Efficacia pulente ed approccio ecologico sono quindi due obiettivi che possono convivere con risvolti positivi per l’ambiente e per la salute. Se per pulire bene, a volte può bastare anche qualche semplice prodotto naturale, come per esempio il bicarbonato di sodio o l’aceto bianco, anche chi preferisce il tradizionale detersivo può sceglierlo nelle nuove versioni ecologiche, meglio se dotate di certificazioni, come per esempio Ecolabel e Icea che prevedono il superamento di un test e attestano l’anima green del prodotto. Primo criterio quindi è quello di guardare bene le confezioni e leggere i componenti.
I composti più attivi per la rimozione dello sporco sono i tensioattivi, che nei detersivi ecologici al posto di essere sintetici (derivati dal petrolio) sono vegetali, derivati da materie prime di origine vegetale come la glicerina vegetale, l’olio di oliva, di cocco e di palma. Al posto di fosforo, fosfati e fosfonati, che contrastano l’azione del calcare nell’acqua, favorendo l’azione dei tensioattivi (comunque limitati da una normativa europea anche nei detersivi tradizionali), i detersivi ecologici utilizzano citrato di sodio e silicati lamellari. I profumi sono in essi sostituiti da oli essenziali o sono del tutto assenti, così come gli enzimi. Nei detersivi ecologi, inoltre, si trovano conservanti antibatterici vegetali, ma possono contenere anche nichel, cobalto e cromo (sostanze allergizzanti presenti spesso nei prodotti tradizionali).
Spesso i detersivi ecologici sono contenuti in flaconi a loro volta biodegradabili e sono anche venduti “alla spina”. In quest’ultimo caso occorre fare attenzione alla pulizia del contenitore, perché vanno eliminati residui di altri prodotti per non generare reazioni chimiche, talvolta anche pericolose (per esempio se entrano in contatto candeggina e anticalcare).
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