“Il design spiegato ai bambini” (Bompiani Ragazzi, pagine 48, prezzo 15,00 euro), scritto da Mario Bellini, grande maestro del design italiano, racconta ai più piccoli il suo modo di guardare la natura e il mondo per trarne spunti e idee da trasformare in progetti. Come si fa a disegnare una sedia? E soprattutto, perché si disegna una sedia? Numerose le domande cui Mario Bellini risponde nel suo primo libro dedicato ai bambini: tra fotografie e disegni, un viaggio nel suo mondo, per cogliere la bellezza e l’essenzialità negli oggetti di uso quotidiano, quelli che non ci fermiamo nemmeno a guardare e che arredano la nostra casa e la nostra vita.
Centrale il concetto spiegato ai più piccini che gli arredi sono tutti nati in un lontanissimo passato dallo stesso bisogno che ancora oggi abbiamo: per i tavoli, per esempio, “stare seduti da soli o con altri davanti o attorno a un piano dove appoggiare le mani e le proprie cose”. E che sempre per questo, volendo fare un altro esempio, anche le sedie, inventate in Cina circa 5 mila anni fa, non saranno probabilmente in futuro cambiate troppo dal tempo che passa.
MARIO BELLINI: chi è l’autore
Nato a Milano nel 1935, laureato in architettura al Politecnico, negli anni sessanta comincia a lavorare nel mondo del design. Capo consulente design per Olivetti, ha disegnato il primo mobile di plastica e il primo personal computere, ed ha di fatto inventato la monovolume. Il MoMa di New York ospita più di 20 sue opere nella collezione permanente e già nel 1987 gli aveva dedicato una retrospettiva.
Ha lavorato per Renault, diretto “Domus”, insegnato. Otto volte Compasso d’oro, ha lavorato tra l’altro per Cassina, B&B, Flou, Vitra, Kartell e si è occupato di progettazione in tutto il mondo. “L’idea che dagli anni quaranta e cinquanta nasca una cosa chiamata design è divertente, ma non m’incanta. I mobili, le forchette, le sedie, le case si fanno da quando l’uomo esiste. Ma oggi è invalso questo modo di dire di design. Questa è una forchetta di design, questo è un bicchiere di design. Io lascio dire, poi chiedo: Dimmi brevemente come si distingue una caffettiera di design da una normale. Tutti si perdono in un gomitolo di contraddizioni sempre più contorte, finché troncano dicendo vabbè hai capito. Lo faccio anche con le commesse, chiedo sempre perché un macinapepe è di design e mi diverto un mondo!”