L’illuminazione artificiale del futuro sarà sempre più simile a quella naturale, mutevole nell’arco della giornata e sensibile ai nostri desideri. Jake Dyson, ingegnere inglese avvezzo all’innovazione tecnologica e alla ricerca al servizio delle persone, a capo di un marchio aziendale che vanta oltre 10.500 brevetti, non ha voluto aspettare. «Abbiamo sfidato le convenzioni legate alla moderna luce artificiale per trovare una soluzione alternativa»: da queste prerogative è nata la lampada Dyson Lightcycle Morph™, capace di rilevare la luce solare e di adattarsi in modo intelligente alle esigenze delle persone.
Sfruttando un algoritmo originale Dyson, l’apparecchio grazie a tre led a luce calda e tre a luce fredda riesce a regolare costantemente la temperatura di colore e la luminosità in base all’illuminazione dell’ambiente. Inoltre, il corpo di alluminio estruso e di alluminio-policarbonato è progettato per ruotare e posizionarsi in modo da offrire di volta in volta luce diretta, indiretta, d’ambiente – un riposante effetto color arancione per il relax serale, molto simile a quello delle candele – e da interni, ovvero mirata su oggetti o elementi decorativi presenti nella stanza.
La testa ottica intelligente, rotante a 360°, è alimentata da due sottili cavi scoperti posizionati al centro del cilindro, in modo da risultare invisibili e lasciare diffondere la luce in modo uniforme lungo tutta l’estensione della lampada. Inoltre, la tecnologia Heat Pipe dissipa il calore dei led in modo ininterrotto, al fine di preservarne qualità luminosa e durata nel tempo.
Ma per essere davvero adattive e performanti, le lampade del futuro dovranno essere in grado di leggere le caratteristiche psico-fisiche di chi le utilizzerà. Dyson Lightcycle Morph™ anticipa anche queste prerogative: la modalità Precisione offre una resa cromatica pari a quella sotto alla luce solare, per chi ama cogliere ogni sfumatura (o dipingere e truccarsi) con la massima precisione, mentre la funzione Age Adjust adegua la luminosità in base all’età delle persone, inserita tra i dati dell’app che può gestire da remoto l’apparecchio. Perché non siamo tutti uguali. E un anziano ha bisogno di una quantità di luce quattro volte maggiore di quella di un ventenne.