Colleferro, la città laziale modello dell’ingegner Riccardo Morandi – famoso per lo studio e l’applicazione sistematica del cemento armato precompresso e più recentemente per l’infausta vicenda dell’omonimo suo ponte genovese – è oggi un laboratorio applicato di rigenerazione urbana e culturale.
Due piani per la Città Morandiana
Realizzata a ridosso del primo villaggio operaio Liberty degli inizi del Novecento, commissionato all’ingegnere Michele Oddini dal proprietario della grande industria Società BPD Bombrini Parodi Delfino, la Città Morandiana prende avvio da un iniziale nucleo di tre edifici residenziali destinati al personale della fabbrica. Il piano, degli anni Trenta, si amplia poi con chiesa, Comune, casa del Fascio, mercato coperto, scuola elementare, alberghi, mensa degli impiegati, uffici, cinema-teatro, orfanotrofio, commissariato, campo sportivo, istituto professionale, case a corte, a schiera, in linea e ville. Una nuova città di fondazione, che lo stesso Morandi continuerà ad ingrandire con un secondo piano negli anni Cinquanta, volto anche alla ricostruzione di quanto distrutto dai bombardamenti della guerra.
Città di fondazione
Contraddistinta dal linguaggio tipico dell’architettura razionalista e in parte della città-giardino inglese, la Città Morandiana oggi mira ad entrare nella rete delle città di fondazione al fine di ottenere il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Nel frattempo numerosi progetti in loco la stanno trasformando da città modello in vero e proprio laboratorio di rigenerazione urbana e culturale, a cui concorre il sistema territoriale di istituzioni, imprese e centri di ricerca secondo il programma Ri-Gymnasium. Un archivio multimediale online ne sintetizza storia e sviluppi, mentre puntuali interventi progettuali nel tessuto urbano – inclusa una collezione di arredo urbano Identitario (ispirato alle opere di Morandi) – ne evidenziano le diverse peculiarità. Il Premio biennale di Divulgazione dell’Architettura, itinerante, qui decide di inaugurare la sua prima edizione, assegnando la palma a studiosi e divulgatori della disciplina architettonica. E la nomina a Capitale Europea dello Spazio permetterà di recuperare l’ex istituto professionale industriale morandiano, per ospitare la biblioteca civica, il centro di documentazione, la scuola di alta formazione, l’Archivio Città Morandiana e il Museo dello Spazio.
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