Libertà, sistema, qualità: sono queste le parole chiave che hanno dato l’imprinting alla selezione ADI Design Index 2022, raccolta di eccellenze in corsa per il Compasso d’Oro 2024. Una terna che sottolinea la libertà creativa e produttiva del mondo del progetto, la sistematicità dell’intera filiera – dalle prime fasi ideative all’utilizzo, fino allo smaltimento – e soprattutto la qualità del design made in Italy.
Come si partecipa al Compasso d’Oro?
Premio storico al design, nato a metà degli anni Cinquanta grazie a una felice intuizione di Gio Ponti e inizialmente promosso dai grandi magazzini la Rinascente, il Compasso d’Oro ha una cadenza biennale ed è praticamente discendenza diretta dell’ADI Design Index. Sono infatti le eccellenze pubblicate nell’annuario a poter concorrere, individuate con un minuzioso e costante lavoro di vaglio dal centinaio di esperti (designer, critici, storici, giornalisti, soci ADI) che compongono l’Osservatorio permanente del Design ADI.
I professionisti dell’Osservatorio anche quest’anno hanno dunque individuato i primati: 248 prodotti e 22 progetti di studenti universitari che coprono ogni possibile aspetto della disciplina. Alla tradizionale sezione dedicata all’arredamento, che ha gemmato la categoria illuminazione, rilevante per la ricerca tecnologica e l’innovazione, si affiancano infatti ambiti sempre nuovi, come ad esempio il design dei materiali e dei sistemi tecnologici, il design sociale, la ricerca per le imprese. ADI Design Index sin dai suoi esordi intende così rispecchiare l’estensione e l’eterogeneità, oltre che la continua trasformazione, della realtà, sia progettuale sia produttiva.
ADI Design Index, catalogo dell’eccellenza
L’annuario risulta così una fotografia di un sistema complesso, che guida esperti e appassionati a riflettere su alcuni temi particolarmente attuali. Come quello dell’individuazione del concetto di qualità “Troppo spesso – spiega Luciano Galimberti, presidente ADI – il termine viene usato come semplice indice di appartenenza a un insieme di fattori produttivi, i quali spesso si identificano con un valore economico elevato, che sconfina nell’ambito del lusso.” Equivoco che per lo stesso Galimberti va chiarito, a favore di criteri oggi più stringenti, capaci ad esempio di dare valore alla qualità in quanto processo progettuale, realizzativo, distributivo durevole nel tempo. Un obiettivo che, sfogliando ancora una volta il volume ADI Design Index, si comprende non sia così impossibile da raggiungere: basta solo considerare come ormai la predominanza del design italiano sia indiscussa sul condizionamento degli stili di vita in tutto il mondo.