abbattimento delle emissioni inquinanti e dei gas climalteranti.
Tre macro tipologie di biocombustibili
- Il biodiesel è un combustibile liquido e trasparente che si ricava dal trattamento di oli vegetali come quelli di girasole o di colza; esistono anche biodiesel derivati da legno, cellulosa o microalghe. Caratteristiche e impieghi sono simili a quelli del gasolio, come carburante per i veicoli o per il riscaldamento.
- Il bioetanolo, liquido e incolore, è prodotto dalla fermentazione di materie vegetali (per esempio canna da zucchero e cereali). È impiegato come biocombustibile nei trasporti e per usi domestici (anche per camini ecologici).
- I biogas sono combustibili allo stato gassoso derivati dalla fermentazione senza ossigeno di scarti agricoli o animali, rifiuti urbani o altro materiale organico. Si usano per alimentare caldaie e veicoli a biometano, o per
produrre energia elettrica.
Biodiesel in Italia
Le scorte di fonti fossili derivate dal petrolio sono destinate a esaurirsi; i biocombustibili rientrano invece nel novero delle rinnovabili in quanto ottenuti da materie che si possono rigenerare.
Le diverse tipologie di biodiesel – efficiente, con resa energetica pari a quella dei carburanti tradizionali, biodegradabile, sicuro e pulito – stanno avendo un buon riscontro anche sul mercato italiano come sostituto del gasolio.
In base ai dati dell’Unione Produttori di biodiesel (http://www.assocostieri.it/newsite/unione-produttori-biodiesel), l’Italia è ai primi posti in Europa per capacità produttiva con circa 1,5 milioni di ton/anno. Ai primi posti nel mondo ci sono USA, Brasile, Argentina e Cina.