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Il futuro dell’ambiente e dell’umanità passa attraverso la decarbonizzazione del Pianeta, cioè il contenimento progressivo delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera derivate dalla produzione di energia da fonti tradizionali quali carbone, gasolio, gas naturale. L’impegno mondiale dei Paesi industrializzati si orienta in questa direzione, come dimostrano le linee guida di COP 27, la conferenza mondiale sui cambiamenti climatici svoltasi in Egitto a novembre 2022 e alla quale ha preso parte l’Italia. Anche nel nostro Paese, il traguardo dell’impiego delle rinnovabili per il 100% del fabbisogno energetico risulta, come è facile immaginare, raggiungibile in tempi più brevi nei centri urbani medi e piccoli, compresi i borghi con meno di 5.000 abitanti. Queste realtà possono diventare pioniere di un nuovo modello energetico “fossil free” a zero emissioni. Sono più di 100 i Comuni a vocazione green che hanno sottoscritto il “Manifesto per la democrazia energetica”, promosso da Legambiente e Kyoto Club (www.kyotoclub.org); 40 sono quelli alimentati esclusivamente da energie rinnovabili quali fotovoltaico, solare termico, eolico, biomasse legnose, geotermia; il risultato è raggiunto grazie a impianti pubblici, ma anche privati di tutte le dimensioni. E ci sono anche tanti altri comuni, oltre 3.000, che stanno seguendo l’esempio e sono a buon punto nel processo di conversione.
40 Comuni virtuosi
Sono 40 i Comuni e i borghi italiani che, grazie a fonti rinnovabili, producono il 100% dell’energia necessaria al fabbisogno dei residenti, e anche più di quella che serve al consumo locale. Molte altre località della penisola contano su una percentuale di energia pulita che varia dal 50 al 99%. Infine, sono 3.493 i comuni che impiegano le rinnovabili solo per la produzione elettrica.
Paesi virtuosi dalle Alpi alla Toscana
Nel Rapporto Comuni Rinnovabili, redatto da Legambiente e Kyoto Club, i Comuni del Nord Italia e in particolare quelli della provincia di Bolzano (dove se ne contano ben 16), appaiono particolarmente avanti nell’autoproduzione energetica ed evidenziano una massiccia presenza nella classifica. Anche diversi centri del Piemonte, della Lombardia e della Toscana sono entrati nella lista aggiornata 2023. Tutti sono all’avanguardia nell’innovazione tecnologica e nella tutela dell’ambiente. Un requisito di base li accomuna: l’impiego delle fonti green – fotovoltaico, solare termico, eolico, geotermico, biomasse – con impianti installati sul territorio, risulta sufficiente o addirittura eccedente per il fabbisogno locale; nella maggior parte dei casi, l’energia viene immessa in rete e convogliata poi alle singole utenze. Con le risorse rinnovabili sono prodotti elettricità e acqua calda sanitaria, vengono riscaldati le abitazioni e i luoghi pubblici. Nella maggior parte delle realtà coinvolte, il risultato è ottenuto con una sinergia di tecnologie basate su fonti diverse, in genere almeno tre. Un parametro altamente valutato nella classificazione dei Comuni è quello della “filiera corta” dell’energia, cioè la vicinanza tra gli impianti di produzione e i luoghi di distribuzione. Tra le new entry del Rapporto, ci sono Montieri e Castelnuovo Val di Cecina, in Toscana.
Geotermia in crescita a Santa Fiora
Nei “Comuni dell’Amiata”, in Toscana, la prima risorsa naturale rinnovabile è quella geotermica; i sistemi più diffusi sono quelli ad alta entalpia in cui il calore è estratto direttamente dalla profondità della terra (3.000- 4.000 metri). In Toscana, il 25% dell’elettricità è prodotto con la geotermia. Su questa si basa la storia della transizione di Santa Fiora, uno dei Comuni italiani 100% rinnovabili: è un borgo in provincia di Grosseto, con forte appeal turistico. Dalle due centrali geotermiche Bagnore 3 e Bagnore 4, gestite da Enel, l’energia è immessa in rete e distribuita. Copre l’intero fabbisogno interno, pubblico e privato e presto anche quello dei vicini Arcidosso e Castel del Piano. Le centrali geotermiche di Bagnore 3 (20 MW di potenza) e Bagnore 4 (40 MW), producono 20 MW/h ciascuno per un totale di 170 milioni di Kw/h, corrispondenti ai consumi elettrici di oltre 50.000 famiglie. Il sistema evita l’immissione di 100.000 tonnellate di CO2 oltre a un risparmio annuo di combustibili fossili per 32.000 TEP (tonn. equivalenti di petrolio).
Le comunità energetiche: che cosa sono
Un nuovo modello di produzione e distribuzione dell’energia è centrale nella transizione dei piccoli paesi italiani: sono le Comunità energetiche rinnovabili (CER) che, introdotte nel 2020 dal Decreto Milleproroghe (art. 42 bis), rendono possibile lo scambio di energia tra i Comuni in un’ottica di collaborazione e condivisione di risorse tra pubblico e privato. È un sistema di welfare con vantaggi economici, ambientali e sociali. Il successivo step è quello di agevolare e semplificare a livello giuridico, amministrativo e tecnico – con decreti e incentivi mirati – lo sviluppo delle Comunità e la realizzazione di impianti.