La definizione di drone (APR) è “mezzo aereo che si distingue per l’assenza del pilota umano a bordo, il cui volo può essere comandato da diverse tipologie di controllo, sempre gestite in remoto da terra”. Quando è usato per scopi sportivi o funzioni ricreative è definito aeromodello e il suo utilizzo disciplinato dal Regolamento Enac (www.enac.gov.it) che gli riserva un’intera sezione. Diventa invece aeromobile (anzi: sistema aeromobile a pilotaggio remoto SAPR) quando è impiegato per svolgere attività professionali, specializzate o scientifiche – cioè non ricreative. In questo caso è anche assoggettato alle previsoni del Codice della Navigazione, oltre che disciplinato dal medesimo Regolamento Enac. Nell’immaginario comune il drone è un oggetto volante, senza pilota a bordo. In realtà esistono anche dispositivi terrestri o subacquei. La loro storia ha inizio per scopi militari, ma oggi ha trovato un efficace e vantaggioso sbocco funzionale anche in ambito civile.
Nascono in Piemonte
È a Ivrea, in provincia di Torino, che viene inventata “la base” degli attuali droni; lì ingegneri di importanti imprese hanno messo a punto “il cervello” fondamentale dei robot volanti, in base al quale hanno preso avvio tutte le schede di controllo dei dispositivi che oggi vediamo.
Ne esistono tre tipi
Tutti i droni hanno una strumentazione di bordo per rimandare informazioni al pilota che li comanda da terra. Il comando può avvenire con radiocomando o tablet e smartphone (nei modelli più recenti). Il prezzo è in genere proporzionale al peso del carico in grado di trasportare: tanto più questo sarà elevato, quanto più il drone costerà. Gli apparecchi oggi disponibili sono identificabili in tre tipologie:
• A ELICHE: possono restare in posizione fissa, effettuare virate e spostarsi in direzione obliqua (come gli elicotteri);
• AD ALA FISSA: simili più ad aeroplani che a elicotteri;
• IBRIDI: hanno anche 2 (o 4) ruote motrici per spostarsi a terra.
Dal 2014, in Italia si svolge Dronitaly (www.dronitaly.it), manifestazione annuale sui droni. L’edizione 2016 si terrà a Modena dal 30/9 all’ 1/10.
Il mercato in numeri: 350 milioni di euro rappresentano il giro d’affari realizzato nel 2015 dai piccolo velivoli unmanneD, con il centro italia al primo posto. (dati 2015 forniti da Doxa Marketing Advice)
L’utilizzo professionale degli APR è vario e ancora in parte da esplorare. Si è iniziato con le riprese cinematografiche, televisive e i documentari sul mondo animale. Da qui, il passo verso le altre attività è stato breve. Sfruttando la possibilità di un APR di entrare un po’ ovunque, anche in zone impervie o potenzialmente contaminate da radiazioni, tra le applicazioni più diffuse oggi ci sono le attività di monitoraggio:
• aerofotogrammetria, un particolare modo di restituire l’immagine del territorio. Un lavoro che in passato si avvaleva di un piccolo aereo munito di fotocamera
con costi sicuramente più elevati;
• monitoraggio di centrali termoelettriche e di impianti industriali per valutare le componenti inquinanti e i guasti in tempo reale;
• monitoraggio di siti archeologici per l’esplorazione e la localizzazione dei reperti;
• monitoraggio ambientale sia di aree verdi difficilmente raggiungibili sia di zone agricole, nonché della fauna;
• monitoraggio delle aree interessate da calamità naturali, soprattutto a seguito di eventi disastrosi.
Le potenzialità dei droni nel mondo professionale dell’edilizia iniziano a essere sfruttate appieno in questi ultimi anni. In futuro l’ingresso degi APR nel campo edile cambierà le funzioni di alcune figure professionali tradizionali, introducendone di nuove.
Un esempio recente noto a tutti di uso degli APR in edilizia
è il cantiere dell’Expo 2015 a Milano, dove i tecnici hanno potuto monitorare l’avanzamento dei lavori sul sito espositivo.
Si usano per:
• rilievi aerei di supporto alla progettazione che consentono di mappare l’area d’intervento nel suo complesso e di predisporre viste tridimensionali dell’edificio per valutare l’impatto paesaggistico;
• rilievi aerei per monitorare e prevenire l’abusivismo edilizio, attraverso semplici rilievi fotografici che evidenziano tempestivamente la presenza di nuove costruzioni e impianti, sorti senza le dovute autorizzazioni;
• eseguire ispezioni, perizie assicurative e controlli per valutare lo stato, i guasti, quantificare i danni e mettere
in atto la manutenzione preventiva di elementi difficili da visionare direttamente (condotte, reti elettriche, coperture, strutture portanti, impianti fotovoltaici);
• realizzare indagini termografiche ambientali, di edifici o impianti. Applicando al drone una termocamera oltre a una videocamera, si possono individuare nell’edificio gli elementi costruttivi più disperdenti, i ponti termici e le prestazioni dei materiali termoisolanti, al fine di redigere le diagnosi energetiche.
Un vantaggio anche quando si devono realizzare gli Ape (attestati di prestazione energetica) per gli immobili e le abitazioni. E poi: le termografie delle discariche;
• sorvegliare i cantieri, non solo per valutare lo stato di avanzamento lavori finalizzato al pagamento dell’impresa, ma anche per eseguire controlli di sicurezza dove serve un aggiornamento in tempo reale sull’applicazione delle condizioni di sicurezza previste dalla legge. Va ricordato che l’uso dei droni è stato introdotto proprio per far fronte a tutte quelle situazioni in cui la presenza umana sarebbe difficoltosa, rischiosa, non economica;
• trasportare materiali in cantiere, con apparecchi opportunamente attrezzati, per assistere gli operatori al lavoro di montaggio e costruzione. È un’attività condizionata dal fatto che la capacità di trasporto è limitata e può coinvolgere solo minuterie e piccoli attrezzi;
• sorveglianza dell’abitazione in tutti i punti, anche quelli più difficili da raggiungere.
Le Arpa (Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale) usano sempre di più i mezzi unmanned invece di satelliti e aerei per il monitoraggio delle situazioni idrogeologiche
critiche.
Le norme per il pilotaggio da remoto sono fondamentali: i droni infatti possono essere anche potenzialmente pericolosi. A disciplinare l’uso c’è il Regolamento Enac, che definisce i livelli di sicurezza per i diversi tipi di operazioni che si svolgono nello spazio aereo italiano. Si applica alle operazioni dei SAPR (a quelli di massa operativa di decollo non superiore a 150 kg) che il Regolamento distingue in “sistemi con mezzi di massa inferiore a 25 Kg” e “sistemi con mezzi di massa uguale o superiore a 25 Kg”. Ma contiene anche disposizioni e limitazioni specifiche per l’uso degli aeromodelli (finalità ricreative e sportive). Dal Regolamento sono esclusi solo i SAPR utilizzati in spazi chiusi.
Mezzi di massa < a 25 Kg
I SAPR di questa categoria devono essere condotti da un pilota in possesso del riconoscimento della competenza (in corso di validità). Devono inoltre essere dotati di manuale di volo o di un documento equivalente. Una targhetta con i dati identificativi del sistema e dell’operatore deve essere apposta sul mezzo aereo e sulla stazione di terra. A partire dal 1° luglio 2016, il SAPR deve anche essere dotato di un dispositivo elettronico di identificazione che permetta di trasmettere in tempo reale, e di registrare, i dati del mezzo e dell’operatore, nonché quelli essenziali di volo.
Mezzi di massa > a 25 Kg
Gli APR di questa categoria vanno registrati all’Enac tramite iscrizione al Registro degli Aeromobili a Pilotaggio Remoto a cura del proprietario del mezzo. Perché sia possibile la navigazione, occorre un Permesso di Volo (o un Certificato di Navigabilità). Per poter effettuare operazioni specializzate, l’operatore del SAPR deve ottenere l’autorizzazione dell’Enac, dimostrando di possedere i requisiti.
Dall’1/7/2016 i possessori di SAPR specializzati possono registrarsi sul sito http://www.D-Flight.it
Il pilota dell’APR (obbligo età minima 18 anni) è responsabile della condotta del volo in sicurezza e deve essere in possesso di un riconoscimento di competenza rilasciato dall’Enac o da soggetti autorizzati: attestato di pilota oppure licenza di pilota. Per mezzi con massa inferiore a 25 Kg è richiesto l’attestato, che viene rilasciato da un Centro di Addestramento APR approvato. Per quelli di massa uguale o superiore a 25 Kg serve invece una licenza di pilota rilasciata dall’Enac.
Chi comanda un aeromodello ha la responsabilità di non creare rischi a persone o beni a terra, ma anche ad altri utilizzatori dello spazio aereo. Inoltre deve ottemperare
agli obblighi relativi e a ottenere le eventuali autorizzazioni per l’utilizzo dello spettro elettromagnetico impegnato dal radiocomando.