Che cos’è il cohousing? Provate a immaginare un condominio dove, giunta sera, le famiglie si ritrovano in una grande cucina comune per cenare insieme. Ogni appartamento di questo edificio ha la stanza da letto, il bagno, la camera dei bimbi e il ripostiglio: tutto è identico alle case tradizionali e la privacy è garantita. Quello che cambia è l’accesso non esclusivo ad alcuni locali, bensì aperto agli abitanti del palazzo. Il fenomeno si chiama cohousing, un vero e proprio “stile di vita” basato sulla condivisione di spazi, servizi e talvolta beni. Abitazioni private e aree comuni coesistono, creando un equilibrio autogestito dall’intera comunità. Di solito questo speciale modello di condominio è composto da una decina di case, con un numero limitato di nuclei familiari.
Alla base una comunità: Chi sceglie il cohousing contribuisce alla creazione di un “microcosmo” sociale. La partecipazione è libera e slegata da qualsiasi tipo d’ideologia, ma ciò non significa che tutti vi possano aderire. Sia chiaro: non c’è nessun “capo” che decide chi includere o escludere, tuttavia prima dell’insediamento esiste un confronto aperto fra gli interessati, per arrivare a formare un gruppo di persone il più coeso possibile, il cosiddetto “vicinato elettivo”. Questi individui formano la comunità, base fondamentale di ogni cohousing. Socialità, sostenibilità e risparmio Non tutti possono permettersi un alloggio spazioso, magari con terrazzo, giardino e una sala giochi dove trascorrere il tempo libero. Con il cohousing tutto questo può diventare realtà, perché l’economia di scala rende i costi più accessibili.
Nella carta d’intenti le regole per la convivenza: Sarà proprio la comunità a redigere la carta d’intenti, un elenco di norme interne utili a garantire il funzionamento del progetto. Saranno sia formali (di diritto privato) sia informali, come per esempio quelle che riguardano la gestione delle risorse economiche o i turni per la pulizia degli spazi condivisi. È diverso in ogni condominio, perché dipende dalle differenti esigenze dei proprietari. Il documento è la premessa del “regolamento di cohousing”, una serie di punti che disciplinano la gestione del condominio: dalla ripartizione delle spese all’adesione ai Gas (Gruppi di acquisto solidale); è specificato quali sono gli spazi comuni e chi può accedervi. Una nota, di solito, riguarda i proprietari che decidono di vendere o affittare l’alloggio: possono farlo, ma devono delegare all’assemblea la ricerca del nuovo cohouser.
Nasce negli anni ’70: La prima vera esperienza di cohousing risale all’inizio degli anni Settanta, quando l’architetto danese Jan Gødmand Høyer decise di coinvolgere otto amici in un progetto ambizioso: vivere insieme, ognuno nel proprio alloggio, ma condividendo spazi comuni, accettando alcune regole di socialità. Fu così che nacque la comunità di Skråplanet, tuttora esistente e perfettamente funzionante. Da allora sono trascorsi quarant’anni e oggi si stima che in Danimarca almeno il 5% della popolazione viva in una qualche forma di cohousing. Negli anni Ottanta, il fenomeno si è diffuso dapprima nei Paesi scandinavi e in Olanda, quindi nelle altre zone del mondo: Stati Uniti, Australia e Giappone. Un po’ più tardi si sono registrati i primi casi nel resto d’Europa, soprattutto Regno Unito, Francia e Germania. In Italia e nei Paesi mediterranei queste realtà sono ancora poche, anche se negli ultimi tempi il perdurare della crisi economica sta spingendo molte persone a valutare la coabitazione.
Il sistema è flessibile: Pensare al cohousing come a una modalità rigida, fatta di regole e vincoli, non è corretto. Al contrario, il vantaggio sta proprio nella adattabilità in base alle diverse esigenze. Nessun cohousing è uguale all’altro ed è sempre la comunità a decidere che cosa fare e in che modo. In Italia, per esempio, dove la società è caratterizzata da un forte individualismo, i cohousing saranno più “morbidi” rispetto ai Paesi scandinavi. Gli impegni sociali: Nei progetti attivati sul nostro territorio, gli impegni “sociali” degli abitanti sono sempre limitati: una cena insieme alla settimana, turni per cucinare, cura del giardino e altre mansioni facilmente gestibili. Alcuni organizzano anche micronidi per i propri figli, servizi di car e bike sharing, gruppi di acquisto solidali eccetera. Tutto ciò richiede un minimo impegno, ma garantisce un risparmio notevole in termini di tempo e denaro. I vicini di casa diventeranno amici e il condominio si trasformerà in un piccolo villaggio solidale.
La gestione quotidiana diventa più semplice: La qualità della vita è decisamente più alta rispetto ai condomini tradizionali, in particolare per bambini e anziani. I primi imparano più in fretta a socializzare e a confrontarsi con persone diverse dai familiari. Gli anziani, invece, avendo l’opportunità di vivere in un luogo dinamico e sicuro, non si sentiranno soli.
I vantaggi che offre
- MAGGIORE SOCIALIZZAZIONE I vicini si scambiano favori e discutono insieme sulla gestione del condominio. I rapporti interpersonali sono frequenti e basati sull’ascolto.
- AMBIENTE SICURO Ogni abitante, in caso d’emergenza, sa di poter contare sull’aiuto del vicino di casa. Questo aspetto conforta soprattutto i cohousers più anziani.
- STILE DI VITA SANO Un bambino che cresce in un contesto di cohousing, impara a socializzare più in fretta con persone diverse che non appartengono al nucleo familiare.
- SPAZI E SERVIZI CONDIVISI I cohousers possono utilizzare ampi spazi condivisi (terrazza, sala cinema ecc.) e usufruire di servizi come il car e il bike sharing.
- RISPARMIO ECONOMICO Vivere in cohousing significa condividere anche le spese. Inoltre si risparmia con scelte consapevoli, fatte nel pieno rispetto dell’ambiente.
Nel cuore di Porta Palazzo, quartiere popolare torinese, cinque anni fa è nato il cohousing Numerozero, otto appartamenti ricavati in una palazzina in via Cottolengo, distante poche decine di metri dal grande mercato ortofrutticolo. I proprietari fanno parte dell’associazione Coabitare, che nel 2009 ha promosso il progetto.
La ristrutturazione: La palazzina di Porta Palazzo è di due piani e al momento dell’acquisto si trovava in pessime condizioni. Per facilitare le procedure burocratiche e risparmiare sulla ristrutturazione, i proprietari hanno costituito una cooperativa edilizia. La progettazione è stata corale: insieme sono stati decisi gli spazi comuni; ognuno ha avanzato le proprie esigenze.
Spazi privati e condivisi
I lavori sono terminati nel febbraio del 2013 e l’evento è stato celebrato con una festa sul bel terrazzo di 90 mq. Gli otto appartamenti hanno varie dimensioni, dai 45 ai 110 mq, e sono abitati da pensionati, giovani coppie e famiglie con bambini. Oltre al terrazzo, sono stati ricavati altri spazi comuni: il giardino e un soggiorno con cucina, forno a legna e bagno e, nel seminterrato, una stanza con calciobalilla e tavolo da ping pong, un locale adibito a laboratorio e un corridoio utilizzato come cantina.
Costi
Ogni casa è costata 2.300 euro al metro quadrato (comprese le zone condivise), in linea con i prezzi di mercato. Gli alloggi però sono nuovi, efficienti e perfettamente coibentati. Inoltre gli inquilini possono usufruire di spazi che a quella cifra non sarebbero abbordabili.
Alta efficienza energetica
Gli appartamenti di Numerozero sono in classe energetica A, mentre l’edificio è in classe B. Ogni casa è assolutamente indipendente, con bagno, cucina e piano cottura con piastre a induzione; rinunciare al gas non comporta un risparmio, il costo è simile ma il sistema è più efficiente e sicuro. Tutti gli alloggi sono dotati di un contatore autonomo, un altro misura invece il consumo nei locali condivisi: il costo di questa bolletta è ripartito fra tutti gli abitanti del condominio. Le lampade, sia negli appartamenti sia negli spazi condivisi, sono a basso consumo; nelle scale l’illuminazione è a led. In media ogni famiglia paga 15 euro al mese di energia elettrica, l’abbonamento telefonico e wi fi è unico e costa 20 euro al mese, vale a dire poco più 3,5 euro al mese per ogni nucleo familiare.
Pannelli solari e ventilazione
Essendo l’edificio vincolato, soltanto su una porzione di tetto è stato possibile installare pannelli solari per la produzione dell’acqua calda. Questi garantiscono il 70% del fabbisogno annuo dell’intera palazzina, per il restante 30% entra in funzione una caldaia a gas. Inoltre è presente un moderno impianto di ventilazione meccanica controllata, che consente il ricambio dell’aria all’interno dell’appartamento senza dispersione di calore. Il riscaldamento è a pavimento, a bassa temperatura (20 °C costanti in ogni appartamento) e per l’intera palazzina si spendono circa 3.000 euro l’anno. Poiché ciascun alloggio è dotato di un contabilizzatore autonomo, ogni nucleo paga quanto consuma.
La banca del tempo
Numerozero è stato inaugurato più di un anno fa e la coabitazione procede senza intoppi. Tanto entusiasmo è alla base dell’attivazione, da parte dei cohousers della Banca del tempo nel quartiere, un’associazione basata sullo scambio gratuito di tempo, a cui possono aderire tutti gli abitanti della zona. Lo sportello si trova in un locale che poco tempo fa ospitava un’osteria. Tutti coloro che vogliono partecipare al progetto, una volta a settimana si impegnano a gestire gli scambi e aggiornare richieste e disponibilità, che sono le più disparate, dal baby sitting a piccoli lavori di sartoria.
Bovisa e Chiaravalle: Il primo cohousing, nato in Italia nel 2009, si trova in zona Bovisa. Si tratta di un ex-opificio costituito da una comunità di 32 famiglie, distribuite in loft con piccoli giardini privati e appartamenti mansardati all’ultimo piano, di diverse metrature e con tanti spazi comuni: una terrazza con piscina e solarium, un living polifunzionale con cucina, una lavanderia-stireria, una hobby room / ciclofficina, un deposito per gli acquisti del GAS. Da circa un anno dispone anche di un’auto elettrica in car sharing. Il cohousing di Chiaravalle, invece, a sud di Milano, vedrà la luce nel 2016: la progettazione partecipata ha già avuto inizio, così come la costituzione della comunità che occuperà gli alloggi. Sono previsti cinquanta appartamenti, piscina, palestra, ampi spazi per i bambini, orti, frutteti, car sharing e tanti altri servizi da condividere. Il recupero del complesso sarà all’insegna dell’ecosostenibilità, con la costruzione di un parco solare e di un sistema che sfrutta l’energia geotermica.
Immersi nel verde a Rodano
Nel piccolo comune di Rodano, sempre vicino a Milano, nel 2012 è nato il primo cohousing in classe energetica A+. La nuova costruzione, immersa nel verde e nel silenzio, è abitata da 57 nuclei eterogenei. Grandi spazi condivisi (circa 400 mq), silenzio e verde caratterizzano questo evoluto urban village, che rispetta l’ambiente grazie all’energia geotermica e all’installazione di un impianto fotovoltaico.
1.COSTITUZIONE DELLA COMUNITÀ
Le persone interessate alla coabitazione s’incontrano periodicamente per conoscersi e valutare la loro adesione al progetto. Attraverso una sorta di “autoselezione” si forma il gruppo di partenza.
2.PROGETTAZIONE PARTECIPATA
I futuri vicini di casa si riuniscono per pianificare la progettazione dell’edificio, in particolar modo degli spazi condivisi. Per decidere, i cohousers non ricorrono al meccanismo del voto, ma s’impegnano per trovare un accordo.
3.REDAZIONE DELLA CARTA D’INTENTI
La comunità si riunisce per compilare un documento condiviso da tutti gli abitanti contenente i principi fondamentali del cohousing e le regole, sia formali sia informali, da rispettare per garantire il funzionamento del progetto.
In collaborazione con avv. Silvio Rezzonico di FNA-Confappi – Confederazione Piccola Proprietà Immobiliare. Tel. 02/33105242