La sedia Mariolina, disegnata da Enzo Mari nel 2002 per Magis, viene proposta in una nuova versione monocolore bianca e nera. Tra i più recenti progetti del designer milanese, formatosi come artista alla Accademia di Brera negli anni Cinquanta ma passato ben presto al mondo del disegno industriale (senza peraltro mai abbandonare l’arte e la grafica), ben ne riassume la filosofia.
Un oggetto semplice (ma solo all’apparenza), pratico, duraturo e soprattutto accessibile ai più. Sono questi i concetti su cui infatti si fonda da sempre il pensiero di Mari, tradotto in tal caso in una seduta dal vago sapore familiare e retrò, essenziale ma ricca di dettagli studiati. La struttura portante, di acciaio o verniciata, si distingue per una sezione esile e curata, sedile e schienale di polipropilene sono fissati ai tubi metallici esclusivamente da elementi plastici stampati, senza ausilio di viti o di rivetti. Impilabile fino a dodici pezzi, la nuova Mariolina è declinata in versione bianca e nera, opzione perfettamente in sintonia con il pensiero asciutto che contraddistingue l’intero lavoro del designer, firma di oltre millecinquecento oggetti. Tutti per marchi famosi, a partire da Danese Milano, palestra per la sua prima produzione di serie.
Enzo Mari è entrato nella storia del progetto made in Italy per il suo segno deciso e radicale, privo di qualsiasi sbavatura, progettuale, formale, materica e funzionale. Pioniere del design democratico, nei primi anni Settanta progetta una collezione di mobili economici di legno da montare a casa secondo il proprio estro creativo e nel 1977 per Driade un sistema di auto-progettazione e auto-composizione di arredi modulari venduti in kit. Ma è la lettura del mestiere del designer che lo distingue dagli altri: considerato addirittura dal collega Alessandro Mendini la “coscienza dei designer”, sostiene da sempre il ruolo critico dei progettisti, per i quali l’etica deve essere sempre l’obiettivo di ogni processo creativo.
Una visione distante dalla ricerca della notorietà e del successo, al quale tuttavia giunge ugualmente grazie alla qualità senza tempo dei suoi progetti. Diventati dei best-seller nei cataloghi delle aziende e nelle ricerche dei cultori del modernariato d’autore. E che gli hanno portato negli anni ben cinque Compassi d’Oro, di cui il primo (nel 1967) per le “ricerche individuali sul design” e l’ultimo nel 2011 alla carriera.