A chi non è mai capitato che – avendo acceso contemporaneamente diversi elettrodomestici, forno e lavatrice per esempio – sia saltata la luce e sia “scattato” il contatore? Questo perché i contatori dell’energia elettrica sono dotati di un meccanismo che interrompe momentaneamente la fornitura quando, accendendo contemporaneamente più elettrodomestici, si supera il limite previsto di prelievo definito nel contratto di fornitura, che per oltre il 90% delle case italiane è di 3 kW di potenza impegnata. Onde evitare questa spiacevole e frequente situazione si può chiedere l’aumento di potenza.
I consumatori possono chiedere un aumento della potenza del loro contatore quando ad esempio vogliono installare apparecchi elettrici ad alta efficienza in sostituzione di altri apparecchi alimentati a gas, come ad esempio i fornelli. Si pensi ai casi di appartamenti nei quali acqua calda e riscaldamento sono già forniti dal condominio e quindi il gas viene utilizzato solo per la cottura; la sostituzione dei fornelli con modelli elettrici a induzione consentirebbe di ridurre i costi ed aumentare efficienza e sicurezza. Dal 1° gennaio 2017 si può selezionare il valore della potenza più adatta alle proprie esigenze, perché è divenuto possibile scegliere tra un numero molto più ampio di livelli di potenza, con passaggi di 0,5 kW per le fasce più popolate dell’utenza domestica, rispetto al passato. Quindi anziché i soliti 3 kW di potenza, si possono scegliere potenze maggiori/minori da 0,5 a 6 kW con “scalini” da 0,5 kW. Queste variazioni contrattuali sull’impegno di potenza hanno però dei costi una tantum.
Ma dal 1° aprile 2017 e fino alla fine del 2019, c’è un vantaggio in più per chiedere l’aumento di potenza visto che costa di meno. Lo sconto applicato alla variazione di potenza dei propri consumi elettrici è stato deliberato dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambienti in un documento pubblicato nel dicembre del 2016: la delibera 782/2016/R/eel. Nel dettaglio viene eliminato il contributo fisso amministrativo di circa 27 euro e viene ridotto di circa il 20% il contributo previsto per ogni kW di potenza aggiuntiva. Inoltre viene introdotto una sorta di “diritto di ripensamento”, nel senso che il contributo in euro/kW non sarà dovuto qualora l’aumento di potenza sia successivo a una precedente riduzione effettuata sullo stesso contatore in questi 2 anni o verrà restituito qualora il cliente decida di rinunciare alla potenza aggiuntiva precedentemente richiesta.
Volendo fare un esempio, fino al 31 marzo 2017 se il cliente avesse richiesto un aumento di potenza impegnata da 3 a 4 kW nel servizio di maggior tutela, per 1 kW di potenza in più a disposizione, avrebbe dovuto pagare come costi fissi una tantum la somma di 126,01 euro (23 euro contributo fisso al venditore + 26,48 euro contributo amministrativo al distributore + 76,53 euro per il kW di potenza disponibile aggiuntiva (in questo caso da 3 a 4 kW). Oggi e fino a dicembre 2019 invece chiedendo l’aumento di potenza del contatore si pagherà 83,86 euro (23 euro contributo fisso al venditore + 0 euro contributo amministrativo al distributore + 60,86 euro per il kW di potenza aggiuntiva).
Ma c’è al contrario chi chiede una riduzione di potenza ad esempio perché si abita in una casa piccola o con un numero limitato di elettrodomestici e per i quali, quindi, 3 kW potrebbero essere anche troppi (anche ad esempio le seconde case di vacanza). In questi casi 2 o 2,5 kW potrebbero essere sufficienti e consentirebbero un risparmio annuo anche superiore a quello che oggi si può ottenere per effetto delle tariffe biorarie.
Per quanto riguarda le riduzioni di potenza, l’unico costo applicabile nel mercato di Maggior Tutela sono i 23 euro una-tantum dovuti al venditore. Anche per i clienti del mercato libero il contributo al distributore viene azzerato, mentre il contributo fisso al venditore e il costo per kW di potenza aggiuntiva dipenderà da quanto previsto nei singoli contratti