La seconda edizione del Premio italiano di Architettura, promosso da Triennale Milano e da MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, con il sostegno del Ministero della Cultura, ha individuato le migliori opere nazionali realizzate. La giuria internazionale di esperti e professionisti del settore è stata chiamata a scegliere tra sei finalisti, selezionati tra le trenta candidature ammesse.
La palma per il migliore edificio costruito negli ultimi tre anni è andata a Maria Giuseppina Grasso Canizzo per l’originale trasformazione LCM 2018 di un asilo in residenza a Mazzarone, in provincia di Catania. Si tratta di un lavoro interessante, secondo i giurati, “per la capacità di intuire le qualità di un edificio anonimo, simile alle tante pozioni di edilizia diffusa nel territorio italiano”. La progettista ha infatti saputo lavorare su un “oggetto trovato” con la cura che si dedica solitamente a una propria creazione, conservandone geometria e spazialità originarie e nel contempo sfruttandone le peculiarità. Una nuova vita che lascia volutamente la possibilità di tornare indietro, considerando il recupero come un atto transitorio e non invasivo.
Menzione d’onore è stata invece conferita al centro sportivo Mapei Football Center a Sassuolo di Onsitestudio, edificio interessante per il suo dialogo con la campagna agricola circostante e per l’interpretazione formale di una funzione ben precisa.
Oltre al riconoscimento principale, il Premio italiano di Architettura prevede anche il Premio T Young Claudio De Albertis, assegnato al miglior progettista under 35. Quest’anno la vincitrice è risultata Simona Della Rocca, co-fondatrice dello studio BDR bureau, con il progetto della scuola Enrico Fermi di Torino: un edificio che riporta l’interesse verso l’architettura scolastica, dialogando con il contesto urbano e con le funzioni che ospita. Menzione d’onore invece a Margherita Manfra di Orizzontale per Civico Civico, riqualificazione di un edificio di Riesi confiscato a Cosa Nostra.
Premio alla carriera, dopo quello dello scorso anno a Renzo Piano, a Paolo Portoghesi, che, secondo il presidente della Triennale Stefano Boeri, “tanto ha contribuito al dibattito teorico sulla disciplina e al contempo ha dimostrato altrettanta vivacità dal punto di vista progettuale”. Portoghesi, che diffuso nel nostro paese la cultura postmoderna, ha curato anche la Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia del 1980 ed è la firma della Moschea di Roma.